Giosuè Borsi: differenze tra le versioni

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Il padre nel frattempo era diventato direttore del [[Nuovo Giornale]] di [[Firenze]]. Tuttavia il [[23 dicembre]][[1910]] morì improvvisamente lasciandogli sulle spalle l'onerosa direzione. Il [[18 giugno]] [[1912]], dopo ''lunga malinconica storia di pianto'', morì anche la bellissima sorella Laura, seguita nel [[1913]], da Dino, di cinque anni, figlio di lei, teneramente amato dallo zio. Giosuè rimase con la madre e il fratello minore, Gino. Questi colpi della sventura agirono sullo spirito di Giosuè come un richiamo alla serietà della vita; e furono il primo avvio all'adesione ai princìpi del [[Cristianesimo]] e alla dottrina della Chiesa.


Tra [[1912]] e [[1913]] scrisse ''Confessioni a Giulia'', dando questo nome alla sua donna ideale come [[Beatrice]] lo fu di Dante. Nel [[1914]] conobbe il padre [[Guido Alfani]] delle [[Scuole Pie]] e lesse le ''Osservazioni sulla morale cattolica'' di [[Alessandro Manzoni]] e i ''Pensieri'' di [[Pascal]]. Ricevette l'abito di [[Terziario Francescano]] a Firenze nella chiesa delle [[Suore Calasanziane]].
Tra [[1912]] e [[1913]] scrisse ''Confessioni a Giulia'', dando questo nome alla sua donna ideale come [[Beatrice]] lo fu di Dante. Nel [[1914]] conobbe il padre [[Guido Alfani]] delle [[Scuole Pie]] e lesse le ''Osservazioni sulla morale cattolica'' di [[Alessandro Manzoni]] e i ''Pensieri'' di [[Blaise Pascal|Pascal]]. Ricevette l'abito di [[Terziario Francescano]] a Firenze nella chiesa delle [[Suore Calasanziane]].


La crisi della [[Prima Guerra Mondiale]] gli fece intravedere in modo ideale il sacrificio sul campo come il coronamento desiderabile di una esistenza troppo piena di errori e di peccati; fu [[interventismo|interventista]] per ragioni nazionali. Arruolatosi volontario, come sottotenente della [[Milizia Territoriale]], con scarsa preparazione militare, fu mandato al CXXV Fanteria, VI compagnia, dove fu benvoluto dai soldati, giovani spesso poco istruiti. Morì il [[10 novembre]] [[1915]] in un assalto, a [[Zagora]]. Nella giacca furono trovate insanguinate le medaglie, la foto della madre e un'edizione della [[Divina Commedia]].
La crisi della [[Prima Guerra Mondiale]] gli fece intravedere in modo ideale il sacrificio sul campo come il coronamento desiderabile di una esistenza troppo piena di errori e di peccati; fu [[interventismo|interventista]] per ragioni nazionali. Arruolatosi volontario, come sottotenente della [[Milizia Territoriale]], con scarsa preparazione militare, fu mandato al CXXV Fanteria, VI compagnia, dove fu benvoluto dai soldati, giovani spesso poco istruiti. Morì il [[10 novembre]] [[1915]] in un assalto, a [[Zagora]]. Nella giacca furono trovate insanguinate le medaglie, la foto della madre e un'edizione della [[Divina Commedia]].

Versione delle 18:19, 21 mar 2008

Giosuè Borsi (Livorno, 1888Zagora, 1915) è stato uno scrittore italiano.

Giosuè Borsi nacque a Livorno, nella casa di via degli Inglesi 2, il 10 giugno 1888 dal giornalista Averardo Borsi di Castagneto Carducci e da Verdiana Fabbri del medesimo luogo. Fu chiamato come Giosuè Carducci, che era amico del padre e che fu suo compare. Visse con la famiglia a Livorno, a Vicenza, ancora a Livorno, in un ambiente di anticlericalismo e agnosticismo. Dotato di ingegno, rapidissimo nell'apprendere, facile nell'esprimersi, manifestò predilezione per le belle lettere, la composizione ricercata, la cultura linguistica. Terminò gli studi liceali al Guerrazzi di Livorno nel 1907, anno in cui pubblicò la raccolta di poesie, Primus fons. S'iscrisse poi alla facoltà di Giurisprudenza di Pisa, visse per qualche tempo a Roma e si laureò ad Urbino nel 1913. La prima fase della sua vita fu caratterizzata dal successo letterario e mondano, in cui ebbero parte la sua eleganza nel vestire e la piacevolezza nel conversare, oltre alla raffinatezza di scrittore e di fine dicitore di Dante.

Il padre nel frattempo era diventato direttore del Nuovo Giornale di Firenze. Tuttavia il 23 dicembre1910 morì improvvisamente lasciandogli sulle spalle l'onerosa direzione. Il 18 giugno 1912, dopo lunga malinconica storia di pianto, morì anche la bellissima sorella Laura, seguita nel 1913, da Dino, di cinque anni, figlio di lei, teneramente amato dallo zio. Giosuè rimase con la madre e il fratello minore, Gino. Questi colpi della sventura agirono sullo spirito di Giosuè come un richiamo alla serietà della vita; e furono il primo avvio all'adesione ai princìpi del Cristianesimo e alla dottrina della Chiesa.

Tra 1912 e 1913 scrisse Confessioni a Giulia, dando questo nome alla sua donna ideale come Beatrice lo fu di Dante. Nel 1914 conobbe il padre Guido Alfani delle Scuole Pie e lesse le Osservazioni sulla morale cattolica di Alessandro Manzoni e i Pensieri di Pascal. Ricevette l'abito di Terziario Francescano a Firenze nella chiesa delle Suore Calasanziane.

La crisi della Prima Guerra Mondiale gli fece intravedere in modo ideale il sacrificio sul campo come il coronamento desiderabile di una esistenza troppo piena di errori e di peccati; fu interventista per ragioni nazionali. Arruolatosi volontario, come sottotenente della Milizia Territoriale, con scarsa preparazione militare, fu mandato al CXXV Fanteria, VI compagnia, dove fu benvoluto dai soldati, giovani spesso poco istruiti. Morì il 10 novembre 1915 in un assalto, a Zagora. Nella giacca furono trovate insanguinate le medaglie, la foto della madre e un'edizione della Divina Commedia.

Pochi giorni prima della fine aveva scritto alla madre:

«Tutto dunque mi è propizio, tutto mi arride per fare una morte fausta e bella, il tempo, il luogo, la stagione, l'occasione, l'età. Non potrei meglio coronare la mia vita ...»

Alcune opere

Primus Fons, Zanichelli, Bologna, 1907; Scruta obsoleta (Cenci smessi), 1910; Versi 1905-12, Firenze, Le Monnier, 1922; Il Testamento spirituale, 1915; Colloqui, 1916; Lettere dal fronte, 1916; Il Capitano Spaventa, Bemporad, Firenze, 1918; Confessioni a Giulia, 1920; Fiorrancino, 1921; Novelle, 1921; La vita di San Cristoforo ed altri racconti, 1938.

Bibliografia

  • Antonio Cojazzi. Giosuè Borsi, Società Editrice Internazionale, Torino 1930
  • Giovanni Ansaldo. Dizionario degli italiani illustri e meschini dal 1870 ad oggi, Milano, Longanesi, 1980.