Charlotte de Robespierre: differenze tra le versioni

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== Bibliografia ==
== Bibliografia ==
* Gérard Walter, ''Robespierre'', Paris, Gallimard, 1946
* Gabriel Pioro, Pierre Labracherie, ''Charlotte Robespierre et ses mémoires'', Paris, Editions sociales internationales, 1960.
* Gabriel Pioro, Pierre Labracherie, ''Charlotte Robespierre et ses mémoires'', Paris, Editions sociales internationales, 1960.
* Gabriel Pioro, Pierre Labracherie, ''Charlotte Robespierre et ses amis'', «Annales historiques de la Révolution Française», 165, juillet-septembre 1961.
* Gabriel Pioro, Pierre Labracherie, ''Charlotte Robespierre et ses amis'', «Annales historiques de la Révolution Française», 165, juillet-septembre 1961.

Versione delle 17:48, 24 mag 2021

«Nelle rivoluzioni ci sono due specie di persone: coloro che le fanno e quelli che se ne approfittano.»

Charlotte de Robespierre

Marie Marguerite Charlotte de Robespierre (Arras, 5 febbraio 1760Parigi, 1º agosto 1834) è stata una scrittrice francese, sorella dei noti rivoluzionari francesi Maximilien e Augustin de Robespierre.

Biografia

Figlia di François de Robespierre e di Jacqueline-Marguerite Carrault, quando rimase orfana della madre e dopo l'allontanamento del padre dalla figlia, fu allevata dalle zie paterne insieme con la sorella Henriette, mentre i fratelli Maximilien e Augustin furono affidati ai nonni materni. Il 30 dicembre 1768, entrò come borsista nel convento di Manarres, un'istituzione caritatevole a Tournai che istruiva le ragazze povere, raggiunta dalla sorella il 4 giugno 1773, e che lasciò a ventuno anni per trasferirsi a Parigi con Maximilien, quando questi iniziò a frequentare il liceo Louis-le-Grand. Vissero insieme finché, nel 1789, il fratello fu eletto deputato del Terzo Stato e si trasferì a Versailles, mentre ella tornò ad Arras per vivere con il fratello minore Augustin, che aveva appena terminato gli studi.

Nel 1792 Maximilien li chiamò presso di sé a Parigi, nella casa di rue Saint-Honoré dove abitava a pensione presso i coniugi Duplay. I rapporti tra Charlotte e la signora Duplay si guastarono rapidamente e Charlotte preferì trasferirsi in un appartamento di rue Saint-Florentin. In quest'epoca fu chiesta in moglie da Joseph Fouché, ma Charlotte respinse la richiesta a motivo del comportamento tenuto da Fouché durante la repressione della rivolta di Lione. Dopo averlo accompagnato quando fu inviato come rappresentante dell'Assemblea nazionale a Tolone e Nizza, ruppe anche i rapporti con il fratello Augustin e, su richiesta di Maximilien, preferì tornare ad Arras, ma si ristabilì poco dopo a Parigi in casa di un'amica.

Con la morte dei fratelli, temendo per la propria vita, si nascose ma fu scoperta e arrestata. I termidoriani, che avevano montato la teoria di una cospirazione robespierrista per giustificare il proprio complotto[2], presero atto della sua dichiarazione di aver ignorato «l'infernale cospirazione» che altrimenti «ella avrebbe denunciato piuttosto che veder perdere il proprio Paese». Come dimostrano le sue Memorie, nelle quali difende le figure dei fratelli al contrario di quella dell'abate Proyart, si tratta di dichiarazioni non vere, rilasciate per salvare la propria vita.

Liberata dopo due settimane di prigionia dal Comitato di sicurezza generale termidoriano, andò ad abitare presso degli amici, la famiglia Mathon. La figlia di Mathon l'amava come se fosse stata sua madre. Divenne inoltre intima amica di Giuseppina di Beauharnais. Dal 1803 ottenne da Napoleone un modesto sussidio, addebitato ai conti speciali del ministero dell'interno diretto da Fouché, che le fu ridotto sotto la Restaurazione per ordine di Luigi XVIII, soppressa il 1º gennaio 1823 ma ristabilita nel 1830, sotto Carlo X, da Matignac. Sopravvissuta quarant'anni ai due fratelli, morì povera il 1º agosto 1834 tra la famiglia Mathon, alla cui figlia, con testamento olografo del 1828, lasciò in eredità alcuni modesti mobili ed effetti personali, e fu sepolta nel cimitero di Montparnasse due giorni dopo. La tomba non esiste più dalla fine degli anni trenta.

Charlotte lasciò in eredità tutti i suoi scritti e documenti al giovane repubblicano Albert Laponneraye, conosciuto nel 1832, quando questi aveva pubblicato un primo volume dei discorsi di Maximilien Robespierre. Laponneraye pubblicò subito le memorie di Charlotte con alcune sue integrazioni. Pochi mesi dopo apparve una seconda edizione e una terza nel 1840, all'interno dei quattro volumi delle Opere di Maximilien curate da Laponneraye.[3]

Scritti

  • Memorie sui miei fratelli, a cura di Daria Galateria, traduzione di Roberta Ferrara, Palermo, Sellerio, 1989, ISBN 88-389-0552-5.

Nella cultura di massa

Letteratura

  • Mathieu Gabella, Roberto Meli, Hervé Leuwers, Robespierre, Historica Biografie n. 5, Mondadori, 2017.

Note

  1. ^ Œuvres de Maximilien Robespierre, New York, Lenox Hill, 1970, p. 488.
  2. ^ A. Mathiez, Robespierre, 2006, p. 130.
  3. ^ G. Walter, Robespierre, pp. 599-600.

Bibliografia

  • Gérard Walter, Robespierre, Paris, Gallimard, 1946
  • Gabriel Pioro, Pierre Labracherie, Charlotte Robespierre et ses mémoires, Paris, Editions sociales internationales, 1960.
  • Gabriel Pioro, Pierre Labracherie, Charlotte Robespierre et ses amis, «Annales historiques de la Révolution Française», 165, juillet-septembre 1961.
  • Albert Mathiez, Robespierre, Bolsena, Massari, 2006, ISBN 88-85378-00-5.
  • Francesca Allegri, Fuori dall'ombra. Le donne nel retroscena della Grande Storia, Carmignani editrice, 2017.

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

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