Antonio Cantore: differenze tra le versioni

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Antonio Tomaso Cantore
Il gen. Antonio Cantore
NascitaSampierdarena, 4 agosto 1860
MorteTofana di Rozes, Cortina d’Ampezzo, 20 luglio 1915
Cause della morteColpo d'arma da fuoco
Luogo di sepolturaCortina d'Ampezzo
ReligioneCristiano cattolico
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armata Regio Esercito
ArmaFanteria
SpecialitàAlpini
Unità8º Reggimento alpini
Brigata "Pinerolo"
3ª Brigata Alpini
Anni di servizio18861915
GradoGenerale di divisione
GuerreGuerra italo-turca
prima guerra mondiale
DecorazioniMedaglia d'oro al valor militare
Ufficiale dell'Ordine militare di Savoia
Cavaliere dell'Ordine Militare di Savoia
Studi militariAccademia militare di Modena
Dati presi da: Galbiati-Secchia, pp. 186
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Antonio Tomaso Cantore (Sampierdarena, 4 agosto 1860Tofana di Rozes, 20 luglio 1915) è stato un generale italiano, comandante di battaglione durante la guerra italo-turca divenne generale di divisione allo scoppio della prima guerra mondiale. Fu colpito a morte durante una ricognizione sulla prima linea del fronte sulla Forcella Fontana Negra, diventando il primo comandante di alto grado del Regio Esercito a cadere durante il conflitto. Ricevette la medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

Biografia

Antonio Tomaso Cantore[1] nacque a San Pier d'Arena (oggi Sampierdarena, quartiere di Genova) nel 1860, figlio di Felice e Marianna Ferri. Dopo gli studi compiuti presso un istituto tecnico, nel 1878 entrò nell'Accademia militare di Modena; sottotenente nel 1880 al 29º reggimento fanteria; capitano nel 1888 presso l'81º reggimento fanteria; maggiore nel 1898 al comando del battaglione alpini Gemona del 7º reggimento; tenente colonnello nel 1903 al comando del battaglione alpini Aosta del 4º reggimento; nel 1908 ci fu la sua promozione a colonnello, e Cantore fu assegnato al comando dell'88º reggimento di fanteria. Pochi mesi dopo, però, rientrò negli alpini, per assumere l'anno dopo il comando dell'8º alpini, di nuova formazione[2].

Il 28 settembre 1912 Antonio Cantore fu imbarcato per la Libia. Al comando di quella nuova unità, Cantore vi dedicò molte energie, tanto da far sì che l'8° venne denominato il "reggimento Cantore", con cui fu al comando dei battaglioni "Gemona", "Tolmezzo", "Cividale", cui si aggiunsero più tardi il "Vestone" ed il "Feltre"[3]. Al suo ritorno in Italia nel 1914 divenne maggior generale e dal 1º febbraio fu posto al comando della brigata Pinerolo; dal 16 luglio al comando della [brigata] pochi mesi dopo, tuttavia, preferì cambiare il proprio incarico con quello di comandante della 3ª brigata Alpini (divenuta poi brigata alpina Julia dal 1926), divenne infine generale della 2ª divisione di fanteria[4] nel giugno 1915[2][3].

La prima guerra mondiale

Allo scoppio della Grande Guerra in Italia, il generale Cantore ebbe il controllo del settore Baldo-Lessini, alle dirette dipendenze del comando della fortezza di Verona, le cui truppe avevano il compito di agire tra la sponda orientale del lago di Garda e il passo della Lora. Fu voluto nella zona dolomitica dal Capo di stato maggiore in persona, il generale Luigi Cadorna, come sostituto del comandante Saverio Nasalli Rocca, accusato di essere troppo prudente e lento nelle manovre[5]. Cantore al contrario era apprezzato dai suoi colleghi ufficiali e spesso anche dalle sue stesse truppe; il generale sapeva farsi apprezzare dai subalterni per l'ardimento e la sagacia, e se da una parte si mostrava come il modello d'alpino per eccellenza, dall'altra, sapeva dimostrarsi anche ferreo e spietatamente duro, specialmente in tempo di guerra[5].

Targa commemorativa ad Ala, posta in Piazza generale Cantore a ricordo del passaggio del generale, il 27 maggio 1915

Tra la notte del 24 e il giorno 27 maggio, Cantore, sempre alla testa dei suoi uomini, strappò agli austro-ungarici Monte Altissimo[6], discese in Val d'Adige e infine conquistò Ala. Avanzata fin oltre Serravalle, ai primi di giugno la 3ª brigata alpini si trovò di fronte alle trincee e ai reticolati austriaci, che ne frenarono l'avanzata.

Alla fine del mese, fu promosso comandante di divisione e assunse il comando della 2ª divisione che stava combattendo nella zona di Cortina d'Ampezzo. Qui i soldati italiani tentavano di sottrarre ai nemici l'intero gruppo delle Tofane, ma per conseguire questo obiettivo era necessario espugnare il "Castelletto", un torrione di roccia che dominava tra la Tofana di Rozes (in mano italiana) e il monte Lagazuoi (ancora sotto il controllo austriaco). Già da tempo ormai i genieri e i Kaiserjäger austro-ungarici resistevano strenuamente mantenendo la propria posizione, tanto che il Castelletto finì per essere considerato praticamente inespugnabile. Fu proprio il generale Cantore a suggerire una nuova tattica per tentare di ottenere la capitolazione della roccaforte nemica: l'unica possibilità di successo poteva essere data da un attacco d'insieme, da parte dei due corpi d'armata schierati nella zona, all'intera linea nemica, dalla val d'Ansiei fino al Col di Lana.

Il 7 luglio, quando giunse l'artiglieria pesante italiana, si diede inizio all'operazione e venne affidato a Cantore l'incarico. Nel frattempo, si mise a studiare un nuovo piano per assicurare la totale disfatta asburgica su quelle posizioni: si trattava di impadronirsi della Forcella di Fontana Negra, anch'essa in mano nemica, per poi piombare dall'alto sui soldati austriaci asserragliati sul Castelletto. Si trattava certamente di un'operazione spericolata, che lasciò perplessi, se non addirittura contrariati, molti ufficiali: gli austriaci erano infatti posizionati a circa 1800 m s.l.m., mentre gli italiani a soli 1300. Questi ultimi avrebbero quindi dovuto risalire per 500 m di quota il versante orientale, costruendo trincee e gallerie nella viva roccia, il tutto sotto l'accanito fuoco delle micidiali mitragliatrici nemiche. Il piano d'attacco, anche se avesse dato la vittoria a Cantore, avrebbe richiesto il sacrificio di centinaia e centinaia di vite umane.

Interno del "Castelletto"

La morte

Per mettere in atto questo suo secondo piano, Cantore decise di compiere un giro di ricognizione nell'area che sarebbe stata teatro della nuova operazione.

Secondo la ricostruzione dello storico ampezzano Paolo Giacomel,[7] la mattina del 20 luglio Cantore lasciò di buon ora l'Hotel Posta, nel centro di Cortina, per dirigersi verso il villaggio di Vervei, costruito sul massiccio delle Tofane dai militari italiani. Conclusa la riunione con gli ufficiali, Cantore partì accompagnato da alcuni commilitoni (non ci è dato a sapere se fossero solamente due, un capitano di Stato maggiore e un sergente,[8] oppure quattro[7]). Verso sera, giunto ad un buon punto d'osservazione, il generale si appoggiò ad un parapetto di roccia e cominciò a studiare col binocolo le posizioni avversarie[8]. Appena si sporse dal parapetto, un cecchino austriaco lo individuò sparando due colpi: il primo andò a vuoto, ma il secondo colpì il generale in fronte, fulminandolo. Morì sul colpo.

Il pittore austrico Otmar Burtscher, che era ufficiale dei Kaiserjaeger in quel tratto di fronte, scrisse: "Il Generale seguiva, dalle vicine posizioni italiane, le fasi dello scontro. Nemmeno il saettare dei proiettili poté smuoverlo dal suo posto. Ad un tratto egli, senza dir motto, lasciò cadere il binocolo e si abbatté al suolo; una palla lo aveva colpito in piena fronte"[9].

Secondo la testimonianza del pittore Edgardo Rossaro, volontario tra gli alpini sul fronte dolomitico, l'opinione più comune fra le truppe italiane fu che il generale Cantore fu individuato con facilità dal cecchino austroungarico a causa dell'alta visibilità dei gradi sul berretto (un'ampia fascia rossa con vistose greche dorate e grande aquila[10]), tanto è vero che subito dopo l'uccisione del generale - riferisce Rossaro nel suo diario di guerra - il Regio Esercito decise di cambiare la foggia dei berretti per ridurne la visibilità[11]

La tomba del generale Antonio Cantore.

Cantore fu il primo ufficiale generale italiano a morire colpito dal fuoco nemico durante la Grande Guerra, attirando l'attenzione della stampa che riportò la notizia con grande enfasi, rendendolo immediatamente famoso in tutta la nazione. La sua popolarità lasciò un segno nella toponomastica di numerose città nelle quali gli furono intitolate vie o piazze.

I funerali

I fanti che assistettero alla tragica morte di Antonio Cantore riportarono al campo il corpo esanime del loro comandante, che fu poi traslato nel centro di Cortina d'Ampezzo (là dove oggi sorge un monumento in suo onore), affinché le truppe potessero rendergli omaggio. Al termine del conflitto la salma fu inumata nel sacrario militare di Pocol assieme a quelle di quasi altri diecimila soldati.

La fine del "Castelletto"

Il "Castelletto", alla fine, cadde in mano italiana. Dopo la morte di Cantore, entrambi i suoi piani d'attacco vennero trascurati. Ci volle più di un anno e centinaia di morti prima che la postazione austriaca cedesse. Finalmente, l'11 luglio 1916 si diede il via a una nuova operazione: vista l'inespugnabilità del torrione di roccia, i genieri italiani scavarono un tunnel sotto la postazione e piazzarono una mina da 35 tonnellate di esplosivo che fecero brillare alle 3:30 di mattino.[12] Il "Castelletto" saltò letteralmente in aria e vennero uccisi in un solo istante 150 soldati austro-ungarici.

Onorificenze

Ufficiale dell'Ordine militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria
«Mentre un violento fuoco nemico avvolgeva il ridotto notturno presso Tebedat, alla testa del Battaglione Tolmezzo aggirava con mossa fulminea la posizione, piombava sul fianco del nemico che, sorpreso, attaccato alla baionetta e volto in fuga disordinata, lasciava vari morti e feriti ed armi e munizioni in nostra mano (20-24 marzo 1913). Nella battaglia di Assaba, colonna di destra della Brigata, rese segnalati servizi dando esempio di chiara percezione dei momenti tipici della battaglia e di valore personale (23 marzo 1913)
— 9 aprile 1914[13]
Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria
«A Braksada guidò le truppe ai suoi ordini (3 Battaglioni e 1 Batteria) con bello slancio offensivo dando prova di coraggio e perizia (18 giugno 1913). A Rad Mduar guidò con vigore e perizia le truppe alla conquista del campo nemico e provvide ad un energico inseguimento (18 luglio 1913)
— 28 dicembre 1913[13]
Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Esempio costante e fulgido d'indomito ardimento alle sue truppe, le condusse attraverso regioni difficilissime, ove il nemico si era annidato, riuscendo a sloggiarlo. Cadde colpito da palla nemica sull'osservatorio, dal quale esplorava e preparava nuovi ardimenti. Monte Tofane, 20 luglio 1915.[14]
— 3 dicembre 1915

Monumenti e dediche

Il Monumento a Cantore a Cortina d'Ampezzo, fotografia degli anni '20.

Negli anni successivi al termine del conflitto, sorsero numerosi in tutta Italia i monumenti e le dediche alla figura di Antonio Cantore, entrato nell'immaginario collettivo nazionale - insieme a tanti altri eroi della Grande Guerra -, come esempio di coraggio, patriottismo e sprezzo del pericolo. Gli vennero dedicate numerose strade e vie, e furono eretti monumenti a suo ricordo. Tra questi, ricordiamo l'imponente obelisco di Cortina d'Ampezzo, che riporta:

«Al generale
Antonio Cantore
anima eroica degli Alpini
salda come le rupi
che lo videro cadere
colpito in fronte
ardente come la fede
per cui morì.[15]»

L'ottava galleria della strada delle 52 gallerie del Monte Pasubio, scavate in occasione dei combattimenti della prima guerra mondiale, porta il suo nome.[16] A Piacenza è intitolata a suo nome la caserma del 21° rgt artiglieria. Anche a Tolmezzo (battaglione di cui Cantore fu comandante) vi è una caserma a lui dedicata.

A Sampierdarena (Genova), suo luogo natio, gli è stata dedicata una strada di primaria importanza.

A Carcoforo (VC), luogo di villeggiatura del suo nipote che portava il suo nome, sorge un giardinetto monumentale in parte alla strada principale del paese con imponente lapide dedicata a lui

Gabriele D'Annunzio lo ricordò con versi memorabili nella Preghiera per i combattenti.[17]

«Il valor rise come il fiore sboccia.
Ala, una città presa per amore!
E l'eroe d'Ala avea nome Cantore
E il suo canto è scolpito nella roccia.»

Note

  1. ^ Il Generale Cantore nel centenario della morte, su alpinicantore.jimdofree.com. URL consultato il 24 aprile 2021.
  2. ^ a b Galbiati-Secchia, p. 186.
  3. ^ a b Antonio Cantore (1860-1915), su cimeetrincee.it. URL consultato il 10 gennaio 2012.
  4. ^ Archivio Martelli, su noialpini.it. URL consultato il 22 ottobre 2011 (archiviato dall'url originale il 20 gennaio 2012).
  5. ^ a b Galbiati-Secchia, p. 187.
  6. ^ Antonio Cantore:ricordo per i 150 anni dalla nascita (PDF), su alpinimilanocentro.it. URL consultato il 26 febbraio 2018 (archiviato dall'url originale il 28 febbraio 2013).
  7. ^ a b Giacomel ha anche proposto ipotesi alternative, tra cui quella che sparare al generale sia stato un soldato italiano come reazione alla durissima disciplina imposta da Cantore ai suoi soldati, o un civile ampezzano. Vedi Arrivederci - Aufwiedersehen. Cortina d'Ampezzo 1915 - 1939
  8. ^ a b http://www.cimeetrincee.it/artic.htm#Un%20cappello
  9. ^ "La morte del Generale Cantore", Bruno Ongaro, Venezia, Maggio 2002
  10. ^ Foto del berretto del generale Cantore. Sul frontino è visibile il foro del proiettile
  11. ^ Edgardo Rossaro, "Con gli alpini in guerra sulle Dolomiti", Mursia
  12. ^ Data riportata in Enciclopedia Italiana Treccani e in cortina.dolomiti.com
  13. ^ a b Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.
  14. ^ Medaglia d'oro al valor militare - Cantore Antonio, su quirinale.it, Quirinale. URL consultato il 17 luglio 2011.
  15. ^ Chi era costui? - Scheda Antonio Cantore #1
  16. ^ Gattera 2007, pagg. 101.
  17. ^ a b La morte del Generale Cantore Archiviato il 13 ottobre 2007 in Internet Archive., di Bruno Ongaro Artese

Bibliografia

  • Manuel Galbiati e Giorgio Secchia, Dizionario biografico della Grande Guerra vol.1 A-G, Brescia, Nordpress, 2009, ISBN 978-88-95774-15-2.
  • Ettore Martini, Dazio De Faveri e Giovanni Pennati, Gli Alpini alla conquista della Tofana di Rozes. La mina sul piccolo Lagazuoi. La cengia Martini, Udine, Gaspari editore, 2002, ISBN 88-86338-76-7.
  • Oreste Bruno Ongaro, Antonio Cantore. Da Assaba alle Tofane. Il mito del generale alpino, Udine, Gaspari editore, 2007, ISBN 88-7541-081-X.
  • Claudio Gattera, Il pasubio e la strada delle 52 gallerie, Valdagno, Gino Rossato Editore, 2007, ISBN 978-88-8130-017-4.

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