Ultras: differenze tra le versioni

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=== Gli anni 80 ===
=== Gli anni 80 ===
Negli [[Anni 1980|anni ottanta]] gli ultras si segnalano anche nelle serie calcistiche inferiori e prendono piede sempre di più nella [[pallacanestro]]<ref name="soc">{{Cita web|url=Ghttps://journals.openedition.org/qds/1135#ftn2|titolo=Gli ultrà: origini, storia e sviluppi recenti di un mondo ribelle|autore=Carlo Balestri, Gabriele Viganò|editore=Quaderni di Sociologia|accesso=25 febbraio 2021}}</ref>: il fenomeno esplode e diventa di massa, con i gruppi che registrano una grande quantità di tesserati<ref>{{Cita web|url=https://www.rivistacontrasti.it/ultras-ditalia-ep-iii/|titolo=Ultras d'Italia, ep. III|autore=Alberto Fabbri|editore=Contrasti|accesso=24 febbraio 2021}}</ref>. Aumenta di conseguenza la presenza in trasferta e per animare le partite vengono realizzate "coreografie", in realtà vere e proprie scenografie, sempre più spettacolari<ref name="tc">{{Cita web|url=http://www.tuttocurve.com/storia-ultras-italia|titolo=Storia degli ultras in Italia|editore=Tuttocurve|accesso=24 febbraio 2021}}</ref>. Il miglioramente estetico è possibile grazie all'autofinanziamento dei gruppi, numericamente forti<ref name="soc">{{Cita web|url=Ghttps://journals.openedition.org/qds/1135#ftn2|titolo=Gli ultrà: origini, storia e sviluppi recenti di un mondo ribelle|autore=Carlo Balestri, Gabriele Viganò|editore=Quaderni di Sociologia|accesso=25 febbraio 2021}}</ref>.Si moltiplicano anche i gruppi e di conseguenza gli striscioni che danno loro visibilità, mentre alcuni dei gruppi più longevi iniziano a frammentarsi per opera di una nuova generazione attratta dall'estetica e dalla violenza più che dall'esperienza collettiva caratterizzante il movimento nel decennio precedente; in conseguenza di ciò le tifoserie diventano meno controllabili, salta il preesistente autocontrollo interno alle curve ed aumenta la frequenza degli scontri<ref>Tifare contro. Una storia degli ultras italiani, Giovanni Francesio, Sperling & Kupfer, Milano, 2008, pagg. 50-54</ref>. Negli scontri si diffonde l'uso delle armi da taglio, soprattutto tra gli ultras di alcune squadre metropolitane<ref name="tc">{{Cita web|url=http://www.tuttocurve.com/storia-ultras-italia|titolo=Storia degli ultras in Italia|editore=Tuttocurve|accesso=24 febbraio 2021}}</ref>.
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Il decennio si caratterizza per diversi gravi episodi di violenza<ref name="soc">{{Cita web|url=Ghttps://journals.openedition.org/qds/1135#ftn2|titolo=Gli ultrà: origini, storia e sviluppi recenti di un mondo ribelle|autore=Carlo Balestri, Gabriele Viganò|editore=Quaderni di Sociologia|accesso=25 febbraio 2021}}</ref>, spesso luttuosi. Nel 1982 Andrea Vitone, quattordicenne tifoso della [[Associazione Sportiva Roma|Roma]], al ritorno da una trasferta, muore soffocato sul treno dove era scoppiato un incendio causato da un petardo<ref>{{Cita web|url=http://www.asromaultras.org/vitone.html|titolo=Bologna-Roma 1982, Andrea Vitone|editore=AS Roma Ultras|accesso=25 febbraio 2021}}</ref>. Sorte analoga tocca ad un altro romanista, Paolo Caroli, quattro anni più tardi<ref>Tifare contro. Una storia degli ultras italiani, Giovanni Francesio, Sperling & Kupfer, Milano, 2008, pag. 54</ref>. Stefano Furlan, estraneo ai tafferugli del derby di [[Coppa Italia]] tra [[Unione Sportiva Triestina Calcio 1918|Tiestina]] e [[Udinese Calcio|Udinese]] del 1984, muore per le manganellate della polizia<ref>{{Cita web|url=https://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronaca/2014/02/07/news/una-manganellata-30-anni-fa-spense-la-vita-di-stefano-1.8616715|titolo=La ricorrenza: una manganellata 30 anni fa spense la vita di Stefano|autore=Pierpaolo Pitich|editore=Il Piccolo|accesso=25 febbraio 2021}}</ref>. Lo stesso anno Marco Fonghessi, tifoso di [[Associazione Calcio Milan|Milan]] e [[Cremonese]], viene accoltellato da un milanista che lo aveva scambiato per un ultras cremonese poiché indossava i colori di entrambe le squadre<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/10/02/morto-milano-tifoso-accoltellato-dopo-la-partita.html?ref=search|titolo=Morto a Milano tifoso accoltellato dopo la partita|editore=La Repubblica|accesso=25 febbraio 2021}}</ref><ref>Tifare contro. Una storia degli ultras italiani, Giovanni Francesio, Sperling & Kupfer, Milano, 2008, pag. 54</ref>.
Il decennio si caratterizza per diversi gravi episodi di violenza<ref name="soc">{{Cita web|url=Ghttps://journals.openedition.org/qds/1135#ftn2|titolo=Gli ultrà: origini, storia e sviluppi recenti di un mondo ribelle|autore=Carlo Balestri, Gabriele Viganò|editore=Quaderni di Sociologia|accesso=25 febbraio 2021}}</ref>, spesso luttuosi. Nel 1982 Andrea Vitone, quattordicenne tifoso della [[Associazione Sportiva Roma|Roma]], al ritorno da una trasferta, muore soffocato sul treno dove era scoppiato un incendio causato da un petardo<ref>{{Cita web|url=http://www.asromaultras.org/vitone.html|titolo=Bologna-Roma 1982, Andrea Vitone|editore=AS Roma Ultras|accesso=25 febbraio 2021}}</ref>. Sorte analoga tocca ad un altro romanista, Paolo Caroli, quattro anni più tardi<ref>Tifare contro. Una storia degli ultras italiani, Giovanni Francesio, Sperling & Kupfer, Milano, 2008, pag. 54</ref>. Stefano Furlan, estraneo ai tafferugli del derby di [[Coppa Italia]] tra [[Unione Sportiva Triestina Calcio 1918|Triestina]] e [[Udinese Calcio|Udinese]] del 1984, muore per le manganellate della polizia<ref>{{Cita web|url=https://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronaca/2014/02/07/news/una-manganellata-30-anni-fa-spense-la-vita-di-stefano-1.8616715|titolo=La ricorrenza: una manganellata 30 anni fa spense la vita di Stefano|autore=Pierpaolo Pitich|editore=Il Piccolo|accesso=25 febbraio 2021}}</ref>. Lo stesso anno Marco Fonghessi, tifoso di [[Associazione Calcio Milan|Milan]] e [[Cremonese]], viene accoltellato da un milanista che lo aveva scambiato per un ultras cremonese poiché indossava i colori di entrambe le squadre<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/10/02/morto-milano-tifoso-accoltellato-dopo-la-partita.html?ref=search|titolo=Morto a Milano tifoso accoltellato dopo la partita|editore=La Repubblica|accesso=25 febbraio 2021}}</ref><ref>Tifare contro. Una storia degli ultras italiani, Giovanni Francesio, Sperling & Kupfer, Milano, 2008, pag. 54</ref>. Nel 1988 l'[[Ascoli Calcio 1898 FC|ascolano]] Nazzareno Filippini muore dopo l'aggressione di alcuni [[Football Club Internazionale Milano|interisti]]<ref>{{Cita web|url=https://www.corriereadriatico.it/ascoli_piceno/ascoli_nazzareno_filippini_inter_ultras-4027268.html|titolo=Ascoli, Filippini 30 anni dopo Il fratello: "Non c'è giustizia"|editore=Corriere Adriatico|accesso=25 febbraio 2021}}</ref>. Nel 1989 Antonio De Falchi, romanista diciottenne, muore d'infarto dopo l'agguato di un gruppo di milanisti<ref>{{Cita web|url=https://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/omicidio-de-falchi-1.3409706|titolo=Condannato per l’omicidio De Falchi, gambizza un amico e torna in carcere |editore=Il Giorno|accesso=25 febbraio 2021}}</ref><ref>Tifare contro. Una storia degli ultras italiani, Giovanni Francesio, Sperling & Kupfer, Milano, 2008, pag. 54</ref>. Due domeniche dopo, il quattordicenne Ivan Dall'Olio, sostenitore del [[Bologna Football Club 1909|Bologna]], viene sfigurato da una molotov lanciata da un ultras della [[ACF Fiorentina|Fiorentina]], anch'egli minorenne, contro il treno sul quale viaggiava parte della tifoseria [[Emilia|emiliana]]<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2014/04/25/noi-ivan-e-le-fiamme-quel-giorno-a-rifredi-che-ci-cambio-la-vitaBologna13.html|titolo="Noi, Ivan e le fiamme quel giorno a Rifredi che ci cambiò la vita" |autore=Luca Bortolotti, Bepper Persichella|editore=La Repubblica|accesso=25 febbraio 2021}}</ref>.
Nel 1988 lì[[Ascoli Calcio 1898 FC|ascolano]] Nazzareno Filippini muore dopo l'aggressione di alcuni [[Football Club Internazionale Milano|interisti]]<ref>{{Cita web|url=https://www.corriereadriatico.it/ascoli_piceno/ascoli_nazzareno_filippini_inter_ultras-4027268.html|titolo=Ascoli, Filippini 30 anni dopo Il fratello: "Non c'è giustizia"|editore=Corriere Adriatico|accesso=25 febbraio 2021}}</ref>. Nel 1989 Antonio De Falchi, romanista diciottenne, muore d'infarto dopo l'agguato di un gruppo di milanisti<ref>{{Cita web|url=https://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/omicidio-de-falchi-1.3409706|titolo=Condannato per l’omicidio De Falchi, gambizza un amico e torna in carcere |editore=Il Giorno|accesso=25 febbraio 2021}}</ref>ref>Tifare contro. Una storia degli ultras italiani, Giovanni Francesio, Sperling & Kupfer, Milano, 2008, pag. 54</ref>. Due domeniche dopo, il quattordicenne Ivan Dall'Olio, sostenitore del [[Bologna Football Club 1909|Bologna]], viene sfigurato da una molotov lanciata da un ultras della [[ACF Fiorentina|Fiorentina]], anch'egli minorenne, contro il treno sul quale viaggiava parte della tifoseria [[Emilia|emiliana]]<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2014/04/25/noi-ivan-e-le-fiamme-quel-giorno-a-rifredi-che-ci-cambio-la-vitaBologna13.html|titolo="Noi, Ivan e le fiamme quel giorno a Rifredi che ci cambiò la vita" |autore=Luca Bortolotti, Bepper Persichella|editore=La Repubblica|accesso=25 febbraio 2021}}</ref>.


Per contrastare la violenza in occasione di manifestazioni sportive, nel 1989 il governo italiano introduce il [[Daspo]] (acronimo di Divieto di Accedere alle manifestazioni SPOrtive).
Per contrastare la violenza in occasione di manifestazioni sportive, nel 1989 il governo italiano introduce il [[Daspo]] (acronimo di Divieto di Accedere alle manifestazioni SPOrtive).

Versione delle 21:55, 25 feb 2021

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«Tra le tantissime tipologie di tifosi si possono distinguere due macro-categorie: quelli che guardano il campo e quelli che guardano la curva. I secondi sono quelli che già si potrebbero definire ultrà.»

L'ultras o ultrà è un tifoso organizzato di una società sportiva. Il fenomeno interessa gli sport di squadra come il calcio, la pallacanestro, la pallavolo, la pallanuoto e l'hockey.

Il termine[1] deriva dal francese ultra-royaliste, cioè “ultra realista”, che stava a indicare la forza politica preponderante ai tempi della seconda restaurazione (1815-1830).

Storia

I prodromi del fenomeno del tifo calcistico in Italia si hanno nel 1932 quando la tifoseria della Lazio va ad annoverare per prima la nascita di un'associazione organizzata, e con struttura gerarchica, di tifosi. Il 23 ottobre di quell'anno, in occasione del derby, un gruppo organizzato denominato "Paranza Aquilotti" inscenò infatti una scenografia allo Stadio del Partito Nazionale Fascista[2] Successivamente negli anni cinquanta quando i primi tifosi di squadre di calcio iniziano a riunirsi in gruppo, a Roma, con l'Associazione Tifosi Giallorossi "Attilio Ferraris", i Circoli Biancocelesti 1951 e a Torino, con i Fedelissimi Granata 1951, il fenomeno esplode, mentre in Gran Bretagna sono attivi gruppi i cui appartenenti vengono chiamati hooligans. Vi sono tuttavia differenze basilari tra i due modi di essere: in Gran Bretagna gli hooligan lasciano molto più spazio alle azioni spontanee, mentre il modello ultrà italiano tende a coordinare i vari elementi in un'unica voce. Anche le forme estetiche del tifo risentono di questa differenza: in Gran Bretagna si predilige l'impatto vocale a quello visivo e non si usano i tamburi che hanno contraddistinto le colorite curve italiane fino al 2009 (poi proibiti così come i megafoni).

I primi tre gruppi ultras nati in Italia sono sono i Commandos Tigre Milan nel 1967 e la Fossa dei Leoni nel 1968, stesso anno degli Ultras Tito Cucchiaroni[3] della Sampdoria. Nel 1969 è la volta dei Boys - Furie Nerazzurre dell'Internazionale. Lo stesso anno i tifosi della Casertana, non ancora definibili come ultras, danno vita ad un'insurrezione denominata dai mass media la rivolta del pallone.

Queste nuove strutture aggregative iniziano dunque a svilupparsi intorno alle grandi squadre dell'epoca: coinvolti sono per lo più adolescenti che prendono posto nei settori popolari degli stadi alla ricerca di una visibilità ed un protagonismo collettivi, espressi attraverso ampi striscioni recanti il nome del gruppo, grandi bandiere, insistente incitamento corale, ed individuali, manifestati attraverso un abbigliamento militante ricco di gadget con i colori della squadra come sciarpe e altri distintivi; si noteranno a breve i primi accenni coreografici[4]. Parallelamente nasce anche la competizione con i gruppi ultras di altre squadre.

Gli anni 70

Nel 1971 vengono fondati gli Ultras Granata del Torino[5] e le Brigate Gialloblù dell'Hellas Verona, mentre l'anno successivo il fenomeno si estende alle metropoli dell'Italia centro-meridionale con la nascita di Boys e Fedayn della Roma e del Commando Ultrà del Napoli. Dopodiché si propaga nel resto d'Italia[6], anche nelle città di medie e piccole dimensioni[4], travalicando l'ambito calcistico. Inizia ad affermarsi anche nella pallacanestro: nel 1970 viene costituita la Fossa Dei Leoni della Fortitudo Bologna, mentre nel 1975 l'Inferno Biancorosso della Victoria Libertas Pesaro. Insieme daranno vita ad una delle rivalità sportive più sentite in Italia.

Lo sviluppo del movimento ultras negli anni settanta coincide con un periodo piuttosto tempestoso della società italiana, toccata a più riprese da episodi di violenza e terrorismo. Cosicché i ragazzi, risentendo del clima di generale violenza e partecipandovi, si abbandonano a veri e propri atti di guerriglia urbana prima, durante e dopo le partite, specie in occasione degli incontri "più caldi". Gli effetti e l'influenza della violenza della società dell'epoca sono riscontrabili nei cori da stadio, nell'abbigliamento, nella simbologia riproposta dagli striscioni e dagli stessi nomi dei gruppi, spesso presi in prestito dalle manifestazioni e dai cortei politici[7][8]. Questo perché parecchi frequentatori delle curve sono soliti partecipare attivamente anche alle manifestazioni politiche: si tratta prevalentemente di esponenti della sinistra extraparlamentare, ed in particolare di Lotta Continua, che portano sulle gradinate degli stadi una visione antagonista del tifo[9]. L'utilizzo di tamburi, sciarpe, striscioni, trombe, fumogeni colorati e torce di segnalazione, già adottati precedentemente sugli spalti, si intensifica e diventa un elemento caratterizzante le tifoserie organizzate, costituite da giovani e giovanissimi[10]. Compaiono, come elemento scenico, finte bare e croci per la simulazione dei funerali degli avversari sportivi[11]. A contraddistinguere gli ultras dagli altri sostenitori d'ora in poi sarà appunto l'accostamento di tifo coreografico e violenza sistematica[12]. Muta però la forma di violenza negli stadi rispetto al passato: se prima i tifosi si accanivano contro gli arbitri o i pullman delle squadre avversarie ed erano soliti invadere il campo, negli anni settanta esplodono le rivalità geografiche e campanilistiche con un ricorso sempre maggiore all'offesa verbale e allo scontro fisico[13]. Dai movimenti politici giovanili dell'epoca viene mutuata l'abitudine della riunione settimanale, nel corso della quale i direttivi dei gruppi stabiliscono le attività da svolgere in vista delle partite[14]. A metà anni settanta l'influenza del tifo britannico inizia ad ispirare esteticamente il neonato fenomeno ultras, complici le immagini televisive e soprattutto i primi viaggi in Inghilterra dei giovani italiani[15]. Nel corso del decennio, anche nelle curve degli stadi italiani, come in tutti i luoghi di aggregazione giovanile, si radicano la vendita e il consumo di eroina[8].

Nel 1979 scuote l'opinione pubblica la morte del tifoso della Lazio Vincenzo Paparelli, colpito da un razzo antigrandine autoesplodente lanciato dalla curva della Roma prima del derby capitolino[16]. Non si tratta tuttavia della prima vittima di una partita di calcio in Italia: nel 1963 Giuseppe Plaitano, tifoso della Salernitana, morì colpito da un proiettile[17]. Le pistole erano già state utilizzate dai tifosi almeno nel 1925 in occasione di una controversa finale di campionato tra Bologna e Genoa conosciuta come scudetto delle pistole[18], mezzo secolo prima della comparsa del fenomeno ultras.

Gli anni 80

Negli anni ottanta gli ultras si segnalano anche nelle serie calcistiche inferiori e prendono piede sempre di più nella pallacanestro[4]: il fenomeno esplode e diventa di massa, con i gruppi che registrano una grande quantità di tesserati[19]. Aumenta di conseguenza la presenza in trasferta e per animare le partite vengono realizzate "coreografie", in realtà vere e proprie scenografie, sempre più spettacolari[20]. Il miglioramente estetico è possibile grazie all'autofinanziamento dei gruppi, numericamente forti[4].Si moltiplicano anche i gruppi e di conseguenza gli striscioni che danno loro visibilità, mentre alcuni dei gruppi più longevi iniziano a frammentarsi per opera di una nuova generazione attratta dall'estetica e dalla violenza più che dall'esperienza collettiva caratterizzante il movimento nel decennio precedente; in conseguenza di ciò le tifoserie diventano meno controllabili, salta il preesistente autocontrollo interno alle curve ed aumenta la frequenza degli scontri[21]. Negli scontri si diffonde l'uso delle armi da taglio, soprattutto tra gli ultras di alcune squadre metropolitane[20]. Il decennio si caratterizza per diversi gravi episodi di violenza[4], spesso luttuosi. Nel 1982 Andrea Vitone, quattordicenne tifoso della Roma, al ritorno da una trasferta, muore soffocato sul treno dove era scoppiato un incendio causato da un petardo[22]. Sorte analoga tocca ad un altro romanista, Paolo Caroli, quattro anni più tardi[23]. Stefano Furlan, estraneo ai tafferugli del derby di Coppa Italia tra Triestina e Udinese del 1984, muore per le manganellate della polizia[24]. Lo stesso anno Marco Fonghessi, tifoso di Milan e Cremonese, viene accoltellato da un milanista che lo aveva scambiato per un ultras cremonese poiché indossava i colori di entrambe le squadre[25][26]. Nel 1988 l'ascolano Nazzareno Filippini muore dopo l'aggressione di alcuni interisti[27]. Nel 1989 Antonio De Falchi, romanista diciottenne, muore d'infarto dopo l'agguato di un gruppo di milanisti[28][29]. Due domeniche dopo, il quattordicenne Ivan Dall'Olio, sostenitore del Bologna, viene sfigurato da una molotov lanciata da un ultras della Fiorentina, anch'egli minorenne, contro il treno sul quale viaggiava parte della tifoseria emiliana[30].

Per contrastare la violenza in occasione di manifestazioni sportive, nel 1989 il governo italiano introduce il Daspo (acronimo di Divieto di Accedere alle manifestazioni SPOrtive).

Contemporaneamente, il modello del tifo organizzato italiano si espande decisamente in tutto il resto d'Europa, soprattutto tra i paesi latini (Spagna, Portogallo, Francia), Svizzera e tra le repubbliche dell'ex-Jugoslavia (Slovenia, Croazia, Bosnia ed Erzegovina e Serbia).

Gli anni 90

Dagli anni novanta si vedono tifoserie ispirate al modello di tifo ultras italiano anche in Irlanda (ultras non violento o politico, tutto per il club), Scozia, Paesi Bassi e Germania. Con l'aumento dell'interesse verso il calcio in Canada, Stati Uniti e Australia sorgono i primi gruppi di tifosi organizzatisi secondo criteri, almeno esteticamente, ispirati agli ultras del vecchio continente. Lo stile coreografico italiano diventa così un punto di riferimento a livello mondiale[31].

All'interno degli stadi di tutta Europa gli ultras diventano sempre più i veri protagonisti nelle curve. Si accentua anche il modo di fronteggiarsi tra gruppi avversari di ultras: si diffonde il ricorso allo scontro. Le forze di polizia iniziano ad impegnarsi per arginare gli episodi di violenza.

Durante il decennio il problema della violenza nel calcio si accentua ulteriormente, sviluppandosi, in molti casi, in atti di ribellione. Il 29 gennaio 1995, poco prima dell'incontro tra Genoa e Milan, Vincenzo Spagnolo, ultras genoano, viene accoltellato a morte: l'episodio indusse i rappresentanti della maggior parte dei principali gruppi ultras italiani a partecipare a un raduno che ha rappresentato un importante tentativo di autoregolamentazione. In un documento conclusivo gli ultras condannarono l'utilizzo di armi da taglio durante gli scontri e le aggressioni "molti-contro-uno", auspicando un ritorno ai vecchi codici di comportamento ultras.

Anni 2000

Negli Anni 2000 i gruppi di ultras hanno continuato a rappresentare ancora una delle componenti più importanti del mondo del calcio, avendo a loro disposizione sedi e diffondendo le loro comunicazioni attraverso siti web, libri, riviste autoprodotte (fanzine) e con i social network. In risposta alla radicale trasfigurazione commerciale del mondo del calcio iniziata nei primi anni '90 e che ha portato allo stravolgimento degli abituali orari delle partite in base alle esigenze delle pay-tv ed al forte aumento del costo dei biglietti dello stadio, gran parte del movimento ultras italiano ha dato vita a una serie di iniziative di protesta. In Italia il comportamento a volte violento di alcuni ultras è stato posto costantemente sotto accusa da parte delle forze dell'ordine e dei media, portando ad un inasprimento ulteriore delle norme anti-violenza, come i provvedimenti del D.A.SPO..

Dopo la morte dell'ispettore Filippo Raciti, durante gli scontri tra catanesi e polizia avvenuti in Catania-Palermo del 2 febbraio 2007, vi è stato un ulteriore inasprimento delle misure di controllo e repressione del tifo organizzato. La nuova legge "anti-ultras" ha stravolto ancora una volta il mondo delle curve italiane. È stata vietata, in realtà con una semplice direttiva dell'Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive, l'introduzione di striscioni, di qualsiasi tipo e dimensione, senza autorizzazione; sono state inasprite le pene per tutti i reati da stadio, comprese quelle per l'utilizzo di fumogeni e petardi (con possibilità di arresto per gli utilizzatori). Da allora, inoltre, il Daspo può essere anche preventivo (cioè un soggetto che ha tenuto un comportamento pericoloso per la sicurezza pubblica, ancorché non costituente reato, può comunque essere sottoposto a Daspo) e molte altre norme repressive.

Gli Ultras Italia

Sul modello di quanto avviene già dagli anni ottanta in altre nazioni (quali Inghilterra, Germania, Paesi Bassi) anche in Italia si è creato un gruppo di ultras che segue attivamente la nazionale di calcio, i cosiddetti Ultras Italia.[32] Il movimento al seguito della Nazionale non ha mai voluto identificarsi con un nome, né ha mai costituito un gruppo vero e proprio, quindi l'appellativo "Ultras Italia" è utilizzato quasi solo da fonti giornalistiche, più per comodità che per l'effettiva esistenza di un gruppo.

La nascita ufficiale avviene in occasione dell'Europeo 2004 in Portogallo. Lo "zoccolo duro" del gruppo è formato da appartenenti a tifoserie del Nordest ma anche di Lazio, Campania, Puglia ed altre regioni. Quasi tutti gli appartenenti sono ideologicamente vicini all'estrema destra, anche se i rapporti della Digos dicono che non c'è un'identificazione diretta con gruppi politici.[33] L'organizzazione prevede l'esposizione allo stadio di stendardi tricolori riportanti il nome della città di provenienza e l'assenza di una leadership ben definita, a differenza di quanto avviene nei gruppi di club[34].

Il gruppo ha cominciato ad assurgere alle cronache in occasione della trasferta in Bulgaria del 2008 dove si verificano scontri con gli hooligan bulgari prima e durante la partita, al termine della quale vengono arrestati 5 italiani[35]. Gli ultras vengono accusati anche di aver esposto vessilli e intonato cori fascisti durante la partita[36]. Nel 2010 gli Ultras Italia si rendono autori di altri episodi di violenza e discriminazione come nelle amichevoli in Austria, dove rivolgono cori razzisti all'indirizzo del calciatore italiano di origini africane Mario Balotelli[37], e Germania, dove vengono espulsi dallo stadio per il loro comportamento aggressivo[38].

Caratteristiche

L'ultras è caratterizzato da un forte senso di appartenenza al proprio gruppo e dall'impegno quotidiano nel sostenere la propria squadra, che trova il suo culmine durante le competizioni sportive, spesso in maniera violenta.

Altre caratteristiche peculiari degli ultras sono le coreografie. Per realizzare imponenti scenografie in occasione delle partite, si mette in movimento l'intero gruppo: dalla macchina decisionale del direttivo agli attivisti e ai ragazzi più giovani impegnati nella realizzazione. Per reperire i fondi necessari ad allestire le coreografie i gruppi ultras fanno leva sull'autofinanziamento, sulle collette fra tifosi, sulla vendita di sciarpe e altro merchandising (berretti, bandiere, spille, t-shirt e così via) ufficiale del gruppo. Diversi gruppi ultras hanno usufruito, nel corso degli anni, anche di finanziamenti e aiuti di vario tipo dalle società calcistiche e da imprese private. In Italia il finanziamento ai tifosi da parte di una società sportiva è ora vietato da una legge entrata in vigore nel 2007. Nel Regno Unito, non esistendo alcun tipo di organizzazione ufficiale del gruppo hooligan, questo aspetto non è presente.

Nelle curve ultras esiste anche un "capo" che coordina i cori, il cosiddetto "lanciacori". Questa figura, che si colloca al centro del settore, è spesso coadiuvata da altre persone munite di megafono (situate in punti più periferici della curva). Tutta la strumentazione è ora vietata in Italia dal decreto anti-violenza.

Differenze con gli hooligan

Lo stesso argomento in dettaglio: Hooligan.

I termini ultras e hooligan sono talvolta impropriamente utilizzati come sinonimi[39]. Eppure, il fenomeno degli ultras dell'Europa meridionale dimostra molte differenze con quello degli hooligan britannici e olandesi. Prima fra tutte è l'organizzazione dei gruppi ultras contrapposta allo spontaneismo dei nuclei di tifosi britannici. Le cosiddette crew (dette anche mob o firm) inglesi e scozzesi riconoscono leader e figure di riferimento, ma non hanno una organizzazione che contempli la ripartizione di compiti e incarichi di varia natura né una struttura gerarchica, come invece accade con gli ultras.[40]

Il fenomeno degli hooligan, inoltre, è esclusivamente maschile, contrariamente ai gruppi ultras che, seppur sono in larghissima maggioranza maschile, non escludono la presenza di donne sia come semplici componenti del gruppo stesso sia con ruoli attivi. Addirittura negli anni si sono venuti a formare - seppur sono stati casi rarissimi- gruppi ultras totalmente femminili (da non confondere con i fan club di tifose), che però hanno avuto sempre numeri bassi di appartenenti, attività sporadica e durata estremamente breve, il più delle volte le superstiti di questi gruppi o lasciavano l'attività ultras o, come spesso accadeva, entravano a far parte di gruppi maschili. Dopo il 2000 alcune tifoserie hanno ripresentato gruppi ultras femminili, con risultati migliori rispetto ai precedenti tentativi avviati a partire dagli anni novanta.

La sottocultura ultrà

Il fenomeno ha dato origine anche ad una interpretazione specifica. I gruppi ultra' sono considerati come subcultura giovanile da una parte della sociologia. Con questo termine si identifica un gruppo di individui accomunati da un determinato stile di vita, da alcuni vocaboli gergali, dalla diffusione di certi capi d'abbigliamento. Essi hanno dimostrato di avere un proprio sistema di valori e una propria ritualità, oltre ad un peculiare modo di vivere lo stadio che non è lo stesso del tifoso comune. In tal senso possono essere intesi l'utilizzo della violenza contro le tifoserie rivali e l'accettazione di essa secondo codici di comportamento condivisi. Ad interessarsi del fenomeno e delle varie sfaccettature degli ultras, sono stati anche marchi d'abbigliamento come Mentalità Ultras e Quattrokappa, che con le loro grafiche sono riusciti a veicolare ed amplificare quello che è il pensiero delle curve.[senza fonte]

La Curva Fiesole del Franchi, cuore del tifo viola.

Rivalità e amicizie

Lo stesso argomento in dettaglio: Derby (calcio).

Ogni tifoseria o gruppo ultras considera come rivali un certo numero di altre tifoserie di altre squadre. Le rivalità, oltre all'astio e ai tafferugli che ne conseguono, possono avere diversa origine.

Il primo fattore è campanilistico, specialmente in paesi quali Italia e Spagna in cui vi è un forte orgoglio regionalistico o municipalistico. Oltre a tifoserie di squadre della stessa città, è molto comune il confronto fra i tifosi di formazioni provenienti da città vicine e province o regioni confinanti. Vi sono anche storiche rivalità di natura sportiva, sorte come conseguenza ad ingiustizie sportive subite o dopo che due squadre hanno condiviso una sorte simile all'inseguimento dello stesso obiettivo. Forti attriti si possono creare anche fra le tifoserie che sono ispirate da ideologie politiche contrapposte.

Oltre alle rivalità esistono però anche gemellaggi ed amicizie. Il primo gemellaggio tra due tifoserie ultras risale al 6 maggio 1973, quando nacque tra gli ultras della Sampdoria e quelli dell'Hellas Verona[41]. Il gemellaggio è tuttora molto sentito da ambo le tifoserie.

Il rapporto con la politica

Lo stesso argomento in dettaglio: Tifo calcistico e politica.

I primi gruppi ultras sono sorti tra la fine degli anni '60 e l'inizio del decennio successivo, quando i giovani partecipavano attivamente alla vita politica, spesso in forme apertamente contestatarie e molto violente. Da allora molte curve e gruppi ultras hanno assunto una precisa connotazione ideologica, quasi sempre votata all'estremismo (sia di sinistra che di destra). Diversi sono anche i gruppi e le intere curve che si dichiarano apolitiche. Se all'inizio del movimento erano le manifestazioni politiche ad avere avuto un forte impatto sulla creatività degli ultras, tanto che questi portavano allo stadio gli slogan dei cortei, ora avviene un fenomeno inverso. Grazie ad una certa esposizione mediatica e ad un notevole afflusso negli stadi, capita frequentemente che diversi cori scanditi nei cortei politici vengano intonati sulle note di celebri inni da stadio. L'estremismo politico presente in molte curve, di destra quanto di sinistra, ha portato alla comparsa di striscioni condannati dall'opinione pubblica, dai mezzi di comunicazione e dalle istituzioni poiché riconducibili all'antisemitismo[42][43], all'elogio di figure dittatoriali quali Adolf Hitler[44] e Benito Mussolini[45] o persino festeggiamenti intorno a Stalin[46], all'apologia del nazismo e alla derisione delle vittime dei massacri delle foibe[47]. In Italia le autorità hanno reagito vietando i messaggi politici sugli striscioni e impedendo la riproduzione di qualsiasi simbolo politico su ogni tipo di vessillo, onde evitare lo scontro fisico tra due tifoserie ideologicamente contrapposte.

Visto il carattere popolare, le curve sono talvolta state viste e strumentalizzate come bacino elettorale.[48].

La reazione delle istituzioni

A partire dalla fine degli anni '90 in Italia, ma non solo, lo Stato ha introdotto misure volte a reprimere il fenomeno della violenza negli stadi. Ciò nonostante, si sono verificati scontri violenti tra polizia e ultras. In alcuni casi gli ultras di squadre da decenni rivali si sono federate in manifestazioni contro la Polizia. Un esempio è il corteo comune tra milanisti, interisti, atalantini e bresciani dopo la morte di Gabriele Sandri, tifoso laziale ucciso in autostrada da un poliziotto con un colpo di pistola.

Strumenti di controllo

Lo stesso argomento in dettaglio: Tessera del tifoso e Daspo.

Una netta accelerazione al processo di contrasto del “fenomeno ultras” è stata data attraverso l'introduzione del Daspo, della cosiddetta Tessera del tifoso e del divieto di trasferta per molte delle partite ritenute a rischio scontri[49][50][51][52][53].

Note

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  26. ^ Tifare contro. Una storia degli ultras italiani, Giovanni Francesio, Sperling & Kupfer, Milano, 2008, pag. 54
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Bibliografia

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Filmografia

Film

Documentari

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