Utente:Marco Ciaramella/Sandbox/Leggi fascistissime: differenze tra le versioni

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=== Premessa e contesto storico ===
=== Premessa e contesto storico ===
In vista delle [[elezioni politiche italiane del 1924]], Mussolini fece approvare una nuova legge elettorale (''[[legge Acerbo]]'') che avrebbe dato i due terzi dei seggi alla lista che avesse ottenuto la maggioranza con almeno il 25% dei voti. La campagna elettorale si tenne in un clima di tensione senza precedenti con intimidazioni e pestaggi. La ''[[Lista Nazionale]]'' guidata da Mussolini ottenne la maggioranza assoluta, con il 64,9% dei voti. Le elezioni politiche del 1924, come ha scritto lo storico e senatore comunista [[Francesco Renda]], furono comunque "la prima e ultima legittimazione costituzionale del fascismo"<ref>Francesco Renda, Storia della Sicilia, Sellerio, 2003, III volume, pagina 1176</ref>.
In vista delle [[elezioni politiche italiane del 1924]], Mussolini fece approvare una nuova legge elettorale (''[[legge Acerbo]]'') che avrebbe dato i due terzi dei seggi alla lista che avesse ottenuto la maggioranza con almeno il 25% dei voti. La campagna elettorale si tenne in un clima di tensione senza precedenti con intimidazioni e pestaggi. La ''[[Lista Nazionale]]'' guidata da Mussolini ottenne la maggioranza assoluta, con il 64,9% dei voti. Le elezioni politiche del 1924, come ha scritto lo storico e senatore comunista [[Francesco Renda]], furono comunque "la prima e ultima legittimazione costituzionale del fascismo"<ref>Francesco Renda, Storia della Sicilia, Sellerio, 2003, III volume, pagina 1176</ref>.
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Il 30 maggio [[1924]], il deputato [[socialismo|socialista]] [[Giacomo Matteotti]] prese la parola alla [[Camera dei deputati del Regno d'Italia|Camera]] contestando i risultati delle elezioni.<ref>[[s:Italia - 30 maggio 1924, Discorso alla Camera dei Deputati di denuncia di brogli elettorali|Testo del discorso]] su [[Wikisource]]</ref> Il 10 giugno [[1924]] Matteotti venne rapito e ucciso dagli squadristi. L'opposizione rispose a questo avvenimento ritirandosi sull'[[Aventino]] ([[Secessione dell'Aventino|Secessione aventiniana]]), ma la posizione di Mussolini tenne fino a quando il 16 agosto il corpo decomposto di Matteotti fu ritrovato nei pressi di [[Roma]]. Uomini come [[Ivanoe Bonomi]], [[Antonio Salandra]] e [[Vittorio Emanuele Orlando]] esercitarono allora pressioni sul re affinché Mussolini fosse destituito, [[Giovanni Amendola]] gli prospettò scenari inquietanti, ma [[Vittorio Emanuele III di Savoia|Vittorio Emanuele III]] appellandosi allo [[Statuto Albertino]] replicò: «Io sono sordo e cieco. I miei occhi e le mie orecchie sono il Senato e la Camera»<ref>Fonte: Luciano Regolo, ''Il re signore: tutto il racconto della vita di Umberto di Savoia'', Simonelli Editore, 1998 - ISBN 88-86792-14-X</ref> e quindi non intervenne.
Il 30 maggio [[1924]], il deputato [[socialismo|socialista]] [[Giacomo Matteotti]] prese la parola alla [[Camera dei deputati del Regno d'Italia|Camera]] contestando i risultati delle elezioni.<ref>[[s:Italia - 30 maggio 1924, Discorso alla Camera dei Deputati di denuncia di brogli elettorali|Testo del discorso]] su [[Wikisource]]</ref> Il 10 giugno [[1924]] Matteotti venne rapito e ucciso dagli squadristi. L'opposizione rispose a questo avvenimento ritirandosi sull'[[Aventino]] ([[Secessione dell'Aventino|Secessione aventiniana]]), ma la posizione di Mussolini tenne fino a quando il 16 agosto il corpo decomposto di Matteotti fu ritrovato nei pressi di [[Roma]]. Uomini come [[Ivanoe Bonomi]], [[Antonio Salandra]] e [[Vittorio Emanuele Orlando]] esercitarono allora pressioni sul re affinché Mussolini fosse destituito, [[Giovanni Amendola]] gli prospettò scenari inquietanti, ma [[Vittorio Emanuele III di Savoia|Vittorio Emanuele III]] appellandosi allo [[Statuto Albertino]] replicò: «Io sono sordo e cieco. I miei occhi e le mie orecchie sono il Senato e la Camera»<ref>Fonte: Luciano Regolo, ''Il re signore: tutto il racconto della vita di Umberto di Savoia'', Simonelli Editore, 1998 - ISBN 88-86792-14-X</ref> e quindi non intervenne.



Versione delle 10:54, 22 gen 2021

«Noi rivolgiamo gli occhi alle immagini degli uomini del Risorgimento, di coloro che per l'Italia operarono, patirono e morirono; e ci sembra di vederli offesi e turbati in volto alle parole che si pronunziano e agli atti che si compiono dai nostri avversari, e gravi e ammonitori a noi perché teniamo salda la loro bandiera.»

Premessa e contesto storico

In vista delle elezioni politiche italiane del 1924, Mussolini fece approvare una nuova legge elettorale (legge Acerbo) che avrebbe dato i due terzi dei seggi alla lista che avesse ottenuto la maggioranza con almeno il 25% dei voti. La campagna elettorale si tenne in un clima di tensione senza precedenti con intimidazioni e pestaggi. La Lista Nazionale guidata da Mussolini ottenne la maggioranza assoluta, con il 64,9% dei voti. Le elezioni politiche del 1924, come ha scritto lo storico e senatore comunista Francesco Renda, furono comunque "la prima e ultima legittimazione costituzionale del fascismo"[1].

Alfredo Rocco

Il 30 maggio 1924, il deputato socialista Giacomo Matteotti prese la parola alla Camera contestando i risultati delle elezioni.[2] Il 10 giugno 1924 Matteotti venne rapito e ucciso dagli squadristi. L'opposizione rispose a questo avvenimento ritirandosi sull'Aventino (Secessione aventiniana), ma la posizione di Mussolini tenne fino a quando il 16 agosto il corpo decomposto di Matteotti fu ritrovato nei pressi di Roma. Uomini come Ivanoe Bonomi, Antonio Salandra e Vittorio Emanuele Orlando esercitarono allora pressioni sul re affinché Mussolini fosse destituito, Giovanni Amendola gli prospettò scenari inquietanti, ma Vittorio Emanuele III appellandosi allo Statuto Albertino replicò: «Io sono sordo e cieco. I miei occhi e le mie orecchie sono il Senato e la Camera»[3] e quindi non intervenne.

Ciò che accadde esattamente la notte di San Silvestro del 1924 non sarà forse mai accertato; secondo la ricostruzione maggiormente condivisa, compiuta da Renzo De Felice[4], una quarantina di consoli della Milizia, guidati da Enzo Galbiati, ingiunsero a Mussolini di instaurare la dittatura minacciando di rovesciarlo in caso contrario.

Il 3 gennaio 1925, alla Camera, Mussolini recitò il famoso discorso in cui si assunse ogni responsabilità per i fatti avvenuti, che preludeva all'avvento della dittatura.[5][6]

Il 26 gennaio, nel suo primo e unico intervento da deputato, Gramsci denunciò il carattere di regime piccolo-borghese del fascismo, alleato e sponsorizzato dai grandi proprietari terrieri e industriali e ironizza pesantemente sull'ex alleato di partito, rievocando il suo passato socialista[7].

L'emanazione delle leggi "fascistissime"

Nel biennio 1925-1926, vennero emanati una serie di provvedimenti liberticidi: vennero infatti sciolti tutti i partiti e le associazioni sindacali non fasciste, venne soppressa ogni libertà di stampa, di riunione o di parola, venne ripristinata la pena di morte e il 1º febbraio 1927 fu istituito il Tribunale speciale con amplissimi poteri, in grado di mandare al confino con un semplice provvedimento amministrativo le persone sgradite al regime.

Legge 24 dicembre 1925, n. 2263

Cambiò le caratteristiche dello stato liberale:

  • Benito Mussolini cessò di essere presidente del Consiglio, cioè primus inter pares tra i ministri e diventò primo ministro segretario di Stato, nominato dal re e responsabile di fronte a lui e non più al Parlamento;
  • i vari ministri furono nominati dal re su proposta del primo ministro e responsabili sia di fronte al re sia di fronte al primo ministro. Inoltre la legge stabilì che nessun progetto potrà essere discusso dal Parlamento senza l'approvazione del primo ministro.

Il 4 febbraio 1926, i sindaci elettivi vennero sostituiti da podestà nominati con regio decreto, mentre gli organi elettivi quali consigli e giunte vennero sostituiti da consulte comunali di nomina prefettizia.

Legge 25 novembre 1926, n. 2008 (Provvedimenti per la difesa dello Stato)

  • Vietò il ricostituirsi di organizzazioni o partiti disciolti per ragioni di ordine pubblico, anche all'estero.
  • Vietò la propaganda contraria al prestigio nazionale
  • Istituì il Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato, con lo scopo di reprimere l’opposizione contro lo stato fascista, ovvero tutti i fenomeni antifascisti.
  • Tra le pene previste per gli oppositori dello Stato, questa legge ammetteva la pena di morte[8], reintroducendola così nell'ordinamento italiano dopo la sua abolizione del 1889.

Il 16 marzo 1928, la Camera dei deputati venne chiamata a votare il criterio per il rinnovo della rappresentanza nazionale. Il criterio previde una lista unica di 400 candidati scelti dal Gran Consiglio del Fascismo su proposta dalle organizzazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro nonché da altre associazioni riconosciute. Gli elettori approveranno o meno tale lista. La riforma passò, quasi senza discussioni, con 216 sì e 15 no. Giolitti fu uno dei pochi a protestare, ma venne messo subito a tacere da Mussolini con la frase: «Verremo da lei a imparare come si fanno le elezioni». Al Senato del Regno le proteste furono leggermente più animate, ma la legge passò con 161 favorevoli e 46 contrari. L'8 dicembre si chiuse così la 28ª legislatura.

Il 24 marzo 1929, il popolo italiano venne chiamato a votare la lista di deputati proposta dal Gran Consiglio del Fascismo: otto milioni e mezzo voterà sì, soltanto 136.000 voterà no, la percentuale dei votanti è dell'89,6%.

Note

  1. ^ Francesco Renda, Storia della Sicilia, Sellerio, 2003, III volume, pagina 1176
  2. ^ Testo del discorso su Wikisource
  3. ^ Fonte: Luciano Regolo, Il re signore: tutto il racconto della vita di Umberto di Savoia, Simonelli Editore, 1998 - ISBN 88-86792-14-X
  4. ^ Mussolini il fascista. Vol. I: La conquista del potere, 1921-1925, Collana Biblioteca di cultura storica. Einaudi, Torino, 1966.
  5. ^

    «Dichiaro qui, al cospetto di questa Assemblea e al cospetto di tutto il popolo italiano, che io assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto. Se le frasi più o meno storpiate bastano per impiccare un uomo, fuori il palo e fuori la corda! Se il fascismo non è stato che olio di ricino e manganello, e non invece una passione superba della migliore gioventù italiana, a me la colpa! Se il fascismo è stato un'associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere! Se tutte le violenze sono state il risultato di un determinato clima storico, politico e morale, ebbene a me la responsabilità di questo, perché questo clima storico, politico e morale io l'ho creato con una propaganda che va dall'intervento ad oggi.»

  6. ^ Testo del discorso su Wikisource
  7. ^ Anepeta, Luigi. La mente pericolosa: Saggio stra-vagante (a partire da Gramsci) sul problema della coscienza critica e del passaggio a un livello di civiltà superiore. Associazione culturale Nilalienum, 2014.
  8. ^ Camera dei Deputati, "La legislazione fascista 1922-1928." Roma, Tipografia della Camera dei Deputati (1929).

Bibliografia

  • Leonardo Pompeo D'Alessandro, Giustizia fascista. Storia del Tribunale speciale (1926-1943), Bologna, Il Mulino, 2020, ISBN 8815287698.

Voci correlate