Memoria collettiva: differenze tra le versioni

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== Nel dibattito storiografico ==
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Una famosa ''[[Historikerstreit]]'', nel 1986, fu provocata da [[Ernst Nolte]] sulla [[Frankfurter Allgemeine Zeitung]], quando sostenne che un “passato che non vuole passare” è un'anomalia nella memoria collettiva: il normale passare del passato non va inteso come scomparsa, perché "nei libri di storia si continua a discutere dell’età napoleonica o della classicità augustea; ma questi passati hanno perso, ovviamente, l’urgenza che avevano per i contemporanei, e proprio per questo possono essere affidati agli storici"<ref>E. Nolte, ''Il passato che non vuole passare'', in AA. VV., Germania: un passato che non passa, a cura di G. E. Rusconi, Einaudi, Torino, 1987.</ref>.
Una famosa ''[[Historikerstreit]]'', nel 1986, fu provocata da [[Ernst Nolte]] sulla [[Frankfurter Allgemeine Zeitung]], quando sostenne che un “passato che non vuole passare” è un'anomalia nella memoria collettiva: il normale passare del passato non va inteso come scomparsa, perché "nei libri di storia si continua a discutere dell’età napoleonica o della classicità augustea; ma questi passati hanno perso, ovviamente, l’urgenza che avevano per i contemporanei, e proprio per questo possono essere affidati agli storici"<ref>E. Nolte, ''Il passato che non vuole passare'', in AA. VV., ''Germania: un passato che non passa'', a cura di G. E. Rusconi, Einaudi, Torino, 1987.</ref>.


Al contrario, il passato che non soggiace a questo processo di dissoluzione e di indebolimento ancora "pende sul presente come una mannaia": Nolte ascrive questa caratteristica agli eventi degli [[anni Trenta]] che hanno prodotto la [[Seconda guerra mondiale]], ma questo limite della memoria collettiva in altri casi è stato applicato anche ad altri aspetti dell'[[Olocausto]]<ref>M. Blaive - C. Gerbel - T. Lindenberger (Eds.), ''Clashes in European Memory: The Case of Communist Repression and the Holocaust'', Innsbruck, Wien, Bozen, StudienVerlag, 2011.</ref>.
Al contrario, il passato che non soggiace a questo processo di dissoluzione e di indebolimento ancora "pende sul presente come una mannaia": Nolte ascrive questa caratteristica agli eventi degli [[anni Trenta]] che hanno prodotto la [[Seconda guerra mondiale]], ma questo limite della memoria collettiva in altri casi è stato applicato anche ad altri aspetti dell'[[Olocausto]]<ref>M. Blaive - C. Gerbel - T. Lindenberger (Eds.), ''Clashes in European Memory: The Case of Communist Repression and the Holocaust'', Innsbruck, Wien, Bozen, StudienVerlag, 2011.</ref>.

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Versione delle 11:04, 19 gen 2021

La memoria collettiva è "il ricordo, o l'insieme dei ricordi, più o meno conosciuti, di un'esperienza vissuta o mitizzata da una collettività vivente della cui identità fa parte integrante il sentimento del passato", secondo la definizione dello storico Pierre Nora[1].

Nel dibattito sociologico

Il termine «memoria collettiva» fu coniato negli anni venti del Novecento da Maurice Halbwachs[2] in estensione e contrapposizione al concetto di memoria individuale. La memoria collettiva è sia esterna sia interna all'individuo in quanto condivisa, trasmessa e anche costruita dal gruppo o dalla società[3].

Il dibattito recente nell'ambito della storiografia e dell'antropologia sociale è stato sollevato dall'egittologo Jan Assmann nel suo testo del 1992 La memoria culturale[4].

Nel dibattito storiografico

Una famosa Historikerstreit, nel 1986, fu provocata da Ernst Nolte sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung, quando sostenne che un “passato che non vuole passare” è un'anomalia nella memoria collettiva: il normale passare del passato non va inteso come scomparsa, perché "nei libri di storia si continua a discutere dell’età napoleonica o della classicità augustea; ma questi passati hanno perso, ovviamente, l’urgenza che avevano per i contemporanei, e proprio per questo possono essere affidati agli storici"[5].

Al contrario, il passato che non soggiace a questo processo di dissoluzione e di indebolimento ancora "pende sul presente come una mannaia": Nolte ascrive questa caratteristica agli eventi degli anni Trenta che hanno prodotto la Seconda guerra mondiale, ma questo limite della memoria collettiva in altri casi è stato applicato anche ad altri aspetti dell'Olocausto[6].

Note

  1. ^ Pierre Nora, «Mémoire collective», in Jacques Le Goff (curatore). La nouvelle histoire, Paris: Retz, 1978, p. 398.
  2. ^ Maurice Halbwachs, I quadri sociali della memoria, 1925
  3. ^ J. Winter, The Generation of Memory: Reflections on the “Memory Boom” in Contemporary Historical Studies, Archives & Social Studies, Vol. 1, no. 0, 2007, p. 373.
  4. ^ Jan Assmann, La memoria culturale. Scrittura, ricordo e identità politica nelle grandi civiltà antiche, Torino, 1997 (Das kulturelle Gedächtnis: Schrift, Erinnerung und politische Identität in frühen Hochkulturen. Monaco, 1992)
  5. ^ E. Nolte, Il passato che non vuole passare, in AA. VV., Germania: un passato che non passa, a cura di G. E. Rusconi, Einaudi, Torino, 1987.
  6. ^ M. Blaive - C. Gerbel - T. Lindenberger (Eds.), Clashes in European Memory: The Case of Communist Repression and the Holocaust, Innsbruck, Wien, Bozen, StudienVerlag, 2011.

Voci correlate

Controllo di autoritàThesaurus BNCF 56777 · LCCN (ENsh2006002444 · GND (DE4200793-8 · BNE (ESXX4713446 (data) · BNF (FRcb12173610r (data) · J9U (ENHE987007549684305171