Ciak: differenze tra le versioni

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Il '''ciak''' (in inglese ''clapperboard'') è un termine [[onomatopea|onomatopeico]] che definisce una delle attrezzature più caratteristiche del [[cinema]], tanto da essere uno dei simboli della Settima arte, composta da una tavoletta (o lavagna) su cui sono riportati tutti i dati della [[scena (cinema)|scena]] in fase di ripresa, e da un'asticella mobile che produce un [[rumore (acustica)|rumore]] caratteristico (detto appunto "ciak").
Il '''ciak''' è un termine [[onomatopea|onomatopeico]] che definisce una delle attrezzature più caratteristiche del [[cinema]], tanto da essere uno dei simboli della Settima arte, composta da una tavoletta (o lavagna) su cui sono riportati tutti i dati della [[scena (cinema)|scena]] in fase di ripresa, e da un'asticella mobile che produce un [[rumore (acustica)|rumore]] caratteristico (detto appunto "ciak"). In inglese è detto ''clapperboard'', in francese ''clap'', in spagnolo ''claqueta'', in tedesco ''Filmklappe''.


Lo strumento è utilizzato per assicurare la sincronizzazione di immagini e suoni nonché per identificare in maniera univoca scena, inquadratura e ripresa nelle registrazioni. Si presume che sia stato inventato nel secondo decennio del Novecento da Francis William Thring, regista e produttore australiano.<ref>Peter Fitzpatrick, The Two Frank Thrings, Monash University Publishing</ref>
Lo strumento è utilizzato per assicurare la sincronizzazione di immagini e suoni nonché per identificare in maniera univoca scena, inquadratura e ripresa nelle registrazioni. Si presume che sia stato inventato nel secondo decennio del Novecento da Francis William Thring, regista e produttore australiano.<ref>Peter Fitzpatrick, The Two Frank Thrings, Monash University Publishing</ref>

Versione delle 21:20, 9 gen 2021

Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Ciak (disambigua).
Un ciak
Un ciak mentre è usato sul set
Un ciak elettronico

Il ciak è un termine onomatopeico che definisce una delle attrezzature più caratteristiche del cinema, tanto da essere uno dei simboli della Settima arte, composta da una tavoletta (o lavagna) su cui sono riportati tutti i dati della scena in fase di ripresa, e da un'asticella mobile che produce un rumore caratteristico (detto appunto "ciak"). In inglese è detto clapperboard, in francese clap, in spagnolo claqueta, in tedesco Filmklappe.

Lo strumento è utilizzato per assicurare la sincronizzazione di immagini e suoni nonché per identificare in maniera univoca scena, inquadratura e ripresa nelle registrazioni. Si presume che sia stato inventato nel secondo decennio del Novecento da Francis William Thring, regista e produttore australiano.[1]

Uso

L'asticella, detta clachette, viene battuta da un macchinista, (detto "ciacchista") ponendo il ciak nell'inquadratura pochi istanti prima dell'azione. La sequenza che aziona l'inizio della ripresa è data, nell'ordine, dal ciacchista che si posiziona con il ciak aperto e ben in vista tra l'obiettivo e la scena da riprendere, il regista che dice ad alta voce: "Motore!", e il fonico che risponde dopo pochi istanti: "Partito!" (riferendosi al motore della registrazione sonora). L'assistente operatore avvia la macchina da presa e grida: "Ciak"; a quel punto il ciacchista dice a voce alta quanto scritto sul ciak (nell'ordine, solitamente: n° scena, n° inquadratura e n° della ripresa (take), chiude con forza l'asticella per farla battere e produrre il tipico suono del ciak. Solo a quel punto, quando tutta la sequenza è andata a buon fine, il regista può ordinare l'inizio della scena agli attori e a tutti i partecipanti dietro le quinte dicendo la celebre parola: "Azione!". Alla fine della scena è fondamentale dare anche lo stop, sempre gridato dal regista o eventualmente da membri della troupe che abbiano problemi tecnici (fonici, di operatore, ecc.), che renderebbero inutile continuare la ripresa.

I dati scritti sul ciak serviranno in seguito al montatore per identificare con esattezza il girato (spesso infatti sono realizzate diverse riprese per la stessa scena o inquadratura). Di conseguenza, nel gergo cinematografico, il termine ciak è usato anche come sinonimo di ripresa ("girare tre ciak" significa girare la stessa inquadratura tre volte). Nella fase di sincronizzazione dell'audio il rumore prodotto dal ciak (e l'abbassamento stesso dell'asticella visibile nell'inquadratura) servirà a determinare il punto esatto, ossia il fotogramma cui agganciare la traccia sonora.

In passato, per poter cancellare facilmente le informazioni, venivano utilizzate lavagnette e gessetti. Oggi si utilizzano pannelli di plexiglas e pennarelli cancellabili. I ciak più moderni, a tecnologia digitale, sono dotati di display elettronici, che indicano lo scorrimento del timecode per la sincronizzazione: questo tipo di ciak si usa quando si gira in elettronica, cioè in telecamera; è poco usato per il cinema in pellicola, che invece preferisce il ciak classico perché più leggero e gestibile.

Ciak statunitense e ciak italiano

Nel cinema storicamente si sono usati due tipi di ciak, quello statunitense e quello italiano, che si differenzia dal primo perché ha l'asticella (clachette) in basso invece che in alto[2]; inoltre è provvisto di un manico per reggerlo meglio ed evitare di coprire le scritte con le dita. Inizialmente il ciak italiano era costruito dai macchinisti in compensato e, per segnare le numerazioni, sulla parte superiore aveva delle finestrelle con scanalature ai lati, dove venivano inseriti i numeri su cartoncini neri, tenuti insieme in gruppi dall'uno al dieci con un anello come un mazzo di chiavi; ogni ciak era corredato da 5 o 6 di questi mazzi, uno dei quali riportava tutte lettere dell'alfabeto anziché numeri. Il sistema era il più veloce per il cambio dei numeri e il cinema statunitense lo apprezzava molto.

I numeri sul ciak indicano: il numero della scena, il numero dell'inquadratura, il numero della ripresa (take). Inoltre tra i numeri può essere inserita una lettera, che serve talvolta ad indicare un rifacimento (R), oppure lo stesso ciak battuto per due macchine che saranno indicate con le lettere (A e B), o ancora quando si gira nuovamente la stessa inquadratura con una variante, che può essere un cambio d'obiettivo, o un cambio di battute, o di movimento.

Ciak in coda

Per vari motivi, in certe inquadrature può diventare impossibile fare il ciak all'inizio; si effettua allora il ciak in coda, cioè alla fine dell'inquadratura, dopo lo "Stop" del regista: questa variazione è caratterizzata dal ciak tenuto capovolto davanti all'obiettivo.

Curiosità

  • Quando un'inquadratura è muta il ciak si presenta davanti all'obiettivo posizionando la mano tra le due clachette.
  • Sul set i macchinisti tengono sempre pronti due ciak, uno più grande e uno più piccolo, che serve quando si usano obiettivi molto stretti, che costringerebbero a posizionare il ciak troppo lontano dall'obiettivo.
  • Era usanza dei macchinisti, ma molto spesso anche degli attrezzisti, regalare a fine riprese piccoli ciak, da loro costruiti, a tutta la troupe, a ricordo del film.
  • Esiste una versione elettronica del Ciak oltre alla classica, scrivibile con gesso.
  • L'attore e doppiatore Francesco Pannofino ha scritto e interpretato un brano musicale intitolato Ciak, dedicato all'attrezzo e al suo caratteristico suono. Il brano è stato utilizzato come pezzo di chiusura dell'ultimo episodio della prima stagione della serie televisiva Boris.

Note

  1. ^ Peter Fitzpatrick, The Two Frank Thrings, Monash University Publishing
  2. ^ https://linguaggio-macchina.blogspot.it/2011/10/pensieri-sul-set-3-il-senso-del-ciak.html

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