Contea di Paternò: differenze tra le versioni

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== Storia ==
== Storia ==
[[File:Roger I of Sicily (Troina).jpg|thumb|left|Ruggero I d'Altavilla]]
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La conquista di [[Paternò]] da parte dei [[Normanni]] avvenne intorno al 1061, a seguito della conquista di [[Messina]] ad opera dell'esercito guidato dal condottiero [[Ruggero I d'Altavilla]]. Penetrato nel [[Val Demone]], si riversò nella pianura di Paternò, dove l'Altavilla assunse la signoria della città.
La liberazione di [[Paternò]], nel [[Val Demone]], dall'occupazione araba da parte dei [[Normanni]] avvenne intorno al 1061, a seguito della conquista di [[Messina]] ad opera dell'esercito guidato dal condottiero [[Ruggero I d'Altavilla]]. Penetrato nel [[Val Demone]], si riversò nella pianura di Paternò, dove assunse la signoria della città, sulla quale intorno al 1072 fece edificare un ''[[donjon]]'' per assediare [[Catania]], ancora in mano agli [[Arabi]].<ref>{{cita|Villabianca|p. 25}}.</ref>


[[File:Castello Normanno - Paternò (1072).JPG|thumb|left|Il Castello Normanno di Paternò]]
Nel 1072 la città fu elevata a [[Conte]]a su iniziativa dello stesso Ruggero<ref>{{cita libro | autore=M. Amari | titolo=Storia dei Musulmani di Sicilia | volume=3 | anno=1868 | editore=Le Monnier | p=312}}</ref>, il quale attribuitosi il titolo di «Gran Conte» di Sicilia, diede il feudo in dote al genero [[Ugo di Jersey]], che fu quindi primo conte di Paternò. Nello stesso anno, sulla [[Colle di Paternò|collina]] di origine vulcanica, fu edificato il [[Castello Normanno (Paternò)|Castello Normanno]], come fortezza per attaccare [[Catania]], ancora sotto il dominio dei [[Saraceni]]. Inoltre, la città venne pure fortificata con la costruzione di [[Porte di Paternò|nove porte]] per assicurarne la difesa da eventuali attacchi nemici.


Nel 1075, Paternò fu elevata a [[contea (feudo)|Contea]] per volontà dello stesso Ruggero, il quale attribuitosi il titolo di «Gran Conte» di Sicilia, assegnò il feudo alla figlia [[Flandina d'Altavilla]], vedova di [[Ugo di Jersey]], che nel 1089 si risposò con con [[Enrico del Vasto]], e per mezzo di questa unione, la Contea di passò sotto il dominio degli [[Aleramici]].<ref>{{cita libro | autore=M. Amari | titolo=Storia dei Musulmani di Sicilia | volume=3 | anno=1868 | editore=Le Monnier | p=312}}</ref><ref name="feudatari">{{cita|Di Marzo|p. 331}}.</ref><ref>{{cita pubblicazione |autore= [[Vincenzo Casagrandi|V. Casagrandi]]|titolo= Flandina, la prima Contessa di Paternò, figlia del Gran Conte Ruggero (1075-1149)|rivista= Rivista di storia e di geografia|editore= Giannotta|volume=5 |numero= |anno= 1902|mese= |pp=}}</ref> La città etnea sotto il governo dei [[Del Vasto]] conobbe un periodo di sviluppo civico, urbanistico, economico e demografico, quest'ultimo dovuto anche alla massiccia immigrazione di coloni settentrionali detti [[Lombardi di Sicilia|«lombardi»]] provenienti dal [[Monferrato]] e dalla [[Liguria]], per favorire un ulteriore aumento della componente etnica di religione cristiana nella città.<ref>{{cita libro | autore=M. Pfister | titolo=Galloromanische Sprachkolonien in Italien und Nordspanien | anno=1988 | editore=Akademie der Wissenschaften und der Literatur | pp=13-14 | lingua=tedesco}}</ref> Nel 1091, il Gran Conte Ruggero inserì la Contea all'interno della [[Diocesi di Catania]]: il normanno favorì la costruzione di edifici di culto cristiani, come la [[chiesa di Santa Maria dell'Alto]], la [[chiesa di Santa Maria della Valle di Josaphat]] e la [[Complesso di San Francesco alla Collina|chiesa di San Giorgio cavaliere]].
Nel 1091 il Gran Conte Ruggero assegnò la città alla [[Diocesi di Catania]]: il normanno favorì la costruzione di edifici di culto cristiani, come la [[chiesa di Santa Maria dell'Alto]], la [[chiesa di Santa Maria della Valle di Josaphat]] e la [[Complesso di San Francesco alla Collina|chiesa di San Giorgio cavaliere]].

Verso il 1092 la Contea passò sotto il governo dell'aleramico [[Enrico del Vasto]], genero e cognato del conte normanno. Sotto il governo dei [[Del Vasto]] la città conobbe un periodo di sviluppo civico, urbanistico, economico e demografico, quest'ultimo dovuto anche alla massiccia immigrazione di coloni settentrionali detti [[Lombardi di Sicilia|«lombardi»]] provenienti dal [[Monferrato]] e dalla [[Liguria]]<ref>{{cita libro | autore=M. Pfister | titolo=Galloromanische Sprachkolonien in Italien und Nordspanien | anno=1988 | editore=Akademie der Wissenschaften und der Literatur | pp=13-14 | lingua=tedesco}}</ref>, per favorire un ulteriore aumento della componente etnica di religione cristiana nella città.

Di per sé comunque, Paternò, in [[Storia della Sicilia islamica|epoca araba]], fu una delle città meno [[islam]]izzate di Sicilia e la sua popolazione in prevalenza composta da gente di [[religione cristiana]] di fede [[Cattolicesimo|cattolica]] ed [[ortodossa]], che certamente per la loro affinità religiosa con i Normanni e desiderosi di liberarsi dall'oppressione islamica, ne agevolarono l'ingresso.

Secondo recenti scavi archeologici, la città era divisa in determinati "quartieri etnici": i [[bizantini]] erano stanziati all'estremità della parte meridionale del colle, i lombardi nella parte sud-occidentale, gli [[ebrei]] in un'area denominata ''Piano Belvedere'', corrispondente alla zona compresa fra l'antica chiesa di San Francesco e il cimitero (fino all'avvenuta espulsione del 1492), gli indigeni nella zona compresa tra il castello e la Gancia, ed invece i pochi [[musulmani]] rimasti erano concentrati nella parte orientale del colle attorno alla loro [[moschea]].<ref>{{cita|S. Di Matteo|pp. 21-22}}.</ref>
[[File:Castello Normanno - Paternò (1072).JPG|thumb|left|Il Castello Normanno di Paternò]]
Sotto il profilo politico-amministrativo, nella contea vigeva lo stesso modello di amministrazione normanno che vi era in tutta l'isola.


In epoca normanno-aleramica, secondo recenti scavi archeologici, il borgo di Paternò sul colle era diviso in determinati "quartieri etnici": i [[bizantini]] erano stanziati all'estremità della parte meridionale del colle, i lombardi nella parte sud-occidentale, gli [[ebrei]] in un'area denominata ''Piano Belvedere'', corrispondente alla zona compresa fra l'antica chiesa di San Francesco e il cimitero (fino all'avvenuta espulsione del 1492), gli indigeni nella zona compresa tra il castello e la Gancia, ed invece i pochi [[musulmani]] rimasti erano concentrati nella parte orientale del colle attorno alla loro [[moschea]].<ref>{{cita|S. Di Matteo|pp. 21-22}}.</ref> Sotto il profilo politico-amministrativo, nella Contea vigeva lo stesso modello di amministrazione normanno che vi era in tutta l'isola.
Ultimo conte fu il normanno [[Bartolomeo de Luci]], e dopo la sua morte, avvenuta nel 1200, l'anno seguente Paternò fu ridotta a semplice [[feudo]] e passò dapprima ai conti di [[Butera]], e successivamente a [[Beatrice Lanza]], su investitura di [[Federico II di Svevia]].


Nel 1251 il re [[Manfredi di Sicilia]] donò la terra di Paternò a [[Galvano Lancia]], fratello di Beatrice, che la elevò a contea che gli spettava per diritto materno<ref>{{cita libro | autore=G. Del Re | titolo=Cronisti e scrittori sincroni napolitani | volume=2 | anno=1868 | editore=Stamperia dell'iride | p=161}}</ref>, e la tenne fino alla sua morte avvenuta nel 1268.
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La contea paternese fu nuovamente ripristinata attraverso un decreto del 16 aprile 1365 emanato dal re [[Federico IV di Aragona]] e rilasciato ad [[Artale I Alagona]], [[contea di Mistretta|conte di Mistretta]], che permutò il suo stato feudale con le terre di Paternò e [[Francavilla di Sicilia|Francavilla]], assumendo il titolo di conte di Paternò.<ref>{{cita web|url=http://www.storiamediterranea.it/public/md1_dir/b350.pdf|titolo=Le famiglie feudali|accesso=28 giugno 2018|formato=pdf}}</ref> Nel 1389, morto Artale, la contea fu ereditata dall'unica figlia [[Maria Alagona|Maria]], che la ebbe in dote sino al 1396, quando il re [[Martino I di Sicilia]] sequestrò i beni degli Alagona, la contea venne soppressa e il territorio di Paternò fu reintegrato al demanio.
La Contea di Paternò fu nuovamente ripristinata attraverso un decreto del 16 aprile 1365 emanato dal re [[Federico IV di Aragona]] e rilasciato ad [[Artale I Alagona|Artale Alagona, conte di Mistretta]], che permutò il suo Stato feudale con le terre di Paternò e [[Francavilla di Sicilia|Francavilla]], assumendo così il titolo di conte di Paternò.<ref name="marrone">{{cita pubblicazione| autore= A. Marrone| titolo= Repertorio della feudalità siciliana (1282-1390) | rivista= Mediterranea : ricerche storiche. Quaderni vol. 1|anno= 2006| editore= Associazione Mediterranea|pp=28-29}}</ref> Nel 1389, morto Artale, la Contea fu ereditata dall'unica figlia [[Maria Alagona|Maria]], che la ebbe in dote sino al 1396, quando il re [[Martino I di Sicilia]] sequestrò i beni degli [[Alagona]], la Contea venne soppressa e il territorio di Paternò fu reintegrato al [[Regio Demanio]].<ref name="marrone"/><ref>{{cita|Di Matteo II|p. 227}}.</ref>
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== Cronotassi dei Conti di Paternò dal 1072 al 1396 ==
== Cronotassi dei Conti di Paternò dal 1072 al 1396 ==

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Contea di Paternò
Informazioni generali
CapoluogoPaternò
Popolazione2.000 circa (1060[1])
Dipendente daContea di Sicilia, Regno di Sicilia
Evoluzione storica
Inizio1075 con Ugo di Jersey
CausaCreazione della Contea di Paternò da parte Ruggero il Normanno, che si attribuì il titolo di Gran Conte
Fine1396 con Maria Alagona
Causail re Martino I di Sicilia sequestrò i beni degli Alagona, tra cui la contea che fu soppressa e ridotta a semplice terra
Preceduto da Succeduto da
Val Demone Val Demone

La Contea di Paternò fu un antico feudo esistito in Sicilia tra la fine dell'XI secolo e la fine del XIV secolo.

Storia

Ruggero I d'Altavilla

La liberazione di Paternò, nel Val Demone, dall'occupazione araba da parte dei Normanni avvenne intorno al 1061, a seguito della conquista di Messina ad opera dell'esercito guidato dal condottiero Ruggero I d'Altavilla. Penetrato nel Val Demone, si riversò nella pianura di Paternò, dove assunse la signoria della città, sulla quale intorno al 1072 fece edificare un donjon per assediare Catania, ancora in mano agli Arabi.[2]

Il Castello Normanno di Paternò

Nel 1075, Paternò fu elevata a Contea per volontà dello stesso Ruggero, il quale attribuitosi il titolo di «Gran Conte» di Sicilia, assegnò il feudo alla figlia Flandina d'Altavilla, vedova di Ugo di Jersey, che nel 1089 si risposò con con Enrico del Vasto, e per mezzo di questa unione, la Contea di passò sotto il dominio degli Aleramici.[3][4][5] La città etnea sotto il governo dei Del Vasto conobbe un periodo di sviluppo civico, urbanistico, economico e demografico, quest'ultimo dovuto anche alla massiccia immigrazione di coloni settentrionali detti «lombardi» provenienti dal Monferrato e dalla Liguria, per favorire un ulteriore aumento della componente etnica di religione cristiana nella città.[6] Nel 1091, il Gran Conte Ruggero inserì la Contea all'interno della Diocesi di Catania: il normanno favorì la costruzione di edifici di culto cristiani, come la chiesa di Santa Maria dell'Alto, la chiesa di Santa Maria della Valle di Josaphat e la chiesa di San Giorgio cavaliere.

In epoca normanno-aleramica, secondo recenti scavi archeologici, il borgo di Paternò sul colle era diviso in determinati "quartieri etnici": i bizantini erano stanziati all'estremità della parte meridionale del colle, i lombardi nella parte sud-occidentale, gli ebrei in un'area denominata Piano Belvedere, corrispondente alla zona compresa fra l'antica chiesa di San Francesco e il cimitero (fino all'avvenuta espulsione del 1492), gli indigeni nella zona compresa tra il castello e la Gancia, ed invece i pochi musulmani rimasti erano concentrati nella parte orientale del colle attorno alla loro moschea.[7] Sotto il profilo politico-amministrativo, nella Contea vigeva lo stesso modello di amministrazione normanno che vi era in tutta l'isola.

In epoca sveva, la Contea divenne possesso di Bartolomeo de Luci, e soppressa dopo la sua morte avvenuta nel 1201.[4] L'anno seguente Paternò fu ridotta a terra baronale e passò dapprima ai Conti di Butera, e successivamente a Beatrice Lanza, su investitura fatta nel 1246 dall'imperatore Federico II di Svevia.[8] La Contea fu riabilitata dal re Manfredi di Sicilia, che nel 1251 donò la terra di Paternò a Galvano Lancia, fratello di Beatrice, che gli spettava per diritto materno, e la tenne fino alla sua morte avvenuta nel 1268.[9]

La Contea di Paternò fu nuovamente ripristinata attraverso un decreto del 16 aprile 1365 emanato dal re Federico IV di Aragona e rilasciato ad Artale Alagona, conte di Mistretta, che permutò il suo Stato feudale con le terre di Paternò e Francavilla, assumendo così il titolo di conte di Paternò.[10] Nel 1389, morto Artale, la Contea fu ereditata dall'unica figlia Maria, che la ebbe in dote sino al 1396, quando il re Martino I di Sicilia sequestrò i beni degli Alagona, la Contea venne soppressa e il territorio di Paternò fu reintegrato al Regio Demanio.[10][11]

Cronotassi dei Conti di Paternò dal 1072 al 1396

I Contea di Paternò (1072-1201)

...

II Contea di Paternò (1256-1268)

...

III Contea di Paternò (1365-1396)

Note

  1. ^ Di Matteo, p. 20.
  2. ^ Villabianca, p. 25.
  3. ^ M. Amari, Storia dei Musulmani di Sicilia, vol. 3, Le Monnier, 1868, p. 312.
  4. ^ a b Di Marzo, p. 331.
  5. ^ V. Casagrandi, Flandina, la prima Contessa di Paternò, figlia del Gran Conte Ruggero (1075-1149), in Rivista di storia e di geografia, vol. 5, Giannotta, 1902.
  6. ^ (DE) M. Pfister, Galloromanische Sprachkolonien in Italien und Nordspanien, Akademie der Wissenschaften und der Literatur, 1988, pp. 13-14.
  7. ^ S. Di Matteo, pp. 21-22.
  8. ^ Di Matteo I, p. 35.
  9. ^ G. Del Re, Cronisti e scrittori sincroni napolitani, vol. 2, Stamperia dell'iride, 1868, p. 161.
  10. ^ a b A. Marrone, Repertorio della feudalità siciliana (1282-1390), in Mediterranea : ricerche storiche. Quaderni vol. 1, Associazione Mediterranea, 2006, pp. 28-29.
  11. ^ Di Matteo II, p. 227.

Bibliografia

  • F. M. Emanuele e Gaetani, marchese di Villabianca, Della Sicilia nobile. Parte II, vol. 1, Palermo, Stamperia de' Santi Apostoli, 1754.
  • G. Di Marzo, Dizionario topografico della Sicilia di Vito Amico, vol. 2, Palermo, Di Marzo Editore, 1859.
  • G. Savasta, Memorie storiche della città di Paternò, Catania, Galati, 1905.
  • S. Correnti, Paternò, Palermo, Trinacria, 1973.
  • S. Di Matteo, Paternò: nove secoli di storia e di arte, Palermo, GE Edizioni, 1976.
  • S. Di Matteo, Paternò. La storia e la civiltà artistica, Palermo, Arbor Edizioni, 2009, ISBN 88-86325-38-X..