Angelo Colocci: differenze tra le versioni

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Versione delle 08:54, 22 set 2020

Angelo Colocci (Jesi, 24 luglio 1474[1]Roma, 1º maggio 1549[2]) fu segretario di papa Leone X, umanista rinascimentale al centro collegiale di letteratura e classicismo artistico, e collezionista di antichità nella sua villa nei pressi dell'Aqua Virgo.

Biografia

La data di nascita è stata calcolata dal Lattes in base alle note di carattere biografico apposte dallo stesso Colocci alla fine del codice Vat. lat. 4787; era figlio di Niccolò Colocci, appartenente a un'antica famiglia di Staffolo, e di Ippolita Santoni, sorella dell'umanista Floriano Santoni[1]. Colocci arriva giovane a Roma nel 1497[3]. Dal 1511 ha lavorato come segretario apostolico, una posizione impegnativa che non gli consente molto di dedicarsi alla sua passione letteraria privata[4] e allo stesso tempo lo colloca nel centro sociale degli umanisti alla corte di papa Giulio II,[5] come un corrispondente di Jacopo Sadoleto, Pietro Bembo e Aldus Manutius a Venezia.[6] Nel 1513 compra una proprietà con giardino nei pressi della Fontana di Trevi, la quale, insieme all'attraente sua bella biblioteca, diventa il luogo di incontro[7] per le dispute dell'Accademia Romana, fondata da Pomponio Leto (morto nel 1497). Questo giardino era situato tra il Quirinale e il Pincio, nella parte meridionale degli antichi Giardini di Sallustio,[8] un terreno ricco di sculture sepolte, che egli esponeva nella sua villa. Qui si trovava una grotta naturale in cui egli mise una naiade dormiente, con un'iscrizione umanista — Huius nympha loci... — così squisitamente ben fatta che per secoli passò come opera autenticamente romana.

Colocci era un poeta in lingua latina di una certa reputazione tra gli eruditi suoi contemporanei, un antiquario dalla notevole conoscenza dell'antica metrologia e degli "arnesi sacrificali", e un sapiente collezionista di sculture romane, inscrizioni, medaglie e gemme intagliate.[9] La sua collezione di sculture veniva menzionata da Andrea Fulvio in Antiquitates Urbis (1527), la sua guida topografica delle antiche rovine e reperti romani della città. In merito alla commissione di papa Leone X a Raffaello per disegnare il più accuratamente possibile la ricostruzione della Roma dei Cesari, Angelo Colocci e Baldassare Castiglione redassero la cortese lettera di accompagnamento, con correzioni di Raffaello, allegata al progetto finale.[10] Una parte considerevole della sua fortuna è stata spesa inoltre per ingrandire una delle biblioteche private più impressionanti del suo tempo,[11] trattata in modo brutale durante il saccheggio di Roma, nel 1527, quando Colocci venne costretto a pagare tangenti esorbitanti per poter preservare la sua stessa vita.[6] Ebbe, comunque, la lungimiranza di inviare alcuni dei suoi manoscritti in custodia a Firenze. I restanti manoscritti di Colocci nella Biblioteca Vaticana sono tuttora oltre duecento, anche dopo che le depredazioni napoleoniche ebbero spostate le liriche provenzali alla Bibliothèque National di Parigi. Colocci fu uno dei primi a scoprire e catalogare la poesia provenzale. La stampa greca di Roma venne affidata alle sue cure,[12] dato che egli era il mecenate dell'accademia greca fondata a Roma da Janus Lascaris, frequentatore della sua villa dal 1516 al 1521. Colocci ebbe parte nella traduzione in italiano del De architectura di Vitruvio su istanza di Raffaello, compiuta dal ravennate Marco Fabio Calvo e basata sull'edizione del 1511 di Fra Giocondo; la copia di Raffaello, a Monaco,[13] reca annotazioni di Colocci e correzioni, così come quella di Raffaello.

Dopo la morte di sua moglie Girolama Bufalini Colocci, in seguito a una lunga malattia, nel 1518, Colocci prese gli ordini minori e venne fatto vescovo di Nocera nel 1537.[14]

Nel settembre del 1969 ci fu una conferenza su Angelo Colocci al Palazzo della Signoria del suo luogo natale, Jesi[15].

Note

  1. ^ a b S. Lattes, «Recherches sur la bibliothèque d’Angelo Colocci», in Mélanges d’archéol. et d’histoire, XLVIII (1931), pp. 308-44
  2. ^ Date secondo M.J.C. Lowry, in Deutscher, Thomas Brian, e Peter G. Bietenholz, Contemporaries of Erasmus: A Biographical Register 2003, s.v. "Colocci, Angelo, di Iesi".
  3. ^ "Nel 1497 acquista il suo servizio papale" secondo Lowry 2003.
  4. ^ Taccuino per un trattato sui sistemi di pesi e misure romani, un'ossessione continua, senza venirne a conclusione: S. Lattès, "A proposito dell'opera incompiuta 'De ponderibus et mensuris' di Angelo Colocci" Atti 97-108.
  5. ^ Questo mondo letterario viene discusso dalla biografica e aneddotica The Culture of the High Renaissance: Ancients and Moderns in Sixteenth-Century Rome di Ingrid D. Rowland (Cambridge University Press) 1998; spesso appare Colocci.
  6. ^ a b Lowry 2003.
  7. ^ (EN) È stata soppressa da papa Paolo II: A.J. Dunston, "Pope Paul II and the humanists" Journal of Religious History 7 1972-73:287-306.
  8. ^ (EN) Phyllis Pray Bober, "The Coryciana and the Nymph Corycia" Journal of the Warburg and Courtauld Institutes 40 (1977:223-39) p. 224 nota 12, e passim.
  9. ^ Boder 1977:226.
  10. ^ La più lunga copia della lettera di presentazione si trova nella Bayerisches Staatsbibliothek, Munich: Ingrid D. Rowland, "Raphael, Angelo Colocci, and the Genesis of the Architectural Orders" The Art Bulletin 76.1 (marzo 1994:81-104).
  11. ^ (FR) S. Lattès: Recherches sur la bibliothèque d'Angelo Colocci, MAH 48 (1931).
  12. ^ V. Fanelli, "Il ginnasio greco di Leone X a Roma" Studi Romani 9 (1961:395.)
  13. ^ Bayerische Staatsbibliothek, Cod, it, 37.
  14. ^ Il suo primo biografo, Federico Ubaldini, Vita Angeli Colotii episcopi Nucerini, Roma 1673, e chiosato da Bober 1977:225, nota 13; Ubaldini's Vita di mons. Angelo Colocci, a cura di V. Fanelli, (Città del Vaticano) 1969, con annotazioni copiose e una bibliografia. Il Dizionario biografico degli Italiani rileva che nel 1521 gli era stata riservata una diocesi. Nel 1526, tuttavia, legittimò il suo figlio di due anni, Marcantonio, la cui madre era sposata a qualcun altro.
  15. ^ Come risulta negli Atti del convegno di studi su Angelo Colocci (Jesi, 13-14 settembre 1969) a cura di V. Fanelli, (Città di Castello), 1972, e successivamente in Ricerche su Angelo Colocci e sulla Roma cinquecentesca sempre di Fanelli (Città del Vaticano) 1979

Bibliografia

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