Battaglia delle piramidi: differenze tra le versioni

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Versione delle 16:34, 5 ago 2020

Battaglia delle piramidi
parte della campagna d'Egitto e di Siria
Battaglia delle Piramidi, Francois-Louis-Joseph Watteau, 1798-1799
Data21 luglio 1798
LuogoEmbabeh, vicino al Cairo, Egitto
EsitoVittoria francese
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
20.000 uomini[1][2]21.000 uomini
Perdite
Da 850 a 1500 tra morti e feritidai 4.000 ai 6.000 tra morti e feriti
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La battaglia delle piramidi è stata una battaglia combattuta il 21 luglio 1798 tra l'esercito francese in Egitto sotto la guida di Napoleone Bonaparte e le forze dei neo-Mamelucchi condotte da Murād Bey e Ibrāhīm Bey, in cui Bonaparte utilizzò una delle sue tecniche militari più significative: il grande quadrato divisionale.

Storia

La Battaglia delle Piramidi, Louis-François Lejeune, 1808.

Nel luglio del 1798 Napoleone, dopo aver invaso e conquistato Alessandria d'Egitto, stava marciando verso il Cairo. Quando ormai era arrivato a soli 15 chilometri dalle Piramidi, si scontrò con l'esercito dei Mamelucchi. Le forze mamelucche erano comandate da Murad Bey e Ibrahim Bey e avevano una cavalleria potente e sviluppata. L'esercito mamelucco, sebbene numeroso, era equipaggiato in maniera "antiquata" con sciabole, archi, cotte di maglia e vecchi moschetti, armi quindi, molto più primitive e inefficienti di quelle in dotazione all'esercito francese. In più l'esercito era diviso in due, una parte (la cavalleria) al di qua del Nilo e l'altra (una milizia, prevalentemente di fanteria, che praticamente non partecipò allo scontro) al di là.

Incisione antinapoleonica dell'epoca della Campagna d'Egitto

Napoleone capì che la cavalleria era, tra le forze egiziane, la sola in grado di essere pericolosa sul campo di battaglia. Egli, al contrario, aveva una cavalleria molto meno numerosa e il suo esercito era numericamente inferiore di due o tre volte: 25.000 Francesi contro 50.000-75.000 Egiziani. Fu dunque costretto alla difensiva e organizzò il suo esercito in modo da formare "quadrati" con al centro l'artiglieria e la cavalleria, riuscendo in questo modo a disperdere le cariche della cavalleria mamelucca. Attaccò poi di sorpresa il campo nel villaggio di Embebeh (ʿAyn Bābā),[3] e l'esercito egiziano, incapace di organizzarsi, fu facilmente disperso.

La battaglia fece guadagnare alla Francia Il Cairo e il Basso Egitto. Essa segnò anche la fine, dopo 700 anni, del dominio mamelucco in Egitto, anche se dai primi del XVI secolo esso guidava l'Egitto in veste di feudatario degli Ottomani. I neo-Mamelucchi erano, assieme all'ordine di Malta, distrutti da Napoleone poco prima, le ultime vestigia dell'organizzazione politica e militare rimasta dalle crociate.

A dispetto di questo promettente inizio, le speranze di Bonaparte di una gloriosa conquista del Vicino Oriente vennero quasi completamente vanificate dalla vittoria dell'ammiraglio Orazio Nelson nella battaglia del Nilo appena 10 giorni dopo.

Note

  1. ^ Digby Smith, The Greenhill Napoleonic Wars Data Book, Greenhill Books, 1998, p. 140, ISBN 978-1-85367-276-7.
  2. ^ Owen Connelly, Blundering to Glory: Napoleon's Military Campaigns, 3ª ed., Rowman & Littlefield, 2006, p. 50, ISBN 978-0-7425-5318-7.
  3. ^ Oggi parte della città del Cairo.

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