Orcagna: differenze tra le versioni

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Apprese il mestiere da [[Andrea Pisano]] e [[Giotto di Bondone]], con i suoi fratelli [[Jacopo di Cione|Jacopo]] e [[Nardo di Cione]], a loro volta artisti. Anche [[Matteo di Cione]] fu artista e precisamente scultore, ma di secondo piano. Nel [[1357]] firmò e datò una delle sue opere più importanti, il polittico con ''Cristo in trono e santi'' per la Cappella Strozzi di Mantova in Santa Maria Novella a Firenze, commissionato nel 1354 da Tommaso di Rossello Strozzi. Dal [[1352]] al [[1357|1359]] fu capomastro di [[Orsanmichele]], al cui interno è ancora presente il tabernacolo da lui realizzato nella navata destra, capolavoro scultoreo della seconda metà del Trecento fiorentino.
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Collaborò in veste di architetto e consulente alla fabbrica di [[Santa Maria del Fiore]] e fu dal 1358 al 1362 capomastro del [[Duomo di Orvieto]], ove realizza il celebre rosone della facciata<ref>"Umbria", Guida TCI, 2004, pag. 192</ref><ref>[http://www.inorvieto.it/facciata-duomo/ Sito Inorvieto.it]</ref>. Fra le altre opere attribuitegli, la [[cappella dell'Annunciazione]] e resti di affreschi nel [[cappella Tornabuoni|coro di Santa Maria Novella]], la grande ''[[Crocifissione e Ultima cena]]'' nel refettorio di [[chiesa di Santo Spirito (Firenze)|Santo Spirito]] e frammenti di un ''Trionfo della morte'' nel museo di [[Santa Croce (Firenze)|Santa Croce]]. Di datazione incerta è la ''[[Cacciata del Duca d'Atene]]'' in [[Palazzo Vecchio]].
Collaborò in veste di architetto e consulente alla fabbrica di [[Santa Maria del Fiore]] e fu dal 1358 al 1362 capomastro del [[Duomo di Orvieto]], ove realizza il celebre rosone della facciata<ref>"Umbria", Guida TCI, 2004, pag. 192</ref><ref>[http://www.inorvieto.it/facciata-duomo/ Sito Inorvieto.it]</ref>. Fra le altre opere attribuitegli, la [[cappella dell'Annunciazione]] e resti di affreschi nel [[cappella Tornabuoni|coro di Santa Maria Novella]], la grande ''[[Crocifissione e Ultima cena]]'' nel refettorio di [[chiesa di Santo Spirito (Firenze)|Santo Spirito]] e frammenti di un ''Trionfo della morte'' nel museo di [[Santa Croce (Firenze)|Santa Croce]]. Di datazione incerta è la ''[[Cacciata del Duca d'Atene]]'' in [[Palazzo Vecchio]].

Versione delle 07:53, 18 lug 2020

Statua, Galleria degli Uffizi a Firenze
Il rosone del Duomo di Orvieto.

Andrea di Cione di Arcangelo, soprannominato l'Orcagna, (1310 circa – 1368) è stato un pittore, scultore e architetto italiano, attivo a Firenze dal 1343.

Biografia

Apprese il mestiere da Andrea Pisano e Giotto di Bondone, con i suoi fratelli Jacopo e Nardo di Cione, a loro volta artisti. Anche Matteo di Cione fu artista e precisamente scultore, ma di secondo piano. Nel 1357 firmò e datò una delle sue opere più importanti, il polittico con Cristo in trono e santi per la Cappella Strozzi di Mantova in Santa Maria Novella a Firenze, commissionato nel 1354 da Tommaso di Rossello Strozzi. Dal 1352 al 1359 fu capomastro di Orsanmichele, al cui interno è ancora presente il tabernacolo da lui realizzato nella navata destra, capolavoro scultoreo della seconda metà del Trecento fiorentino.

Collaborò in veste di architetto e consulente alla fabbrica di Santa Maria del Fiore e fu dal 1358 al 1362 capomastro del Duomo di Orvieto, ove realizza il celebre rosone della facciata[1][2]. Fra le altre opere attribuitegli, la cappella dell'Annunciazione e resti di affreschi nel coro di Santa Maria Novella, la grande Crocifissione e Ultima cena nel refettorio di Santo Spirito e frammenti di un Trionfo della morte nel museo di Santa Croce. Di datazione incerta è la Cacciata del Duca d'Atene in Palazzo Vecchio.

Tra le sue ultime opere, in cui è percepibile il progressivo contributo del fratello Jacopo, spiccano la Pentecoste alla Galleria dell'Accademia e il Trittico di san Matteo agli Uffizi, commissionato nel 1367 e per la morte del maestro l'anno seguente terminato dal fratello.

Curiosità

Insieme a Franco Sacchetti, l'Orcagna è l'anticipatore di quel genere comico definibile con il nome "Alla Burchia", un genere basato sui sonetti all'apparenza non sense e anti-senesi, ma con un significato sottile e molto spesso osceno.

La Loggia della Signoria viene anche impropriamente chiamata Loggia dell'Orcagna, per la confusione relativa alla progettazione, che studi recenti hanno identificato come opera di Benci di Cione Dami, che non è parente di Andrea di Cione.

Note

  1. ^ "Umbria", Guida TCI, 2004, pag. 192
  2. ^ Sito Inorvieto.it

Bibliografia

  • Hans Dietrich Gronau, Andrea Orcagna und Nardo di Cione. Eine stilgeschichtliche Untersuchung, Berlin, Deutscher Kunstverlag, 1937.
  • Richard Offner, A critical and historical corpus of Florentine painting. IV: Tendencies of Gothic in Florence, 1: Andrea di Cione, [New York], [New York University], 1962.
  • Gert Kreytenberg, Orcagna, Andrea di Cione. Ein universeller Künstler der Gotik in Florenz, Mainz, von Zabern, 2000.
  • L'eredità di Giotto. L'arte a Firenze 1340-1375, catalogo della mostra (Firenze, 2008) a cura di A. Tartuferi, Firenze, Giunti, 2008.
  • Luisa Marcucci, ANDREA di Cione Arcagnuolo, detto l'Orcagna, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 3, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1961. URL consultato il 30 agosto 2017. Modifica su Wikidata

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