Museo nazionale di Castello Pandone: differenze tra le versioni

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A Venafro, '''“porta del Molise”''', nel punto di incontro con Lazio, Campania e Abruzzo, si presenta al pubblico il '''Museo Nazionale di Castello Pandone''', frutto del lavoro delle strutture territoriali del Ministero per i beni e le attività culturali.
Il '''Museo nazionale di Castello Pandone''', noto anche come '''Museo nazionale del Molise''', è un [[Musei nazionali italiani|museo nazionale]] che ha sede nel [[Castello Pandone]] di [[Venafro]], cittadina del [[Molise]] in [[provincia di Isernia]].


L’obiettivo del museo è quello di mettere in risalto le qualità delle testimonianze artistiche molisane muovendo dalla generale riconsiderazione del rapporto centro-periferia in una prospettiva storica di complementarietà.
== Storia ==


Il percorso è diviso in due sezioni: il castello, “museo di se stesso”, con le sue valenze urbanistiche, architettoniche e decorative, e l’esposizione al secondo piano di affreschi, sculture, tele, disegni e stampe, in un itinerario che documenta la cronologia – dal Medioevo al Barocco – e i diversi orientamenti culturali di committenti e artisti in Molise.
La collezione del museo <ref>{{cita web|url=https://www.musei.molise.beniculturali.it/musei?mid=214&nome=museo-nazionale-di-castello-pandone|titolo=Museo nazionale di Castello Pandone|accesso=29 febbraio 2020}}</ref>, istituito dal [[Ministero per i beni e le attività culturali]], è costituta da opere provenienti dai musei [[Museo di Capodimonte|Capodimonte]] e [[Museo di San Martino|San Martino]] di [[Napoli]], della [[Galleria Nazionale d'Arte Antica]] di [[Roma]] e del [[Palazzo Reale di Caserta]]. Il percorso è diviso in due sezioni: una storica, riguardo il castello, ed una artistica con una [[pinacoteca]] di opere per un periodo che va dall'[[Arte medievale]] a [[arte barocca|quella barocca]] sviluppata nel [[Arte in Abruzzo|territorio dell'attuale Molise]].

== Storia ==
Il nucleo più antico del castello è una struttura megalitica, i cui resti sono visibili alla base del [[Maschio (architettura)|mastio]] longobardo. Lo sviluppo del complesso fortificato si ebbe nella seconda metà del X secolo. Con l'avvento dei Normanni, il castello e il borgo subirono ingenti danni per opera delle truppe di [[Ruggero II di Sicilia|Ruggero II d'Altavilla]]. Nel periodo angioino furono realizzati il fossato e le tre grandi torri circolari a base troncoconica. Nel 1443, con gli [[Aragonesi]], il castello passò alla famiglia Pandone. Enrico Pandone convertì l'edificio in una residenza di rappresentanza di altissimo livello, modificandone anche l'assetto economico produttivo. Nel XVII secolo il castello, dopo esser stato proprietà della famiglia vicereale dei Lannoy, passò ai Peretti Savelli, familiari di [[Papa Sisto V|Sisto V]] e, nel secolo successivo, alla potente famiglia dei [[di Capua]].

== I cavalli di Enrico Pandone ==
Enrico trasformò il castello in una dimora signorile e fece affrescare ogni ambiente del piano nobile con la raffigurazione dei suoi cavalli, gli stalloni delle scuderie reali che egli stesso allevava. La decorazione con il ciclo dei cavalli di Enrico Pandone, visitabile nel piano nobile del castello, per la sua unicità, offre al visitatore un percorso interessante sotto diversi punti di vista: per la tecnica esecutiva, ossia intonaco a rilievo affrescato e per la probabile provenienza napoletana della bottega incaricata dell'impresa. Ogni esemplare presenta: il monogramma del conte Enrico, una H circoscritta, il morso illusionistico del cavallo, appeso ad un chiodo, e una didascalia che indica il nome del cavallo, la razza, l'età e i destinatari, per lo più nobili italiani. Le iscrizioni permettono di capire la fitta rete di relazioni sociali del conte Enrico. Di particolare rilievo è il cavallo regalato all'imperatore [[Carlo V d'Asburgo|Carlo V]]. Successivamente la famiglia Lannoy ridecorò il castello, cancellando la memoria della decaduta famiglia Pandone. Nel salone di rappresentanza, la sala più ampia del piano, si legge bene la successione spazio-temporale degli affreschi delle varie epoche. Molti sono gli schizzi, i disegni, le caricature e le iscrizioni come quelle del salone o anche la conta delle giornate lavorative che si leggono sugli strati preparatori della decorazione pittorica in parte rimossa a ''damnatio memoriae'' del conte Enrico.


== Opere==
== Opere==
[[File:Bottega_inglese_probabilm._di_nottingham,_polittico_con_storie_della_passione_di_cristo,_in_alabastro,_1450-1500_ca._(venafro,_museo_n._di_castello_pandone)_01.jpg|thumb|Polittico in alabrasto del XV secolo, bottega inglese di Nottingham]]
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Il Museo nazionale di Castello Pandone espone opere d'arte provenienti da chiese e collezioni molisane, Accanto a queste sono inserite nel percorso museale opere provenienti dai depositi del [[Museo nazionale di Capodimonte|Museo di Capodimonte]] e [[Museo nazionale di San Martino|Museo di San Martino]] a Napoli, della [[Gallerie nazionali d'arte antica|Galleria Nazionale d'Arte Antica]] di Roma e del [[Reggia di Caserta|Palazzo Reale di Caserta]]. Il percorso è concepito come una linea del tempo che, partendo dalle testimonianze pittoriche provenienti da Santa Maria delle Monache di Isernia, risalenti al VII secolo, giunge all'inizio del XX secolo con le xilografie, le fotografie e gli acquerelli raffiguranti il territorio molisano della ''Collezione Musa'', donata dagli eredi.

Si possono ammirare esemplari eccezionali di scultura, statuaria e oreficeria dei secoli XIV e XV provenienti da diverse chiese molisane, quali il ''Polittico della Passione'' in alabastro della Chiesa dell'Annunziata di Venafro, il Cristo ligneo della Chiesa di San Giorgio di Campobasso e la ''Madonna con Bambino'' della Chiesa di Santa Maria della Strada di Matrice (CB). Seguono opere provenienti dalle chiese di Venafro quali l'''Assunzione della Vergine'' della scuola di [[Teodoro d'Errico]], le opere pittoriche del XVI e XVII secolo e la statua processionale della ''Madonna del Rosario'' con abito in broccato d'oro di finissima sartoria napoletana. Di particolare importanza è la ''Collezione Giuliani'', acquistata dallo Stato nel 1990 e oggi esposta a rotazione nelle sale del museo e costituita da opere grafiche tra cui disegni, stampe e bozzetti.



Tra le opere di maggior rilievo si segnalano
Tra le opere di maggior rilievo si segnalano

* frammenti dell'affresco del VII secolo dell'ex [[monastero di Santa Maria delle Monache]] di [[Isernia]]
* frammenti dell'affresco del VII secolo dell'ex [[monastero di Santa Maria delle Monache]] di [[Isernia]]
* ''affresco dei santi Bartolomeo e Michele'' della [[chiesa di Sant'Angelo]] a [[Roccaravindola]], frazione di [[Montaquila]]
* affresco dei ''SS.'' ''Bartolomeo e Michele'' della [[chiesa di Sant'Angelo]] a [[Roccaravindola]], frazione di [[Montaquila]]
* [[Scultura gotica|scultura trecentesca]] della Madonna col Bambino della [[Chiesa di Santa Maria della Strada (Matrice)|chiesa di Santa Maria della Strada]] a [[Matrice (Italia)|Matrice]],
*[[Scultura gotica|scultura trecentesca]] della Madonna col Bambino della [[Chiesa di Santa Maria della Strada (Matrice)|chiesa di Santa Maria della Strada]] a [[Matrice (Italia)|Matrice]],
* Il [[polittico]] con scene della ''Passione'', della [[Chiesa dell'Annunziata (Venafro)|chiesa dell'Annunziata]] di Venafro, realizzato in [[alabastro]] nel XV secolo da una bottega inglese, presubilmente di [[Nottingham]]
* Il ''[[polittico]] della'' ''Passione'', della [[Chiesa dell'Annunziata (Venafro)|chiesa dell'Annunziata]] di Venafro, realizzato in [[alabastro]] nel XV secolo da una bottega inglese, presumibilmente di [[Nottingham]]
* opere varie di [[Luca Giordano]], allievo di [[Jusepe de Ribera]], [[Pietro da Cortona]], [[Tiziano Vecellio|Tiziano]], [[Paolo Veronese]], di [[Francesco Solimena]], di [[Giovanni di Lanfranco]] ed un disegno della Madonna col Bambino di [[Mattia Preti]]
*''Pan e Siringa'', opera attribuita a [[Luca Giordano]], allievo di [[Jusepe de Ribera]], [[Pietro da Cortona]], [[Tiziano Vecellio|Tiziano]], [[Paolo Veronese]], di [[Francesco Solimena]], di [[Giovanni di Lanfranco]] ed un disegno della Madonna col Bambino di [[Mattia Preti]]
* ''Madonna col Bambino e san Nicola da Tolentino'' della [[chiesa di Sant'Agostino (Venafro)|chiesa di Sant'Agostino]] di Venafro, di [[Nicola Maria Rossi]]
*''Madonna col Bambino e san Nicola da Tolentino'' della [[chiesa di Sant'Agostino (Venafro)|chiesa di Sant'Agostino]] di Venafro, di [[Nicola Maria Rossi]]
* ''Miseri del Rosario'' della [[chiesa di Sant'Agostino (Venafro)|chiesa di Sant'Agostino]] di Venafro di un anonimo seguace di [[Francesco De Mura]]
*''Miseri del Rosario'' della [[chiesa di Sant'Agostino (Venafro)|chiesa di Sant'Agostino]] di Venafro di un anonimo seguace di [[Francesco De Mura]]
* il dipinto ''sacra Famiglia al lavoro'' di [[Francesco Cozza (pittore)|Francesco Cozza]]
* il dipinto ''sacra Famiglia al lavoro'' di [[Francesco Cozza (pittore)|Francesco Cozza]]



Versione delle 14:39, 19 mag 2020

Museo nazionale di Castello Pandone
Francesco Cozza, sacra Famiglia al lavoro
Ubicazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàVenafro
IndirizzoVia Colle snc.
Coordinate41°29′15.74″N 14°02′41.37″E / 41.487705°N 14.044826°E41.487705; 14.044826
Caratteristiche
Tipostorico , pinacoteca
ProprietàStatale
GestioneDirezione regionale Musei Molise
Visitatori7 147 (2022)
Sito web

A Venafro, “porta del Molise”, nel punto di incontro con Lazio, Campania e Abruzzo, si presenta al pubblico il Museo Nazionale di Castello Pandone, frutto del lavoro delle strutture territoriali del Ministero per i beni e le attività culturali.

L’obiettivo del museo è quello di mettere in risalto le qualità delle testimonianze artistiche molisane muovendo dalla generale riconsiderazione del rapporto centro-periferia in una prospettiva storica di complementarietà.

Il percorso è diviso in due sezioni: il castello, “museo di se stesso”, con le sue valenze urbanistiche, architettoniche e decorative, e l’esposizione al secondo piano di affreschi, sculture, tele, disegni e stampe, in un itinerario che documenta la cronologia – dal Medioevo al Barocco – e i diversi orientamenti culturali di committenti e artisti in Molise.

Storia

Il nucleo più antico del castello è una struttura megalitica, i cui resti sono visibili alla base del mastio longobardo. Lo sviluppo del complesso fortificato si ebbe nella seconda metà del X secolo. Con l'avvento dei Normanni, il castello e il borgo subirono ingenti danni per opera delle truppe di Ruggero II d'Altavilla. Nel periodo angioino furono realizzati il fossato e le tre grandi torri circolari a base troncoconica. Nel 1443, con gli Aragonesi, il castello passò alla famiglia Pandone. Enrico Pandone convertì l'edificio in una residenza di rappresentanza di altissimo livello, modificandone anche l'assetto economico produttivo. Nel XVII secolo il castello, dopo esser stato proprietà della famiglia vicereale dei Lannoy, passò ai Peretti Savelli, familiari di Sisto V e, nel secolo successivo, alla potente famiglia dei di Capua.

I cavalli di Enrico Pandone

Enrico trasformò il castello in una dimora signorile e fece affrescare ogni ambiente del piano nobile con la raffigurazione dei suoi cavalli, gli stalloni delle scuderie reali che egli stesso allevava. La decorazione con il ciclo dei cavalli di Enrico Pandone, visitabile nel piano nobile del castello, per la sua unicità, offre al visitatore un percorso interessante sotto diversi punti di vista: per la tecnica esecutiva, ossia intonaco a rilievo affrescato e per la probabile provenienza napoletana della bottega incaricata dell'impresa. Ogni esemplare presenta: il monogramma del conte Enrico, una H circoscritta, il morso illusionistico del cavallo, appeso ad un chiodo, e una didascalia che indica il nome del cavallo, la razza, l'età e i destinatari, per lo più nobili italiani. Le iscrizioni permettono di capire la fitta rete di relazioni sociali del conte Enrico. Di particolare rilievo è il cavallo regalato all'imperatore Carlo V. Successivamente la famiglia Lannoy ridecorò il castello, cancellando la memoria della decaduta famiglia Pandone. Nel salone di rappresentanza, la sala più ampia del piano, si legge bene la successione spazio-temporale degli affreschi delle varie epoche. Molti sono gli schizzi, i disegni, le caricature e le iscrizioni come quelle del salone o anche la conta delle giornate lavorative che si leggono sugli strati preparatori della decorazione pittorica in parte rimossa a damnatio memoriae del conte Enrico.

Opere

Polittico in alabrasto del XV secolo, bottega inglese di Nottingham

Il Museo nazionale di Castello Pandone espone opere d'arte provenienti da chiese e collezioni molisane, Accanto a queste sono inserite nel percorso museale opere provenienti dai depositi del Museo di Capodimonte e Museo di San Martino a Napoli, della Galleria Nazionale d'Arte Antica di Roma e del Palazzo Reale di Caserta. Il percorso è concepito come una linea del tempo che, partendo dalle testimonianze pittoriche provenienti da Santa Maria delle Monache di Isernia, risalenti al VII secolo, giunge all'inizio del XX secolo con le xilografie, le fotografie e gli acquerelli raffiguranti il territorio molisano della Collezione Musa, donata dagli eredi.

Si possono ammirare esemplari eccezionali di scultura, statuaria e oreficeria dei secoli XIV e XV provenienti da diverse chiese molisane, quali il Polittico della Passione in alabastro della Chiesa dell'Annunziata di Venafro, il Cristo ligneo della Chiesa di San Giorgio di Campobasso e la Madonna con Bambino della Chiesa di Santa Maria della Strada di Matrice (CB). Seguono opere provenienti dalle chiese di Venafro quali l'Assunzione della Vergine della scuola di Teodoro d'Errico, le opere pittoriche del XVI e XVII secolo e la statua processionale della Madonna del Rosario con abito in broccato d'oro di finissima sartoria napoletana. Di particolare importanza è la Collezione Giuliani, acquistata dallo Stato nel 1990 e oggi esposta a rotazione nelle sale del museo e costituita da opere grafiche tra cui disegni, stampe e bozzetti.


Tra le opere di maggior rilievo si segnalano

Note


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