Dinastia achemenide: differenze tra le versioni

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== Etimologia ==
== Etimologia ==
La forma latinizzata "''Achaemenidae''" deriva dalla versione greca del termine, ovvero "''Achaimenidai''", patronimico del nome proprio ''Achaiménēs'' ([[Lingua latina|Lat.]] ''Achaemenes''<ref>Per questa interpretazione, v. R. Schmitt, ''ZDMG'' 117, 1967, p. 120, nota 8; 143.</ref>. La forma originale in antico persiano è invece "''Haxāmanišiya''", attestata anche nella lingua elamita come Ha-(ak-)ka-man-nu-(iš-)ši-ya, Ha-ak-ka-man-nu-u-šiya, Ha-ka-man-na-ša; in accadico A-ḫa-ma-ni(š)-ši-ʾ, A-ḫa-ma-ni-iš-ši-ʾ, A-ḫa-ma-an-ni-iš(niš)-ši-ʾ, A-ḫa-man-niš-ši-ʾ, A-ḫa-ma-man-ni-iš-ši-ʾ, A-ḫa-ma-nu-uš. Il nome proprio in antico persiano è ''Haxāmaniš'', presente anche nelle lingua elamita come Ha-ak-ka-man-nu-iš, accadica A-ḫa-ma-ni-iš-ʾ, aramaica ''ʾḥmnš''. Esso designava il fondatore dell'eponima dinastia. Haxāmaniš significa più probabilmente "caratterizzato dallo spirito di un credente"<ref>Proposto da B. Schlerath, ''Die Indogermanen'', Innsbruck, 1973, p. 36, nota 9.</ref> piuttosto che "colui che ha uno spirito amichevole", la tradizionale traduzione.<br/>
La forma [[latinizzata]] "''Achaemenidae''" deriva dalla versione greca del termine, ovvero "''Achaimenidai''", patronimico del nome proprio ''Achaiménēs'' ([[Lingua latina|Lat.]] ''Achaemenes''<ref>Per questa interpretazione, v. R. Schmitt, ''ZDMG'' 117, 1967, p. 120, nota 8; 143.</ref>. La forma originale in antico persiano è invece "''Haxāmanišiya''", attestata anche nella lingua elamita come Ha-(ak-)ka-man-nu-(iš-)ši-ya, Ha-ak-ka-man-nu-u-šiya, Ha-ka-man-na-ša; in accadico A-ḫa-ma-ni(š)-ši-ʾ, A-ḫa-ma-ni-iš-ši-ʾ, A-ḫa-ma-an-ni-iš(niš)-ši-ʾ, A-ḫa-man-niš-ši-ʾ, A-ḫa-ma-man-ni-iš-ši-ʾ, A-ḫa-ma-nu-uš. Il nome proprio in antico persiano è ''Haxāmaniš'', presente anche nelle lingua elamita come Ha-ak-ka-man-nu-iš, accadica A-ḫa-ma-ni-iš-ʾ, aramaica ''ʾḥmnš''. Esso designava il fondatore dell'eponima dinastia. Haxāmaniš significa più probabilmente "caratterizzato dallo spirito di un credente"<ref>Proposto da B. Schlerath, ''Die Indogermanen'', Innsbruck, 1973, p. 36, nota 9.</ref> piuttosto che "colui che ha uno spirito amichevole", la tradizionale traduzione.<br/>
Gli Achemenidi ("discendenti di Achaemenes") sono così chiamati da questo personaggio, Haxāmaniš/Achaemenes, del quale non si conosce nulla. Sembra esserci una concordanza tra la tradizione iranica<ref>Si vedano le [[iscrizioni di Bisotun]], I.6, dove Dario delinea la sua genealogia fino ad Achaemenes.</ref> e quella greca di Erodoto;<ref>Herodotus 3.75.1, 7.11.2</ref> quest'ultimo descrive il fondatore leggendario della dinastia come figlio di [[Perseo]].<ref>Ps.-Plato, ''Alcibiades'' 120e.</ref> cresciuto da un'aquila.<ref>Aelianus, ''Nat. anim.'' 12.21.</ref> Sempre secondo Erodoto<ref>1.125.3.</ref>
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Versione delle 19:51, 12 mag 2020

La dinastia achemenide è stata una casa reale di origine persiana, dominante nell'area iranica e in seguito creatrice di un vasto impero multietnico estendentesi su territori di Asia, Europa e Africa, dalla metà del VI secolo a.C. all'invasione macedone di Alessandro Magno nel 331 a.C., con l'assassinio di Dario III nel 330 a.C.

Etimologia

La forma latinizzata "Achaemenidae" deriva dalla versione greca del termine, ovvero "Achaimenidai", patronimico del nome proprio Achaiménēs (Lat. Achaemenes[1]. La forma originale in antico persiano è invece "Haxāmanišiya", attestata anche nella lingua elamita come Ha-(ak-)ka-man-nu-(iš-)ši-ya, Ha-ak-ka-man-nu-u-šiya, Ha-ka-man-na-ša; in accadico A-ḫa-ma-ni(š)-ši-ʾ, A-ḫa-ma-ni-iš-ši-ʾ, A-ḫa-ma-an-ni-iš(niš)-ši-ʾ, A-ḫa-man-niš-ši-ʾ, A-ḫa-ma-man-ni-iš-ši-ʾ, A-ḫa-ma-nu-uš. Il nome proprio in antico persiano è Haxāmaniš, presente anche nelle lingua elamita come Ha-ak-ka-man-nu-iš, accadica A-ḫa-ma-ni-iš-ʾ, aramaica ʾḥmnš. Esso designava il fondatore dell'eponima dinastia. Haxāmaniš significa più probabilmente "caratterizzato dallo spirito di un credente"[2] piuttosto che "colui che ha uno spirito amichevole", la tradizionale traduzione.
Gli Achemenidi ("discendenti di Achaemenes") sono così chiamati da questo personaggio, Haxāmaniš/Achaemenes, del quale non si conosce nulla. Sembra esserci una concordanza tra la tradizione iranica[3] e quella greca di Erodoto;[4] quest'ultimo descrive il fondatore leggendario della dinastia come figlio di Perseo.[5] cresciuto da un'aquila.[6] Sempre secondo Erodoto[7]

Gli Achemenidi erano un clan appartenente alla tribù dei Pasargadae, la più audace delle dieci tribù persiane. Parte di quella famiglia si era probabilmente stabilita presso l'area circostante il sito della città di Pasargadae, Persepoli (Takht-e Jamshīd), e Naqsh-e Rostam[8]. L'impero fondato da Ciro II incorporava l'Iran attuale, la Mesopotamia, il Vicino Oriente, l'Egitto, l'India nord-occidentale e parti dell'Asia centrale. Esso perdurò fino alla sua conquista da parte di Alessandro Magno.
La storia della dinastia achemenide (che da Ciro in poi diviene anche la storia dell'Impero persiano), è particolarmente conosciuta - ma, inevitabilmente, alquanto distorta - attraverso i resoconti degli autori greci, in particolare Erodoto, Ctesia e Senofonte (autore dell'Anabasi e della Ciropedia); i disordinati accenni contenuti nell'Antico Testamento e le fonti iraniche, prevalentemente iscrizioni reali trilingui (Iscrizioni di Bisotun).[9]

Genealogia

La genealogia degli Achemenidi fino a Dario I e Serse è descritta da Dario stesso (DB I.4-6: Darius-Hystaspes-Arsames-Ariaramnes-Teispes-Achaemenes); da Erodoto,[10] (Xerxes-Darius-Hystaspes-Arsames-Ariaramnes-Teispes-Cyrus-Cambyses-Teispes-Achaemenes) e parzialmente da due importanti iscrizioni accadiche: il noto Cilindro di Ciro proveniente da Babilonia (539 a.C.: Cyrus-Cambyses-Cyrus-Teispes)[11] e un frammento in forma di prisma del re assiro Assurbanipal (del 639 a.C.) che menziona Ciro I e consente di "sincronizzare" la storia persiana con quella assira[12]. Da queste basi documentali è stato desunto l'albero genealogico della dinastia.

Notevoli informazioni sulla storia della famiglia sono rintracciabili in DB I.10f., laddove Dario afferma di essere il nono re (Hystaspes, padre di Dario, non viene mai menzionato con tale titolo) della dinastia. I vari resoconti si basano sull'assunto che Teispes, padre di Ciro I e l'omonimo padre di Ariaramnes, fossero la stessa persona. La genealogia fornita da Erodoto (che peraltro non sembra essere a conoscenza dell'esistenza dei due rami della famiglia) non si accorda con le fonti iraniche: ciò detto, è indiscutibile che Dario in persona costituisce una fonte più attendibile in questo ambito. In precedenza erano stati sollevati dubbi sui legami di Ciro con gli Achemenidi, vista la loro incompatibilità con quanto affermato da Erodoto[13]. Tali questioni sono tuttavia state ampiamente chiarite da riscontri archeologici (v. ad es. le iscrizioni della tomba di Ciro a Pasargadae). Alberi genealogici ancora più dettagliati, relativi alla dinastia, sono stati tracciati da Cauer, 1893, col. 200; Justi, Namenbuch, pp. 398f.

Note

  1. ^ Per questa interpretazione, v. R. Schmitt, ZDMG 117, 1967, p. 120, nota 8; 143.
  2. ^ Proposto da B. Schlerath, Die Indogermanen, Innsbruck, 1973, p. 36, nota 9.
  3. ^ Si vedano le iscrizioni di Bisotun, I.6, dove Dario delinea la sua genealogia fino ad Achaemenes.
  4. ^ Herodotus 3.75.1, 7.11.2
  5. ^ Ps.-Plato, Alcibiades 120e.
  6. ^ Aelianus, Nat. anim. 12.21.
  7. ^ 1.125.3.
  8. ^ Cfr. Strabo 15.3.3: "Lì i Persiani avevano le loro tombe, o siti ancestrali".
  9. ^ Per un'edizione completa di queste opere, si vedano F. H. Weissbach, Die Keilinschrifien der Achämeniden, Leipzig, 1911 (rist. 1968, testi trilingui); Kent, Old Persian (testo integralmente in antico persiano; le abbreviazioni presenti nel suo libro verranno utilizzate anche nella seguente voce); M. Mayrhofer, Supplement zur Sammlung der altpersischen Inschriften, Vienna, 1978; cfr. W. Hinz, Die Quellen, in Walser 1972, pp. 5-14.
  10. ^ 7.11.2
  11. ^ Oggi conservato nel British Museum.
  12. ^ E. F. Weidner, "Die älteste Nachricht über das persische Königshaus", Archiv für Orientforschung 7, 1931-32, pp. 1-7
  13. ^ (3.75.1)

Bibliografia

  • P. Cauer, Achaimenidai, Pauly-Wissowa, I/1, 1893, col. 200-04 (studio generale sulla genealogia).
  • W. Hinz, Persis, Pauly-Wissowa, Supplement 12, 1971, col. 1022-38.
  • (EN) A. T. Olmstead, History of the Persian Empire, Chicago, 1948.
  • (EN) G. G. Cameron, Ancient Persia, in R. H. Bainton et al., The Idea of History in the Ancient Near East, New Haven and London, 1955, pp. 77–97.
  • (EN) C. Nylander, Ionians in Pasargadae. Studies in Old Persian Architecture, Uppsala, 1970.
  • (EN) M. C. Root, "The King and Kingship in Achaemenid Art2, Acta Iranica 19, Leiden, 1979.
  • (EN) Idem, "Achaemenid Throne-Names", Annali dell'Istituto Orientale di Napoli 42, 1982, pp. 83–95.
  • (FR) M. Ehtécham, L'Iran sous les Achéménides, Fribourg, 1946.
  • (FR) R. Ghirshman, L'Iran des origines à l'islam, Paris, 1951 (tr. inglese di Harmondsworth, 1954).
  • (FR) R. N. Frye, The Heritage of Persia, Cleveland e New York, 1963.
  • (FR) G. Gnoli, "Politique religieuse et conception de la royauté sous les Achéménides", Acta Iranica 2, 1974, pp. 117–90.
  • (FR) C. Herrenschmidt, "Désignation de l'empire et concepts politiques de Darius 1er d'après ses inscriptions en vieux perse", Studia Iranica 5, 1976, pp. 33–65.
  • (DE) F. Justi, Iranisches Namenbuch, Marburg, 1895
  • (DE) A. Christensen, Die Iranier, in A. Alt et al., Kulturgeschichte des Alten Orients, München, 1933.
  • (DE) G. Walser, ed., Beiträge zur Achämenidengeschichte, Wiesbaden, 1972.
  • (DE) M. A. Dandamaev, Persien unter den ersten Achämeniden (6. Jahrhundert v. Chr.), Wiesbaden, 1976 (tr. dall'edizione russa, Moscow, 1963).
  • (DE) W. Hinz, Darius und die Perser, Eine Kulturgeschichte der Achämeniden I-II, Baden-Baden, 1976-79.
  • (DE) R. Schmitt, "Königtum im Alten Iran", Saeculum 28, 1977, pp. 384–95.
(DE) Idem, "Thronnamen bei den Achaimeniden", Beiträge zur Namenforschung N.F. l2, 1977, pp. 422-25.

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