Nicolò Fieschi: differenze tra le versioni

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<br>Questa politica espansiva lo pose in contrasto con [[Guglielmo di Luni|Guglielmo]], [[Vescovo-Conte]] di [[Luni]], che rivendicava il possesso di alcune di queste stesse terre.
<br>Questa politica espansiva lo pose in contrasto con [[Guglielmo di Luni|Guglielmo]], [[Vescovo-Conte]] di [[Luni]], che rivendicava il possesso di alcune di queste stesse terre.


Ma soprattutto Nicolò, con la sua Signoria guelfa, contrastava l'espansione della [[Repubblica di Genova]] verso l'intero Levante ligure. Dopo la presa del potere della parte ghibellina nella Repubblica nel 1270, il nuovo governo genovese decise quindi d'inviargli contro una spedizione al comando di [[Oberto Doria]] che, conquistata La Spezia nel [[1273]], pose fine alla ventennale signoria del Fieschi e al suo sogno di disporre di un proprio regno.
Ma soprattutto Nicolò, con la sua Signoria guelfa, contrastava pericolosamente l'espansione della [[Repubblica di Genova]] verso l'intero Levante ligure. Dopo la presa del potere della parte ghibellina nella Repubblica nel 1270, il nuovo governo genovese decise quindi d'inviargli contro una spedizione al comando di [[Oberto Doria]] che, conquistata La Spezia nel [[1273]], pose fine alla ventennale signoria del Fieschi e al suo sogno di disporre di un proprio regno.


Qualche anno più tardi, nel [[1276]], Nicolò dovette vendere alla Repubblica genovese i suoi possedimenti. In particolare nello spezzino cedette i diritti che aveva a [[Porto Venere]] e [[Marola]] e in diverse altre località, tra cui i castelli di [[Carpena]] e [[Manarola]], i luoghi di [[Volastra]], Montenegro, Calcinagola, Casciano, Cerroco, [[Biassa]], [[Fabiano]], Poggio, Pegazzano, Montale, Debio.
Qualche anno più tardi, nel [[1276]], Nicolò dovette vendere alla Repubblica genovese i suoi possedimenti. In particolare nello spezzino cedette i diritti che aveva a [[Porto Venere]] e [[Marola]] e in diverse altre località, tra cui i castelli di [[Carpena]] e [[Manarola]], i luoghi di [[Volastra]], Montenegro, Calcinagola, Casciano, Cerroco, [[Biassa]], [[Fabiano]], Poggio, Pegazzano, Montale, Debio.

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Disambiguazione – Se stai cercando il cardinale, vedi Niccolò Fieschi.

Nicolò Fieschi (Genova, 1230 ? – 1309 ?) è stato un politico italiano della Repubblica di Genova del XIII secolo.

Biografia

Conte di Lavagna e di Torriglia, Nicolò apparteneva alla potente famiglia feudale guelfa genovese dei Fieschi.
Nacque probabilmente a Genova intorno al 1230, da Tedisio, noto anche come Teodoro III (fratello di Sinibaldo che diventerà poi papa Innocenzo IV) e da Simona Camilla.

Dalla moglie Leonora ebbe sei figli maschi e tre femmine: una di esse, Alagia, che andò sposa a Moroello Malaspina, è ricordata da Dante [1].

Nel 1251 fu chiamato a far parte della magistratura degli Otto nobili che affiancava nell'attività di governo il podestà forestiero; in questa occasione rappresentò il governo all'atto con cui nel settembre gli uomini del borgo di Carpena giurarono fedeltà a Genova.

Forte del prestigio raggiunto a Genova dai Fieschi, che erano stati l'anima della lotta contro Federico II, lo zio papa Innocenzo IV gli affidò l'ambizioso progetto di organizzare una vasta signoria familiare nella Lunigiana dove la casata dei Fieschi era da tempo inserita.

Con il favore del Vicario in Toscana di re Carlo I d'Angiò, intorno alla metà del XIII secolo, con varie acquisizioni arrivò a crearsi un vasto dominio personale nel Levante ligure con capitale alla Spezia. Qui, nel 1252, si fece costruire un palazzo sulla collina del Poggio e successivamente un castello.
Oltre alla Spezia e il suo approdo, il suo dominio comprendeva i borghi di Levanto, Varese, Brugnato e la Val di Vara, Sarzana, Pontremoli e la Lunigiana.
Questa politica espansiva lo pose in contrasto con Guglielmo, Vescovo-Conte di Luni, che rivendicava il possesso di alcune di queste stesse terre.

Ma soprattutto Nicolò, con la sua Signoria guelfa, contrastava pericolosamente l'espansione della Repubblica di Genova verso l'intero Levante ligure. Dopo la presa del potere della parte ghibellina nella Repubblica nel 1270, il nuovo governo genovese decise quindi d'inviargli contro una spedizione al comando di Oberto Doria che, conquistata La Spezia nel 1273, pose fine alla ventennale signoria del Fieschi e al suo sogno di disporre di un proprio regno.

Qualche anno più tardi, nel 1276, Nicolò dovette vendere alla Repubblica genovese i suoi possedimenti. In particolare nello spezzino cedette i diritti che aveva a Porto Venere e Marola e in diverse altre località, tra cui i castelli di Carpena e Manarola, i luoghi di Volastra, Montenegro, Calcinagola, Casciano, Cerroco, Biassa, Fabiano, Poggio, Pegazzano, Montale, Debio.

Nicolò morì poco prima del 1310, forse nel suo feudo di Torriglia. Fu sepolto in Genova, nella Chiesa di San Francesco di Castelletto accanto alle tombe della moglie Leonora e del fratello Federico.

Sua sorella Beatrice sposò Tommaso II, conte di Savoia nel 1251.

Note

  1. ^ Purgatorio XIX, v.142-145

Bibliografia

  • Teofilo Ossian De Negri, Storia di Genova, Ed. Giunti Martello, 1985

Voci correlate

Collegamenti esterni