Repubblica di Lucca: differenze tra le versioni

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== Storia ==
== Storia ==
=== Le origini ===
=== Le origini ===
Nata come insediamento ligure secondo alcuni storici, mentre altri ritengono che sia di origine etrusca con datazione attorno al 220 a.c., la città di Lucca ebbe un territorio da essa dipendente fin dalla fondazione del [[municipium]] romano (180 AC come colonia di [[diritto latino]]). Dopo il [[caduta dell'Impero Romano d'Occidente|collasso dell'impero]] Lucca divenne una delle città più importanti d'Italia e i [[Longobardi]], già nel VI secolo, la elessero a capitale di un importante [[Ducato di Lucca|Ducato]]. Con i [[Carolingi]] Lucca fu capitale della [[Marca di Tuscia]]. In seguito la città entrò in collisione con il potere marchionale iniziando ad autogovernarsi. La vera origine dello stato di Lucca fu sancita dal diploma di [[Enrico IV di Franconia|Enrico IV]] del 1084. Con questo documento si riconosceva alla città, ormai libera dalla Marca di Tuscia e sottoposta solo all'imperatore, il dominio de facto su una ristretta fascia di sei miglia attorno alle mura. Nel contado delle sei miglia era proibito il sorgere di qualsiasi castello feudale. Da questo primo nucleo si originò un [[Comune medievale|Libero comune]] la cui esistenza è attestata nel [[1119]], poi riconosciuta dall'autorità imperiale nel [[1161]]. Ed è proprio in questo secolo che il comune sostiene le sue lotte contro i feudatari vicini fino ad assicurarsi il dominio su vasti territori nel [[secolo XIII]] e a contendersi il primato militare in [[Toscana]] con il [[Repubblica_fiorentina#Firenze_comunale|comune di Firenze]]. Agli inizi del XIV secolo, dopo essere stata sconvolta dalle lotte tra guelfi bianchi e neri, la città fu conquistata da [[Uguccione della Faggiola]] coadiuvato dal [[Conte palatino|vicario imperiale]] [[Castruccio Castracani]], di origine lucchese.<ref>Manselli, pp. 25-32</ref>
Nata come insediamento ligure secondo alcuni storici, mentre altri ritengono che sia di origine etrusca con datazione attorno al 220 a.c., la città di Lucca ebbe un territorio da essa dipendente fin dalla fondazione del [[municipium]] romano (180 AC come colonia di [[diritto latino]]). Dopo il [[caduta dell'Impero Romano d'Occidente|collasso dell'impero]] Lucca divenne una delle città più importanti d'Italia e i [[Longobardi]], già nel VI secolo, la elessero a capitale dell'importante [[Ducato di Tuscia]]. Con i [[Carolingi]] il ducato fu convertito in contea e poi [[Marca di Tuscia]], di cui Lucca restò la capitale fino all'ascesa di [[Ugo di Toscana]]. In seguito la città entrò in collisione con il potere marchionale iniziando ad autogovernarsi. La vera origine dello stato di Lucca fu sancita dal diploma di [[Enrico IV di Franconia|Enrico IV]] del 1084. Con questo documento si riconosceva alla città, ormai libera dalla Marca di Tuscia e sottoposta solo all'imperatore, il dominio de facto su una ristretta fascia di sei miglia attorno alle mura. Nel contado delle sei miglia era proibito il sorgere di qualsiasi castello feudale. Da questo primo nucleo si originò un [[Comune medievale|Libero comune]] la cui esistenza è attestata nel [[1119]], poi riconosciuta dall'autorità imperiale nel [[1161]]. Ed è proprio in questo secolo che il comune sostiene le sue lotte contro i feudatari vicini fino ad assicurarsi il dominio su vasti territori nel [[secolo XIII]] e a contendersi il primato militare in [[Toscana]] con il [[Repubblica_fiorentina#Firenze_comunale|comune di Firenze]]. Agli inizi del XIV secolo, dopo essere stata sconvolta dalle lotte tra guelfi bianchi e neri, la città fu conquistata da [[Uguccione della Faggiola]] coadiuvato dal [[Conte palatino|vicario imperiale]] [[Castruccio Castracani]], di origine lucchese.<ref>Manselli, pp. 25-32</ref>
In seguito il popolo lucchese rovesciò il governo di Uguccione e acclamò Castruccio capitano del popolo. La signoria di Castruccio rappresenta il massimo apogeo della potenza lucchese, i cui territori comprendevano a Nord la Garfagnana, a Ovest il litorale dalla città di Carrara fino a Pisa, ad Est la città di Pistoia (sotto il codominio di Lucca e Firenze), a Sud la Val d'Arno costantemente contesa con la [[Repubblica di Firenze]]. Il massimo conflitto con Firenze si ebbe nella [[battaglia di Altopascio]], dove l'esercito fiorentino sconfitto fu rincorso fino alle mura di Firenze.
In seguito il popolo lucchese rovesciò il governo di Uguccione e acclamò Castruccio capitano del popolo. La signoria di Castruccio rappresenta il massimo apogeo della potenza lucchese, i cui territori comprendevano a Nord la Garfagnana, a Ovest il litorale dalla città di Carrara fino a Pisa, ad Est la città di Pistoia (sotto il codominio di Lucca e Firenze), a Sud la Val d'Arno costantemente contesa con la [[Repubblica di Firenze]]. Il massimo conflitto con Firenze si ebbe nella [[battaglia di Altopascio]], dove l'esercito fiorentino sconfitto fu rincorso fino alle mura di Firenze.



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Repubblica di Lucca
Repubblica di Lucca – Bandiera
Repubblica di Lucca - Stemma
Motto: Luca potens sternit sibi quae contraria cernit (XIII sec.)

Libertas (1369-1799)

Repubblica di Lucca - Localizzazione
Repubblica di Lucca - Localizzazione
Dati amministrativi
Nome completoSerenissima Repubblica Lucense (dal 1556 al 1799)
Nome ufficialeRes publica Lucensis
Lingue parlateLatino, italiano
CapitaleLucca
Politica
Forma di Statorepubblica
Forma di governorepubblica oligarchica
Capo di GovernoGonfaloniere[1]
Organi deliberativi
  • Maggior Consiglio (deliberativo)
  • Minor Consiglio (nomina cariche secondarie)
  • Collegio degli Anziani (esecutivo, 10 membri)
Nascita1160
Causaacquisto dei privilegi feudali dal marchese Guelfo VI di Toscana, nel 1162 fu riconosciuta da Federico Barbarossa; Carlo IV di Lussemburgo le concesse l'indipendenza nel 1369
Fine23 giugno 1805
Causaconversione in monarchia e annessione al Principato di Piombino per decisione di Napoleone Bonaparte
Territorio e popolazione
Massima estensioneErrore in {{M}}: parametro 2 non è un numero valido. circa nel secolo XVIII
Popolazione100.000 circa nel secolo XVIII
Economia
ValutaZecca autonoma
(ducato)
RisorseAgricoltura, allevamento
Commerci conStati vicini
Religione e società
Religione di StatoCattolicesimo
Religioni minoritarieEbraismo, Chiesa evangelica valdese, Calvinismo
Classi socialiPatrizi, aristocrazia, clero, cittadini, popolo
Evoluzione storica
Preceduto daMarca di Tuscia
Succeduto da Principato di Lucca e Piombino

La repubblica di Lucca fu un antico Stato dell'Italia centro-settentrionale, sorto all'inizio del XII secolo.

Si mantenne indipendente fino al 1799. In seguito lo Stato continuò ad esistere ma fu, de facto, dipendente dalle grandi potenze del tempo, prima dal Primo Impero francese poi dall'Impero austriaco, che lo trasformarono in un principato unito a Piombino, infine in un ducato per i Borboni di Parma. Il ducato di Lucca fu annesso il 4 ottobre 1847 al Granducato di Toscana.

La repubblica di Lucca si estendeva oltre la città omonima sul contado circostante nella parte nord-occidentale dell'odierna regione Toscana, ai confini con l'Emilia e la Liguria.

Storia

Le origini

Nata come insediamento ligure secondo alcuni storici, mentre altri ritengono che sia di origine etrusca con datazione attorno al 220 a.c., la città di Lucca ebbe un territorio da essa dipendente fin dalla fondazione del municipium romano (180 AC come colonia di diritto latino). Dopo il collasso dell'impero Lucca divenne una delle città più importanti d'Italia e i Longobardi, già nel VI secolo, la elessero a capitale dell'importante Ducato di Tuscia. Con i Carolingi il ducato fu convertito in contea e poi Marca di Tuscia, di cui Lucca restò la capitale fino all'ascesa di Ugo di Toscana. In seguito la città entrò in collisione con il potere marchionale iniziando ad autogovernarsi. La vera origine dello stato di Lucca fu sancita dal diploma di Enrico IV del 1084. Con questo documento si riconosceva alla città, ormai libera dalla Marca di Tuscia e sottoposta solo all'imperatore, il dominio de facto su una ristretta fascia di sei miglia attorno alle mura. Nel contado delle sei miglia era proibito il sorgere di qualsiasi castello feudale. Da questo primo nucleo si originò un Libero comune la cui esistenza è attestata nel 1119, poi riconosciuta dall'autorità imperiale nel 1161. Ed è proprio in questo secolo che il comune sostiene le sue lotte contro i feudatari vicini fino ad assicurarsi il dominio su vasti territori nel secolo XIII e a contendersi il primato militare in Toscana con il comune di Firenze. Agli inizi del XIV secolo, dopo essere stata sconvolta dalle lotte tra guelfi bianchi e neri, la città fu conquistata da Uguccione della Faggiola coadiuvato dal vicario imperiale Castruccio Castracani, di origine lucchese.[2] In seguito il popolo lucchese rovesciò il governo di Uguccione e acclamò Castruccio capitano del popolo. La signoria di Castruccio rappresenta il massimo apogeo della potenza lucchese, i cui territori comprendevano a Nord la Garfagnana, a Ovest il litorale dalla città di Carrara fino a Pisa, ad Est la città di Pistoia (sotto il codominio di Lucca e Firenze), a Sud la Val d'Arno costantemente contesa con la Repubblica di Firenze. Il massimo conflitto con Firenze si ebbe nella battaglia di Altopascio, dove l'esercito fiorentino sconfitto fu rincorso fino alle mura di Firenze.

Con la morte di Castruccio lo stato lucchese passa sotto il dominio, ora di una, ora di un'altra città fino a quando l'imperatore Carlo IV concede l'indipendenza alla repubblica di Lucca in cambio di denaro, sebbene i territori siano molto ridimensionati. In questa occasione il borgo di Vivinaia viene rinominato Montecarlo.

Tante furono le famiglie nobili al potere, come i Nuccorini che dal 1300 al 1371 risultano iscritti al Supremo Magistrato dell'Anzianato.[3]

Il secolo XV

Moneta d'oro della repubblica (1500)

Nel corso del Quattrocento questa repubblica toscana ha una minore importanza rispetto alle due grandi repubbliche di Firenze e Siena. Nei primi decenni di questo secolo, Lucca cade sotto la pseudo-tirannide della famiglia Guinigi.

Su questa epoca ci è stato conservato un giudizio dello storico lucchese Giovanni Sercambi.

Il Sercambi evidenzia in specie il conferimento di tutti gli uffici ai sostenitori della famiglia dominante. Lo storico lucchese cita anche le disposizioni per impedire alla maggiore assemblea dei cittadini (il Consiglio generale) di riunirsi. Il ruolo di questa era preso da una Commissione composta di partigiani della casa regnante in numero di dodici o diciotto.

Egli ricorda più in generale le restrizione di tutte le spese, salvo quelle a favore dei mercenari, ritenuti indispensabili per non vivere in continue paure e pericoli, e che bisognava tenere allegri, nonché gli atti di violenza segreti commessi per togliere di mezzo i ribelli più pericolosi e, infine, i modi con cui alcuni commercianti emigrati furono costretti a tornare a Lucca.

Assai interessanti sono soprattutto le osservazioni del Sercambi sullo scadimento di tutte le industrie, ma in particolare dell'arte della seta e della coltivazione dei vini, per le quali egli propone come rimedio un dazio elevato sui vini forestieri e l'obbligo assoluto, da imporsi al contado, di comperare ogni cosa in città, i soli mezzi di sussistenza eccettuati. Secondo il modello diffuso in molti Stati italiani dell'epoca che privilegiano giuridicamente e economicamente le città dominanti sul contado.

L'alleanza tra il Guinigi e il ducato di Milano portò Lucca nella rovinosa guerra contro Venezia e Firenze; verso la fine di questa, un'insurrezione pose termine al dominio della famiglia Guinigi e la repubblica trattò per non perdere nuovamente l'indipendenza, anche se i suoi territori furono ulteriormente ridimensionati.[4]

Nel 1429 Firenze assediò Lucca per vendicarsi del Guinigi che si era schierato dalla parte di Milano durante la precedente guerra. Dopo diversi giorni di assedio Lucca chiese aiuto a Milano e, per soccorrere Lucca, venne inviato Francesco Sforza che con il suo esercito travolse i Fiorentini e li costrinse alla ritirata. Pochi giorni dopo la ritirata dei Fiorentini gli abitanti di Lucca fecero arrestare il Guinigi perché si diceva che avesse trattato con i fiorentini. In seguito Firenze pagò lo Sforza per abbandonare Lucca e, nel 1430, Lucca fu assediata ancora una volta. Durante l'assedio i Fiorentini tentarono di arginare il Serchio per allagare Lucca, ma per via di alcuni errori si allagò l'accampamento fiorentino. Intanto i Lucchesi chiesero di nuovo aiuto a Filippo Maria Visconti che, ancora una volta, agì indirettamente (secondo un precedente trattato Milano non poteva intromettersi negli affari di Firenze) chiedendo ai Genovesi di aiutare Lucca. Genova, facendo valere un'antica alleanza con Lucca, chiese a Firenze di non disturbare Lucca. Al rifiuto di Firenze, Genova inviò un esercito di 6.000 uomini guidati da Niccolò Piccinino che attaccò i Fiorentini sul Serchio e, dopo una sanguinosa battaglia, vennero costretti a ritirarsi perché i Lucchesi li avevano presi alle spalle uscendo dalla città. A parte un breve periodo di signoria come quella di Paolo Guinigi, Lucca rimase una repubblica indipendente fino al 1799, anno della sua definitiva caduta a opera dei francesi.

Diplomazia

Lucca: il Palazzo del Governo, poi ducale

Da questo periodo in poi Lucca evita il più possibile il coinvolgimento in qualsiasi guerra preferendo risolvere ogni questione con ambascerie diplomatiche e spie. Con la discesa di Carlo VIII di Francia in Italia, la Repubblica ne approfitta per avvicinarsi alle corone di Francia e Spagna mantenendosi in equilibrio tra le due potenze.

Temendo le mosse dei Medici che cercavano di garantire a Firenze il predominio della Toscana, si dà inizio ai lavori di costruzione delle Mura di Lucca per proteggere la città da eventuali azioni belliche ai propri danni.

Nel 1556, per evitare il più possibile ingerenze straniere, viene riformata la struttura di governo in maniera che solo i discendenti di alcune famiglie lucchesi da più generazioni possano accedere al governo. Nasce così la Serenissima Repubblica Lucense come repubblica aristocratica.

Lucca continua così a sopravvivere come città-Stato in senso medievale sia pure costituendosi come stato borghese e mercantile. Grazie alla sua definitiva alleanza con l'imperatore Carlo V (1521), la città riesce a scongiurare il pericolo di annessione toscana, anche se la paura di perdere la propria "Libertà" ad opera della corte fiorentina permane nei suoi programmi politici. Altopascio e Montecarlo, avamposti toscani sono appena a 16-17 chilometri dalla città di Lucca che, non a caso, ha denominato il baluardo delle sue mura che si protende verso tale confine proprio "Libertà", unico a non avere un nome di santo.

Con la Riforma Protestante, anche a Lucca si diffondono le nuove idee religiose e, benché il governo riesca a tenere il più possibile lontano il tribunale dell'Inquisizione, non può esimersi dal condannare le eresie e far scacciare i cittadini dichiaratamente protestanti. Anche in seguito continuerà la sua azione diplomatica per evitare l'insediamento dei Gesuiti e dell'Inquisizione nella Repubblica.

Con la costituzione aristocratica dello stato, il governo lucchese è costituito dal "Gran Consiglio" o "Collegio", assemblea generale con poteri legislativi composta da trecento cittadini (duecento possidenti e nobili e cento negozianti, letterati e artisti). Il potere esecutivo è gestito dai "XII Anziani" presieduti da un Gonfaloniere, in carica per sei mesi: hanno un mandato per quattro anni ed hanno anche la rappresentanza estera e diplomatica dello stato. Il potere amministrativo è gestito dagli Anziani e da quattro Magistrature (dodici membri) che seguono gli Affari Interni, Giustizia, Polizia, Forza Armata, Relazioni estere, Direzione delle Acque, Strade e Fabbriche pubbliche, Finanze.

Posta tra gli stati estensi alla continua ricerca di uno sbocco sul mare e l'espansionismo mediceo, Lucca è riuscita a mantenere la propria indipendenza grazie alla sua stretta alleanza con l'impero, riconoscendosi, almeno formalmente, città imperiale "ab immemorabili". Nonostante i vari tentativi da parte toscana di annetterla, la repubblica lucchese riesce a mantenere l'autonomia grazie alle sue mura che, per il loro alto livello ingegneristico militare, hanno più volte scoraggiato i nemici della Repubblica a muovere guerra. La Repubblica giunse anche a comprare la sua libertà, come nel caso dell'incidente diplomatico con Cosimo III de' Medici (1700), versando per l'aiuto politico ricevuto 16.000 scudi alla corte reale di Spagna e 144.000 a quella imperiale di Vienna. La sua posizione di fronte alla corte di Vienna ne esce rafforzata anche nel caso della cosiddetta "controversia delle acque" con la Toscana, quando è costretta a perorare i propri diritti sul lago di Bientina nel 1755 contro le azioni della reggenza fiorentina.

Da un censimento del 1744 si rileva che lo stato aveva 114.693 abitanti di cui 20.770 in Lucca e 28.030 con il suo suburbio. Molto importante fu la Zecca della repubblica.[5]

La fine della repubblica

Dopo la guerra in Italia della Prima coalizione, conclusasi con il trattato di Campoformio, nel 1798 il Governo della Repubblica di Lucca decise di avviare trattative con la neonata Repubblica Cisalpina allo scopo di mantenere il proprio assetto oligarchico e la propria autonomia. Incaricato fu il giureconsulto Luigi Matteucci, futuro padre del più celebre Felice, che si recò a Milano per trattare con Napoleone.

Le proposte di Matteucci non furono accolte e il 22 gennaio 1799 le truppe francesi entrarono in città determinando la mutazione della Repubblica oligarchica in Repubblica democratizzata, sotto il protettorato francese, ma di fatto mantenendo il governo precedente.

In seguito, Napoleone prese la decisione di creare il principato di Lucca e Piombino per la sorella Elisa, che decretò la fine della repubblica il 23 giugno 1805[il giorno della fine della repubblica nella voce Principato di Lucca e Piombino è diversa].[6]

Alla caduta di Napoleone la repubblica non fu ripristinata dal congresso di Vienna.

Confini e ripartizione amministrativa

Lo stesso argomento in dettaglio: Suddivisione amministrativa della repubblica di Lucca.

I confini della repubblica lucchese nel XVIII secolo seguivano grosso modo quelli dell'odierna provincia ad eccezione di gran parte della Versilia, sottoposta prima ai genovesi, poi ai fiorentini (XV secolo), e della Garfagnana che, dal XIV-XV secolo, passa progressivamente sotto la potestà estense e, per quanto concerne Barga ed il suo distretto, a quella dei Medici. Infatti nell'alta vallata del Serchio a Lucca era rimasto il possesso di sole due exclaves in territorio modenese: Castiglione di Garfagnana con l'intera valle del torrente omonimo, con San Pellegrino in Alpe fino al crinale segnato dai passi delle Forbici e della Foce delle Radici, Minucciano e Gorfigliano fino al Monte Pisanino. In Versilia aveva inoltre la minuscola exclave di Montignoso fino al Lago di Porta e il litorale. Lo stato era ripartito in tre province a loro volta suddivise in distretti amministrativi retti da commissari della repubblica o vicari governativi.[7]

Provincia delle VI Miglia (suddivisa in 7 bande)

  • Lucchesia:
    • Lucca
    • banda di Capannori (1673) e commissariato delle VI Miglia (Porcari, Antraccoli, Pieve S. Paolo, Tassignano, Paganico, l'Arancio, Lunata, Mignano, S. Margherita, Parezzana, Carraia, S. Filippo, Picciorana, S. Jacopo, Tempagnano, S. Vito, Toringo)
    • banda di Camigliano (Valgiano, S. Pietro a Marcigliano, S. Andrea in Caprile, Tofori, Camigliano, Gragnano,S. Colombano, Segromigno, Lammari)
    • banda del Ponte a Moriano (S. Pancrazio, Ciciana, Matraia, Marlia, S. Giusto di Brancoli, S. Lorenzo di Brancoli, Pieve di Brancoli, S. Ilario, Deccio, Tramonte, Saltocchio, S. Gemignano, Palmata, Aquilea, Sesto, S. Stefano, S. Lorenzo, S. Michele, S. Casciano, S. Quilico)
    • banda del Ponte S. Pietro e Commissariato di Nozzano (Castagnori, Piazzano, Vecoli, Stabbiano, Balbano, S. Martino in Vignale, Nozzano Vecchio, Maggiano, Farneta, Carignano, Arliano, S. Macario in Monte, S. Macario in Piano, Fagnano, S. Angelo, Nave, Cerasomma, Cocombola, Montuolo, S. Maria a Colle)
    • banda del Monte San Quirico (Torre, Gugliano, Montecatino, Mastiano, Mammoli, S. Concordio, Pieve S. Stefano, Mutigliano, Vallebuia, Monte S. Quirico, Busdagno, Arsina, Cappella, S. Cassiano a Vico, Annunziata, S. Pietro a Vico, S. Alessio, S. Anna, S. Lunardo, Acqua Calda)
    • banda di Santa Maria del Giudice (S. Lorenzo, Coselli, Massa, Vicopelago, Gattaiola, Pontetetto, Meati, S. Concordio, Pozzuolo, S. Ponziano, S. Bartolomeo)
    • banda di Colle di Compito e Vicarìa del Compitese (Pieve di Compito, Castelvecchio, Ruota, S. Giusto, Visona, Massa Macinaia, Vorno, Colognora, S. Casciano o Guamo, Badia di Cantignano, Sorbano, Pulia, S. Colombano, Verciano, S. Quilico a Guamo).

Provincia di Marina

  • Versilia
    • Commissariato di Camaiore (Pedona, Metato, Misciano, Summonti, Carbonaia, Terra a Camaiore, Valpromaro, Migliano, Gombitelli, Torcigliano, Montemagno, Ponte Mazzori, Nocchi, Casoli, Vado, Montemaggiore, Veglaitone, Montebello, Greppolungo, Lombrici, S. Giorgio d'Obicciano, S. Lorenzo, Fibbiano, Antignano, Casciana. S. Michele a Colle, Bozzanello, S. Martino, Sesto, S. Pietro, S. Martino Lucchese, S. Matino Genovese, S. Michele, S. Vincenzo)
    • Commissariato di Massarosa e Gualdo, al Capitolo del Duomo di S. Martino di Lucca fino al 1801
    • Vicarìa o commissariato di Viareggio (1617; Bozzano, Corsanico, Pieve d'Elici, Montigiano, Stiava, Bargecchia, Mommio, Chiatri, Quiesa, Compignano, Castiglioncello, Montramito, Conca, Coli, Luciano, Rotaio, Torre del Lago)
    • Vicarìa di Montignoso (1230) e Strettoia, exclave

Provincia della Montagna

  • Val di Serchio
    • Commissariato del Borgo a Mozzano e Brancolerìa (1563; Cune, Oneta, Rocca, Cerreto di Sopra, Cerreto di Sotto, Anchiano, Corsagna, Fornoli, Chifenti, Monti di Villa, Pieve, Granaiola, Partigliano, Tempagnano di Valdottavo, Valdottavo, Domazzano)
    • Vicarìa di Pescaglia (1602; Barbianato, Piazzanello, Villa Buona, Celle, Gello, Villa a Roggio, Ansano, Vetriano, Colognora in Val di Roggio, Castello, Dezza, Convalle, Piegaio, Fondagno, S. Romano, Motrone, Loppeglia, Torcigliano, Batone, Fiano, Pascoso, Aiola)
    • Vicaria di Gallicano (Bolognana, Verni, Perpoli, Campo, Fiattone, Cardoso)
    • Vicaria di Coreglia (1441; Piano di Coreglia, Tereglio, Vitiana, Ghivizzano, Gioviano, Lucignana, Diecimo, Borgo)
    • Vicarìa di Valleriana e di Villa Basilica (1437; S. Gennaro, Petrognano, Boveglio, Colognora, Aramo, Medicina, Fibbialla, Pontito, Stiappa, S. Quilico, Pariana, Collodi, S. Martino in Colle)
  • Val di Lima
    • Vicarìa di Val di Lima, detta anche del Bagno a Corsèna/Bagni di Lucca (1308; Benabbio, S. Casciano di Controne, S. Gemignano di Controne, Casa Basciana, Monti Fegatesi, Lumone, Lucchio, Vico Casoli, Cociglia, Palleggio, Brandeglio, Lugliano, Casciana)
  • Garfagnana
    • Vicarìa di Castiglione di Garfagnana, exclave (1227; Carpineta, Tremonte, Marcioni e Campoli, Piano di Cerreto, Mozzanella, Cerageto, Chiozza, Alpi di Castiglione, Treppignano, Lupinaia)
    • Vicarìa di Minucciano e Gorfigliano, exclave (1463; Metra, Pugliano, Antognana e Carrubbia, Servazzana, Albiano, Novella e Ruzzano, Vinacciara e Bugliatico, Pieve di S. Lorenzo, Gorfigliano, Castagnola, Gramolazzo, Agliano)

Con l'annessione napoleonica nel 1801 la nuova riforma amministrativa divide il territorio in tre province con a capo ognuna un commissario di governo:

  • provincia del Serchio (Lucca)
  • provincia del Littorale (Viareggio)
  • provincia degli Appennini (Borgo a Mozzano)

Onorificenze

Rosa d'Oro - nastrino per uniforme ordinaria
— 1564

Note

  1. ^ Giovannini, p. 284
  2. ^ Manselli, pp. 25-32
  3. ^ Giovannini, pag. 41
  4. ^ manselli, pp. 91-101
  5. ^ Manselli, pp. 107-114
  6. ^ Manselli, p. 127
  7. ^ Repubblica..., p. 32

Bibliografia

  • AA. VV., Repubblica, Principato e Ducato di Lucca, Franco Maria Ricci, Milano 1995.
  • Francesco Giovannini, Storia dello Stato di Lucca, Maria Pacini Fazzi, Lucca 2003.
  • Raoul Manselli, La Repubblica di Lucca, UTET, Torino 1986.

Voci correlate

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