Rita Hayworth: differenze tra le versioni
Etichette: Modifica da mobile Modifica da web per mobile |
Etichette: Modifica da mobile Modifica da web per mobile |
||
Riga 59: | Riga 59: | ||
Divenuta ormai una ''star'', la Hayworth venne soprannominata la "Dea dell'amore" e la sua immagine fu incollata sulla [[bomba atomica]] sperimentale lanciata sull'[[atollo di Bikini]], circostanza che fece guadagnare all'attrice anche l'appellativo di "atomica". Avendo dimostrato comunque intense e notevoli doti drammatiche, la Hayworth ottenne da Cohn la parte di protagonista nel film ''Lona Hanson'', un soggetto scritto espressamente per lei da [[Thomas Savage]]. Con grande sorpresa di tutti, la diva rifiutò e il tiranno della Columbia diede alle stampe la sua versione dei fatti, lamentando come per il capriccio di un'attrice avesse dovuto licenziare maestranze e comprimari già ingaggiati per il film. La Hayworth fu sospesa dal contratto, con il benestare di tutta l'opinione pubblica<ref name="ReferenceA">Gerald Peary: ''Rita Hayworth - Storia illustrata del cinema'' - Rizzoli-Milano Libri 1989</ref>. |
Divenuta ormai una ''star'', la Hayworth venne soprannominata la "Dea dell'amore" e la sua immagine fu incollata sulla [[bomba atomica]] sperimentale lanciata sull'[[atollo di Bikini]], circostanza che fece guadagnare all'attrice anche l'appellativo di "atomica". Avendo dimostrato comunque intense e notevoli doti drammatiche, la Hayworth ottenne da Cohn la parte di protagonista nel film ''Lona Hanson'', un soggetto scritto espressamente per lei da [[Thomas Savage]]. Con grande sorpresa di tutti, la diva rifiutò e il tiranno della Columbia diede alle stampe la sua versione dei fatti, lamentando come per il capriccio di un'attrice avesse dovuto licenziare maestranze e comprimari già ingaggiati per il film. La Hayworth fu sospesa dal contratto, con il benestare di tutta l'opinione pubblica<ref name="ReferenceA">Gerald Peary: ''Rita Hayworth - Storia illustrata del cinema'' - Rizzoli-Milano Libri 1989</ref>. |
||
Dopo il divorzio da Welles e la sospensione dalla Columbia, Rita Hayworth sembrò trovare nel principe [[Ismailismo|ismailita]] [[Aly Khan]], erede dell'[[Aga Khan III]], l'uomo in grado di prendersi davvero cura di lei. Nonostante le pratiche del divorzio di lui fossero ancora in corso, la Hayworth e Aly Khan si sposarono a [[Cannes]] il 27 maggio 1949. Le nozze vennero deplorate dal [[papa Pio XII]] in persona, che fece anche notare che l'attrice, cattolica, sposando il figlio di uno dei capi spirituali dell'[[Islam]], era da considerarsi [[scomunica]]ta. Perseguitata dalla stampa e dal pubblico benpensante con lo stesso accanimento riservato alcuni anni prima a [[Ingrid Bergman]] in occasione della sua unione con il regista [[Roberto Rossellini]], Hayworth abbandonò temporaneamente il [[cinema]], trasferendosi in [[Pakistan]] e in [[India]] nel sontuoso palazzo di [[Pune]], residenza ufficiale del suocero<ref>Kerlau, p. 372</ref>. Non si fece piegare né dalle critiche più velenose né dalle minacce di Cohn, il quale esigeva che lei tornasse a onorare il contratto con la Columbia. Dal 1949 al 1951 svolse esclusivamente il ruolo di principessa, di moglie e di madre di Yasmin, nata nel dicembre 1949<ref name="ReferenceA"/>. Anche il matrimonio con Aly Khan, tuttavia, continuamente al centro delle cronache mondane dell'epoca, si rivelerà un fallimento e terminerà con il divorzio nel 1953. Aly Khan morirà sette anni più tardi in un [[incidente stradale|incidente automobilistico]]<ref>Kerlau, p. 382</ref>. |
Dopo il divorzio da Welles e la sospensione dalla Columbia, Rita Hayworth sembrò trovare nel principe [[Ismailismo|ismailita]] [[Aly Khan]], erede dell'[[Aga Khan III]], l'uomo in grado di prendersi davvero cura di lei. Nonostante le pratiche del divorzio di lui fossero ancora in corso, la Hayworth e Aly Khan si sposarono a [[Cannes]] il 27 maggio 1949. Le nozze vennero deplorate dal [[papa Pio XII]] in persona, che fece anche notare che l'attrice, cattolica, sposando il figlio di uno dei capi spirituali dell'[[Islam]], era da considerarsi [[scomunica]]ta. Perseguitata dalla stampa e dal pubblico benpensante con lo stesso accanimento riservato alcuni anni prima a [[Ingrid Bergman]] in occasione della sua unione con il regista [[Roberto Rossellini]], la Hayworth abbandonò temporaneamente il [[cinema]], trasferendosi in [[Pakistan]] e in [[India]] nel sontuoso palazzo di [[Pune]], residenza ufficiale del suocero<ref>Kerlau, p. 372</ref>. Non si fece piegare né dalle critiche più velenose né dalle minacce di Cohn, il quale esigeva che lei tornasse a onorare il contratto con la Columbia. Dal 1949 al 1951 svolse esclusivamente il ruolo di principessa, di moglie e di madre di Yasmin, nata nel dicembre 1949<ref name="ReferenceA"/>. Anche il matrimonio con Aly Khan, tuttavia, continuamente al centro delle cronache mondane dell'epoca, si rivelerà un fallimento e terminerà con il divorzio nel 1953. Aly Khan morirà sette anni più tardi in un [[incidente stradale|incidente automobilistico]]<ref>Kerlau, p. 382</ref>. |
||
In difficoltà economiche, la Hayworth fu costretta a tornare a bussare alla porta di Cohn. ''[[Trinidad (film)|Trinidad]]'' (1952), il primo film interpretato dopo il rientro e ancora in coppia con [[Glenn Ford]], non ottenne il successo sperato e, quasi per un effetto di [[contrappasso]], l'attrice si vide offrire da quel momento ruoli di di donne [[alcolismo|alcolizzate]] e dissolute. Nel melodramma ''[[Pioggia (film 1953)|Pioggia]]'' (1953), interpretò il ruolo di una prostituta sulla difficile via della redenzione e, malgrado dichiarasse alla stampa di essere felice di interpretare donne autentiche e senza trucco, il suo percorso professionale si fece più che mai difficile. |
In difficoltà economiche, la Hayworth fu costretta a tornare a bussare alla porta di Cohn. ''[[Trinidad (film)|Trinidad]]'' (1952), il primo film interpretato dopo il rientro e ancora in coppia con [[Glenn Ford]], non ottenne il successo sperato e, quasi per un effetto di [[contrappasso]], l'attrice si vide offrire da quel momento ruoli di di donne [[alcolismo|alcolizzate]] e dissolute. Nel melodramma ''[[Pioggia (film 1953)|Pioggia]]'' (1953), interpretò il ruolo di una prostituta sulla difficile via della redenzione e, malgrado dichiarasse alla stampa di essere felice di interpretare donne autentiche e senza trucco, il suo percorso professionale si fece più che mai difficile. |
Versione delle 18:02, 29 set 2019
Rita Hayworth | |
---|---|
Rita Hayworth nel 1947 | |
Principessa consorte Aga Khan | |
In carica | 1949 - 1953 |
Nome completo | Margarita Carmen Cansino |
Nascita | New York, 17 ottobre 1918 |
Morte | New York, 14 maggio 1987 |
Sepoltura | Holy Cross Cemetery, Culver City (California) |
Dinastia | Aga Khan |
Padre | Eduardo Cansino |
Madre | Volga Hayworth |
Coniuge | principe Aly Khan (terzo di cinque mariti) |
Figli | Rebecca Welles Yasmin Aga Khan |
Firma |
Rita Hayworth, nome d'arte di Margarita Carmen Cansino[1] (New York, 17 ottobre 1918 – New York, 14 maggio 1987), è stata un'attrice, ballerina e cantante statunitense.
Tra le più belle e seducenti donne della storia del cinema, Rita Hayworth rimane nell'immaginario collettivo come la prorompente e tentatrice Gilda, personaggio che portò con successo sullo schermo nell'omonimo film del 1946, ma che la confinò nel ruolo stereotipato della pin-up, offuscando così le sue doti d'interprete.
Dal 1949 al 1953 acquisì il rango di principessa consorte Aga Khan (con trattamento di Sua Altezza) in virtù del matrimonio con il principe Aly Khan (1911-1960), erede dell'Aga Khan III, imam degli Ismailiti Nizariti, e padre di Karim Aga Khan IV: da lui ebbe una figlia, la principessa Yasmin, nata a Losanna il 28 dicembre 1949[2].
L'American Film Institute ha inserito la Hayworth al diciannovesimo posto tra le più grandi star della storia del cinema[3]. L'attrice ha una sua stella sulla Hollywood Walk of Fame, al 1645 di Vine Street.
Biografia
Nacque a Brooklyn, borough di New York, il 17 ottobre del 1918, figlia di Eduardo Cansino, un ballerino spagnolo originario di Castilleja de la Cuesta, in Andalusia, e di Volga Hayworth, una ballerina ed attrice statunitense di origini irlandesi ed inglesi. Hayworth trascorse un'infanzia tutt'altro che felice, infatti il padre la sottrasse ben presto ai giochi per insegnarle il flamenco e, non appena sua figlia compì dodici anni, la portò con sé in tournée.
Notata da un talent-scout della 20th Century Fox, la giovane Rita lavorò in una serie di film di poco conto, fin quando, nel 1935, il produttore Harry Cohn restò colpito dalla sua bellezza latina e le procurò un vantaggioso contratto con la Columbia Pictures, cambiandole il nome in Rita Hayworth. Il look di Rita venne rielaborato grazie soprattutto a un drastico intervento di carattere estetico: per ovviare all'attaccatura di capelli molto bassa sulla fronte e sulle tempie, la Hayworth dovette sottoporsi a dolorose sedute di elettrolisi per eliminare l'antiestetico problema. La sua folta capigliatura venne poi trasformata dal bruno al rosso, e questa nuova colorazione, unita al naturale fascino latino e al fisico armonioso e atletico dell'attrice, fu subito messa in risalto in una serie di film di successo.
La Hayworth affiancò i maggiori divi dell'epoca in film di diverso genere, da James Cagney nella commedia Bionda fragola (1941), a Tyrone Power nel dramma sentimentale Sangue e arena (1941), cimentandosi anche nel musical, come in Non sei mai stata così bella (1942), accanto a Fred Astaire, e in Fascino (1944), al fianco di Gene Kelly.
Sul fronte privato, dopo un primo matrimonio di convenienza con Edward C. Judson, l'attrice si innamorò del geniale regista Orson Welles, che sposò nel 1943 e da cui ebbe nel 1944 la figlia Rebecca (morta nel 2004). Il matrimonio durò cinque anni e, nonostante un film girato insieme, La signora di Shanghai (1947), in cui l'attrice sorprese il pubblico nei panni di una insolitamente bionda femme fatale, i due divorzieranno nel 1948.
Dopo essere diventata un simbolo per i soldati americani al fronte durante la seconda guerra mondiale, la fiammeggiante Rita Hayworth ottenne il suo più grande trionfo sullo schermo, interpretando la sensuale protagonista del film noir Gilda (1946) di Charles Vidor, accanto al suo storico partner Glenn Ford, in cui l'attrice apparve al massimo della sua provocante sensualità, messa in risalto in celebri numeri musicali come Put the Blame on Mame e Amado mio. Il boss della Columbia Harry Cohn era follemente geloso di lei, tanto da far collocare dei microfoni nascosti nel suo camerino, nel timore che tra lei e Glenn Ford potesse nascere una relazione. Solo più di quarant'anni dopo, dopo la morte di Hayworth, Ford confessò che la relazione c'era effettivamente stata all'epoca del film, quando lei era ancora ufficialmente sposata con Orson Welles[4].
Divenuta ormai una star, la Hayworth venne soprannominata la "Dea dell'amore" e la sua immagine fu incollata sulla bomba atomica sperimentale lanciata sull'atollo di Bikini, circostanza che fece guadagnare all'attrice anche l'appellativo di "atomica". Avendo dimostrato comunque intense e notevoli doti drammatiche, la Hayworth ottenne da Cohn la parte di protagonista nel film Lona Hanson, un soggetto scritto espressamente per lei da Thomas Savage. Con grande sorpresa di tutti, la diva rifiutò e il tiranno della Columbia diede alle stampe la sua versione dei fatti, lamentando come per il capriccio di un'attrice avesse dovuto licenziare maestranze e comprimari già ingaggiati per il film. La Hayworth fu sospesa dal contratto, con il benestare di tutta l'opinione pubblica[5].
Dopo il divorzio da Welles e la sospensione dalla Columbia, Rita Hayworth sembrò trovare nel principe ismailita Aly Khan, erede dell'Aga Khan III, l'uomo in grado di prendersi davvero cura di lei. Nonostante le pratiche del divorzio di lui fossero ancora in corso, la Hayworth e Aly Khan si sposarono a Cannes il 27 maggio 1949. Le nozze vennero deplorate dal papa Pio XII in persona, che fece anche notare che l'attrice, cattolica, sposando il figlio di uno dei capi spirituali dell'Islam, era da considerarsi scomunicata. Perseguitata dalla stampa e dal pubblico benpensante con lo stesso accanimento riservato alcuni anni prima a Ingrid Bergman in occasione della sua unione con il regista Roberto Rossellini, la Hayworth abbandonò temporaneamente il cinema, trasferendosi in Pakistan e in India nel sontuoso palazzo di Pune, residenza ufficiale del suocero[6]. Non si fece piegare né dalle critiche più velenose né dalle minacce di Cohn, il quale esigeva che lei tornasse a onorare il contratto con la Columbia. Dal 1949 al 1951 svolse esclusivamente il ruolo di principessa, di moglie e di madre di Yasmin, nata nel dicembre 1949[5]. Anche il matrimonio con Aly Khan, tuttavia, continuamente al centro delle cronache mondane dell'epoca, si rivelerà un fallimento e terminerà con il divorzio nel 1953. Aly Khan morirà sette anni più tardi in un incidente automobilistico[7].
In difficoltà economiche, la Hayworth fu costretta a tornare a bussare alla porta di Cohn. Trinidad (1952), il primo film interpretato dopo il rientro e ancora in coppia con Glenn Ford, non ottenne il successo sperato e, quasi per un effetto di contrappasso, l'attrice si vide offrire da quel momento ruoli di di donne alcolizzate e dissolute. Nel melodramma Pioggia (1953), interpretò il ruolo di una prostituta sulla difficile via della redenzione e, malgrado dichiarasse alla stampa di essere felice di interpretare donne autentiche e senza trucco, il suo percorso professionale si fece più che mai difficile.
Negli ultimi anni cinquanta si vide assegnare nuovamente ruoli dignitosi, come quello in Pal Joey (1957), accanto a Frank Sinatra, e in Tavole separate (1958) al fianco di Burt Lancaster, ma negli anni sessanta le sue apparizioni saranno prevalentemente di secondo piano. Anche la sua vita privata non sarà delle più felici: due brevi matrimoni travagliati (uno col cantante Dick Haymes, e l'altro col produttore James Hill) e una sempre crescente dipendenza dagli alcolici faranno di lei una delle donne più scostanti, visionarie e lunatiche del cinema.
Sul finire degli anni sessanta l'attrice mostrò prematuramente i primi segnali della malattia di Alzheimer, che però non le venne diagnosticata ufficialmente fino al 1980. La figlia Yasmin le rimase accanto fino al momento della morte, avvenuta in un ospedale di New York il 14 maggio del 1987.
Influenze culturali
- L'attrice viene menzionata nel brano Vogue, primo singolo estratto dall'album I'm Breathless della performer Madonna, nonché una delle sue pietre miliari.
- Nel film La pupa del gangster, Sophia Loren reinterpreta la famosa scena del film Gilda in cui l'attrice si esibisce nel numero "Put The Blame On Mame".
- In Fantozzi, egli menziona alla figlia un'immaginaria attrice di nome Cita Hayworth.
Filmografia
- Under the Pampas Moon, regia di James Tinling (1935)
- Il segreto delle piramidi (Charlie Chan in Egypt), regia di Louis King (1935)
- La nave di Satana (Dante's Inferno), regia di Harry Lachman (1935)
- Carmencita (Rebellion), regia di Lynn Shores (1936)
- Meet Nero Wolfe, regia di Herbert Biberman (1936)
- Il pirata ballerino (Dancing Pirate), regia di Lloyd Corrigan (1936)
- Fiamme nel Texas (Trouble in Texas), regia di R.N. Bradbury (1937)
- Chi ha ucciso Gail Preston? (Who Killed Gail Preston?), regia di Leon Barsha (1938)
- C'è sotto una donna (There's Always a Woman), regia di Alexander Hall (1938)
- Avventurieri dell'aria (Only Angels Have Wings), regia di Howard Hawks (1939)
- Peccatrici folli (Susan and God), regia di George Cukor (1940)
- Seduzione (The Lady in Question), regia di Charles Vidor (1940)
- Angeli del peccato (Angels Over Broadway), regia di Ben Hecht e Lee Garmes (1940)
- L'inarrivabile felicità (You'll Never Get Rich), regia di Sidney Lanfield (1941)
- Con mia moglie è un'altra cosa (Affectionately Yours), regia di Lloyd Bacon (1941)
- Sangue e arena (Blood and Sand), regia di Rouben Mamoulian (1941)
- Bionda fragola (The Strawberry Blonde), regia di Raoul Walsh (1941)
- Destino (Tales of Manhattan), regia di Julien Duvivier (1942)
- Non sei mai stata così bella (You Were Never Lovelier), regia di William A. Seiter (1942)
- Follie di New York (My Gal Sal), regia di Irving Cummings (1942)
- Fascino (Cover Girl), regia di Charles Vidor (1944)
- Stanotte e ogni notte (Tonight and Every Night), regia di Victor Saville (1945)
- Gilda, regia di Charles Vidor (1946)
- Bellezze in cielo (Down to Earth), regia di Alexander Hall (1947)
- La signora di Shanghai (The Lady from Shanghai), regia di Orson Welles (1947)
- Gli amori di Carmen (The Loves of Carmen), regia di Charles Vidor (1948)
- Trinidad (Affair in Trinidad), regia di Vincent Sherman (1952)
- Salomè, regia di William Dieterle (1953)
- Pioggia (Miss Sadie Thompson), regia di Curtis Bernhardt (1953)
- Fuoco nella stiva (Fire Down Below), regia di Robert Parrish (1957)
- Pal Joey, regia di George Sidney (1957)
- Tavole separate (Separate Tables), regia di Delbert Mann (1958)
- Cordura (They Came to Cordura), regia di Robert Rossen (1959)
- Inchiesta in prima pagina (The Story on Page One), regia di Clifford Odets (1959)
- Furto su misura (The Happy Thieves), regia di George Marshall (1962)
- Il circo e la sua grande avventura (Circus World), regia di Henry Hathaway (1964)
- La trappola mortale (The Money Trap), regia di Burt Kennedy (1965)
- Il papavero è anche un fiore (The Poppy Is Also a Flower), regia di Terence Young (1966)
- L'avventuriero (The Rover), regia di Terence Young (1967)
- I bastardi, regia di Duccio Tessari (1968)
- Quando il sole scotta (Road to Salina), regia di Georges Lautner (1970)
- La collera di Dio (The Wrath of God), regia di Ralph Nelson (1972)
Film o documentari dove appare Rita Hayworth
- Le dee dell'amore (The Love Goddesses) documentario di Saul J. Turell - filmati di repertorio (1965)
Doppiatrici italiane
- Tina Lattanzi in Bionda fragola, L'inarrivabile felicità, Fascino, Gilda, Angeli del peccato, Sangue e arena, La signora di Shanghai, Follie di New York, Seduzione, Giù sulla terra/Bellezze in cielo, Non sei mai stata così bella (ridoppiaggio), Gli amori di Carmen, Trinidad, Salomè, Pioggia
- Lydia Simoneschi in Fuoco nella stiva, Pal Joey, Tavole separate, Cordura, Inchiesta in prima pagina, La trappola mortale
- Rosetta Calavetta in Carmencita, Peccatrici folli
- Anna Miserocchi ne Il papavero è anche un fiore, L'avventuriero
- Dhia Cristiani in Furto su misura
- Adriana De Roberto ne Il circo e la sua grande avventura
- Andreina Pagnani ne I bastardi
- Gemma Griarotti ne La collera di Dio
- Vittoria Febbi nei ridoppiaggi di Fascino, Gilda, Giù sulla terra/Bellezze in cielo, Stanotte e ogni notte, Salomè e ne Gli amori di Carmen
- Liliana Sorrentino nel ridoppiaggio di Seduzione
Note
- ^ Hayworth è il cognome della madre.
- ^ Kerlau, p. 370
- ^ (EN) AFI's 50 Greatest American Screen Legends, su afi.com, American Film Institute. URL consultato il 16 novembre 2014.
- ^ Ciak, anno IV, nº 7, luglio 1988
- ^ a b Gerald Peary: Rita Hayworth - Storia illustrata del cinema - Rizzoli-Milano Libri 1989
- ^ Kerlau, p. 372
- ^ Kerlau, p. 382
Bibliografia
- Yann Kerlau, Les Aga Khans, pp. 369–382, Perrin, Paris 1990.
- Barbara Leaming, Rita Hayworth, Presses de la Renaissance, Paris 1990.
- Gerald Peary, Rita Hayworth, Libri Edizioni, Milano 1989.
Voci correlate
Altri progetti
- Wikiquote contiene citazioni di o su Rita Hayworth
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Rita Hayworth
Collegamenti esterni
- Hayworth, Rita, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Hayworth, Rita, su sapere.it, De Agostini.
- (EN) Rita Hayworth, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- (EN) Opere riguardanti Rita Hayworth, su Open Library, Internet Archive.
- (EN) Rita Hayworth, su Goodreads.
- Rita Hayworth, su Last.fm, CBS Interactive.
- (EN) Rita Hayworth, su AllMusic, All Media Network.
- (EN) Rita Hayworth, su Discogs, Zink Media.
- (EN) Rita Hayworth, su MusicBrainz, MetaBrainz Foundation.
- (EN) Rita Hayworth, su SecondHandSongs.
- (EN) Rita Hayworth, su SoundCloud.
- (EN) Rita Hayworth, su Genius.com.
- Registrazioni audiovisive di Rita Hayworth, su Rai Teche, Rai.
- Rita Hayworth, su CineDataBase, Rivista del cinematografo.
- Rita Hayworth, su Movieplayer.it, NetAddiction S.r.l..
- Rita Hayworth, su FilmTv.it, Arnoldo Mondadori Editore.
- Rita Hayworth, su Comingsoon.it, Anicaflash.
- Monica Trecca, HAYWORTH, Rita, in Enciclopedia del cinema, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2003.
- Rita Hayworth, su MYmovies.it, Mo-Net Srl.
- (EN) Rita Hayworth, su IMDb, IMDb.com.
- (EN) Rita Hayworth, su AllMovie, All Media Network.
- (EN) Rita Hayworth, su Rotten Tomatoes, Fandango Media, LLC.
- (EN) Rita Hayworth, su Metacritic, Red Ventures.
- (EN) Rita Hayworth, su TV.com, Red Ventures (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2012).
- (EN) Rita Hayworth, su AFI Catalog of Feature Films, American Film Institute.
- (EN) Rita Hayworth, su BFI Film & TV Database, British Film Institute (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2018).
- (EN) Rita Hayworth, su Internet Broadway Database, The Broadway League.
- (DE, EN) Rita Hayworth, su filmportal.de.
- Rita Hayworth - CiakHollywood, su ciakhollywood.com.
- Lydia MacDonald, vocalizzi, per Rita Hayworth, *[1]
Controllo di autorità | VIAF (EN) 29571900 · ISNI (EN) 0000 0001 2125 9394 · LCCN (EN) n82156801 · GND (DE) 118547402 · BNE (ES) XX1060016 (data) · BNF (FR) cb12152674b (data) · J9U (EN, HE) 987007422429905171 · CONOR.SI (SL) 146641763 · WorldCat Identities (EN) lccn-n82156801 |
---|