Camorra: differenze tra le versioni

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{{citazione|facimme caccià l’oro de’ piducchie|dal libro "La camorra" di [[Monnier]]}}
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I progenitori della camorra storica, quella ottocentesca, esistevano nel XVII secolo ed erano detti ''compagnoni'' che si muovevano in quattro e vivevano alle spalle di prostitute, controllando il gioco d'azzardo e facendo rapine. In ogni quartiere napoletano c'era un gruppo di ''compagnoni'' di cui era membro anche qualche nobile. Il loro luogo d'incontro era la taverna "del Crispano", presso l'attuale [[Stazione Centrale di Napoli]]. Anche il canonico [[Giulio Genoino (XVII secolo)|Giulio Genoino]], ispiratore della rivolta di [[Masaniello]], si faceva proteggere da ''compagnoni''. Vi erano pure i ''cappiatori'', ladri di strada, e i ''campeadores'', rapinatori con coltelli. Alla fine del XVII secolo a Napoli ci furono 1338 impiccati, 17 capi giustiziati, 57 decapitati, 913 condannati alla galera. Nel periodo del vicereame spagnolo il criminale più noto fu Cesare Riccardi, detto "abate Cesare", a capo di una banda di criminali.<ref>[http://www.storiain.net/storia/le-scorrerie-dellabate-cesare-bandito-nella-basilicata-del-xvii-secolo/ LE SCORRERIE DELL’ABATE CESARE, BANDITO NELLA BASILICATA DEL XVII SECOLO]</ref><ref>"Le radici spagnole della camorra", ''Focus storia'', febbraio 2017, n. 124, pag. 109.</ref>
I progenitori della camorra storica, quella ottocentesca, esistevano nel XVII secolo ed erano detti ''compagnoni'' che si muovevano in quattro e vivevano alle spalle di prostitute, controllando il gioco d'azzardo e facendo rapine. In ogni quartiere napoletano c'era un gruppo di ''compagnoni'' di cui era membro anche qualche nobile. Il loro luogo d'incontro era la taverna "del Crispano", presso l'attuale [[Stazione Centrale di Napoli]]. Anche il canonico [[Giulio Genoino (XVII secolo)|Giulio Genoino]], ispiratore della rivolta di [[Masaniello]], si faceva proteggere da ''compagnoni''. Vi erano pure i ''cappiatori'', ladri di strada, e i ''campeadores'', rapinatori con coltelli. Alla fine del XVII secolo a Napoli ci furono 1338 impiccati, 17 capi giustiziati, 57 decapitati, 913 condannati alla galera. Nel periodo del vicereame spagnolo il criminale più noto fu Cesare Riccardi, detto "abate Cesare", a capo di una banda di criminali.<ref>{{Cita web|url=http://www.storiain.net/storia/le-scorrerie-dellabate-cesare-bandito-nella-basilicata-del-xvii-secolo/|titolo=LE SCORRERIE DELL’ABATE CESARE, BANDITO NELLA BASILICATA DEL XVII SECOLO|lingua=it-IT|accesso=2019-04-09}}</ref><ref>"Le radici spagnole della camorra", ''Focus storia'', febbraio 2017, n. 124, pag. 109.</ref>


=== La carestia del 1764 ===
=== La carestia del 1764 ===
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=== La ''Bella Società Riformata'' ===
=== La ''Bella Società Riformata'' ===
[[File:Camorristi-1906.jpg|thumb|Uomini e donne della camorra sfregiati (disegni del [[1906]]).]]
[[File:Camorristi-1906.jpg|thumb|Uomini e donne della camorra sfregiati (disegni del [[1906]]).]]
Nel [[1820]] la "''Bella Società Riformata''" si costituì ufficialmente, riunendosi nella [[chiesa di Santa Caterina a Formiello]] a [[Porta Capuana]]; i camorristi napoletani definivano la loro organizzazione anche come "''Società della Umirtà''" o "''Annurata Suggità''" ("''[[Onorata società (termine)|Onorata Società]]''") per alludere alla difesa del loro "onore", che consisteva nell'[[omertà]] (''Umirtà''), cioè il codice malavitoso del silenzio e dell'obbligo a non parlare degli affari interni all'organizzazione con la polizia<ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/onorata-societa/ Onorata Societa nell'Enciclopedia Treccani<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref><ref>[http://books.google.it/books?id=B1U47jkA8q8C&pg=PA48&dq=societ%C3%A0+della+umirt%C3%A0&hl=it&sa=X&ei=6LHJUqXaBK6XyQPcvIHADA&ved=0CDcQ6AEwAA#v=onepage&q=societ%C3%A0%20della%20umirt%C3%A0&f=false Alberto Consiglio, ''La camorra a Napoli'', 2005]</ref>.
Nel [[1820]] la "''Bella Società Riformata''" si costituì ufficialmente, riunendosi nella [[chiesa di Santa Caterina a Formiello]] a [[Porta Capuana]]; i camorristi napoletani definivano la loro organizzazione anche come "''Società della Umirtà''" o "''Annurata Suggità''" ("''[[Onorata società (termine)|Onorata Società]]''") per alludere alla difesa del loro "onore", che consisteva nell'[[omertà]] (''Umirtà''), cioè il codice malavitoso del silenzio e dell'obbligo a non parlare degli affari interni all'organizzazione con la polizia<ref>{{Cita web|url=http://www.treccani.it//enciclopedia/onorata-societa|titolo=Onorata società nell'Enciclopedia Treccani|sito=www.treccani.it|lingua=it-IT|accesso=2019-04-09}}</ref><ref>{{Cita libro|nome=Alberto|cognome=Consiglio|titolo=La camorra a Napoli|url=https://books.google.it/books?id=B1U47jkA8q8C&pg=PA48&dq=societ%C3%A0+della+umirt%C3%A0&hl=it&sa=X&ei=6LHJUqXaBK6XyQPcvIHADA|accesso=2019-04-09|data=2005|editore=Guida Editori|lingua=it|ISBN=9788871889177}}</ref>.


Per accedere all'organizzazione era previsto un vero e proprio rito di iniziazione definito "''zumpata''" (o dichiaramento) che consisteva in una sorta di duello rusticano. Questo si spiega soprattutto con il fatto che i camorristi ebbero sempre l'ambizione di imitare i nobili. Impiegando il coltello o la spada cercavano di dimostrare il loro "valore" in questa sorta di scontri. Le fasi preliminari della zumpata erano l'''appìcceco'', il litigio, il ragionamento, tentativo di composizione della controversia, banchetto e poi duello. Se il combattimento all'arma bianca si poteva tenere in una qualsiasi zona affollata l'utilizzo di una pistola richiedeva, invece un luogo solitario.
Per accedere all'organizzazione era previsto un vero e proprio rito di iniziazione definito "''zumpata''" (o dichiaramento) che consisteva in una sorta di duello rusticano. Questo si spiega soprattutto con il fatto che i camorristi ebbero sempre l'ambizione di imitare i nobili. Impiegando il coltello o la spada cercavano di dimostrare il loro "valore" in questa sorta di scontri. Le fasi preliminari della zumpata erano l'''appìcceco'', il litigio, il ragionamento, tentativo di composizione della controversia, banchetto e poi duello. Se il combattimento all'arma bianca si poteva tenere in una qualsiasi zona affollata l'utilizzo di una pistola richiedeva, invece un luogo solitario.
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Nei primi anni del regno di [[Ferdinando II delle Due Sicilie|Ferdinando II]] divenne famoso Michele Aitollo detto "Michele 'a Nubiltà', costui i giovedì presiedeva una sorta di corte di giustizia in un basso napoletano, per dirimere litigi fra persone del popolo minuto, e talvolta per questa sua funzione pacificatrice si pronunciava anche su persone inviategli da Luigi Salvatores, commissario di Pubblica Sicurezza del rione Porto, e perfino Gennaro Piscopo il prefetto di polizia<ref>vedi pag. 25, V. Paliotti, 2002</ref>.Intorno al 1840, Aniello Ausiello di Porta Capuana spadroneggiava. I guadagni alla sua ''paranza'' arrivavano dalla partecipazione alle periodiche aste organizzate dall'esercito, che vendeva in quel modo i cavalli di scarto<ref name="La camorra di Gigi Di Fiore">La camorra di Gigi Di Fiore.</ref>.
Nei primi anni del regno di [[Ferdinando II delle Due Sicilie|Ferdinando II]] divenne famoso Michele Aitollo detto "Michele 'a Nubiltà', costui i giovedì presiedeva una sorta di corte di giustizia in un basso napoletano, per dirimere litigi fra persone del popolo minuto, e talvolta per questa sua funzione pacificatrice si pronunciava anche su persone inviategli da Luigi Salvatores, commissario di Pubblica Sicurezza del rione Porto, e perfino Gennaro Piscopo il prefetto di polizia<ref>vedi pag. 25, V. Paliotti, 2002</ref>.Intorno al 1840, Aniello Ausiello di Porta Capuana spadroneggiava. I guadagni alla sua ''paranza'' arrivavano dalla partecipazione alle periodiche aste organizzate dall'esercito, che vendeva in quel modo i cavalli di scarto<ref name="La camorra di Gigi Di Fiore">La camorra di Gigi Di Fiore.</ref>.

Secondo [[Marc Monnier]], "la camorra fu rispettata, usata spesso sotto i Borbone fino al [[1848]]. Essa formava una specie di polizia scismatica, meglio istruita sui delitti comuni della polizia ortodossa, che occupavasi soltanto dei delitti politici. [...] Inoltre la camorra [...] era incaricata della polizia delle prigioni, dei mercati, delle bische, dei lupanari e di tutti i luoghi malfamati della città".<ref>{{Cita libro |url = http://books.google.it/books?id=tGo5AAAAcAAJ&dq=camorra%20borboni&hl=it&pg=PA84#v=onepage&q=camorra%20borboni&f=false |accesso= 19 novembre 2011 |autore =[[Marc Monnier]] |titolo = La Camorra: Notizie storiche raccolte e documentate|editore = |p = 84 }}</ref> Con lo scoppio della [[Rivoluzione del 1848|rivoluzione]] infatti alcuni importanti camorristi (quali Luigi Cozzolino detto il "Persianaro", Michele Russomartino detto il "Piazziere", Andrea Esposito detto “Andreuccio di Porta Nolana” e addirittura il capo della camorra del quartiere Mercato Salvatore Colombo, entrato nella setta dell’Unità Italiana) passarono dalla parte dei liberali nella lotta anti-assolutista, partecipando agli scontri di piazza<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Antonio Fiore|titolo=La politicizzazione della camorra. Le fonti di polizia a Napoli (1848-60)|rivista=Meridiana. Rivista di storia e scienze sociali|numero=78}}</ref>. Ciò determinerà le prime repressioni su vasta scala della camorra a Napoli, portate avanti dai ministri della polizia Gaetano Peccheneda prima (nel 1849-50) e Luigi Ajossa poi (nel 1859-60).
Secondo [[Marc Monnier]], "la camorra fu rispettata, usata spesso sotto i Borbone fino al [[1848]]. Essa formava una specie di polizia scismatica, meglio istruita sui delitti comuni della polizia ortodossa, che occupavasi soltanto dei delitti politici. [...] Inoltre la camorra [...] era incaricata della polizia delle prigioni, dei mercati, delle bische, dei lupanari e di tutti i luoghi malfamati della città".<ref>{{Cita libro |url = http://books.google.it/books?id=tGo5AAAAcAAJ&dq=camorra%20borboni&hl=it&pg=PA84#v=onepage&q=camorra%20borboni&f=false |accesso= 19 novembre 2011 |autore =[[Marc Monnier]] |titolo = La Camorra: Notizie storiche raccolte e documentate|editore = |p = 84 }}</ref> Con lo scoppio della [[Rivoluzione del 1848|rivoluzione]] infatti alcuni importanti camorristi (quali Luigi Cozzolino detto il "Persianaro", Michele Russomartino detto il "Piazziere", Andrea Esposito detto “Andreuccio di Porta Nolana” e addirittura il capo della camorra del quartiere Mercato Salvatore Colombo, entrato nella setta dell’Unità Italiana) passarono dalla parte dei liberali nella lotta anti-assolutista, partecipando agli scontri di piazza<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Antonio Fiore|titolo=La politicizzazione della camorra. Le fonti di polizia a Napoli (1848-60)|rivista=Meridiana. Rivista di storia e scienze sociali|numero=78}}</ref>. Ciò determinerà le prime repressioni su vasta scala della camorra a Napoli, portate avanti dai ministri della polizia Gaetano Peccheneda prima (nel 1849-50) e Luigi Ajossa poi (nel 1859-60).


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Mussolini sottovalutò il fenomeno camorristico, tanto che concesse la grazia a molti dei camorristi condannati a Viterbo, sicuro che nel nuovo assetto dittatoriale questi non avrebbero costituito più un pericolo.
Mussolini sottovalutò il fenomeno camorristico, tanto che concesse la grazia a molti dei camorristi condannati a Viterbo, sicuro che nel nuovo assetto dittatoriale questi non avrebbero costituito più un pericolo.
Molti delinquenti diventarono squadristi entrando a far parte delle squadre fasciste ed ebbero in cambio il silenzio sul loro passato.<ref>Enzo Ciconte, Storia criminale. La resistibile ascesa di mafia, 'ndrangheta e camorra, dall'Ottocento ai giorni nostri, Rubbettino Editore, 2008.</ref>. Nel 1921, proliferano i sindacati padronali da contrapporre a quelli operai. Il fascismo usa una tattica abile. Usa i camorristi per reprimere la delinquenza, con il miraggio di cancellare loro i reati e assicurare impieghi. In molti si prestano a questo disegno.<ref name="ReferenceA" />. E, naturalmente, per animarli, servono squadre armate pronte a tutto, che non hanno nulla da perdere. Il primo sindacato padronale è quello dei camerieri. Nasce con l'appoggio di Guido Scaletti, piccolo camorrista della zona dei Quartieri Spagnoli.<ref name="ReferenceA">{{cita libro |titolo=La Camorra e le sue storie |autore=Gigi Di Fiore |editore=UTET |anno=2016 |isbn=978-88-511-3764-9}}</ref>Arturo Cocco, ad esempio, camorrista del quartiere Sanità aveva fiutato il vento e si era gettato tra le braccia del regime. Il suo ascendente nella sua zona d'origine poteva ben servire a controllare che tutto andasse a dovere e la polizia si avvantaggiava dei servigi di Cocco<ref name="ReferenceA"/>.Un altro guappo violento, Marco Buonocuore, sparò a un operaio antifascista e ottenne buoni incarichi pubblici. L'iscrizione al Partito Fascista era comunque agevolata, senza tener conto della fedina penale<ref name="ReferenceA"/>. Al quartiere Sanità, Salvatore Cinicola, detto ''macchiudella'' con un passato da guappo, fu ben lieto, in cambio di favori e onori, di diventare informatore della polizia, facendo, come amava ripetere da ''veleno della malavita''. Il 25 luglio del 1943, con la caduta di "Mussolini", la gente del quartiere tentò di linciarlo. Fu proprio Luigi Campoluongo a salvarlo. La vita gli fu risparmiata, ma la gente lo costrinse comunque a girare per via dei Vergini tutto imbrattato di sterco<ref name="ReferenceA"/>. Anche a Bagnoli ci furono personaggi violenti impegnati a tenere a freno gli operai dell'Ilva(poi Italsider): i fratelli Vittorio e Armando Aubry<ref name="ReferenceA"/>. In cambio, fino al 1935, ottennero l'appalto delle operazioni di carico e scarico ai pontili della fabbrica. Un controllo che consentiva anche buoni guadagni con il contrabbando, che passava attraverso quella piattaforma. Poi, cominciò la stretta del regime. La mano ferma contro la criminalità, che agli inizi era servita al fascismo per affermarsi. Centinaia di delinquenti, piccoli e grandi, vennero inviati al confino. L'obiettivo era duplice: arrestare i camorristi scomodi, restii ai patti con la polizia: dare all'opinione pubblica dimostrazione di una mano ferma contro la criminalità, legando ancora di più al regime i delinquenti più morbidi<ref name="ReferenceA"/>. Scrive Paolo Ricci:''"La camorra aveva riacquistato parte nella sua consistenza nel marasma del dopoguerra. Tuttavia essa non aderì in un primo momento che in minima parte all'invito dei fascisti.[...] Fu un periodo confuso, in cui in certi quartieri ( ad esempio ai Vergini) la camorra (o quello che rimaneva , trasformata, adattata ai nuovi tempi, di essa) si alleò con il popolo nella lotta contro le squadracce d'azione e in altri quartieri, specie in quelli di periferia, invece, i guappi facevano parte delle squadre di azione [...] Nelle fabbriche i padroni e i dirigenti puntavano sui guappi per spezzare l'unità operaia<ref name="ReferenceA"/>.
Molti delinquenti diventarono squadristi entrando a far parte delle squadre fasciste ed ebbero in cambio il silenzio sul loro passato.<ref>Enzo Ciconte, Storia criminale. La resistibile ascesa di mafia, 'ndrangheta e camorra, dall'Ottocento ai giorni nostri, Rubbettino Editore, 2008.</ref>. Nel 1921, proliferano i sindacati padronali da contrapporre a quelli operai. Il fascismo usa una tattica abile. Usa i camorristi per reprimere la delinquenza, con il miraggio di cancellare loro i reati e assicurare impieghi. In molti si prestano a questo disegno.<ref name="ReferenceA" />. E, naturalmente, per animarli, servono squadre armate pronte a tutto, che non hanno nulla da perdere. Il primo sindacato padronale è quello dei camerieri. Nasce con l'appoggio di Guido Scaletti, piccolo camorrista della zona dei Quartieri Spagnoli.<ref name="ReferenceA">{{cita libro |titolo=La Camorra e le sue storie |autore=Gigi Di Fiore |editore=UTET |anno=2016 |isbn=978-88-511-3764-9}}</ref>Arturo Cocco, ad esempio, camorrista del quartiere Sanità aveva fiutato il vento e si era gettato tra le braccia del regime. Il suo ascendente nella sua zona d'origine poteva ben servire a controllare che tutto andasse a dovere e la polizia si avvantaggiava dei servigi di Cocco<ref name="ReferenceA"/>.Un altro guappo violento, Marco Buonocuore, sparò a un operaio antifascista e ottenne buoni incarichi pubblici. L'iscrizione al Partito Fascista era comunque agevolata, senza tener conto della fedina penale<ref name="ReferenceA"/>. Al quartiere Sanità, Salvatore Cinicola, detto ''macchiudella'' con un passato da guappo, fu ben lieto, in cambio di favori e onori, di diventare informatore della polizia, facendo, come amava ripetere da ''veleno della malavita''. Il 25 luglio del 1943, con la caduta di "Mussolini", la gente del quartiere tentò di linciarlo. Fu proprio Luigi Campoluongo a salvarlo. La vita gli fu risparmiata, ma la gente lo costrinse comunque a girare per via dei Vergini tutto imbrattato di sterco<ref name="ReferenceA"/>. Anche a Bagnoli ci furono personaggi violenti impegnati a tenere a freno gli operai dell'Ilva(poi Italsider): i fratelli Vittorio e Armando Aubry<ref name="ReferenceA"/>. In cambio, fino al 1935, ottennero l'appalto delle operazioni di carico e scarico ai pontili della fabbrica. Un controllo che consentiva anche buoni guadagni con il contrabbando, che passava attraverso quella piattaforma. Poi, cominciò la stretta del regime. La mano ferma contro la criminalità, che agli inizi era servita al fascismo per affermarsi. Centinaia di delinquenti, piccoli e grandi, vennero inviati al confino. L'obiettivo era duplice: arrestare i camorristi scomodi, restii ai patti con la polizia: dare all'opinione pubblica dimostrazione di una mano ferma contro la criminalità, legando ancora di più al regime i delinquenti più morbidi<ref name="ReferenceA"/>. Scrive Paolo Ricci:''"La camorra aveva riacquistato parte nella sua consistenza nel marasma del dopoguerra. Tuttavia essa non aderì in un primo momento che in minima parte all'invito dei fascisti.[...] Fu un periodo confuso, in cui in certi quartieri ( ad esempio ai Vergini) la camorra (o quello che rimaneva , trasformata, adattata ai nuovi tempi, di essa) si alleò con il popolo nella lotta contro le squadracce d'azione e in altri quartieri, specie in quelli di periferia, invece, i guappi facevano parte delle squadre di azione [...] Nelle fabbriche i padroni e i dirigenti puntavano sui guappi per spezzare l'unità operaia<ref name="ReferenceA"/>.

Negli anni di crescita del fascismo, quando nel partito di Mussolini a Napoli si fronteggiano il movimentismo di Aurelio Padovani con le tendenze istituzionali di Paolo Greco, nei diversi quartieri gli appoggi malavitosi non sono chiari<ref>{{Cita libro|nome=Di Fiore,|cognome=Gigi.|titolo=Potere camorrista : quattro secoli di malanapoli|url=http://worldcat.org/oclc/30079756|accesso=11 febbraio 2019|data=1993|editore=A. Guida|OCLC=30079756|ISBN=88-7188-084-6}}</ref>.
Negli anni di crescita del fascismo, quando nel partito di Mussolini a Napoli si fronteggiano il movimentismo di Aurelio Padovani con le tendenze istituzionali di Paolo Greco, nei diversi quartieri gli appoggi malavitosi non sono chiari<ref>{{Cita libro|nome=Di Fiore,|cognome=Gigi.|titolo=Potere camorrista : quattro secoli di malanapoli|url=http://worldcat.org/oclc/30079756|accesso=11 febbraio 2019|data=1993|editore=A. Guida|OCLC=30079756|ISBN=88-7188-084-6}}</ref>.
A Casignana spararono contro i contadini che avevano occupato le terre<ref name="Ciconte">{{cita libro |titolo=campieri e mafiosi in camicia nera insieme ai carabinieri |autore=Enzo Ciconte |collana=Storia criminale.La resistibile ascesa di mafia, 'ndrangheta e camorra, dall'Ottocento ai giorni nostri |editore=Rubbettino Editore |anno=2008}}</ref>.
A Casignana spararono contro i contadini che avevano occupato le terre<ref name="Ciconte">{{cita libro |titolo=campieri e mafiosi in camicia nera insieme ai carabinieri |autore=Enzo Ciconte |collana=Storia criminale.La resistibile ascesa di mafia, 'ndrangheta e camorra, dall'Ottocento ai giorni nostri |editore=Rubbettino Editore |anno=2008}}</ref>.
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=== Gli anni dai '70 ai '90: dalla ''Nuova Camorra Organizzata'' al ''clan dei casalesi'' ===
=== Gli anni dai '70 ai '90: dalla ''Nuova Camorra Organizzata'' al ''clan dei casalesi'' ===
{{Vedi anche|Carmine Alfieri|Clan dei casalesi|Faida tra Nuova Camorra Organizzata e Nuova Famiglia|Nuova Camorra Organizzata|Nuova Famiglia}}
{{Vedi anche|Carmine Alfieri|Clan dei casalesi|Faida tra Nuova Camorra Organizzata e Nuova Famiglia|Nuova Camorra Organizzata|Nuova Famiglia}}
Gli anni [[1973]]-[[1974]] videro un boom del contrabbando di [[sigaretta|sigarette]] estere, che aveva il suo centro di smistamento a [[Napoli]]: infatti nei primi [[anni 1970|anni settanta]] numerosi mafiosi [[Palermo|palermitani]] ([[Stefano Bontate]], Vincenzo Spadaro, [[Gaetano Riina]] e Salvatore Bagarella) vennero inviati al [[soggiorno obbligato]] in [[Campania]]<ref name=autogenerato1>{{Cita news|url=http://www.csm.it/quaderni/quad_99a/quad_99_3.pdf|titolo=L'atteggiarsi delle associazioni mafiose sulla base delle esperienze processuali acquisite: la Camorra - Procura della Repubblica di Napoli|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20070205102450/http://www.csm.it/quaderni/quad_99a/quad_99_3.pdf|dataarchivio=5 febbraio 2007}}</ref>, consentendogli di avviare rapporti con [[Michele Zaza]] e altri camorristi [[Napoli|napoletani]], attraverso i quali acquistavano i carichi di sigarette<ref>[http://www.scuoladusmetnicolosi.it/didattica/noisiamo/antologia/a-imiliardidelladroga.htm I miliardi della droga]</ref><ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/10/03/napoli-palermo-cosi-comincio-la-grande-alleanza.html?ref=search Napoli e Palermo così cominciò la grande alleanza - Repubblica.it<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>; addirittura nel [[1974]] i mafiosi siciliani provvidero ad [[Punciuta|affiliare]] a [[Cosa nostra]] Zaza, i [[Clan Nuvoletta|fratelli Nuvoletta]], [[Antonio Bardellino]] e altri in modo da tenerli sotto controllo e di lusingarne le vanità, autorizzandoli anche a formare una propria [[Famiglia (mafia)|Famiglia]] a [[Napoli]]: secondo il collaboratore di giustizia [[Antonino Calderone]], il capo della [[Famiglia (mafia)|Famiglia]] di [[Napoli]] era Salvatore Zaza (fratello di Michele), il ''[[consigliere (mafia)|consigliere]]'' era Giuseppe Liguori (detto "Peppe 'o Biondo", suocero di [[Michele Zaza]]) e i [[capodecina|capidecina]] erano Giuseppe Sciorio e i [[Clan Nuvoletta|fratelli Nuvoletta]]<ref>[http://archiviopiolatorre.camera.it/img-repo/fondo_zupo/Sez._I_serie_0001_Vol_022.pdf Interrogatorio del collaboratore di giustizia Antonino Calderone]</ref>.
Gli anni [[1973]]-[[1974]] videro un boom del contrabbando di [[sigaretta|sigarette]] estere, che aveva il suo centro di smistamento a [[Napoli]]: infatti nei primi [[anni 1970|anni settanta]] numerosi mafiosi [[Palermo|palermitani]] ([[Stefano Bontate]], Vincenzo Spadaro, [[Gaetano Riina]] e Salvatore Bagarella) vennero inviati al [[soggiorno obbligato]] in [[Campania]]<ref name=autogenerato1>{{Cita news|url=http://www.csm.it/quaderni/quad_99a/quad_99_3.pdf|titolo=L'atteggiarsi delle associazioni mafiose sulla base delle esperienze processuali acquisite: la Camorra - Procura della Repubblica di Napoli|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20070205102450/http://www.csm.it/quaderni/quad_99a/quad_99_3.pdf|dataarchivio=5 febbraio 2007}}</ref>, consentendogli di avviare rapporti con [[Michele Zaza]] e altri camorristi [[Napoli|napoletani]], attraverso i quali acquistavano i carichi di sigarette<ref>{{Cita web|url=http://www.vagliengoserramenti.it/|titolo=Vagliengo Serramenti - Porte e Serramenti Piossasco|sito=www.vagliengoserramenti.it|lingua=it|accesso=2019-04-09}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/10/03/napoli-palermo-cosi-comincio-la-grande-alleanza.html|titolo=NAPOLI E PALERMO COSI' COMINCIO' LA GRANDE ALLEANZA - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=2019-04-09}}</ref>; addirittura nel [[1974]] i mafiosi siciliani provvidero ad [[Punciuta|affiliare]] a [[Cosa nostra]] Zaza, i [[Clan Nuvoletta|fratelli Nuvoletta]], [[Antonio Bardellino]] e altri in modo da tenerli sotto controllo e di lusingarne le vanità, autorizzandoli anche a formare una propria [[Famiglia (mafia)|Famiglia]] a [[Napoli]]: secondo il collaboratore di giustizia [[Antonino Calderone]], il capo della [[Famiglia (mafia)|Famiglia]] di [[Napoli]] era Salvatore Zaza (fratello di Michele), il ''[[consigliere (mafia)|consigliere]]'' era Giuseppe Liguori (detto "Peppe 'o Biondo", suocero di [[Michele Zaza]]) e i [[capodecina|capidecina]] erano Giuseppe Sciorio e i [[Clan Nuvoletta|fratelli Nuvoletta]]<ref>[http://archiviopiolatorre.camera.it/img-repo/fondo_zupo/Sez._I_serie_0001_Vol_022.pdf Interrogatorio del collaboratore di giustizia Antonino Calderone]</ref>.


Nella metà degli [[anni 1970|anni settanta]], dal [[carcere di Poggioreale]], nel quale è rinchiuso per [[omicidio]], [[Raffaele Cutolo]] inizia a realizzare il suo progetto: ristrutturare la camorra come organizzazione gerarchica in senso mafioso, sfruttando il nuovo business della [[droga]]; nasce così la [[Nuova Camorra Organizzata]] (N.C.O.).
Nella metà degli [[anni 1970|anni settanta]], dal [[carcere di Poggioreale]], nel quale è rinchiuso per [[omicidio]], [[Raffaele Cutolo]] inizia a realizzare il suo progetto: ristrutturare la camorra come organizzazione gerarchica in senso mafioso, sfruttando il nuovo business della [[droga]]; nasce così la [[Nuova Camorra Organizzata]] (N.C.O.).
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La [[Nuova Camorra Organizzata|NCO]] tentò di imporre il controllo su tutte le attività illecite e ciò spinse le organizzazioni contrabbandiere napoletane e siciliane, rappresentate da Zaza, dai [[Clan Nuvoletta|fratelli Nuvoletta]] e da Bardellino, a riunirsi sotto il nome di [[Nuova Famiglia]] (NF), per portare [[guerra]] alla camorra [[Raffaele Cutolo|cutoliana]].<ref name=autogenerato1 /> La guerra tra le due organizzazioni criminali è spietata e si conclude nei primi [[anni 1980|anni ottanta]] con la sconfitta della [[Nuova Camorra Organizzata|NCO]]. Le vittime sono molte centinaia, tra esse anche molti innocenti. In questa fase ci fu anche una connessione generata dal "[[Ciro Cirillo|Caso Cirillo]]" tra camorra e [[Brigate Rosse]]. Dal 1979 la camorra ha ucciso 3600 persone, tra esse anche molti innocenti.<ref>{{cita libro|titolo=Gomorra|autore=Roberto Saviano|p=133|anno=2011}}</ref>.
La [[Nuova Camorra Organizzata|NCO]] tentò di imporre il controllo su tutte le attività illecite e ciò spinse le organizzazioni contrabbandiere napoletane e siciliane, rappresentate da Zaza, dai [[Clan Nuvoletta|fratelli Nuvoletta]] e da Bardellino, a riunirsi sotto il nome di [[Nuova Famiglia]] (NF), per portare [[guerra]] alla camorra [[Raffaele Cutolo|cutoliana]].<ref name=autogenerato1 /> La guerra tra le due organizzazioni criminali è spietata e si conclude nei primi [[anni 1980|anni ottanta]] con la sconfitta della [[Nuova Camorra Organizzata|NCO]]. Le vittime sono molte centinaia, tra esse anche molti innocenti. In questa fase ci fu anche una connessione generata dal "[[Ciro Cirillo|Caso Cirillo]]" tra camorra e [[Brigate Rosse]]. Dal 1979 la camorra ha ucciso 3600 persone, tra esse anche molti innocenti.<ref>{{cita libro|titolo=Gomorra|autore=Roberto Saviano|p=133|anno=2011}}</ref>.


Nel [[1992]] il boss [[Carmine Alfieri]] tentò di dare alla malavita organizzata nella regione una struttura verticistica creando la ''Nuova Mafia Campana'' (NMC),<ref>[https://books.google.it/books?id=AZwrAQAAQBAJ&pg=PA31&lpg=PA31&dq=Nuova+Mafia+Campana&source=bl&ots=lRHLp2JshC&sig=pd77b4LtUgzmPNrumUDfqYEQnk4&hl=it&sa=X&ei=5eI_VausNMjnUqqcgfAI&ved=0CCUQ6AEwATgK#v=onepage&q=Nuova%20Mafia%20Campana&f=false ''La mafia allo specchio la trasformazione mediatica del mafioso'' di Marina D'Amato FrancoAngeli editore, Milano 2013 pag. 31]</ref> anch'essa scomparsa dopo poco tempo, ma nel corso degli anni novanta la camorra rafforza la sua struttura di tipo orizzontale (con varie bande territoriali più o meno in lotta tra loro) non verticistica fatta eccezione per alcuni pochi [[cartello|cartelli]], tra cui il [[clan dei casalesi]] che si strutturò in modo verticistico, formato da una dozzina di clan con una cassa comune.{{senza fonte}}
Nel [[1992]] il boss [[Carmine Alfieri]] tentò di dare alla malavita organizzata nella regione una struttura verticistica creando la ''Nuova Mafia Campana'' (NMC),<ref>{{Cita libro|cognome=D'Amato|titolo=La mafia allo specchio. La trasformazione mediatica del mafioso: La trasformazione mediatica del mafioso|url=https://books.google.it/books?id=AZwrAQAAQBAJ&pg=PA31&lpg=PA31&dq=Nuova+Mafia+Campana&source=bl&ots=lRHLp2JshC&sig=pd77b4LtUgzmPNrumUDfqYEQnk4&hl=it&sa=X&ei=5eI_VausNMjnUqqcgfAI&ved=0CCUQ6AEwATgK#v=onepage&q=Nuova%20Mafia%20Campana&f=false|accesso=2019-04-09|data=2013|editore=FrancoAngeli|lingua=it|ISBN=9788820419691}}</ref> anch'essa scomparsa dopo poco tempo, ma nel corso degli anni novanta la camorra rafforza la sua struttura di tipo orizzontale (con varie bande territoriali più o meno in lotta tra loro) non verticistica fatta eccezione per alcuni pochi [[cartello|cartelli]], tra cui il [[clan dei casalesi]] che si strutturò in modo verticistico, formato da una dozzina di clan con una cassa comune.{{senza fonte}}


=== Il XXI secolo ===
=== Il XXI secolo ===

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Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Camorra (disambigua).

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La camorra è un'organizzazione criminale italiana di connotazione mafiosa originaria di Napoli.

Etimologia del termine

«Dissi di una simil setta. La camorra infatti, nel significato generale del vocabolo, designa ben altro che l'associazione [...] Il vocabolo si applica a tutti gli abusi di forza o di influenza.
Far la camorra, nel linguaggio ordinario, significa prelevar un diritto arbitrario e fraudolento.»

Le ipotesi sull'etimologia del termine sono varie:

  • Secondo l'enciclopedia Treccani e il linguista Massimo Pittau, sarebbe legato per similitudini fonetiche e semantiche al nome dell'antica città biblica di Gomorra.[1] Il passaggio semantico sarebbe avvenuto per traslazione attraverso il significato intermedio di vizio/malaffare e quindi di delinquenza/malavita.[2]
  • Secondo lo studioso Abele De Blasio, professore all'Università di Napoli, deriverebbe dal termine Gamurra del XIII secolo, indicante un'associazione di mercenari sardi al soldo di Pisa, come riporta il primo tomo del Codex Diplomaticu Sardiniae.[3]
  • Un'altra corrente sostiene sia connesso ad una bisca frequentata dalla malavita napoletana del XVII secolo.[4]
  • In un documento ufficiale del Regno di Napoli risalente al 1735, troverebbe riscontro nel significato di tassa sul gioco, imposta dovuta ai protettori dei locali dediti al gioco d'azzardo.
  • Si pensa anche possa fare riferimento alla gamurra che indossavano i lazzaroni napoletani, un indumento simile alla chamarra spagnola,[5] tipico dell'Italia tardo-medievale e rinascimentale. Nelle antiche commedie teatrali si ritrova spesso questo termine ad indicare un abito o una giacchetta molto corta.[6]
  • Altri affermano che andrebbe connesso al termine morra, ovvero banda. Per cui, chi ne avesse fatto parte sarebbe stato c'a morra (con la banda). Morra, comunque, può significare anche rissa.
  • Secondo qualche autore campano, potrebbe inoltre derivare da ca' murra e cioè capo della murra. Nella Napoli settecentesca, infatti, il guappo di quartiere doveva risolvere le dispute tra i giocatori della murra (tipico gioco di strada).

Storia

Secondo una delle ipotesi storiche la società segreta che diede origine alla Bella Società Riformata si sarebbe formata a Cagliari nel XIII secolo[7][8][9][10] sotto il nome di Gamurra (probabilmente derivante dal medesimo nome di una giacchetta marinara tipica dell'Italia tardo medievale e rinascimentale, o dalla lingua araba Kumar gioco d'azzardo proibito dal Corano) e poi si sarebbe diffusa a Napoli intorno al XIV secolo. Secondo l'ipotesi più accettata, il termine nascerebbe invece direttamente a Napoli, intorno al XVI-XVII secolo, trovando la sua radice etimologica originaria nello stesso dialetto napoletano, venendosi a formare dalla giunzione delle parole c'a-morra (con la morra), in riferimento all'omonimo gioco di strada.

In virtù delle notizie storiche accertate, è assai condiviso datare ai primi anni del XIX secolo la nascita della camorra partenopea intesa come organizzazione criminale segreta, «una sorta di massoneria della plebe napoletana».[11][12][13][14][15][16][17]

Il mito e le origini

Secondo scrittori come Marc Monnier, rettore della Università di Ginevra e tra i primi ad aver dedicato un testo sulla camorra e ad averla analizzata[18], il termine camorra deriverebbe da gamurra e avrebbe origine non napoletana, ma sardo/pisana. La prima citazione del termine si ha infatti in un documento medievale pisano. Una delle ipotesi storiche della camorra vede questa nascere e svilupparsi in periodo medievale nei quartieri portuali della città di Cagliari e intorno al XIII secolo, quando era necessario per Pisa, che allora regolava la politica del luogo, controllare gli isolani ed evitare che questi potessero unirsi e creare sommosse. Furono usate bande di mercenari isolani armati, il cui compito era quello di pattugliare i diversi borghi e mantenere così l'ordine pubblico[19][20][21][22][23][24][25][26]

Tale gestione di potere passerà in seguito dalle mani dei governanti pisani a quelle dei governanti aragonesi: protettorato, gabelle, gioco d'azzardo e tangenti forniranno loro le entrate necessarie per mantenere in piedi tale organizzazione malavitosa, ormai composta e diretta da capibastone della plebe.

Secondo questa ipotesi i gruppi di mercenari sardi lasciano Cagliari e raggiungono la Campania e vi si stabiliscono nel XVI secolo, durante il governatorato spagnolo. A differenza delle altre organizzazioni criminali, diffuse soprattutto in campagna, la camorra attecchisce velocemente in città, tra la popolazione locale, nei quartieri più popolosi, organizzandosi in famiglie (o clan), capitanate da criminali provenienti dai più bassi strati della società napoletana, che oltre a fungere da mercenari pagati dagli alti ceti sociali, per esercitare il controllo delle bische, si rendevano allo stesso tempo anche autori di soprusi, abusando del potere conferitogli. Queste bande infatti commettevano illeciti ai danni delle povere persone del popolo, come raccontato in un documento dell'epoca:

«facimme caccià l’oro de’ piducchie»

I progenitori della camorra storica, quella ottocentesca, esistevano nel XVII secolo ed erano detti compagnoni che si muovevano in quattro e vivevano alle spalle di prostitute, controllando il gioco d'azzardo e facendo rapine. In ogni quartiere napoletano c'era un gruppo di compagnoni di cui era membro anche qualche nobile. Il loro luogo d'incontro era la taverna "del Crispano", presso l'attuale Stazione Centrale di Napoli. Anche il canonico Giulio Genoino, ispiratore della rivolta di Masaniello, si faceva proteggere da compagnoni. Vi erano pure i cappiatori, ladri di strada, e i campeadores, rapinatori con coltelli. Alla fine del XVII secolo a Napoli ci furono 1338 impiccati, 17 capi giustiziati, 57 decapitati, 913 condannati alla galera. Nel periodo del vicereame spagnolo il criminale più noto fu Cesare Riccardi, detto "abate Cesare", a capo di una banda di criminali.[27][28]

La carestia del 1764

Il medico e storico napoletano Salvatore De Renzi (1800 - 1872), in un saggio pubblicato nel 1868 sulla carestia nel Regno di Napoli del 1764[29] imputa alla presenza di camorristi una delle cause della carestia, poiché questi, intervenendo ad accaparrare a fini speculativi il grano ed altri generi alimentari, ne turbavano il libero mercato: "nel seno stesso delle amministrazioni si costituivano numerose consorterie di camorristi, i quali cercavano di profittare dei pubblici bisogni e le carestie avvenivano allora come effetto di deplorabili sistemi annonari e quale conseguenza della immoralità degli uomini ed erano meno scusabili della stessa peste".

La Bella Società Riformata

Uomini e donne della camorra sfregiati (disegni del 1906).

Nel 1820 la "Bella Società Riformata" si costituì ufficialmente, riunendosi nella chiesa di Santa Caterina a Formiello a Porta Capuana; i camorristi napoletani definivano la loro organizzazione anche come "Società della Umirtà" o "Annurata Suggità" ("Onorata Società") per alludere alla difesa del loro "onore", che consisteva nell'omertà (Umirtà), cioè il codice malavitoso del silenzio e dell'obbligo a non parlare degli affari interni all'organizzazione con la polizia[30][31].

Per accedere all'organizzazione era previsto un vero e proprio rito di iniziazione definito "zumpata" (o dichiaramento) che consisteva in una sorta di duello rusticano. Questo si spiega soprattutto con il fatto che i camorristi ebbero sempre l'ambizione di imitare i nobili. Impiegando il coltello o la spada cercavano di dimostrare il loro "valore" in questa sorta di scontri. Le fasi preliminari della zumpata erano l'appìcceco, il litigio, il ragionamento, tentativo di composizione della controversia, banchetto e poi duello. Se il combattimento all'arma bianca si poteva tenere in una qualsiasi zona affollata l'utilizzo di una pistola richiedeva, invece un luogo solitario.

In origine il sodalizio si occupa principalmente della riscossione del pizzo da alcuni dei numerosi biscazzieri, che affollano le strade dei quartieri popolari di Napoli. Ben presto, però, conseguentemente all'unità d'Italia, il fenomeno dilaga e le estorsioni iniziano a danneggiare la quasi totalità dei commercianti. Nonostante le violenze e i crimini perpetrati, i camorristi godono della benevolenza del popolo al quale, in una situazione come quella post-unitaria di totale disinteresse delle istituzioni per i problemi sociali, garantiscono un minimo di "giustizia".[32]

Tra le principali fonti di risorse economiche della camorra si ricordano:

  1. Il “Barattolo” che era la percentuale di circa il 20% sugli introiti dei biscazzieri;
  2. lo “Sbruffo” era, invece, la tangente su tutte le altre attività (dai facchini ai venditori ecc.);
  3. un particolare regime di tassazione per la prostituzione;
  4. il gioco piccolo (una sorta di Lotto)

Sotto il regno di Francesco I la camorra godette del favore della casa reale, ad essa erano anche affiliati Michelangelo Viglia valletto del re e la cameriera della regina, Caterina De Simone[33]

Nei primi anni del regno di Ferdinando II divenne famoso Michele Aitollo detto "Michele 'a Nubiltà', costui i giovedì presiedeva una sorta di corte di giustizia in un basso napoletano, per dirimere litigi fra persone del popolo minuto, e talvolta per questa sua funzione pacificatrice si pronunciava anche su persone inviategli da Luigi Salvatores, commissario di Pubblica Sicurezza del rione Porto, e perfino Gennaro Piscopo il prefetto di polizia[34].Intorno al 1840, Aniello Ausiello di Porta Capuana spadroneggiava. I guadagni alla sua paranza arrivavano dalla partecipazione alle periodiche aste organizzate dall'esercito, che vendeva in quel modo i cavalli di scarto[35].

Secondo Marc Monnier, "la camorra fu rispettata, usata spesso sotto i Borbone fino al 1848. Essa formava una specie di polizia scismatica, meglio istruita sui delitti comuni della polizia ortodossa, che occupavasi soltanto dei delitti politici. [...] Inoltre la camorra [...] era incaricata della polizia delle prigioni, dei mercati, delle bische, dei lupanari e di tutti i luoghi malfamati della città".[36] Con lo scoppio della rivoluzione infatti alcuni importanti camorristi (quali Luigi Cozzolino detto il "Persianaro", Michele Russomartino detto il "Piazziere", Andrea Esposito detto “Andreuccio di Porta Nolana” e addirittura il capo della camorra del quartiere Mercato Salvatore Colombo, entrato nella setta dell’Unità Italiana) passarono dalla parte dei liberali nella lotta anti-assolutista, partecipando agli scontri di piazza[37]. Ciò determinerà le prime repressioni su vasta scala della camorra a Napoli, portate avanti dai ministri della polizia Gaetano Peccheneda prima (nel 1849-50) e Luigi Ajossa poi (nel 1859-60).

Il ruolo nell'unità d'Italia

Lo stesso argomento in dettaglio: Liborio Romano e Repubblica di Santo Stefano.

Quando nel 1860, Garibaldi sbarcò in Sicilia, la camorra ne approfittò appoggiando i Savoia contro la dinastia regnante dei Borbone. La "ricompensa" nella politica camorristica fu concordata con i malavitosi dal prefetto di Polizia nominato da re Francesco II delle Due Sicilie, Liborio Romano, il quale lasciò il controllo di Napoli alla camorra durante la fase di transizione del regno, al fine di evitare possibili rivoluzioni incoraggiate dai Borbone in esilio.

Il nuovo ministro degli interni del nuovo Regno d'Italia, Silvio Spaventa, ruppe con la camorra e cercò di estirpare il fenomeno e ripristinare la legalità.[senza fonte] Nel 1911, si tenne a Viterbo il processo Cuocolo per l'omicidio di Gennaro Cuocolo e Maria Cutinelli e, grazie alle confessioni del camorrista pentito Gennaro Abbatemaggio, vennero inflitte severe pene ai maggiori esponenti dell'organizzazione. La sera del 25 maggio 1915, nelle Caverne delle Fontanelle, nel popolare rione Sanità, i camorristi, presieduti da Gaetano Del Giudice, decretarono lo scioglimento della Bella Società Riformata; in realtà l'associazione era già stata decimata nel corso del processo Cuocolo.

Il XX secolo, dittatura fascista e il dopoguerra

Lo stesso argomento in dettaglio: Camorra newyorkese, Pasquale Simonetti e Assunta Maresca.

Mussolini sottovalutò il fenomeno camorristico, tanto che concesse la grazia a molti dei camorristi condannati a Viterbo, sicuro che nel nuovo assetto dittatoriale questi non avrebbero costituito più un pericolo. Molti delinquenti diventarono squadristi entrando a far parte delle squadre fasciste ed ebbero in cambio il silenzio sul loro passato.[38]. Nel 1921, proliferano i sindacati padronali da contrapporre a quelli operai. Il fascismo usa una tattica abile. Usa i camorristi per reprimere la delinquenza, con il miraggio di cancellare loro i reati e assicurare impieghi. In molti si prestano a questo disegno.[39]. E, naturalmente, per animarli, servono squadre armate pronte a tutto, che non hanno nulla da perdere. Il primo sindacato padronale è quello dei camerieri. Nasce con l'appoggio di Guido Scaletti, piccolo camorrista della zona dei Quartieri Spagnoli.[39]Arturo Cocco, ad esempio, camorrista del quartiere Sanità aveva fiutato il vento e si era gettato tra le braccia del regime. Il suo ascendente nella sua zona d'origine poteva ben servire a controllare che tutto andasse a dovere e la polizia si avvantaggiava dei servigi di Cocco[39].Un altro guappo violento, Marco Buonocuore, sparò a un operaio antifascista e ottenne buoni incarichi pubblici. L'iscrizione al Partito Fascista era comunque agevolata, senza tener conto della fedina penale[39]. Al quartiere Sanità, Salvatore Cinicola, detto macchiudella con un passato da guappo, fu ben lieto, in cambio di favori e onori, di diventare informatore della polizia, facendo, come amava ripetere da veleno della malavita. Il 25 luglio del 1943, con la caduta di "Mussolini", la gente del quartiere tentò di linciarlo. Fu proprio Luigi Campoluongo a salvarlo. La vita gli fu risparmiata, ma la gente lo costrinse comunque a girare per via dei Vergini tutto imbrattato di sterco[39]. Anche a Bagnoli ci furono personaggi violenti impegnati a tenere a freno gli operai dell'Ilva(poi Italsider): i fratelli Vittorio e Armando Aubry[39]. In cambio, fino al 1935, ottennero l'appalto delle operazioni di carico e scarico ai pontili della fabbrica. Un controllo che consentiva anche buoni guadagni con il contrabbando, che passava attraverso quella piattaforma. Poi, cominciò la stretta del regime. La mano ferma contro la criminalità, che agli inizi era servita al fascismo per affermarsi. Centinaia di delinquenti, piccoli e grandi, vennero inviati al confino. L'obiettivo era duplice: arrestare i camorristi scomodi, restii ai patti con la polizia: dare all'opinione pubblica dimostrazione di una mano ferma contro la criminalità, legando ancora di più al regime i delinquenti più morbidi[39]. Scrive Paolo Ricci:"La camorra aveva riacquistato parte nella sua consistenza nel marasma del dopoguerra. Tuttavia essa non aderì in un primo momento che in minima parte all'invito dei fascisti.[...] Fu un periodo confuso, in cui in certi quartieri ( ad esempio ai Vergini) la camorra (o quello che rimaneva , trasformata, adattata ai nuovi tempi, di essa) si alleò con il popolo nella lotta contro le squadracce d'azione e in altri quartieri, specie in quelli di periferia, invece, i guappi facevano parte delle squadre di azione [...] Nelle fabbriche i padroni e i dirigenti puntavano sui guappi per spezzare l'unità operaia[39].

Negli anni di crescita del fascismo, quando nel partito di Mussolini a Napoli si fronteggiano il movimentismo di Aurelio Padovani con le tendenze istituzionali di Paolo Greco, nei diversi quartieri gli appoggi malavitosi non sono chiari[40]. A Casignana spararono contro i contadini che avevano occupato le terre[41]. Nell'immediato dopoguerra, il soggiorno obbligato a Napoli, imposto dal governo degli U.S.A. al boss di Cosa nostra statunitense Lucky Luciano contribuì al superamento della dimensione locale del fenomeno e all'inserimento dei camorristi campani nei grandi traffici illeciti internazionali, quali il contrabbando di sigarette in collegamento con il clan dei marsigliesi. Tuttavia, in questa fase, la camorra non ha la struttura verticistica che la caratterizzava nei secoli precedenti, né tanto meno ha un potere decisionale sugli affari che svolge con la mafia, per i quali molto spesso è solo un vettore e si presenta come una pluralità di famiglie più o meno legate tra loro. È ancora l'epoca della "camorra dei campi" e dei mercati. Infatti, una delle figure di spicco del periodo è Pasquale Simonetti, (detto Pascalone 'e Nola per il suo grosso fisico e per la sua origine), un camorrista che controllava il racket dei mercati generali di Napoli, la cui uccisione sarà poi vendicata da sua moglie Assunta Maresca (detta "Pupetta"), il cui processo penale avrà un'eco di livello nazionale.

Gli anni dai '70 ai '90: dalla Nuova Camorra Organizzata al clan dei casalesi

Gli anni 1973-1974 videro un boom del contrabbando di sigarette estere, che aveva il suo centro di smistamento a Napoli: infatti nei primi anni settanta numerosi mafiosi palermitani (Stefano Bontate, Vincenzo Spadaro, Gaetano Riina e Salvatore Bagarella) vennero inviati al soggiorno obbligato in Campania[42], consentendogli di avviare rapporti con Michele Zaza e altri camorristi napoletani, attraverso i quali acquistavano i carichi di sigarette[43][44]; addirittura nel 1974 i mafiosi siciliani provvidero ad affiliare a Cosa nostra Zaza, i fratelli Nuvoletta, Antonio Bardellino e altri in modo da tenerli sotto controllo e di lusingarne le vanità, autorizzandoli anche a formare una propria Famiglia a Napoli: secondo il collaboratore di giustizia Antonino Calderone, il capo della Famiglia di Napoli era Salvatore Zaza (fratello di Michele), il consigliere era Giuseppe Liguori (detto "Peppe 'o Biondo", suocero di Michele Zaza) e i capidecina erano Giuseppe Sciorio e i fratelli Nuvoletta[45].

Nella metà degli anni settanta, dal carcere di Poggioreale, nel quale è rinchiuso per omicidio, Raffaele Cutolo inizia a realizzare il suo progetto: ristrutturare la camorra come organizzazione gerarchica in senso mafioso, sfruttando il nuovo business della droga; nasce così la Nuova Camorra Organizzata (N.C.O.).

La NCO tentò di imporre il controllo su tutte le attività illecite e ciò spinse le organizzazioni contrabbandiere napoletane e siciliane, rappresentate da Zaza, dai fratelli Nuvoletta e da Bardellino, a riunirsi sotto il nome di Nuova Famiglia (NF), per portare guerra alla camorra cutoliana.[42] La guerra tra le due organizzazioni criminali è spietata e si conclude nei primi anni ottanta con la sconfitta della NCO. Le vittime sono molte centinaia, tra esse anche molti innocenti. In questa fase ci fu anche una connessione generata dal "Caso Cirillo" tra camorra e Brigate Rosse. Dal 1979 la camorra ha ucciso 3600 persone, tra esse anche molti innocenti.[46].

Nel 1992 il boss Carmine Alfieri tentò di dare alla malavita organizzata nella regione una struttura verticistica creando la Nuova Mafia Campana (NMC),[47] anch'essa scomparsa dopo poco tempo, ma nel corso degli anni novanta la camorra rafforza la sua struttura di tipo orizzontale (con varie bande territoriali più o meno in lotta tra loro) non verticistica fatta eccezione per alcuni pochi cartelli, tra cui il clan dei casalesi che si strutturò in modo verticistico, formato da una dozzina di clan con una cassa comune.[senza fonte]

Il XXI secolo

Lo stesso argomento in dettaglio: Faida di Scampia.

All'inizio degli anni 2000 l'organizzazione gode ancora di un certo potere, dovuto anche ad appoggi di tipo politico, che le consente il controllo delle più rilevanti attività economiche locali, in particolare modo nell'hinterland napoletano e casertano. Oggi la camorra conta migliaia di affiliati divisi in oltre 200 famiglie attive in tutta la Campania. Sono segnalati insediamenti della camorra anche all'estero, come nei Paesi Bassi, Repubblica Dominicana, Spagna, Brasile, Portogallo, Russia, Francia, Romania, Germania, Polonia ed Albania.

I gruppi si dimostrano molto attivi sia nelle attività economiche (infiltrazione negli appalti pubblici, immigrazione clandestina, sfruttamento della prostituzione, riciclaggio di denaro sporco, usura e traffico di droga) sia sul fronte delle alleanze e dei conflitti. Quando infatti un clan vede messo in discussione il proprio potere su una determinata zona da parte di un altro clan, diventano molto frequenti omicidi e agguati di stampo intimidatorio. Il ritorno al contrabbando di sigarette è dovuto ai recenti cambiamenti avvenuti all'interno di alcuni gruppi di camorra. In particolare l'attività è risorta nell'area nord di Napoli, dove opera il gruppo formato dai Sacco-Bocchetti-Lo Russo che, uscito dall'alleanza di Secondigliano, ha recuperato parecchio spazio e deciso di investire in questa attività, visto che i canali della droga sono controllati da altri gruppi, in particolare quello degli Amato-Pagano. A Napoli città il fenomeno è ancora limitato anche se in crescita, soprattutto nella zona dei Mazzarella (Mercato e Case Nuove). Il 7 febbraio 2008 viene arrestato il boss Vincenzo Licciardi, tra i 30 latitanti più pericolosi d'Italia. Era considerato il capo dell'alleanza di Secondigliano.[48]

La situazione corrente

«Pasquale Villari, nel primo grande affresco sociologico sulla camorra che fu (ed è) "Lettere meridionali", dopo aver descritto le condizioni di vita nel centro storico di Napoli, così concludeva: "Finché dura lo stato presente di cose, la camorra è la forma naturale e necessaria della società che ho descritto. Mille volte estirpata, rinascerà mille volte."»

Grande risalto ha avuto negli anni 2004 e 2005 la cosiddetta faida di Scampia, una guerra scoppiata all'interno del clan Di Lauro quando alcuni affiliati decisero di mettersi in proprio nella gestione degli stupefacenti, rivendicando così una propria autonomia e negando di fatto gli introiti al clan Di Lauro, del boss Paolo Di Lauro, detto Ciruzzo 'o Milionario. Ma questa faida non è l'unica contesa tra clan sul territorio napoletano. Numerose sono le frizioni e gli scontri tra le decine di gruppi che si contendono le aree di maggiore interesse. A cavallo tra il 2005 e il 2006 ha destato scalpore nella cittadinanza e tra le forze dell'ordine la cosiddetta "faida della Sanità", una guerra di camorra scoppiata tra lo storico clan Misso del rione Sanità e alcuni scissionisti capeggiati dal boss Salvatore Torino, vicino ai clan di Secondigliano; una quindicina di morti e diversi feriti nel giro di due mesi.

Per quanto riguarda l'area a nord della città (quella da sempre maggiormente oppressa dai gruppi criminali), tra i quartieri di Secondigliano, Scampia, Piscinola, Miano e Chiaiano, resta sempre forte l'influenza del cartello camorristico detto Alleanza di Secondigliano, composto dalle famiglie Licciardi, Contini, Prestieri, Bocchetti, Bosti, Mallardo, Lo Russo, Stabile e con gli stessi Di Lauro quali garanti esterni (molto spesso, infatti, gli uomini di "Ciruzzo 'o Milionario", si sono interposti tra le liti sorte fra le varie famiglie del cartello, evitando possibili guerre).

Per le zone centrali della città (centro storico, Forcella) resta ben salda l'alleanza tra i clan Misso, Sarno e Mazzarella, che controllano praticamente tutta l'area ad est di Napoli, dal centro fino al quartiere periferico di Ponticelli, facilitati anche dalla debacle del clan Giuliano di Forcella, i cui maggiori esponenti (i fratelli Luigi, Salvatore e Raffaele Giuliano) sono diventati collaboratori di giustizia. Le loro attività oggi si basano però solo sul contrabbando. Nell'altra zona "calda" del centro di Napoli, le zone del quartiere Montecalvario, dette anche "Quartieri Spagnoli", dopo le faide di inizio anni novanta tra i clan Mariano (detti i "picuozzi") e Di Biasi (detti i "faiano"), e tra lo stesso clan Mariano e un gruppo interno di scissionisti capeggiato dai boss Salvatore Cardillo (detto "Beckenbauer") e Antonio Ranieri (detto "Polifemo", poi ammazzato), la situazione sembra essere tornata in un clima di relativa normalità, grazie anche al fatto che molti boss storici di quei vicoli sono stati arrestati o ammazzati.

La zona occidentale della città non è da meno per quanto riguarda numero di clan e influenza sul territorio. Tra le aree più "calde" si trovano il Rione Traiano, Pianura (Napoli), e lo stesso quartiere Vomero, per anni definito quartiere-bene della città e considerato immune alle azioni dei clan, oggi preda di almeno quattro clan in guerra e saccheggiato dalla microcriminalità comune. Da citare, il cartello denominato Nuova camorra Flegrea, che imperversava a Fuorigrotta, Bagnoli, Agnano e Soccavo, ma che ha subito un duro colpo dopo il blitz del dicembre 2005, quando vi furono decine di arresti grazie alle rivelazioni del pentito Bruno Rossi detto "il corvo di Bagnoli". A Pianura (Napoli) vi è stata in passato una violenta faida tra i clan Lago e Contino-Marfella, che ha portato a numerosi omicidi, tra i quali quello di Paolo Castaldi e Luigi Sequino, due ragazzi poco più che ventenni uccisi per errore da un gruppo di fuoco del clan Marfella, perché stazionavano sotto la casa di Rosario Marra, genero del capoclan Pietro Lago ed erano, quindi, "sospetti".

Nella vasta area metropolitana ormai urbanisticamente saldata alla città, sono numerose le zone in mano ai gruppi camorristici, non solo per quanto riguarda i campi "classici" nei quali opera un clan mafioso (estorsioni, usura, traffico di droga), ma anche per quanto riguarda le amministrazioni comunali e le decisioni politiche (si vedano i numerosi comuni sciolti per infiltrazioni camorristiche). La zona davvero soggetta al potere camorristico in città è comunque l'area periferica a nord che comprende i già citati quartieri di Secondigliano, Scampia, Miano, Chiaiano e Piscinola.

In Campania, oltre all'hinterland napoletano per influenza sul territorio un ruolo di primo piano è occupato dal clan dei Casalesi, storico sodalizio dell'agro aversano in provincia di Caserta e ormai operativo in gran parte d'Europa; l'organizzazione infatti si pone come un grande cartello criminale di portata internazionale (come più volte riportato dalla DIA e DDA di Caserta e Napoli) gestito dalle famiglie Schiavone e Bidognetti (che hanno ereditato il potere di Bardellino dopo l'omicidio di questi) e dalle altre famiglie alleate che fungono da referenti per le varie province. Tra i vari clan che compongono il cartello è da segnalare il clan Belforte quale tiene il controllo sui traffici e le attività estorsive nei comuni di Marcianise e Maddaloni, e il clan La Torre; quest'ultimo attivo nella cittadina di Mondragone, nella zona di Baia Domitia e sul litorale domizio. Al 2013 si stimava che nella regione Campania operino 114 clan e 4.500 affiliati.[49] Forme di camorra locale meno invasive dal punto di vista militare ma molto radicate sul territorio sono presenti anche nella periferia di Salerno principalmente nel quartiere Mariconda dove è presente lo spaccio di sostanze stupefacenti[50], nell'Agro nocerino sarnese[51], in provincia di Avellino sono egemoni i clan Cava e Graziano, mentre in provincia di Benevento imperversa il clan Pagnozzi.[52][53][54][55]

Ipotesi definitorie

Nel Grande Dizionario Italiano dell'Uso (GRADIT) compaiono definizioni alte, come: «1a, organizzazione criminale di stampo mafioso, costituitasi con leggi e codici propri già durante il Seicento, e che attualmente esercita il controllo su attività illecite spec[ialmente] nell'area napoletana. 1b estens., associazione di tipo mafioso. 1c estens., associazione di persone prive di scrupoli che per vie illecite si procurano favori, guadagni o sim.: gira e rigira è tutta una c[amorra]!».

Altre definizioni considerate basse sono: «imbroglio», «chiasso», «cagnara».

Sebbene il termine sia impropriamente usato per indicare la società criminale nata a Napoli nel XIX secolo e conosciuta anche come Bella Società Riformata, oggi spesso si tende ad identificare con questo termine un'unica organizzazione criminale simile alla cupola mafiosa siciliana o ad altre organizzazioni di uguale stampo. In realtà la struttura della camorra è molto più complessa e frastagliata al suo interno in quanto composta da molti sodalizi diversi tra loro per tipo di influenza sul territorio, struttura organizzativa, forza economica e modus operandi.

Inoltre le alleanze fra queste organizzazioni, qualora si possano considerare tali semplici accordi di non belligeranza fra i numerosi clan operanti sul territorio, sono spesso molto fragili e possono sfociare in contrasti o vere e proprie faide o guerre di camorra, con agguati ed omicidi.

Struttura

La camorra è organizzata in modo pulviscolare con centinaia di famiglie, o clan, ognuna delle quali è più o meno influente a livello territoriale in quasi tutti i comuni della provincia di Napoli e in molti comuni della regione, in particolare della provincia di Caserta. Queste organizzazioni si uniscono e si dividono con grande facilità rendendo ulteriormente difficoltoso il lavoro di "smantellamento" degli inquirenti e delle forze dell'ordine. Questa struttura, caratteristica della camorra fin dal dopoguerra, fu sostituita solo in un'occasione e solo temporaneamente: durante la lotta tra Nuova Camorra Organizzata (NCO) e Nuova Famiglia (NF), un conflitto scatenato da Raffaele Cutolo nel corso del quale la stragrande maggioranza dei clan dovette scegliere con chi schierarsi.

Tutte le volte che si è tentato di riorganizzare la camorra con una struttura gerarchica verticale si è preso come modello Cosa nostra. Questi tentativi sono sempre falliti per la tendenza dei capi delle varie famiglie a non ricevere ordini dall'alto. Per tale ragione è improprio parlare di camorra come un fenomeno criminale unitario e organico. Lo stesso termine "camorra", quale entità criminale unitaria, è fuorviante, data la natura estremamente frammentata e caotica della malavita napoletana. Fanno eccezione alcuni determinati cartelli di alleanze, come quello dei Casalesi che è formato da una struttura verticistica composta da una dozzina di cosche con a capo 3 famiglie (Schiavone, Bidognetti, Zagaria-Iovine) e una cassa comune, o come l'Alleanza di Secondigliano. Ma anche all'interno di questi stessi cartelli sono nate, negli anni, violente faide che hanno coinvolto le stesse famiglie interne ai gruppi.

Economia

Secondo recenti dati forniti dall'Eurispes, sembra che la camorra guadagni:

Attività illecite Valore
Traffico di droga 7.230 milioni €
Imprese e appalti pubblici 2.582 milioni €
Traffico di armi 2.066 milioni €
Estorsione e usura 362 milioni €
Prostituzione 258 milioni €

Il giro d'affari complessivo delle famiglie napoletane si aggirerebbe intorno ai 12 miliardi e mezzo l'anno.

I dati Eurispes appaiono tuttavia incompleti poiché non considerano due settori cardine dell'economia camorrista: innanzitutto la produzione e la distribuzione di falsi (abbigliamento, CD-DVD, prodotti tecnologici) con canali e sedi in tutti i continenti.

Altro importante settore è quello dello smaltimento illegale dei rifiuti, sia industriali che urbani, attività estremamente lucrosa che secondo alcuni sta conducendo vaste zone di campagna nelle province di Napoli e Caserta verso un progressivo degrado ambientale. A titolo di esempio, che la campagna fra i comuni di Acerra, Marigliano e Nola, una volta rinomata in tutta la penisola come fra le più verdi e fertili, è da taluni ora indicata con il termine di "triangolo della morte".

Il 25 luglio 2011 gli Stati Uniti d'America hanno varato un nuovo piano per il contrasto della criminalità internazionale (strategy to combat transnational organized crime) ed hanno individuato le 4 principali organizzazioni transnazionali più pericolose per l'economia americana posizionando la camorra al secondo posto dopo i Brother Circle russi e prima della Yakuza giapponese e dei Los Zetas messicani con un giro d'affari di 25 miliardi di dollari[56]. Le attività principali della camorra, secondo il governo americano, sarebbero la distribuzione di falsi e il narcotraffico. Per avere un'idea della pericolosità economica della camorra negli Stati Uniti basta pensare che altre organizzazioni italiane che hanno una presenza storica in America, come Cosa nostra e 'ndrangheta, non vengono neanche menzionate.[57]

Secondo lo studio del 2013 condotto da Transcrime, centro di ricerca dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, i ricavi delle mafie italiane ammonterebbero a circa 25,7 miliardi di euro l'anno. Di questi, il 35% è appannaggio della Camorra, il 33% della 'ndrangheta, il 18% di Cosa nostra e l'11% della Sacra corona unita. La Camorra avrebbe perciò la fetta di ricavi più larga all'interno del mercato criminale italiano, superando di poco le organizzazioni calabresi e quasi "doppiando" quelle siciliane.[58]

I rapporti con le istituzioni

Numerosi sono stati in passato i contatti tra i gruppi camorristici e la politica locale e nazionale. All'inizio degli anni novanta i pentiti Pasquale Galasso e Carmine Alfieri fecero dichiarazioni che misero sotto accusa Antonio Gava, potente capo della corrente dorotea e dirigente della Democrazia Cristiana, successivamente assolto. Secondo l'ex procuratore di Napoli Giovandomenico Lepore, il 30% dei politici campani è colluso con la camorra.[59] Il dato incrementa notevolmente se si conta che, solo nella Provincia di Napoli, di 51 comuni su 92 sono stati sciolti o interessati da provvedimenti per infiltrazioni camorristiche, con pesanti condizionamenti sulla spesa pubblica e l'imprenditoria legata agli appalti.[60]

Dal 1991, data dell´entrata in vigore della legge, ad oggi stati sciolti per camorra in Campania circa 86 comuni. Una media di 4 comuni ogni anno.[61]

L'infiltrazione

Comuni

L'organizzazione riuscì ad infiltrarsi in numerosi comuni della regione, che poi vennero sciolti, alcuni furono:

ASL

Le giunte comunali non sono le uniche istituzioni ad essere state oggetto di scioglimento per infiltrazioni camorristiche. Nell'ottobre del 2005, infatti, primo caso in Italia, fu sciolta dal Consiglio dei Ministri l'Azienda sanitaria locale "Napoli 4", che comprendeva ben 35 comuni del napoletano suddivisi in 11 distretti sanitari: Poggiomarino, Casalnuovo di Napoli, Nola, Marigliano, Roccarainola, San Giuseppe Vesuviano, Somma Vesuviana, Palma Campania, Volla, Acerra e Pomigliano d'Arco, per un bacino di utenti di circa seicentomila abitanti[67].

Eventi famosi

Faide

  • prima faida di Afragola, tra i Moccia e i Giugliano: avvenne prima dello scontro fra la NCO e la NF; all'epoca i due eserciti in guerra erano i Moccia e i Giugliano, anch'essi di Afragola. Raffaele Cutolo avrebbe voluto fare un favore alla famiglia Moccia facendo ammazzare l'avvocato Giulio Battimelli.
  • faida tra la NCO e la Nuova Famiglia: guerra che scoppiò dopo che l'8 dicembre 1978 le principali famiglie malavitose napoletane decisero di confederarsi in un unico cartello denominato Nuova Famiglia per combattere lo strapotere di Raffaele Cutolo. Fu, di gran lunga, la più violenta per numero di morti ammazzati: nel 1979 si registrarono 71 omicidi; 134 l'anno successivo, 193 nel 1981, 237 nel 1982, 238 nel 1983, 114 nel 1984 (987 in tutto). La guerra iniziò già nel 1978, anche se di fatto fu il 1980, a sancire l'inizio dell'eccidio che si sarebbe venuto a verificare nel periodo 1978-1983, ovvero quando in ballo non ci fu più solo la scelta di Cutolo di distaccarsi dai siciliani, ma i soldi provenienti dal dopo-terremoto dell'Irpinia nel 1980, la Fratellanza napoletana o Onorata fratellanza, come si chiamava fino a quel momento divento la Nuova Famiglia o NF e non inglobò più solamente i clan: Giuliano, Vollaro e Fabbrocino, che fino a quel momento avevano combattuto Cutolo, ma a poco a poco li seguirono anche Gli Zaza, gli Alfieri, i Galasso, i Bardellino (i futuri casalesi), i Nuvoletta, i Gionta, nel 1981 anche i Misso e via via molti altri. La guerra si concluse dopo il maxi-blitz contro la NCO avvenuto il 17 giugno 1983, anche se ci furono dei colpi di coda alla fine del '83 e intorno alla meta dell'84 come: l'omicidio di Gateano Ruffa (22 ottobre 1983), l'omicidio di Giovanni Bifulco (30 dicembre 1983) e l'omicidio di Vincenzo Palumbo e Rosa Martino (14 maggio 1984), tutti ovviamente cutoliani dato che la NCO non poteva più reagire per mancanza di una organizzazione interna. La guerra fu vinta nel 1983 dalla Nuova Famiglia.
  • faida tra i Giuliano e i Misso: combattuta tra il 1979 e il 1984, iniziò quando Luigi Giuliano chiese al suo vecchio amico Giuseppe Misso di schierarsi in favore suo contro Cutolo, ma questi si rifiutò perché non voleva schierarsi con nessuna delle due fazioni, allora i Giuliano per ripicca gli chiesero il pizzo e la risposta di Misso fu alquanto brusca in quanto sequestrò i parenti di Giuliano in un basso e li picchiò, e nonostante nel 1981 Giuseppe Misso decise di schierarsi contro Cutolo la guerra di camorra andò avanti lo stesso infatti il 24 settembre 1983 avvenne il triplice omicidio di Domenico Cella, Ciro Lollo e Ciro Guazzo, uccisi alla Sanità. Motivo dell'azione, una rappresaglia contro il clan rivale dei Giuliano che aveva imposto la chiusura delle sedi del Movimento sociale alla Sanità.
  • faida tra i Giuliano e i Contini: combattuta nel 1984 tra il clan Giuliano e il nascente gruppo di Eduardo Contini e Patrizio Bosti (condannati poi proprio per un duplice omicidio avvenuto nel contesto di questa faida, quello dei fratelli Gennaro e Antonio Giglio). Il tutto cominciò per una storia di controllo di una bisca della zona dell'Arenaccia.[68]
  • faida di Quindici: faida decennale tra le famiglie Graziano e Cava del comune di Quindici, in provincia di Avellino. Iniziata negli anni ottanta si protrae ancora oggi.[69]
  • prima faida di Castellammare: Umberto Mario Imparato contro il Clan D'Alessandro. Questa faida portò a diverse decine di agguati mortali, tra cui quello di Michele D'Alessandro in cui morirono quattro suoi guardaspalle (lui si salvò per miracolo) in viale delle Terme a Castellammare di Stabia.[70]
  • prima faida dei Quartieri Spagnoli: combattuta tra i clan Mariano, detti i picuozzi, e Di Blasi, detti i faiano, alla fine degli anni ottanta; fu una delle guerre più cruente di quel periodo, gli agguati mortali furono diverse decine.[71][72]
  • faida tra i Giuliano e l'Alleanza di Secondigliano: violento scontro avvenuto tra i due potenti gruppi nel 1990. Culminò con l'omicidio di Gennaro Pandolfi, dei Giuliano, e del figlio Nunzio Pandolfi, di appena due anni.[73]
  • faida tra i Clan Gallo-Cavalieri e i Gionta: combattuta tra i clan Gionta e il Clan Gallo-Cavalieri di Torre Annunziata. A scatenare la faida, che continua tuttora, malgrado le inchieste della Procura antimafia e l'incessante lavoro degli investigatori, fu il duplice omicidio di due affiliati ai Gallo, uccisi nel dicembre 1990, a cui fece seguito, pochi giorni dopo, l'agguato in cui persero la vita altre due persone appartenenti al gruppo dei Gionta. Dopo anni di pace tra i due clan, data dal fatto che si sono creati rapporti di parentela, nel 2006 la faida è riesplosa, arrivando all'apice nel 2007 con 4 morti in 2 giorni, dopo alcuni episodi verificatisi nel 2013, agguati e omicidi ai danni soprattutto dei Gionta, la faida sembra nuovamente cessata.[74][75]
  • prima faida di Pianura: svoltasi tra il 1991 e il 2000 tra i clan Lago, e i clan Contino e Marfella, alleati. Il primo atto risale al 1991: il 21 aprile, a Pianura, furono assassinati due spacciatori. Dopo l'arresto e il pentimento del boss Giuseppe Contino, a continuare l'opera è stato il clan Marfella. In questa seconda fase del conflitto è da inserire il duplice omicidio di Luigi Sequino e Paolo Castaldi, due ragazzi innocenti ammazzati per errore sotto l'abitazione dei Lago, perché scambiati dai sicari dei Marfella per due vedette del clan rivale.
  • prima faida di Ercolano: guerra tra gli Esposito e gli Ascione, combattuta quasi interamente nel 1990; iniziò con l'omicidio del boss Antonio Esposito e uscirono perdenti gli Esposito dopo l'agguato mortale ai danni del reggente del clan Salvatore Esposito (1960 - 1993), anche se di fatto l'omicidio di Delfino Del Prete, aveva già deciso le sorti della guerra.[76]
  • faida tra i Misso e l'Alleanza di Secondigliano: faida portata avanti dal boss Giuseppe Misso e dai vertici dell'Alleanza di Secondigliano. La situazione degenerò dopo il duplice omicidio di Alfonso Galeota e Assunta Sarno, moglie di Giuseppe Misso, nel 1992.[77]
  • seconda faida dei Quartieri Spagnoli: dopo la prima faida, che si concluse senza un vincitore netto, i Mariano dovettero affrontare un gruppo di scissionisti al proprio interno guidati dai boss Antonio Ranieri (detto Polifemo, poi ammazzato) e Salvatore Cardillo (detto Beckenbauer); questi ultimi due furono seguiti da un nugolo di fedelissimi. La violenta faida che ne seguì portò di fatto alla dissoluzione dello stesso clan Mariano a seguito di numerosi omicidi, pentimenti e blitz con decine di arresti negli anni 1993 e 1994.[72][78][79][80]
  • seconda faida di Ercolano: faida decennale che vede coinvolti i clan Ascione e Birra. È una delle faide più cruente in termini morti ammazzati. In ballo ormai non c'è più soltanto il controllo del territorio: la guerra di camorra va avanti perché tra i malavitosi delle due famiglie c'è un odio profondo e radicato. Nella faida sono coinvolti anche i Papale. Dopo anni di lotta tra i due clan e gli innumerevoli arresti che hanno decimato entrambe le fazioni ad aver vinto la faida sarebbero gli Ascione-Papale, sebbene in un primo momento davano come camorra vincente la "cuparella", tanto è che in un certo periodo anche gli Ascione-Papale dovevano rifornirsi di droga da loro. La vera svolta fu nel 2007, dopo l'omicidio di Antonio Papale, quando i "Bottone" decisero di vendicare il fratello morto, tant'è vero che dopo tale episodio o giù di lì, si conteranno 10 omicidi e altrettanti tentati omicidi avvenuti tra il marzo 2007 e il gennaio 2011, tutti contro il clan Birra, mentre quest'ultimo non riuscirà a mettere a segno nemmeno un omicidio in favore loro. Il clan Birra, di fatto, non esiste più. Chi non si è pentito o è in carcere o è morto ammazzato, mentre il clan Ascione è ancora operante a Ercolano, forte dell'alleanza con i Falanga di Torre del Greco.[81][82]
  • prima faida interna ai Casalesi: combattuta nella seconda metà degli anni novanta tra la famiglia Bidognetti e il clan scissionista capeggiato da Antonio Cantiello. Vide il rogo di San Giuseppe, quando nella notte di San Giuseppe del 1997 fu incendiato il bar Tropical ad Ischitella (il cui gestore aveva rifiutato, per ordine degli stessi Bidognetti, di installare all'interno dell'esercizio alcuni video-poker commissionati dalla famiglia Cantiello), in cui morì, bruciato vivo, il giovane cameriere del locale, Francesco Salvo.[83]
  • seconda faida interna ai Casalesi: scontro tra le famiglie del cartello e la fazione scissionista guidata dal boss Giuseppe Quadrano (poi pentitosi).[84][85]
  • faida tra i Licciardi e i Prestieri: conosciuta anche come la faida della minigonna, fu combattuta tra i clan Prestieri e Licciardi e portò ad una ventina di morti in pochi mesi. Tutto cominciò infatti in una discoteca per una battuta di troppo tra due gruppi di giovani sul vestito troppo succinto di una ragazza. I due gruppi di giovani appartenevano a clan di camorra, questo portò prima alla morte del giovane Vincenzo Esposito detto 'o principino, pupillo della famiglia Licciardi, e poi a quella di numerosi affiliati dei Prestieri come ritorsione.[86]
  • faida tra i Mazzarella e i Rinaldi: un tempo alleati, i Mazzarella da un lato, e dall'altro i Rinaldi, famiglia storica del rione Villa di San Giovanni a Teduccio, fino al 1989 fedelissimi di Vincenzo Mazzarella e fratelli. Tutto filò liscio fino a quando un boss dei Rinaldi non cominciò ad essere troppo ingombrante e fu ucciso. Quest'agguato portò ad una guerra con decine di morti protrattasi fino ad oggi.[87]
  • faida tra gli Altamura e i Formicola: conflitto violentissimo durato anni svoltosi nel territorio di San Giovanni a Teduccio. Più che per motivi di predominio criminale, la faida è stata combattuta per rancori di tipo familiare. La guerra decapitò entrambe le famiglie, compresi i due boss, e si fece sempre più feroce.[88]
  • faida tra i Cuccaro e i Formicola: guerra a cui sono riconducibili diversi episodi di sangue. Alla base dei sanguinosi contrasti c'è l'agguato mortale contro Salvatore Cuccaro, potente numero uno della cosca familiare di Barra nonostante avesse soltanto 31 anni, avvenuto il 3 novembre del 1996.
  • prima faida di Forcella: detta anche "faida tra la Forcella di sopra e la Forcella di sotto", fu uno scontro interno al clan Giuliano che ebbe luogo a metà anni novanta; da una parte i figli di Pio Vittorio Giuliano, dall'altra i figli di Giuseppe Giuliano. Ci andò di mezzo, tra gli altri, anche il patriarca Giuseppe, detto zì Peppe, 63 anni, ammazzato nel corso di un clamoroso agguato a Forcella il 9 luglio del 1998.[89]
  • prima faida della Sanità: fu combattuta negli anni 1997 e 1998 tra il clan Misso e i clan, alleati tra loro, Tolomelli e Vastarella. Dopo numerosi omicidi, tra cui quello del boss Luigi Vastarella, vi fu l'atto finale con l'autobomba, una Fiat Uno imbottita di tritolo, scoppiata in che doveva uccidere due boss dei Misso e che invece portò ad undici feriti innocenti.[90]
  • faida tra i Sarno e i De Luca Bossa: questa faida può essere considerata come una sorta di "spin-off" della faida tra i Misso e l'alleanza di Secondigliano, essendo i primi alleati dei Sarno e i secondi inglobati nell'Alleanza. Dopo numerosi omicidi, la faida culminò con l'autobomba di Ponticelli del 1998, in cui morì un nipote del boss Vincenzo Sarno (vittima predesignata dell'agguato).[91]
  • terza faida dei Quartieri Spagnoli: fu la guerra combattuta, a fine anni novanta e inizio anni duemila, tra il clan Di Biasi, rimasto il clan dominante ai Quartieri dopo la dipartita interna dei Mariano, e i Russo, figli del boss Domenico Russo, detto Mimì dei cani. Numerosi omicidi tra cui quelli dei due patriarca, Francesco Di Biasi, padre dei faiano, e lo stesso Domenico Russo.[72][92]
  • faida dei quartieri collinari Vomero-Arenella: combattuta nei due quartieri bene della città, fino ad allora considerati immuni dalla malavita organizzata; verso la metà degli anni novanta lo storico clan capeggiato da Giovanni Alfano si scisse, formando due distinti schieramenti. Da un lato, gli affiliati di vecchia militanza al gruppo Alfano, dall'altro quelli rimasti fedeli al pluri-pregiudicato Antonio Caiazzo. Diversi sono stati gli omicidi commessi nel corso della faida, conclusasi, però, con un ultimo efferato delitto, tristemente noto come la strage dell'Arenella, avvenuta l'11 giugno del 1997, in cui perdeva la vita l'innocente Silvia Ruotolo, che si trovò nel mezzo della sparatoria in quanto stava riportando il figlio a casa dopo averlo ripreso all'uscita della sua scuola, il tutto sotto gli occhi dell'altra figlia della donna, che assistette alla morte della madre dalla terrazza di casa sua; la donna era cugina dei giornalisti Guido e Sandro Ruotolo. Le immediate indagini portavano, in tempo record, all'arresto di tutti i componenti del commando e del mandante: Giovanni Alfano.[93]
  • seconda faida di Forcella: scoppiò in seguito all'avvento dei Mazzarella a Forcella; alcuni componenti dei Giuliano (tra cui Ciro Giuliano 'o barone[94]) non accettarono di buon grado l'entrata in scena dei Mazzarella. Inevitabile la spaccatura all'interno dell'organizzazione e soprattutto all'interno della famiglia; i Mazzarella si allearono con alcuni personaggi di buon livello della camorra. Dall'altra si organizzarono, per combattere il clan Mazzarella, altri giovanissimi imparentati con i Giuliano. Questo portò ad alcuni omicidi, tra cui quello dello stesso Ciro Giuliano e di Annalisa Durante, vittima quattordicenne innocente morta in un agguato con obiettivo un nipote della famiglia Giuliano.[95]
  • terza faida interna ai Casalesi: combattuta dal 2003 al 2007 tra le famiglie Tavoletta-Ucciero e Schiavone-Bidognetti. Vide la "strage di San Michele", del 29 settembre 2003, con due morti ammazzati e tre feriti in un solo agguato.[96][97][98]
  • faida di Chiaiano: conflitto svoltosi nel corso del 2003 e 2004 a Chiaiano tra il clan Stabile e il clan Lo Russo, in precedenza alleati sotto la bandiera dell'Alleanza di Secondigliano. Tra gli agguati mortali, si ricorda quello avvenuto sulla Tangenziale di Napoli il 1º giugno del 2004, quando vennero uccisi un uomo che si trovava su un'ambulanza perché ferito a causa di un precedente agguato, e il secondo che lo seguiva in auto.[99]
  • seconda faida di Castellammare: combattuta tra il clan D'Alessandro, predominante a Castellammare di Stabia, e il clan Omobono-Scarpa dal 2003 al 2005.[100]
  • Prima faida di Scampia: guerra svoltasi tra l'ottobre 2004 e il settembre 2005 che portò a quasi un centinaio di morti ammazzati, è stata, dopo quella combattuta negli anni ottanta tra la NCO cutoliana e la Nuova Famiglia, la faida camorristica che suscitò maggior clamore mediatico e che accese nuovamente i riflettori dei mass-media nazionali e internazionali sulla malavita organizzata napoletana dopo molti anni di disinteressamento; il conflitto si scatenò quando vari gruppi scissionisti del clan Di Lauro decisero di staccarsi dalla casa madre dopo che i figli del boss Paolo Di Lauro avevano deciso di sostituire alcuni dei leader storici nei principali ruoli chiave con gente a loro più fidata. Questa guerra stravolse gli equilibri criminali della zona nord di Napoli e portò alla nascita di altri gruppi criminali indipendenti tutti federati nel cosiddetto cartello degli scissionisti di Secondigliano (detti anche Spagnoli, a causa della latitanza in Spagna di uno dei leader del sodalizio), chiamato in seguito anche clan Amato-Pagano. Tra i tanti omicidi avvenuti all'interno della faida uno dei più cruenti fu quello di Gelsomina Verde, una ragazza di 22 anni totalmente estranea ad ambienti criminali, torturata, uccisa e poi bruciata da dei sicari del Clan Di Lauro solo perché ex fidanzata di uno scissionista.
  • faida tra gli Aprea e i Celeste-Guarino: combattuta nella zona di Barra tra il clan Aprea e quella che secondo gli investigatori era la fazione scissionista dei Celeste-Guarino negli anni 2005 e 2006.[101]
  • faida tra il clan Mazzara e il clan Caterino-Ferriero: svoltosi nel comune di Cesa tra il 2005 e il 2009 per il controllo degli affari illeciti nel territorio comunale.[102]
  • seconda faida della Sanità: combattuta dal 2005 al 2007 tra il clan Misso e la fazione scissionista dei Torino, appoggiati dai Lo Russo di Miano. Più di venti omicidi in due anni, stravolse completamente gli equilibri della camorra nella zona della Sanità, di Materdei, dei Tribunali. Questa faida portò alla dissoluzione di entrambi i gruppi, dopo i pentimenti dei boss Emiliano Zapata Misso, Giuseppe Misso junior e Michelangelo Mazza per i Misso, e di Salvatore Torino e altri elementi di spicco per la fazione opposta.[103][104][105]
  • Seconda faida di Scampia: iniziata ad agosto 2012 e finita a dicembre dello stesso anno, contò decine di vittime. La nuova faida vedeva contrapposto il cartello degli Scissionisti ad una sua fazione interna, i cui componenti del clan sono stati ribattezzati Girati della Vanella Grassi (dal nome della via del quartiere dove hanno la base operativa e dal termine girato che in gergo camorristico significa colui che ha tradito) oppure gruppo della Vinella Grassi (soprannominata anche così in gergo camorristico) che si sono alleati con il clan Di Lauro (clan spodestato dagli Scissionisti a seguito della faida precedente); tra le vittime ci sono stati il boss degli scissionisti Gaetano Marino (fratello del boss Gennaro Marino detto Genny 'O McKay), ucciso il 23 agosto del 2012 a Terracina dove si trovava in vacanza con la famiglia,[106] Pasquale Romano, ragazzo innocente ammazzato per errore il 15 ottobre 2012 a Napoli nel quartiere di Marianella, perché scambiato per uno spacciatore (vero bersaglio dei killer) a cui assomigliava[107] e Luigi Lucenti, pregiudicato di 50 anni ucciso con tre colpi di pistola il 5 dicembre 2012 da due killer in un cortile di un asilo di Scampia (dove in quel momento era in corso l'annuale concerto natalizio dei piccoli alunni), dove si era rifugiato per sfuggire all'agguato; proprio questo episodio causò molto scalpore e indignazione nell'opinione pubblica, tanto che la faida s'interruppe proprio a seguito di esso. I vincitori di questa faida furono i Girati, dato che il 15 dicembre 2012 il lancio di alcune bombe a mano da parte degli Abete-Abbinante-Notturno fece calare gli appoggi tra la gente di Scampia al clan e ne decretò la sconfitta dal punto di vista militare.
  • seconda faida di Pianura: iniziata a fine giugno 2013 e finita nel medesimo anno. La faida conta molte vittime.
  • terza faida di Forcella: iniziata a marzo 2013 e terminata nel il 2 luglio 2015 con l'omicidio del baby-boss Emanuele Sibillo (ottobre 1995 - 2 luglio 2015), la faida vedeva contrapposti da un lato il clan Giuliano (figli e nipoti di Giuseppe), il clan Mazzarella, il clan Del Prete ed il clan Buonerba, dall'altro la cosiddetta Paranza dei bambini, così chiamata per via della giovane o giovanissima età dei suoi componenti, afferenti al cartello camorristico formato dai giovani della famiglia Giuliano (nipoti e pronipoti di Pio Vittorio), in conflitto con i loro parenti da molti anni, affiancati dai clan Sibillo, Brunetti e Amirante, quest'ultimi alleati del clan Ferraiuolo-Stolder e appoggiati esternamente dal gruppo Rinaldi di San Giovanni a Teduccio, per il controllo dei rioni di Forcella, Maddalena e Duchesca. La faida si conclude con la cacciata dei Mazzarella da San Giovanni a Teduccio e la vittoria della Paranza dei Bambini a Forcella, nonostante l'agguato mortale ai danni del boss Sibillo.
  • terza faida di Scampia: iniziata ad ottobre 2015 e tuttora in corso, più che una nuova faida, è la prosecuzione di quella precedente, conclusasi senza vincitori e vinti, ma solamente interrotta a causa della grande attenzione mediatica derivata da alcuni episodi di sangue verificatisi al suo interno; dalla ripresa delle ostilità si contano già diversi agguati mortali da parte di entrambe le fazioni (composte prevalentemente da giovanissimi e da donne, che hanno preso il posto dei boss arrestati e/o assassinati).
  • Faida di Miano: iniziata nel settembre 2016 e tuttora in corso, vede contrapposti i clan Nappello (costola dei Lo Russo) e Stabile-Ferrara di Chiaiano, i primi sono sostenuti dai Licciardi, infatti dietro la mattanza di Miano ci sarebbe la regia occulta dei Licciardi.

Stragi

Gli avvenimenti più importanti furono:

  • Strage di Torre Annunziata o Strage di Sant'Alessandro: avvenuta a Torre Annunziata (NA) presso il circolo dei pescatori il 26 agosto del 1984 nell'ambito della faida tra i casalesi di Antonio Bardellino ed i Gionta (un tempo alleati nella faida contro la NCO di Raffaele Cutolo). Da un autobus precedentemente rubato, scesero una dozzina di killer dei casalesi che iniziarono a fare fuoco per circa due minuti contro il circolo dei pescatori, luogo di ritrovo abituale degli affiliati del clan Gionta. Alla fine si contarono otto morti e sette feriti gravi.
  • Strage del Venerdì Santo di Torre del Greco: Il 1º aprile del 1988 in un locale di Torre del Greco (NA), furono uccise quattro persone, tra i quali il boss emergente Ciro Fedele; a compiere la strage furono alcuni esponenti del clan rivale dei Gargiulo che vollero così vendicare la precedente uccisione del loro capo-clan, Vincenzo Gargiulo.
  • Strage di Castellammare di Stabia: il 21 aprile del 1989 tra Castellammare di Stabia e Gragnano (NA), un commando al servizio del boss Imparato tentò di uccidere il boss rivale, Michele D'Alessandro, nell'agguato morirono quattro guardaspalle del D'Alessandro, mentre lui, pur rimanendo gravemente ferito, riuscì a salvarsi.
  • Strage di Ponticelli: avvenuta il 12 novembre del 1989 nel Bar Sayonara di Ponticelli, quartiere della zona est di Napoli; circa sei killer spararono con armi automatiche tra la folla uccidendo sei persone e ferendone un'altra. Due delle persone decedute erano semplici passanti, totalmente estranei ad ambienti criminali.
  • Strage di Pescopagano: avvenuta a Pescopagano, frazione di Mondragone (CE), il 24 aprile del 1990 all'interno del Bar Centro; alla fine si contarono cinque vittime: tre tanzaniani, un iraniano ed un italiano ucciso per errore, e sette feriti, tra cui il gestore del bar e suo figlio quattordicenne, rimasto paralizzato perché colpito ad una vertebra[108].
  • Strage dei Quartieri Spagnoli o Strage del Venerdì Santo: compiuta il 29 marzo del 1991 da esponenti del clan Mariano contro un suo gruppo scissionista interno, nell'agguato morirono tre persone e quattro, estranee al clan, rimasero ferite.
  • Strage di Piazza Crocelle: avvenuta a Napoli, nel quartiere industriale di Barra, il 31 agosto del 1991, nata probabilmente per futili motivi e per contenere le mire espansionistiche della famiglia Liberti, vide tre morti ammazzati, due feriti (tra cui un bambino di 8 anni) ed una donna anziana morta per infarto.[109]
  • Strage di Acerra: avvenuta ad Acerra (NA), il 1º maggio del 1992 in ambito della faida tra i Di Paolo-Carfora ed i Crimaldi-Tortora. Per vendicare l'uccisione del fratello del boss Di Paolo, un gruppo di sicari del clan uccise cinque persone e ne ferì altre due, sterminando così un'intera famiglia, compreso un ragazzino innocente di appena quindici anni.[110]
  • Strage del Bar Fulmine a Secondigliano: avvenuta a Napoli, nel quartiere di Secondigliano, all'ingresso del suddetto locale, il 18 maggio del 1992. L'agguato costò la vita a cinque persone, mentre altre due vennero gravemente ferite.[111]
  • Strage di Lauro o Strage delle donne: avvenuta a Lauro (AV), provocata dalla faida decennale tra i clan Cava e Graziano. La sera del 26 maggio del 2002, un'automobile che trasportava alcune donne del clan Cava viene seguita e speronata da un'altra auto guidata da Luigi Salvatore Graziano con alcune parenti, che volevano vendicare il fallito agguato ordito dalle Cava ai danni di Stefania e Chiara Graziano, le due figlie del boss Luigi Salvatore, avvenuto appena un'ora prima, a seguito del quale le Cava si erano liberate delle armi usate; trovatesi senza possibilità di difesa, queste tentarono di scappare a piedi, ma furono assalite dal fuoco dei sicari dei Graziano; alla fine si contarono tre morti (tutte donne del clan Cava, di cui una, Clarissa, aveva appena sedici anni) e cinque feriti.[112]
  • Strage di San Michele: maturata durante la faida tra il clan Tavoletta-Cantiello e la fazione dei casalesi facenti capo a Bidognetti, avvenne il 29 settembre del 2003 a Villa Literno (CE); due sicari appartenenti ai Tavoletta-Cantiello tesero un agguato a cinque uomini dell'altra fazione, di questi due morirono (Vincenzo Natale, pregiudicato di 25 anni, e Giuseppe Rovescio di 24 anni) ed altri tre furono feriti.[42]
  • Strage di Casavatore: Il 31 gennaio 2005, avviene il triplice omicidio di Giovanni Orabona (Casavatore, 12 agosto 1981 - 31 gennaio 2005), Antonio Patrizio (Casavatore, 26 settembre 1979 - 31 gennaio 2005) e Giuseppe Pizzone (Casavatore, 4 luglio 1979 - 31 gennaio 2005) tutti e tre pregiudicati e affiliati al clan Ferone (clan vicino ai Di Lauro). La strage va a inserirsi nel contesto della prima faida di Scampia che vede contrapposti i clan Di Lauro con quello degli scissionisti, dopo tale episodio il clan Ferone passerà nelle file degli scissionisti e rappresenterà l'atto conclusivo della faida che vede la vittoria di questi ultimi.
  • Strage di Castel Volturno o Strage di San Gennaro: la sera del 18 settembre del 2008, vengono uccisi in un agguato ad Ischitella, frazione di Castel Volturno, sei extracomunitari da tempo residenti nella zona. L'agguato seguì l'omicidio di Antonio Celiento, avvenuto mezz'ora prima a Baia Verde (altra frazione di Castel Volturno), eseguito dallo stesso gruppo di fuoco.[113]

I rapporti con le altre organizzazioni mafiose

Cosa nostra

Vari clan di camorra hanno intrattenuto rapporti, più o meno duraturi, con Cosa nostra. Elementi di spicco della mafia palermitana (come Salvatore Riina e Leoluca Bagarella e Bernardo Provenzano) si sono trovati a contatto con famiglie camorristiche come i Nuvoletta e gruppi facenti parte della Nuova Famiglia.

'Ndrangheta

Nel corso del Novecento vi sono stati vari intrecci di favori e di cooperazione tra camorristi e 'ndranghetisti. Negli anni settanta in occasione della prima guerra di 'ndrangheta il boss reggino Paolo De Stefano chiede e ottiene da Raffaele Cutolo capo della Nuova Camorra Organizzata l'omicidio di Don Mico Tripodo, altro boss reggino in carcere a Napoli. Tra famiglie delle due organizzazioni vi furono anche doppie affiliazioni come quella del camorrista Antonio Schettini affiliato al clan di Giuseppe Flachi o di Franco Coco Trovato affiliato alla famiglia di Carmine Alfieri[114]. Roberto Cutolo, figlio di Raffaele Cutolo fu ammazzato a Tradate in Lombardia dalla 'ndrangheta per una vendetta trasversale il 24 dicembre 1990. In cambio per la mafia calabrese i Fabbrocino e gli Ascione avrebbero ucciso Salvatore Batti, un camorrista fuggito a Napoli.[115]

Sacra Corona Unita

Nel 1981 Raffaele Cutolo, affidò a Vincenzo Esposito detenuto in quel periodo nel carcere di San Severo di Foggia e Pino Iannelli e Alessandro Fusco il compito di fondare in Puglia un'organizzazione diretta emanazione della Nuova Camorra Organizzata che prese il nome di Nuova camorra pugliese o NCOP (Nuova Camorra Organizzata Pugliese) che operò dagli anni ottanta a Foggia, Taranto e Lecce. Tra gli esponenti vi è anche Antonio Modeo e Aldo Vuto capi della mafia tarantina.

Questa associazione prese piede soprattutto nel foggiano a causa della vicinanza territoriale e dei contatti preesistenti tra esponenti della malavita locale e i camorristi campani. Tuttavia questa iniziativa venne vista con sospetto dai malavitosi di altre zone della Puglia. Come risposta al tentativo di Cutolo di espandersi in Puglia, si tentò di dar vita ad un'associazione malavitosa di stampo mafioso formata da esponenti locali. Con la sconfitta dei cutoliani in Campania, scomparvero anche in Puglia, e l'organizzazione dominante divenne quella della Sacra corona unita fondata dagli 'ndranghetisti.

Banda della Magliana

La camorra intrattiene rapporti con le associazioni mafiose operanti nella capitale, quali la banda della Magliana,in particolare con Massimo Carminati, i clan Fasciani e Casamonica.

Triade cinese

Alcuni gruppi napoletani, tra cui i Giuliano di Forcella, hanno intrecciato relazioni di affari con gruppi cinesi soprattutto nel settore della contraffazione di marchi italiani. I gruppi napoletani hanno imposto il prezzo finale dei prodotti e in cambio hanno fornito i servizi per aggirare i controlli. I cinesi inoltre hanno fatto entrare nelle loro società diversi boss napoletani.[116]

Mafia nigeriana

I rapporti tra camorra e mafia nigeriana riguardano soprattutto il traffico di droga e la prostituzione. In particolare, i camorristi permettono ai clan nigeriani di organizzare la tratta delle donne sul territorio in cambio di una quota sui guadagni.[117]

Mafia albanese

Dalla seconda relazione semestrale del 2010 della DIA vengono illustrati contatti tra la mafia albanese e il clan Mazzarella, con gli Scissionisti di Secondigliano e i Serino di Salerno.

Organizzazioni

Boss

Vittime famose

Nell'arte

La camorra ha ispirato diversi autori cinematografici e televisivi, che ne hanno tratto racconti e documentari a partire dalla metà del XX secolo.

Cinema

Documentari

Letteratura

Televisione

Fumetti

Le bizzarre avventure di JoJo: Vento Aureo (1995)

Note

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