Petite messe solennelle: differenze tra le versioni

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Rossini abbandonò la composizione di opere liriche dopo il successo ottenuto con la sua ultima composizione per il teatro, il ''[[Guglielmo Tell (opera)|Guglielmo Tell]]'' ([[1829]]). Da allora, quando aveva trentasette anni, si dedicò ugualmente alla composizione dedicandosi però alla [[musica da camera]] e [[musica sacra|sacra]] senza pubblicare alcun lavoro eppur lasciando capolavori specialmente in àmbito sacro.
Rossini abbandonò la composizione di opere liriche dopo il successo ottenuto con la sua ultima composizione per il teatro, il ''[[Guglielmo Tell (opera)|Guglielmo Tell]]'' ([[1829]]). Da allora, quando aveva trentasette anni, si dedicò ugualmente alla composizione dedicandosi però alla [[musica da camera]] e [[musica sacra|sacra]] senza pubblicare alcun lavoro eppur lasciando capolavori specialmente in àmbito sacro.


Di questi, due sono considerati tra i migliori capolavori della musica del [[XIX secolo]]: lo ''[[Stabat Mater (Rossini)|Stabat Mater]]'', composto tra il [[1831]] e il [[1841]], e la ''Petite messe solennelle'', composta nel [[1863]], cinque anni prima della sua morte ed ultimo dei ''[[Péchés de vieillesse|Peccati di vecchiaia]]'', come il compositore amava definire i suoi lavori di età senile.
Di questi, due sono considerati tra i migliori capolavori della musica del [[XIX secolo]]: lo ''[[Stabat Mater (Rossini)|Stabat Mater]]'', composto tra il [[1831]] e il [[1841]], e la ''Petite messe solennelle'', composta nel [[1863]], cinque anni prima della sua morte ed "ultimo dei ''[[Péchés de vieillesse|Peccati di vecchiaia]]''", come il compositore amava definire i suoi lavori di età senile.


Capolavoro nuovo, quasi azzardato per anni in cui imperava il [[romanticismo]], con la sua [[melodia]], che solo in seguito sarà valutata come capolavoro rossiniano: esso anticipa i tempi della musica moderna dando nuovi indirizzi estetici e forme avveniristiche che si svilupperanno ben oltre la metà dell'Ottocento per giungere agli inizi del [[XX secolo|Novecento]].
Capolavoro nuovo, quasi azzardato per anni in cui imperava il [[romanticismo]], con la sua [[melodia]], che solo in seguito sarà valutata come capolavoro rossiniano: esso anticipa i tempi della musica moderna dando nuovi indirizzi estetici e forme avveniristiche che si svilupperanno ben oltre la metà dell'Ottocento per giungere agli inizi del [[XX secolo|Novecento]].

Versione delle 13:07, 9 apr 2019

Petite messe solennelle
CompositoreGioachino Rossini
Tipo di composizionemessa
Epoca di composizione1863
Prima esecuzione14 marzo 1864
DedicaLouise Pillet-Will
Durata media1h.30'
OrganicoI versione: soli, coro, due pianoforti, armonium
II versione: soli, coro e orchestra

La Petite messe solennelle è una composizione sacra di Gioachino Rossini.
Fu scritta nel 1863.

Organico

Prevede il seguente organico:

Nella partitura originale di Rossini è prescritto che i solisti debbano cantare anche con il coro.
Per il secondo pianoforte Rossini non ha scritto una parte indipendente, bensì di raddoppio o rinforzo del primo.

Struttura musicale

  • Estratto musicale del Kyrie
    Parte iniziale del Gloria
    1. Kyrie - coro
  • 2. Gloria
    • Gloria in excelsis Deo - soli, coro
    • Gratias agimus tibi - soli (contralto, tenore, basso)
    • Domine Deus - tenore solo
    • Qui Tollis - soli (soprano, contralto)
    • Quoniam - basso solo
    • Cum Sancto Spiritu - coro
  • 3.Credo
    • Credo - soli, coro
    • Crucifixus - soprano solo
    • Et resurrexit - soli, coro
  • 4. Offertorium (Prélude religieux) - pianoforte solo (organo, nella II versione)
  • 5. Sanctus - soli, coro
  • 6. O salutaris hostia - soprano solo
  • 7. Agnus Dei - contralto solo, coro

Storia

Rossini abbandonò la composizione di opere liriche dopo il successo ottenuto con la sua ultima composizione per il teatro, il Guglielmo Tell (1829). Da allora, quando aveva trentasette anni, si dedicò ugualmente alla composizione dedicandosi però alla musica da camera e sacra senza pubblicare alcun lavoro eppur lasciando capolavori specialmente in àmbito sacro.

Di questi, due sono considerati tra i migliori capolavori della musica del XIX secolo: lo Stabat Mater, composto tra il 1831 e il 1841, e la Petite messe solennelle, composta nel 1863, cinque anni prima della sua morte ed "ultimo dei Peccati di vecchiaia", come il compositore amava definire i suoi lavori di età senile.

Capolavoro nuovo, quasi azzardato per anni in cui imperava il romanticismo, con la sua melodia, che solo in seguito sarà valutata come capolavoro rossiniano: esso anticipa i tempi della musica moderna dando nuovi indirizzi estetici e forme avveniristiche che si svilupperanno ben oltre la metà dell'Ottocento per giungere agli inizi del Novecento.

La Petite messe solennelle fu scritta per dodici cantanti, di cui quattro solisti, due pianoforti e un armonium. Rossini la volle anche orchestrare, nel 1867, sia perché spinto da più parti ma, soprattutto, ritenendo che se l'orchestrazione fosse stata fatta da qualcun altro musicista dopo la sua morte, l'opera non avrebbe avuto quella caratteristica per cui la scrisse.

Al riguardo, sulla partitura tenne a precisare:

«"Petite messe solennelle", a quattro parti, con accompagnamento di due pianoforti, e di un armonium. Composta per la mia villeggiatura di Passy (nota: località presso Parigi). Dodici cantori di tre sessi, uomini, donne e castrati[2], saranno sufficienti per la sua esecuzione. Cioè otto per il coro, quattro per il solo, in totale di dodici cherubini: Dio mi perdoni l'accostamento che segue. Dodici sono anche gli Apostoli nel celebre affresco di Leonardo detto La Cena, chi lo crederebbe! Fra i tuoi discepoli ce ne sono alcuni che prendono delle note false! Signore, rassicurati, prometto che non ci saranno Giuda alla mia Cena e che i miei canteranno giusto e con amore le tue lodi e questa piccola composizione che è, purtroppo, l'ultimo peccato della mia vecchiaia.»

Dopo che il lavoro fu terminato, scriveva nel manoscritto in calce all'Agnus Dei:

«Buon Dio, eccola terminata questa umile piccola Messa. È musica benedetta [sacra] quella che ho appena fatto, o è solo della benedetta musica?[3] Ero nato per l'opera buffa, lo sai bene! Poca scienza, un poco di cuore, tutto qua. Sii dunque benedetto e concedimi il Paradiso.»

Ecco dunque che la Petite messe può essere considerata il testamento spirituale di Rossini, forse già presago della sua prossima morte.

La messa fu eseguita per la prima volta privatamente il 14 marzo 1864 con Carlotta Marchisio e Barbara Marchisio, a Saint-Georges (Parigi) presso la cappella di famiglia della contessa Louise Pillet-Will, moglie del banchiere Pillet-Will e dedicataria della composizione. All'evento, che fu dato in forma privata, furono invitati anche alcuni critici musicali e musicisti, come Giacomo Meyerbeer, Daniel Auber e Ambroise Thomas. Rossini stesso seguì i preparativi per l'esecuzione. Il coro era formato da studenti del Conservatorio, scelti tra i migliori; al pianoforte suonarono Georges Mathias e Andrea Peruzzi, mentre Albert Lavignac, allora solo diciottenne, suonava l'armonium. Le parti dei soli furono cantate dalle sorelle Marchisio, Carlotta (soprano) e Barbara (contralto), Italo Gardoni (tenore) e Luigi Agnesi (basso). La messa ottenne grande successo e fu replicata altre volte.

L'opera si compone di quattordici pezzi ricchi di inventiva armonica e melodica e si inserisce fra le composizioni di spiccata originalità, fornite di un'alternanza tra musica da chiesa e musica profana: il Kyrie per soli, coro, pianoforti e armonium; il Gloria per soprano solo e coro, pianoforti e armonium; il Gratias agimus, un terzetto per mezzosoprano, tenore e basso; il Domine Deus, pagina affidata al tenore e preceduta da una introduzione pianistica; il Qui tollis, duetto tra soprano e contralto introdotto anch'esso dal pianoforte; il Cum Sancto Spiritu per soli e coro che conclude la prima parte dell'opera.

Il Credo rappresenta l'inizio della seconda parte della messa ed è per coro. Segue subito dopo il Crucifixus introdotto dal pianoforte, in cui si innesta la voce del soprano; l'Et resurrexit per soli e coro; il Preludio religioso per pianoforte solo, il brano strumentale più lungo dell'opera, che dura circa otto minuti; il Sanctus, un coro "a cappella"; l'O salutaris Ostia, penultimo brano per soprano solo e pianoforte; infine l'Agnus Dei che chiude la sequenza dei brani della messa, pieno di intensa melodia che presagisce una visione di pace duratura intonata dal contralto, a cui fa eco il coro a voci sole e quindi le voci corali che unitamente al contralto solista ed agli strumenti concludono il capolavoro rossiniano.

Il 24 febbraio 1869 avviene la prima pubblica nel Théâtre-Italien di Parigi nella seconda versione con Marietta Alboni e nel Teatro Comunale di Bologna come Messa solenne diretta da Emanuele Muzio e nel 1878 nel Teatro Regio di Parma.

Nel 1942 avviene la prima nella Basilica di Santa Croce di Firenze diretta da Vittorio Gui con Maria Caniglia, Ebe Stignani e Tancredi Pasero, nel 1965 a Bologna diretta da Leone Magiera, nel 1968 al Palazzo Ducale (Venezia) diretta da Ettore Gracis con Luisa Maragliano e Raffaele Arié, nel 1972 nella Reggia di Versailles con Mario Rossi (direttore d'orchestra) ed Aldo Ciccolini, nel 1979 a Parma diretta da Romano Gandolfi con Antonio Savastano, nel 1983 alla Piccola Scala di Milano diretta da Gandolfi con Giorgio Surjan e nel 1992 nel Teatro Rossini (Pesaro) e nella Chiesa di Santa Croce in Gerusalemme di Roma.

Discografia

Solisti Orchestra / Strumentisti Coro Direttore Anno Etichetta
Renata Scotto (soprano), Fiorenza Cossotto (mezzosoprano), Alfredo Kraus (tenore), Ivo Vinco (basso) Franco Verganti e Gianluigi Franz (pianoforti), Luigi Benedetti (armonium) Coro Polifonico di Milano Giulio Bertola 1960 Ricordi Record
Daniela Dessì (soprano), Gloria Scalchi (mezzosoprano), Giuseppe Sabbatini (tenore), Michele Pertusi (basso) Orchestra del Teatro Comunale di Bologna Coro del Teatro Comunale di Bologna Riccardo Chailly 1995 Decca
Mirella Freni (soprano), Lucia Valentini Terrani (mezzosoprano), Luciano Pavarotti (tenore), Ruggero Raimondi (basso) Leone Magiera (pianoforte), Vittorio Rosetta (armonium) Coro Polifonico del Teatro alla Scala Romano Gandolfi 1971 Decca
Maria Radoeva (soprano), Milena Storti (mezzosoprano), Jun Ho You (tenore), Frank van Hove (basso) Davide Cabassi, Tatiana Larionova (pianoforti), Dora Bizjak (armonium) Saint Ephraim Male Choir & Schola Cantorum Budapestiensis Tito Ceccherini 2012 Stradivarius

Note

  1. ^ Intervista di Philip Gossett a Julliard.edu Archiviato il 3 maggio 2004 in Internet Archive..
  2. ^ Non si erano sentiti recentemente castrati sulla scena francese; solo il coro di Papa Pio IX conteneva ancora castrati.
  3. ^ Il gioco di parole di Rossini, "de la musique sacrée ... ou de la sacrée musique", difficilmente traducibile, è basato sul diverso significato che l'aggettivo "sacré" (sacro) assume, in francese, a seconda che sia collocato prima o dopo il nome a cui è riferito (non diversamente del resto da quanto succede in italiano con l'aggettivo "benedetto"). Questo è il testo originale in francese: «Bon Dieu; la voilà terminée, cette pauvre petite messe. Est-ce bien de la musique sacrée que je viens de faire, ou bien de la sacrée musique? J'étais né pour l'opera buffa, tu le sais bien! Peu de science, un peu de cœur, tout est là. Sois donc béni et accorde-moi le Paradis».

Collegamenti esterni

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