Autobianchi: differenze tra le versioni

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Dopo anni di completo abbandono, nel [[2002]] ha avuto inizio lo smantellamento totale dell'area dell'ex stabilimento Autobianchi di Desio, conclusosi nel luglio [[2003]] con l'abbattimento della [[torre piezometrica]], ultimo simbolo dell'ex-capitale lombarda dell'auto <ref>{{cita news|titolo=Abbattuta la torre dell'ex Autobianchi con ventisette cariche di tritolo|url=http://archiviostorico.corriere.it/2003/luglio/03/Abbattuta_torre_dell_Autobianchi_con_co_7_030703028.shtml|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20121211081749/http://archiviostorico.corriere.it/2003/luglio/03/Abbattuta_torre_dell_Autobianchi_con_co_7_030703028.shtml|pubblicazione=Corriere della Sera|giorno=3|mese=7|anno=2003|accesso=1º novembre 2009|urlmorto=sì|dataarchivio=11 dicembre 2012}}</ref>. Sull'area è sorto il Polo tecnologico della Brianza, complesso di edifici ad uso logistico - industriale e terziario <ref>Nasce il Polo tecnologico della Brianza, Il Giornale, 26-09-2005</ref>.
Dopo anni di completo abbandono, nel [[2002]] ha avuto inizio lo smantellamento totale dell'area dell'ex stabilimento Autobianchi di Desio, conclusosi nel luglio [[2003]] con l'abbattimento della [[torre piezometrica]], ultimo simbolo dell'ex-capitale lombarda dell'auto <ref>{{cita news|titolo=Abbattuta la torre dell'ex Autobianchi con ventisette cariche di tritolo|url=http://archiviostorico.corriere.it/2003/luglio/03/Abbattuta_torre_dell_Autobianchi_con_co_7_030703028.shtml|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20121211081749/http://archiviostorico.corriere.it/2003/luglio/03/Abbattuta_torre_dell_Autobianchi_con_co_7_030703028.shtml|pubblicazione=Corriere della Sera|giorno=3|mese=7|anno=2003|accesso=1º novembre 2009|urlmorto=sì|dataarchivio=11 dicembre 2012}}</ref>. Sull'area è sorto il Polo tecnologico della Brianza, complesso di edifici ad uso logistico - industriale e terziario <ref>Nasce il Polo tecnologico della Brianza, Il Giornale, 26-09-2005</ref>.


=== Il marchio nel ventunesimo secolo ===
=== Il marchio oggi ===
I diritti per l'uso del marchio Autobianchi sono detenuti dal [[Fiat Chrysler Automobiles|Gruppo FCA]]. Nel corso del [[2008]], l'allora amministratore delegato [[Sergio Marchionne]] aveva espresso l'ipotesi di un ritorno del marchio ai fini della commercializzazione di una vettura a basso costo, considerando al contempo la disponibilità di un altro marchio di proprietà, [[Innocenti]] <ref>[http://www.allaguida.it/articolo/innocenti-326-la-low-cost-made-in-italy/13500/ Innocenti 326: la low cost made in Italy] ''Allaguida.it'', 09-02-2009.</ref>, ma in entrambi i casi l'idea è stata in seguito accantonata.
I diritti per l'uso del marchio Autobianchi sono detenuti dal [[Fiat Chrysler Automobiles|Gruppo FCA]]. Nel corso del [[2008]], l'allora amministratore delegato [[Sergio Marchionne]] aveva espresso l'ipotesi di un ritorno del marchio ai fini della commercializzazione di una vettura a basso costo, considerando al contempo la disponibilità di un altro marchio di proprietà, [[Innocenti]] <ref>[http://www.allaguida.it/articolo/innocenti-326-la-low-cost-made-in-italy/13500/ Innocenti 326: la low cost made in Italy] ''Allaguida.it'', 09-02-2009.</ref>, ma in entrambi i casi l'idea è stata in seguito accantonata.



Versione delle 23:15, 27 mar 2019

Autobianchi
Logo
Logo
StatoBandiera dell'Italia Italia
Forma societariaSocietà per azioni
Fondazione1955 a Milano
Fondata daGiuseppe Bianchi
Chiusura1995
Sede principaleMilano, poi Torino
GruppoGruppo Fiat
SettoreAutomobilistico
ProdottiAutomobili e Autocarri
FatturatoUS$1,7 miliardi di dollari[senza fonte] (1967)

L'Autobianchi è stata un'azienda italiana produttrice di automobili e autocarri, nata nel 1955 dallo scorporo della divisione auto della Bianchi, poi ceduta ad una partecipazione paritetica di Pirelli e FIAT fino al 1968, quando l'intero capitale azionario della società passò nelle mani del gigante torinese dell'auto che lo inglobò nel Gruppo Fiat, sino alla scomparsa del marchio dai mercati nel 1995.

Storia

L'Autobianchi Bianchina

L'Autobianchi nacque l'11 gennaio 1955 per iniziativa del direttore generale della Bianchi, ingegnere Ferruccio Quintavalle, il quale, al fine di risollevare dalle difficoltà del dopoguerra la Fabbrica Automobili e Velocipedi Edoardo Bianchi, coinvolse Fiat e Pirelli in un progetto ambizioso, capace di riportare nel giro di pochi anni la casa milanese fra i più importanti costruttori di automobili, dopo l'abbandono delle attività in tale settore con lo scoppio del secondo conflitto mondiale.

L'alleanza paritetica fra i tre azionisti avrebbe permesso in questo modo alla Pirelli di allargare il proprio mercato nell'ottica della fornitura di pneumatici, alla Fiat di attrarre un nuovo target di clienti votati all'acquisizione di vetture “medio - piccole” di categoria superiore e alla Bianchi di poter usufruire delle tecnologie e delle componenti meccaniche messe a disposizione dalla casa torinese a costi di produzione notevolmente ridotti. Il capitale azionario inizialmente investito nell'operazione fu di tre milioni di lire[1].

La fabbrica scelta per l'operatività del piano fu quella della Bianchi a Desio, con una superficie pari a 140.000 m², gradualmente ammodernata ed ampliata, affiancando nel 1957 alla produzione degli autocarri (rimarcati ora Autobianchi) quella della Bianchina, che conobbe sin da subito un buon successo di vendite, tanto da estendersi negli anni a seguire a diverse varianti del modello: Trasformabile, Berlina 4 posti, Cabriolet, Furgoncino e Panoramica.

Alla fine del 1958 la Bianchi uscì dalla compagine azionaria della società, cedendo quote e relativo stabilimento di Desio agli altri due soci, che completarono le operazioni di miglioramento del sito produttivo, dotandolo fra l'altro di macchinari più sofisticati ed all'avanguardia, soprattutto nell'ambito della verniciatura, permettendo la fabbricazione di circa 200 vetture al giorno, parallelamente alla costruzione degli autocarri che si concluderà nel 1968.

Nel 1960 la sede dell'Autobianchi venne trasferita nel nuovo Grattacielo Pirelli di Milano appena inaugurato, e sulla scia del successo della Bianchina venne lanciata a partire dal 1963 una nuova vettura, la Stellina, prima auto italiana ad essere realizzata in vetroresina, seguita nel 1964 dalla Primula, che fece da apripista, nella progettazione Fiat, all'adozione in serie della trazione anteriore. La Primula, oltre che nelle versioni 3/5 porte, era disponibile in seguito anche in una variante Coupé.

Nel 1968, in concomitanza con la nascita della A 111, berlina di lusso della casa, l'Autobianchi passò completamente nelle mani della FIAT, che già da qualche tempo stava utilizzando lo stabilimento di Desio per produrre alcuni modelli di sua proprietà, come la Fiat 500 Giardiniera, venduta “ristilizzata” a partire dallo stesso anno sotto la denominazione di Autobianchi Giardiniera.

In questa fase si completò il progetto dell'auto che prese il posto della Bianchina, la A 112, destinata a far breccia fra i giovani degli anni settanta come una sorta di status symbol, in antitesi alle Mini. Tuttavia, a seguito dell'acquisizione del marchio Lancia, più blasonato e ricco di storia, da parte di Fiat, Autobianchi venne relegato quale brand dedicato alla fabbricazione di sole autovetture utilitarie, decretando come conseguenza il definitivo stop alla produzione della A 111. Quindi dall'impianto di Desio, opportunamente riorganizzato, uscirono fino alla seconda metà degli anni ottanta le A 112, affiancate dai modelli Fiat 126 e poi Panda.

Nel 1985 venne presentato l'ultimo prodotto Autobianchi, la Y10, venduta a marchio Lancia in buona parte dei mercati esteri. Nel 1992 chiuse la fabbrica di Desio e la produzione della Y10 si spostò nello stabilimento Alfa Romeo di Arese, dove rimane fino al 1995, quando terminò in contemporanea all'utilizzo del marchio Autobianchi.

La fine della fabbrica di Desio

Dopo anni di completo abbandono, nel 2002 ha avuto inizio lo smantellamento totale dell'area dell'ex stabilimento Autobianchi di Desio, conclusosi nel luglio 2003 con l'abbattimento della torre piezometrica, ultimo simbolo dell'ex-capitale lombarda dell'auto [2]. Sull'area è sorto il Polo tecnologico della Brianza, complesso di edifici ad uso logistico - industriale e terziario [3].

Il marchio oggi

I diritti per l'uso del marchio Autobianchi sono detenuti dal Gruppo FCA. Nel corso del 2008, l'allora amministratore delegato Sergio Marchionne aveva espresso l'ipotesi di un ritorno del marchio ai fini della commercializzazione di una vettura a basso costo, considerando al contempo la disponibilità di un altro marchio di proprietà, Innocenti [4], ma in entrambi i casi l'idea è stata in seguito accantonata.

Modelli prodotti

Automobili

Autocarri

Prototipi

La concept car "Runabout"

Tra la seconda metà degli anni sessanta e la prima metà degli anni settanta, l'Autobianchi propose una serie di interessanti prototipi di automobili sportive di medio-piccola cilindrata, dalle forme particolarmente accattivanti.

Nel 1967 fu presentata la special "G 31", coupé realizzato dalla OSI su meccanica del modello "Primula", cui fece seguito la maquette "Coupé", disegnata da Pio Manzù e presentata nello stand del Centro Stile Fiat al Salone di Torino del 1968.

Successivamente vennero proposte le originali concept car "Runabout" di Bertone del 1969 e "A112 Giovani" di Pininfarina del 1973.

Nessuno dei prototipi raggiunse la fase di produzione e solo il "Runabout", anni dopo, fu preso come base stilistica per la futura Fiat X1/9.

Archivio

L’archivio dell’azienda è conservato presso il Centro storico Fiat [5] nel fondo Autobianchi (Estremi cronologici: 1955 - 1975)[6].

Note

  1. ^ "La storia"
  2. ^ Abbattuta la torre dell'ex Autobianchi con ventisette cariche di tritolo, in Corriere della Sera, 3 luglio 2003. URL consultato il 1º novembre 2009 (archiviato dall'url originale l'11 dicembre 2012).
  3. ^ Nasce il Polo tecnologico della Brianza, Il Giornale, 26-09-2005
  4. ^ Innocenti 326: la low cost made in Italy Allaguida.it, 09-02-2009.
  5. ^ Fiat Group Marketing & Corporate Communication spa. Archivio storico Fiat, su SIUSA. Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche. URL consultato il 14 giugno 2018.
  6. ^ Fondo Autobianchi, su SIUSA. Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche. URL consultato il 14 giugno 2018.

Bibliografia

Registro storico Autobianchi, sezione storia.

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