Lesbismo: differenze tra le versioni

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* Judith Butler, ''Corpi che contano: i limiti discorsivi del “sesso”'', Milano, Feltrinelli, 1996.
* Judith Butler, ''Corpi che contano: i limiti discorsivi del “sesso”'', Milano, Feltrinelli, 1996.
* Gilda Sanguineti, ''La penna di Saffo. Poesia gay al femminile'', Milano, La penna di Saffo Editore, 2013.
* Gilda Sanguineti, ''La penna di Saffo. Poesia gay al femminile'', Milano, La penna di Saffo Editore, 2013.
*Marabese Vanessa LESBICA


== Voci correlate ==
== Voci correlate ==

Versione delle 22:59, 6 feb 2019

Bacio fra donne come allegoria tra Giustizia e Pace (Pinacoteca Tosio-Martinengo, Brescia)

Lesbismo è il termine con cui si indica l'attrazione sentimentale e sessuale tra donne, in breve l'omosessualità femminile.

Origine ed evoluzione del termine

Simbolo del lesbismo

Con il termine lesbica si indica una donna con orientamento sessuale e affettivo nei confronti di altre donne. Il termine deriva dall'isola di Lesbo, dove visse la poetessa Saffo nel VII secolo a.C., che nei suoi versi esaltò la bellezza della femminilità e dell'eros tra donne. In origine il termine fu usato in senso dispregiativo, ma in seguito, tuttavia, le lesbiche se ne sono riappropriate in termini di rivendicazione e di orgoglio (pride): uraniste, tribadi, saffiche, urninghe. Dal 1886, anno di pubblicazione della Psycopathia Sexualis di Richard von Krafft-Ebing, i nomi che definiscono le lesbiche si sono moltiplicati e, per certi versi, sprecati. Si deve a Charlotte Wolff, una psichiatra di origine tedesca, che nel 1971 pubblica Amore tra donne, il primo studio del lesbismo che utilizzi come oggetto della ricerca donne non portatrici di patologie psichiatriche particolari, l'accoglimento del termine lesbismo per definire quelle donne che preferiscono a livello emozionale, amoroso, affettivo e sessuale le relazioni con altre donne.

Dagli anni '70 in poi si afferma sempre di più l'idea che "lesbica" sia una definizione che sta alla donna stessa adottare o rifiutare: lesbica è ogni donna che si definisca tale, a partire dal proprio oggetto del desiderio, ma riconoscendo altresì nel lesbismo un tratto importante della propria personalità, identificandosi con le altre lesbiche e riconoscendosi nella cultura lesbica.[1]

Una coppia lesbica sposata a San Francisco nel 2004

Per Monique Wittig l'esistenza stessa delle lesbiche, il cui desiderio non è funzionale all'uomo, né alla riproduzione della specie, evidenzia come i concetti di donna e di uomo siano costruzioni sociali e ideologiche. Le lesbiche, sfuggendo "all'eterosessualità obbligatoria" creano una nuova prospettiva sociale, un linguaggio e un sistema di relazioni nuovi e diversi. In quest'ottica, le lesbiche non rappresentano più l'alterità dominata che il sistema di potere identifica come “donna”. Le lesbiche, quindi, non sono donne. In quest'ottica, di conseguenza, il maschile e il femminile sono considerati prodotti di convenzioni sociali che il corpo lesbico priva di ogni significato.[2]

Cultura lesbica

Lo stesso argomento in dettaglio: Cultura lesbica e Movimento lesbico.
Il triangolo nero, un popolare simbolo lesbico, utilizzato per classificare nei campi di concentramento nazisti[senza fonte]

La cultura lesbica comincia a svilupparsi nei primi decenni del 1900 soprattutto attraverso la produzione letteraria di alcune scrittrici e intellettuali lesbiche.

La cultura dedicata alle tematiche e ai problemi della comunità lesbica ha cominciato il suo sviluppo in alcuni momenti storici e in alcuni luoghi ben determinati, Berlino e Parigi negli anni venti e anni trenta, nelle grandi città dell'occidente durante il movimento femminista negli anni settanta, e ha permesso l'inizio a partire dalla seconda metà del XX secolo della battaglia per i diritti degli omosessuali.[3]

Punti di incontro della comunità lesbica

Salotti, bar e librerie furono i primi luoghi da dove le lesbiche hanno mosso per andare nel mondo per affermare la propria identità. Nelle comunità lesbiche agli inizi del XX secolo, nacque la distinzione fra le butch e le femme (o lipstick lesbian), in base all'atteggiamento rispettivamente mascolino o femminile nel modo di comportarsi, di identificarsi e di vestirsi.[4]

Fino al 1950, vi erano tuttavia pochi luoghi in cui le donne lesbiche potessero conoscersi. Negli Stati Uniti ad esempio, i bar che erano divenuti i primi punti di incontro erano spesso soggetti a raid punitivi da parte della polizia e alla discriminazione da parte della società dell'epoca.[5][3]

Nel 1955 fu fondata a San Francisco una delle prime organizzazioni lesbiche, la Daughters of Bilitis, con lo scopo di creare un luogo tranquillo per socializzare e discutere delle difficoltà della vita lesbica.[5] L'organizzazione si occupò successivamente anche della lotta per i diritti delle donne lesbiche.

Il rapporto delle lesbiche con la società rimase per lungo tempo all'insegna dell'invisibilità, come conseguenza della stigma sociale verso l'omosessualità.[6] Parte di questa invisibilità viene ancora denunciata oggi rispetto all'attenzione data dai media agli uomini omosessuali.[7][8]

Fu proprio questa la mancanza di visibilità e il disprezzo della società a provocare forme di repressione così violente da parte della polizia da spingere la comunità lesbica gay e trans a forme di ribellione che raggiunsero il culmine con la rivolta di Stonewall, un famoso locale di New York, il 28 giugno del 1969. Per tre giorni la protesta dilagò nelle strade e rappresentò il primo passo verso la liberazione dalla vergogna e dallo stigma sociale e l'affermazione orgogliosa del diritto a vivere la propria vita. Questo evento ha segnato la nascita del movimento lesbico e gay e ancora oggi con il nome di Gay pride (orgoglio gay) viene commemorato con manifestazioni in molte città del mondo.

Note

  1. ^ Daniela Danna, Amiche, Compagne amanti, Mondadori, 1994, pag. 16.
  2. ^ M. Wittig, The straight mind (PDF), su profondorosa.noblogs.org, traduzione di R. Fiocchetto. Testo letto per la prima volta a New York alla Modern Language Association Convention nel 1978 e dedicato alle lesbiche americane, è stato pubblicato in «Feminist Issues» n° 1, estate 1980, e in Bollettino del CLI, febbraio 1990.
  3. ^ a b (EN) 1955: First lesbian organization rises on waves of militant struggles, su workers.org. URL consultato il 20 gennaio 2015.
  4. ^ Chris Kramararae, Rutledge International Encyclopaedia of Women, Routledge, 2000, p. 133, ISBN 0-415-92089-2.
  5. ^ a b (EN) Daughters of Bilitis (DOB), su britannica.com. URL consultato il 20 gennaio 2015.
  6. ^ (EN) Larry Gross, Up from Invisibility.
  7. ^ (EN) Daisy Wyatt, BBC report criticises 'invisibility' of lesbians and bisexuals on television, su independent.co.uk. URL consultato il accesso=20 gennaio 2015.
  8. ^ (EN) Megan Evans, Femme Invisibility, su huffingtonpost.com. URL consultato il 20 gennaio 2015.

Bibliografia

  • Jennifer Quiles, Più che amiche. Manuale di autoaiuto per donne che amano le donne, Castelvecchi, 2006. ISBN 88-7615-129-X.
  • B. Abbott, E. Farmer, From wedded wife to lesbian life, stories of transformation, The Crossing Press, Berkeley, 1995.
  • Daniela Danna, Amiche, Compagne, Amanti, UNI Service, Trento, 2003. ISBN 978-88-88859-01-9.
  • T. De Lauretis, Pratica d'amore, Percorsi del desiderio perverso, la Tartaruga, Milano, 1997.
  • Marzio Barbagli, Omosessuali moderni. Gay e lesbiche in Italia, Asher Colombo - 2007.
  • Judith Butler, Corpi che contano: i limiti discorsivi del “sesso”, Milano, Feltrinelli, 1996.
  • Gilda Sanguineti, La penna di Saffo. Poesia gay al femminile, Milano, La penna di Saffo Editore, 2013.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

Controllo di autoritàThesaurus BNCF 19122 · LCCN (ENsh85076157 · BNE (ESXX527458 (data) · BNF (FRcb11947346h (data) · J9U (ENHE987007562932405171
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