Notazione musicale: differenze tra le versioni

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
vandalismo
LauBot (discussione | contributi)
m Sostituisco Collegamenti esterni ai vecchi template e rimuovo alcuni duplicati
Riga 58: Riga 58:


== Collegamenti esterni ==
== Collegamenti esterni ==
* {{Thesaurus BNCF}}
* {{Collegamenti esterni}}


{{Teoria musicale}}
{{Teoria musicale}}

Versione delle 14:04, 27 nov 2018

La notazione o semiografia musicale è il sistema che fissa per iscritto una composizione, una melodia o una qualsiasi idea di tale ordine.

Storia

Mesopotamia

Lo stesso argomento in dettaglio: Musica della Mesopotamia.

Le prime forme di notazione musicale possono essere rintracciate in una tavoletta incisa dai Sumeri con la scrittura cuneiforme presso Nippur, oggi in Iraq, attorno al 2000 a.C. La tavoletta rappresenta delle frammentarie istruzioni per l'esecuzione di una musica, e indica che la composizione è costruita sugli intervalli di terza e usando una scala diatonica.[1] Una tavoletta del 1250 a.C. ca. mostra una forma di notazione più sviluppata.[2] Nonostante l'interpretazione di tale secondo sistema sia ancora oggetto di dibattito, è chiaro che la scrittura indica i nomi delle corde su una lira, l'accordatura delle quali è esplicitata in altre tavolette.[3] Per quanto incomplete e frammentate, questo gruppo di tavolette porta il primo esempio in assoluto di melodie scritte nella storia del genere umano.[4]

Una fotografia della pietra originale a Delfi contenente il secondo dei due Inni Delfici ad Apollo. La musica è annotata nella linea dei simboli che compaiono talvolta sopra la riga continua di lettere greche.

Notazione musicale moderna

Storia

Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della semiografia musicale.

La notazione musicale moderna si deve a Guido Monaco, monaco benedettino vissuto nel X secolo.

Altezza

Lo stesso argomento in dettaglio: Notazione dell'altezza.

L'altezza del suono viene scritta mediante la posizione delle note sul pentagramma. Più il suono è acuto più viene scritto in alto.

Il pentagramma può essere considerato come un sistema di coordinate cartesiane, dove sull'asse delle ascisse poniamo il tempo e sull'asse delle ordinate la frequenza del suono; ogni nota viene posta in ordine temporale (coordinata x) ed il valore di ordinata (y) stabilisce l'altezza del suono. Ci possono essere note che superano l'ambito del pentagramma, perché più acute o più gravi; allora si ricorre ai tagli addizionali. Essi sono brevi lineette che simulano ulteriori linee di pentagramma.
Tutto questo non è ancora sufficiente a dare un nome ad ogni nota, occorre identificare un'origine del piano cartesiano. Questa si stabilisce mediante la chiave, che fissa il nome della nota a cui si riferisce, su una linea del pentagramma.
La posizione del punto sul pentagramma stabilisce l'altezza solo dei suoni naturali, ma vi sono anche i suoni alterati. Per scriverli, si mantiene la posizione della nota inalterata, ma si aggiunge subito prima un segno di alterazione.

Durata

Lo stesso argomento in dettaglio: Durata di una nota musicale.

La notazione della durata musicale, è data dalla ''durezza'' di una nota, il grado per cui è categorizzata lunga o corta. Come segni per definire la lunghezza, si usano il punto, la virgola, l'accento, il cappello e la linea prolungatrice.

Notazioni musicali alternative

Solfeggio

Il fondatore di quelle che oggi si considerano le sette note usate per solfeggiare la musica scritta sul pentagramma, è Guido d'Arezzo (ca. 991-1033), monaco benedettino italiano. Ha usato la prima sillaba di ogni frase musicale dell'inno a San Giovanni, che incomincia con "Ut Queant Laxis".

  1. Ut queant laxis
  2. resonare fibris,
  3. Mira gestorum
  4. famuli tuorum,
  5. Solve polluti
  6. labii reatum,
  7. Sancte Iohannes.

Il monaco ha usato le prime sillabe di ogni linea, Ut, Re, Mi, Fa, Sol, La. Più tardi si aggiunse il Si, preso dalle prime lettere del nome "Sancte Ioannes", e nel secolo XVII si cambiò il "Ut" per il "Do" (da "Dominus") più facile per cantare, anche se il 'Ut" è ancora in uso in Francia.

Lo stesso argomento in dettaglio: Solfeggio.

Intavolatura

Lo stesso argomento in dettaglio: Intavolatura.

Braille

Lo stesso argomento in dettaglio: Codice musicale Braille.

Note

  1. ^ Kilmer & Civil 1986.
  2. ^ Kilmer 1965
  3. ^ West 1994, 161–63.
  4. ^ West 1994, 161.

Bibliografia

  • Andrea Lanza, La notazione nella musica contemporanea, in Dizionario Enciclopedico universale della musica e dei musicisti (DEUMM), Il Lessico, III, Torino, Utet, 1984
  • Andrea Valle, La notazione musicale contemporanea: aspetti semiotici ed estetici, Torino, Do Sono-EdT, 2002
  • Marco Russo, La notazione musicale nell'era dell'Informatica, “Nuova Rivista Musicale Italiana”, (XXIX - IX Nuova serie) n. 2, aprile-giugno 2005, pp. 209– 247
  • Jesús Villa-Rojo, Notazione e grafia musicale nel XX secolo, maggio 2013, pp. VI+346, illustrato, Zecchini Editore.
  • Paolo Tortiglione, Semiography and Semiology of Contemporary Music, Rugginenti, Milano, 2012 - ISBN 9788876656163

Altri progetti

Collegamenti esterni

Controllo di autoritàThesaurus BNCF 11527 · LCCN (ENsh85089012 · GND (DE4135339-0 · BNE (ESXX525789 (data) · BNF (FRcb11936523z (data) · J9U (ENHE987007555760005171 · NDL (ENJA00565733
  Portale Musica: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di musica