Visione cieca: differenze tra le versioni

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Il fenomeno della '''visione cieca''' (o '''blindsight''') consiste nel mantenimento della capacità di localizzare uno stimolo visivo situato nella parte del campo visivo colpita da [[scotoma]] e quindi cieca a livello conscio<ref>[[Oliver Sacks]],''Un antropologo su Marte. Sette racconti paradossali'' (''An Anthropologist on Mars'', 1995),cap IV Vedere e non vedere, trad di Isabella Blum, Milano, Adelphi, 1995, ISBN 88-459-1396-1</ref>.
Il fenomeno della '''visione cieca''' (o '''blindsight''') consiste nel mantenimento della capacità di localizzare uno stimolo visivo situato nella parte del campo visivo colpita da [[scotoma]] e quindi cieca a livello conscio<ref>[[Oliver Sacks]],''Un antropologo su Marte. Sette racconti paradossali'' (''An Anthropologist on Mars'', 1995),cap IV Vedere e non vedere, trad di Isabella Blum, Milano, Adelphi, 1995, ISBN 88-459-1396-1</ref>.

Versione delle 18:36, 24 ott 2018

Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.

Il fenomeno della visione cieca (o blindsight) consiste nel mantenimento della capacità di localizzare uno stimolo visivo situato nella parte del campo visivo colpita da scotoma e quindi cieca a livello conscio[1].

Cenni storici

Questo fenomeno venne descritto per la prima volta da Poppel, Held e Frost nel 1973, in un esperimento in cui vennero inviati nella zona scotomatica degli stimoli non strutturati, e fu richiesto ai pazienti, alla comparsa dello stimolo, di fare un movimento oculare verso di esso. Quello che emerse fu una correlazione significativa tra la posizione dello stimolo e la posizione degli occhi dopo la stimolazione.

In un lavoro del 1986 Weiskrantz descrisse degli esperimenti in cui i pazienti riuscirono a indicare manualmente la posizione di stimoli che non percepivano consciamente, e con studi successivi (2002) la visione cieca fu da lui differenziata in un tipo 1 e in un tipo 2. Nel tipo 1 è possibile la discriminazione degli oggetti nell'area cieca ma il paziente non percepisce nulla. Nel tipo 2, il movimento e i cambiamenti dell'orientamento spaziale dell'oggetto vengono percepiti dal paziente.

Cause

La spiegazione della visione cieca si basa sulla teoria dei due sistemi visivi, secondo la quale esiste un sistema deputato alla discriminazione degli stimoli visivi (il sistema retino-genicolo-striato), mentre un secondo sistema si occupa specificamente della localizzazione spaziale di detti stimoli (il sistema retino-collicolo-extrastriato), quindi una lesione che causi scotoma (confinata alla corteccia visiva primaria, facente parte del primo sistema su descritto) lascerebbe intatto il secondo sistema e la sua funzione di localizzazione spaziale. Il fenomeno della visione cieca scompare quando il paziente deve mantenere gli occhi sul punto di fissazione e contemporaneamente indicare manualmente la posizione dello stimolo.

La spiegazione della visione cieca basata sui due sistemi visivi prevede che le attività svolte dal sistema retino-genicolo-striato siano danneggiate, quindi nella zona scotomizzata non sono previste capacità discriminative intatte, con l'eccezione della posizione spaziale degli stimoli.

Note

  1. ^ Oliver Sacks,Un antropologo su Marte. Sette racconti paradossali (An Anthropologist on Mars, 1995),cap IV Vedere e non vedere, trad di Isabella Blum, Milano, Adelphi, 1995, ISBN 88-459-1396-1

Bibliografia

  • Elisabetta Làdavas, Anna Berti, Neuropsicologia, Bologna, il Mulino, 2002, ISBN 978-88-15-08898-7.
  • Pöppel, E., Held, R., and Frost, D. (1973), Residual visual function after brain wounds involving the central visual pathways in man, Nature, 243, 295-296.
  • Weiskrantz, L. (1986), Blindsight. A case study and implications, London: Oxford University Press.

Voci correlate

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