Baldassarre Squitti

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Baldassarre Squitti

Deputato del Regno d'Italia
LegislaturaXVII, XVIII, XIX, XX, XXI, XXII, XXIII, XXV, XXVI
Gruppo
parlamentare
Democrazia Liberale
CollegioCatanzaro, Tropea, Monteleone
Incarichi parlamentari
  • XXV Legislatura
    Ufficio di presidenza
Sito istituzionale

Sottosegretarioal Ministero delle Poste e Telegrafi
Durata mandato7 agosto 1901 –
3 novembre 1903
Vice diTancredi Galimberti
Capo di StatoVittorio Emanuele III
Capo del governoGiuseppe Zanardelli

Dati generali
Titolo di studioLaurea in giurisprudenza
UniversitàNapoli
ProfessioneAvvocato

Baldassarre Squitti barone di Palermiti e Guarna (Maida, 3 agosto 1859Roma, 4 dicembre 1929) è stato un politico italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Fratello del senatore Nicola Squitti e di Eleonora Maria Squitti, dama di compagnia della Regina Elena, è un grande proprietario terriero che in anno imprecisato si laurea in giurisprudenza per avviare la professione di avvocato ed esercitare a Roma la libera docenza di diritto romano e procedura penale. Trasferitosi a Napoli, dove ottiene la cattedra di diritto romano, dopo pochi mesi è costretto a tornare a Roma a causa di contestazioni sul modo in cui ha ottenuto la docenza.

Entrato in politica fin dai tempi del liceo riesce a farsi eleggere per la prima volta deputato nel 1890 grazie ad una vasta rete clientelare e con l'aiuto della massoneria. Aderisce al gruppo parlamentare di Democrazia Liberale (poi Democrazia Italiana) sostiene fin dall'inizio le politiche di Giovanni Giolitti e dai banchi della Camera si occupa principalmente dei problemi della Calabria. Il Giornale d’Italia lo inserisce fra i giolittiani di sinistra ma per l’organo socialista Avanti è invece uno dei giolittiani più filoclericali. Si occupa in particolare dei problemi della istruzione elementare e popolare, della ferrovia Eboli-Reggio Calabria, della modifica della legge sulle opere portuali, senza tralasciare i piccoli-grandi problemi del proprio collegio: interviene sul riordinamento della scuola universitaria di Catanzaro, sui lavori per la banchina di Pizzo e sul prolungamento del molo del porto di Santa Venere (Vibo Valentia Marina), sulla costruzione della strada di collegamento della Sila piccola con la Sila grande, sui ritardi nella esecuzione della legge sulla Calabria e negli interventi del dopo terremoto del 1905.

Per due anni è relatore del bilancio dei ministeri degli Esteri, dei Lavori pubblici e delle Poste e telegrafi, nonché del bilancio del Benadir e della colonia Eritrea.

Nel 1924 si candida nel listone fascista, contribuendo al suo successo. In tale periodo è relatore di diversi disegni di legge, tra cui quelli sull’assestamento della Somalia, sulla spesa per l’edificio della Legazione Italiana in Addis Abeba e per alcune varianti nell’organico del personale tecnico della Regia Marina. Sue proposte di legge sono state quelle riguardanti gli studi farmaceutici e per la costituzione in comune autonomo della frazione Motta Filocastro, nonché delle frazioni di Botricello Superiore, Botro I e II, Cinò e Case sparse.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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