Eliseo Sala

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Autoritratto, Pinacoteca Ambrosiana

Eliseo Sala (Milano, 2 gennaio 1813Rancate, 24 giugno 1879) è stato un pittore italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nato nel 1813 in una famiglia agiata da Francesco, commerciante e da Teresa Delmati, defunta nel parto, alla morte del padre viene affidato alla tutela dello zio Giuseppe De Capitani d'Arzago, marchese e importante politico. Nel 1832 si iscrive all'Accademia di Brera, dove frequenta i corsi di architettura tenuti da Carlo Amati e la scuola di nudo con maestri il neoclassicista Luigi Sabatelli e Filippo Comerio, nello stesso periodo di Luigi Conconi, Cherubino Cornienti e Domenico Induno e dove nel 1835 e nel 1836 viene premiato con una medaglia d'argento per alcune riproduzioni[1].

Nel 1837 esordisce con sei ritratti all’Esposizione dell'Accademia di belle arti di Brera, dove l'anno successivo propone La flagellazione di Cristo[2].

A partire dal 1839 intraprende con l'amico trentino Ferdinando Bassi una serie di viaggi di perfezionamento a Venezia, dove ammira in particolare L'assunta di Tiziano, a Roma dove stringe amicizia con Francesco Coghetti dal quale apprende nozioni sull'utilizzo del colore proprio della scuola veneta, in Francia e Inghilterra. Nel 1841 partecipa all'esposizione di Brera con sei ritratti e il dipinto storico Elmigisto che costringe Rosmonda, che l’ha avvelenato, a perire di spada o di veleno.

Nell’edizione del 1842 presenta dieci ritratti, tra i quali Giuseppina Corridoni Guenzati, mentre in quella successiva il Ritratto del duca Antonio Litta Visconti Arese e Lucia Mondella che guarda dalla finestra se ritorna il suo fidanzato nel giorno stabilito per le nozze, commissionatogli dal collega Pietro Bagatti Valsecchi[3], opera che riscuote ampi consensi da critica e pubblico, al pari del Ritratto della pittrice Ernesta Bisi[1].

Nel 1844 viene nominato socio d’arte dell’Accademia di Brera, dove nel 1846 presenta l'apprezzata La Malinconia o Pia de’ Tolomei, commissionata dal nobile Camillo Brozzoni, insieme a Ritratto ad olio mezza figura al vero rappresentante il testatore Pietro Mazzola, Contadina di Cerbara nei dintorni di Roma e Ritratto del cavalier Carlo Londonio.

Nel settembre del 1848, a causa della situazione d’instabilità politica e dai suoi ideali anti-austriaci, si trasferisce a Intra e di seguito a Torino, dove realizza numerosi ritratti su commissione e partecipa alla mostra della Società promotrice di Belle Arti con due opere dai chiari riferimenti patriottici: Lucia Mondella e Costume romano.

Dopo il matrimonio con Angiola Robecchi, si inserisce nell’ambiente degli esuli lombardi dove stringe amicizia con Gabrio Casati, Teodoro Lechi e il conte Carlo Carignani, dei quali riceve numerose commissioni per ritratti.

Nel 1851 il duca di Genova Ferdinando di Savoia gli commissiona il ritratto della moglie Elisabetta di Sassonia, opera poi presentata all’Esposizione di belle arti di Brera di quell'anno, quando intraprende viaggi di aggiornamento con i colleghi Costantino Prinetti e Felice De Vecchi, come a Londra per la prima Esposizione universale, Parigi, Bruxelles, Colonia, Ostenda e infine Ginevra, visitando musei e gallerie. Il 3 novembre nasce il figlio Giuseppe.

Nel 1854 torna a Parigi per eseguire due ritratti commissionati dalla contessa Emilia Sommariva, l'anno successivo presenta a Brera Gli ultimi giorni di Eleonora d’Este e all’Esposizione universale di Parigi il Ritratto del marchese Lodovico Trotti Bentivoglio.

Nel 1857 torna a risiedere a Milano, dove nasce la figlia Maria.

Al 1858 risale l'importante incontro con l'imprenditore e collezionista d’arte israelita Emilio Vitta, che nel 1860 lo introduce a Camillo Benso, conte di Cavour, Presidente del Consiglio dei ministri, ritratto da Sala in un'opera esposta l'anno seguente alla Promotrice torinese[4] e donata poi al Reale Istituto Lombardo di Scienze[5].

Nel 1862 espone a Brera un cospicuo numero di opere, come i ritratti dei nobili Beccaria, Brioschi, Lechi, Sforni Vitta e tele di soggetto storico, come Masaniello e Bice Visconti al castello di Rosate. Nel 1863 Emilio Vitta lo incarica di realizzare il Ritratto di Vittorio Emanuele II, replicato l’anno seguente per la Regia corte d’appello di Genova.

Nel 1865 dipinge per il marchese Antonio Busca Michelangelo al letto di morte di Vittoria Colonna, esposto a Brera, mentre Carolina Bagatti Valsecchi gli commissiona il suo ritratto e quello del marito defunto. Nel 1866 partecipa per l’ultima volta all’Esposizione di belle arti di Brera con il Ritratto di Massimo d’Azeglio, che invia all’Esposizione universale di Parigi del 1867. Nello stesso anno il re Vittorio Emanuele II gli conferisce il titolo di barone, che regalano a Sala status sociale e agiatezza economica.

Il 20 settembre 1872 viene nominato cavaliere dell’Ordine della Corona d'Italia e membro del comitato esecutivo della seconda Esposizione nazionale di belle arti di Milano[6],

Nel 1877, colpito da un ictus cerebrale che gli impedisce la mobilità, è costretto a interrompere la sua attività: muore il 24 giugno 1879 a Rancate di Triuggio, in Brianza, dove è sepolto.

Stile[modifica | modifica wikitesto]

Sala è celebrato dalla critica contemporanea come ritrattista di rilievo nel panorama lombardo, allineato per fama a Francesco Hayez e Giacomo Trecourt, sebbene la successiva critica lo ponga a un livello interpretativo inferiore, al pari di Carlo Arienti e Giuseppe Molteni[7].

«In Sala rinveniamo l'artista finito, il penneggiare brillante...nessun ritratto dell'esposizione può competere con quelli del Sala, se non quello dell'Hayez»

Molte e importanti, infatti, le commissioni svolte per conto di famiglie reali, nobiliari e alto borghesi, oltre a personaggi politici di prestigio.

Nei primi anni di attività si dedica principalmente a dipinti di genere e di argomento storico e religioso, inizialmente con stile neoclassicista appreso dal maestro Luigi Sabatelli, che presto viene superato dai principi della Scuola Veneta influenzati da Francesco Coghetti.

Nella maturità, la sua arte verte quasi esclusivamente sul ritratto verista, sul Romanticismo storico (celebri il Lucia Mondella e il Pia de’ Tolomei) reso con pittura immediata, di estrema raffinatezza cromatica, ricca di chiaroscuri e un'approfondita indagine psicologia, che spesso riproduce gli ideali risorgimentali propri delle sue convinzioni personali.

«...in questo magnifico lavoro ha sfoggiato il Sala tutta la sua perizia di disegno e gusto di colorito...e forse più qui che altrove dimostra quant'egli si accosti ai migliori della Scuola veneta»

«Sala dipinge con brio, con diligenza e sa dare molta venustà ai suoi ritratti, senza ricorrere troppo a mezzi accessorj»

Opere principali[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b "Annuario istorico italiano, Volume 13", Parte sesta, Natale Battezzato, Milano, 1880, pp 760
  2. ^ "Della pubblica esposizione di opere di belle arti e d'industria fatta in Milano nel settembre 1838", Tipografia e libreria Pirotta, Milano, 1838, pp 89-90
  3. ^ Lo spirito dell’Europa che sognava la libertà: il Romanticismo in mostra, su ilcittadinomb.it. URL consultato il 20 gennaio 2021.
  4. ^ "Catalogo degli oggetti d'arte ammessi alla pubblica Esposizione", Società Promotrice delle Belle Arti, Reale Accademia Albertina, Torino, 1861, pp 77
  5. ^ "Atti del Reale Istituto Lombardo di Scienze, Lettere ed Arti, Volume 2", Bernardoni, Milano, 1860, pp 99-209
  6. ^ "Seconda Esposizione nazionale di belle arti", Societa` cooperativa fra tipografi, Milano, 1872, pp 11
  7. ^ "Le tre arti considerate in alcuni illustri Italiani contemporanei", Giuseppe Rovani, Treves, Milano, 1874, pp 165-166
  8. ^ Autoritratto, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 18 gennaio 2021.
  9. ^ Ritratto della signora Giuseppina Corridoni Guenzati, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 18 gennaio 2021.
  10. ^ Ritratto di Antonio Litta, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 18 gennaio 2021.
  11. ^ Ritratto della marchesa Luisa d'Azeglio Blondel Maumery, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 18 gennaio 2021.
  12. ^ Pia dei Tolomei, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 18 gennaio 2021.
  13. ^ Ritratto di donna in tricolore, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 18 gennaio 2021.
  14. ^ Ritratto del pittore Felice Cerruti Bauduc, su culturaitalia.it. URL consultato il 20 gennaio 2021.
  15. ^ Ritratto del pittore Carlo Silvestri [collegamento interrotto], su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 18 gennaio 2021.
  16. ^ Camilla Litta Lomellini, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 18 gennaio 2021.
  17. ^ Ritratto della Nobil Donna Vittoria Cima della Scala [collegamento interrotto], su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 18 gennaio 2021.
  18. ^ Ritratto di ignoto (Ritratto del Comm. Sismonda), su culturaitalia.it. URL consultato il 20 gennaio 2021.
  19. ^ Ritratto di Giulio Beccaria, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 18 gennaio 2021.
  20. ^ Ritratto del contino Emilio Sommariva, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 18 gennaio 2021.
  21. ^ Ritratto di Giuseppe Biumi, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 18 gennaio 2021.
  22. ^ Ritratto di Maria Trombini Ponti, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 18 gennaio 2021.
  23. ^ Ritratto di Cesare Beccaria, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 20 gennaio 2021.
  24. ^ Ritratto della moglie del pittore, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 18 gennaio 2021.
  25. ^ Autoritratto, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 18 gennaio 2021.
  26. ^ Sala Eliseo, su enciclopediabresciana.it. URL consultato il 20 gennaio 2021.
  27. ^ Ritratto di Giuseppe Scotti, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 18 gennaio 2021.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Eliseo Sala: un ritrattista e la sua committenza nell'Italia romantica, Sergio Rebora, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo, 2001

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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