Sonia Nassery Cole

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Sonia Nassery Cole (Kabul, 1965) è una regista, scrittrice e attivista afghana naturalizzata statunitense che si batte per i diritti umani[1].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

I primi anni di vita[modifica | modifica wikitesto]

Sonia Nassery Cole è nata a Kabul, in Afghanistan, ed è figlia di un diplomatico afgano.[2] All'età di quattordici anni è fuggita senza la sua famiglia dal suo Paese dilaniato dalla guerra, nel caos dell'invasione sovietica del 1979 per cercare rifugio negli Stati Uniti d'America.[3]

All'età di diciassette anni si sentì in dovere di scrivere una lettera di nove pagine al Presidente degli Stati Uniti d'America Ronald Reagan sull'ingiustizia nel suo Paese e per chiedere aiuto.[1] Il presidente fu così commosso dalla lettera che la invitò nello Studio Ovale.[1]

Lavoro umanitario in Afghanistan[modifica | modifica wikitesto]

Dopo il sostegno del presidente Reagan e anni successivi di attivismo, nel 2002 Sonia Nassery ha fondato la Afghanistan World Foundation e ha inoltre incanalato la sua passione sulla diffusione della consapevolezza sull'ingiustizia nel suo Paese attraverso documentari e film. È stata determinante nella raccolta di fondi utilizzati per varie necessità come la costruzione di un ospedale per donne e bambini a Kabul, cure mediche per le vittime delle mine antiuomo e altre cause.[4] Nassery Cole si occupa principalmente del miglioramento delle condizioni di donne e bambini in Afghanistan.

Sonia ha anche stretto amicizia con la cantante Natalie Cole mentre lavorava con la Afghanistan World Foundation, in cui è diventata membro del consiglio dell'organizzazione insieme a numerose persone influenti tra cui Henry Kissinger, il principe Alberto di Monaco, Anne Heche, Susan Sarandon e altri ancora.

Carriera cinematografica[modifica | modifica wikitesto]

Cole ha lavorato nel cinema a partire dal 1994. Nel 2007 ha diretto il cortometraggio The Bread Winner . Nel 2010 il suo film The Black Tulip è stato selezionato come voce ufficiale dell'Afghanistan per il miglior film in lingua straniera all'83ª edizione degli Academy Awards.[5] Il film ha vinto il premio "miglior film" al Boston Film Festival, al Beverly Hills Film Festival e al Salento Film Festival.[6]

Il film, presentato in anteprima all'Ariana Cinema Theatre il 23 settembre 2010 e proiettato alla base NATO e all'ambasciata americana, e distribuito da SnagFilms,[7] parla di una famiglia a Kabul che apre un'attività di ristorazione dopo la caduta del il regime talebano.[8] Il film ha ricevuto recensioni sulla stampa su The New York Times, The New York Observer,[3] NBC e ABC.[9]

Il suo film "I am you" (Io sono te) è un lungometraggio indipendente basato sulla vera storia di tre rifugiati afgani, sulla loro volontà di sopravvivere e sulle condizioni drammatiche che affrontano durante i loro viaggi.

Autrice[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2013 ha ricevuto il Freedom to Write Award dal PEN Center USA. Nell'ottobre 2013 ha pubblicato il libro, "Will I Live Tomorrow?" (Vivrò domani?).[10]

Vita privata[modifica | modifica wikitesto]

Attualmente risiede a New York City e Beverly Hills, in California. Ha divorziato da Christopher H. Cole, ma mantiene il suo cognome.[4][11] Ha un figlio.

Ha ricevuto il premio "Congressional Recognition" il 4 dicembre 2006, "Afghan American Sisterhood Award" e il "UN Women Together Award" il 7 giugno 2012. Cole è membro del Jodi Solomon Speakers Bureau.[12]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c (EN) Brooks Barnes, A Director’s Many Battles to Make Her Movie, in The New York Times, 21 settembre 2010, ISSN 0362-4331 (WC · ACNP). URL consultato il 12 maggio 2021.
  2. ^ Silvia Bizio, Afghanistan, la regista Nassery Cole: "Le donne sono così disperate da volersi dare fuoco", in la Repubblica, 8 settembre 2021. URL consultato l'11 maggio 2022.
  3. ^ a b (EN) Rex Reed, Full Bloom: A Light Shines Through as The Black Tulip Blossoms Amidst Harsh Censorship and Brutal Rule by the Taliban, su Observer, 23 ottobre 2012. URL consultato il 12 maggio 2021.
  4. ^ a b (EN) Afghan Rebel. For more than 20 years, Sonia Nassery Cole has worked the society-gala circuit and the halls of Washington in aid of her native land, in The Wall Street Journal. URL consultato il 10 dicembre 2010.
  5. ^ (EN) 2010–2011 Foreign Language Film Award Screening Schedule, su oscars.org, The Academy of Motion Picture Arts and Sciences. URL consultato il 20 dicembre 2010 (archiviato dall'url originale il 14 novembre 2009).
  6. ^ (EN) Breadwinner Productions – Black Tulip – Press, su breadwinnerfilms.com. URL consultato il 5 novembre 2013.
  7. ^ (EN) Black Tulip – SnagFilms, su snagfilms.com, 26 giugno 2013. URL consultato il 26 giugno 2013 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  8. ^ (EN) Afghan Oscar contender aims to show more than war, in Reuters, 23 settembre 2010. URL consultato il 10 dicembre 2010.
  9. ^ (EN) Breadwinner Productions – Press, su breadwinnerfilms.com. URL consultato il 5 novembre 2013.
  10. ^ Will I Live Tomorrow? – BenBella, su shop.benbellabooks.com. URL consultato il 5 novembre 2013 (archiviato dall'url originale il 5 novembre 2013).
  11. ^ Preview Party at Westime Rodeo Drive, in People. URL consultato il 10 dicembre 2010.
  12. ^ (EN) Sonia Nassery Cole – Jodi Solomon Speakers Bureau, su jodisolomonspeakers.com. URL consultato il 5 novembre 2013.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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