Sonata per pianoforte n. 13 (Schubert)

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Sonata per pianoforte n. 13
CompositoreFranz Schubert
TonalitàLa maggiore
Tipo di composizioneSonata
Numero d'operaD664
Epoca di composizioneestate 1819
PubblicazioneVienna, Czerny, 1829
DedicaJosephine von Koller
Durata media25 minuti
OrganicoPianoforte
Movimenti
I Allegro moderato
II Andante
III Allegro


La Sonata per pianoforte n. 13 in La maggiore D 664 (Op. Post. 120) è una composizione di Franz Schubert scritta nell'estate del 1819.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Nell'estate del 1819 Schubert si recò in viaggio in Alta Austria in compagnia dell'amico Johann Michael Vogl, celebre baritono; durante il percorso i due tennero diversi piccoli concerti proponendo alcuni Lieder del musicista. Giunti a Steyr furono ospitati da Sylvester Paumgartner, industriale amante della musica e mecenate;[1] Proprio per le serate musicali, tenute nella casa dell'ospite, Schubert scrisse in questo periodo il Quintetto per pianoforte e archi in La maggiore D 667, anche noto come La Trota e successivamente la Sonata in La maggiore; il compositore la dedicò alla diciottenne Josephine von Koller, figlia di uno dei suoi ospiti, che si dilettava a suonare il pianoforte.[2] L'opera fu pubblicata, però, diversi anni dopo la sua composizione, dopo la morte del musicista, nel 1829, dalla casa editrice Czerny di Vienna.

Struttura e analisi[modifica | modifica wikitesto]

  1. Allegro moderato (La maggiore)
  2. Andante (Re maggiore)
  3. Allegro (La maggiore)
Sonata in La maggiore D664. Allegro moderato
Sonata in La maggiore D664. Andante
Sonata in La maggiore D664. Allegro

La Sonata in La maggiore è, rispetto ad altre scritte dal musicista, di piccole dimensioni; infatti è in soli tre movimenti e la partitura è costituita da sole quattordici pagine. Forse per questa brevità di proporzioni e per la grande affettività e lirismo presenti nella sua musica, la composizione ebbe sempre un grande successo di pubblico sin dalla fine dell'ottocento fino ai giorni nostri.[3]

Il primo movimento, Allegro moderato, è costituito fin dall'inizio da un piccolo Lied con regolare esposizione, sviluppo e riesposizione a cui segue, immediatamente, un secondo motivo che ha tutte le qualità di un vero tema, sviluppato e riesposto con relativa chiusura. La ricchezza sonora e la dinamicità di questa seconda parte ha caratteristiche quasi orchestrali e si contrappone, ma solo per sonorità, alla tranquillità e alla serenità dell'inizio; non vi è un vero contrasto fra i due motivi anche perché espressi nella stessa tonalità. La prima melodia, di notevole perfezione, è di grande cantabilità e dolcezza; il secondo tema è invece caratterizzato da un ritmo regolare e da un tocco limpido che fa pensare a una reminiscenza del suono dei carillon.[1] La coda, breve ed elegante, riporta, inattesa, una riproposta del primo tema suonato pianissimo per poi terminare quasi svanendo.

Il secondo tempo, Andante, è ancora un pezzo legato ai Lieder; la melodia è infatti cantabile con un ritmo tranquillo, quasi danzante, in 3/4. A poco a poco però la pacatezza del canto si colora di malinconica inquietudine. Anche se non presenta un secondo tema, il primo è trasformato e variato, grazie soprattutto all'abile tecnica pianistica, tanto da far affiorare due aspetti distinti dello stesso.[3]

Il movimento finale, Allegro, è in forma-sonata con due temi; si differenzia dal primo tempo per la distinzione netta fra i due motivi principali che presentano anche una parte che ha funzione di collegamento. La scrittura è gioiosa e brillante, dalle caratteristiche virtuosistiche. L'attenzione è puntata soprattutto sul secondo tema, di felice ideazione, sapientemente condotto a sviluppo e variazioni; il brano, di notevole fascino, è diventato assai celebre ed è stato sfruttato anche nell'operetta Das Dreimäderlhaus (La casa delle tre ragazze), composta sulla vita di Franz Schubert.[3]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Danilo Prefumo, Invito all'ascolto di Schubert, Milano, Mursia, 1992
  2. ^ Alfred Einstein, Schubert, Milano, Edizioni Accademia, 1970
  3. ^ a b c Piero Rattalino, Sonata per pianoforte in La maggiore op. 120 D664

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