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Sinfonia concertante per fiati e orchestra

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Sinfonia concertante per fiati e orchestra
La prima pagina della copia manoscritta appartenuta a Otto Jahn
Compositore
TonalitàMi bemolle maggiore
Epoca di composizioneCompletata a Parigi nell'aprile 1778 (K 297B)
PubblicazioneBreitkopf & Härtel, Lipsia, 1886
AutografoPerduto
Durata mediacirca 30 minuti
Organico
  • K 297B (perduta):

Archi: violino 1º e 2º, viola, violoncello/contrabbasso.
Fiati: due oboi.
Ottoni: due corni.
Solisti: un flauto, un oboe, un corno e un fagotto

  • K 297b:

Archi: violino 1º e 2º, viola, violoncello/contrabbasso.
Fiati: due oboi.
Ottoni: due corni.
Solisti: un oboe, un corno, un clarinetto e un fagotto

Movimenti
  1. Allegro
  2. Adagio
  3. Andantino con variazioni
Wolfgang Amadeus Mozart ritratto nel 1777

La sinfonia concertante per fiati e orchestra in Mi bemolle maggiore K 297b è una composizione per oboe, clarinetto, corno, fagotto e orchestra che una parte dei musicologi attribuisce a Wolfgang Amadeus Mozart. Quest'ultimo, nell'aprile 1778, compose una sinfonia concertante, ma per flauto, oboe, corno, fagotto e orchestra, catalogata come K 297B e considerata perduta. La relazione fra la K 297B e la K 297b è fonte di controversia fra gli studiosi.[1][2]

La carriera di Mozart come sinfonista era iniziata a Londra durante la grande tournée europea della famiglia Mozart fra il giugno 1763 e il novembre 1766. Il padre, Leopold, aveva pianificato il viaggio per esibire il talento dei propri figli, Wolfgang e Maria Anna, presso le principali corti europee. In questo periodo Wolfgang venne a contatto con le principali tradizioni musicali europee (tedesca, britannica, francese e italiana)[3] e realizzò le sue prime sinfonie, che si ponevano nel solco delle composizioni in tre movimenti all'italiana in stile galante di Carl Friedrich Abel e di Johann Christian Bach. Inoltre, ascoltò anche le sinfonie di altri compositori come Thomas Arne, William Boyce e Giuseppe Sammartini.[4]

In seguito, Leopold e i suoi figli trascorsero diversi mesi nel 1768 a Vienna durante i quali Wolfgang adattò il proprio stile ai gusti del pubblico viennese, adottando fra le varie cose la struttura della sinfonia in quattro movimenti.[5] Wolfgang e suo padre Leopold fecero tre viaggi in Italia fra il dicembre 1769 e il maggio 1773.[6][7] In questo periodo Wolfgang alternò i suoi viaggi con soggiorni a Salisburgo, durante i quali compose l'opera Mitridate, re di Ponto, oltre a diverse sinfonie influenzate dal gusto italiano.[8] Nel 1772 e nel 1773 Mozart visse un periodo di entusiasmo per la scrittura sinfonica, componendo ogni anno sette nuove sinfonie (dalla n. 15 alla n. 27). Ridusse poi la sua attività in questo campo e, nei due anni successivi, apparvero solo tre nuove sinfonie (le n. 28, n. 29 e n. 30).[9][10]

La sinfonia perduta

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Mozart arrivò a Parigi il 23 marzo 1778 insieme alla propria madre, Anna Maria Pertl, per cercare un'occupazione più soddisfacente di quella che aveva a Salisburgo, dove era impiegato come musicista di corte presso il principe-arcivescovo Hieronymus von Colloredo.[11] Il mese successivo Joseph Legros, direttore di un'istituzione musicale parigina che organizzava concerti pubblici denominati Concerts Spirituels, gli commissionò una sinfonia concertante che permettesse a quattro solisti dell'orchestra di Mannheim, che allora soggiornavano nella capitale francese (il flautista Johann Baptist Wendling, l'oboista Friedrich Ramm, il fagottista Georg Wenzel Ritter e il cornista Giovanni Punto), di esibirsi durante i Concerts Spirituels.[2]

Lo stile concertante, infatti, in quegli anni stava imponendosi in Europa partendo proprio dai musicisti della cosiddetta scuola di Mannheim. La sinfonia concertante era un tipo di sinfonia in cui un gruppo di strumenti solisti (detto "concertino") dialoga in alcuni passaggi con il resto dell'orchestra (detto "tutti"). Secondo il musicologo Alfred Einstein: «La sinfonia concertante non è una sinfonia in cui quattro strumenti a fiato hanno parti solistiche preminenti e non è nemmeno un vero concerto per quattro strumenti a fiato con accompagnamento orchestrale. È una via di mezzo».[2]

Mozart compose il lavoro richiesto fra il 5 e 20 aprile 1778 e lo consegnò a Legros, senza preoccuparsi di conservare una copia per sé. All'ultimo momento, però, Legros sostituì nel programma del concerto la sinfonia di Mozart con una composizione simile di Giuseppe Cambini, e Mozart non riebbe indietro il proprio manoscritto.[12] Secondo Mozart, questa sostituzione fu dovuta a un intrigo fra Cambini e Legros.[13] Da quel momento, del manoscritto di Mozart si persero completamente le tracce.

Per alcuni giorni Mozart rimase adirato con Legros per la sparizione della partitura ma, in seguito, i due si riconciliarono e, forse per farsi perdonare, lo stesso Legros commissionò a Mozart un nuovo lavoro, che questa volta il compositore realizzò cautelativamente in duplice copia. Si trattava di una grande sinfonia di gusto francese ricca di passaggi ideati per attirare l'attenzione del pubblico e per stupire (melodie facilmente orecchiabili, fanfare, passaggi virtuosistici). La composizione, oggi conosciuta come sinfonia n. 31, debuttò il 12 giugno 1778 e riscosse notevole successo.[14]

Il ritrovamento della partitura

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Nel 1864 Otto Jahn, archeologo e biografo di Mozart, acquistò alcune partiture anonime dal cornettista praghese Jan Janatka, fra le quali la copia manoscritta di un lavoro per fiati e orchestra che, sulla copertina, recava il titolo «Mozart Concertante».[15] Jahn, che aveva raccolto una grande quantità di lettere di Mozart, autografi e copie di partiture, mise il ritrovamento a disposizione di Ludwig von Köchel per la compilazione del suo catalogo tematico. Tuttavia Köchel riconobbe che, a causa della diversa strumentazione, la partitura acquistata da Otto Jahn non poteva essere la perduta sinfonia composta da Mozart a Parigi nell'aprile 1778. Dopo la morte di Jahn, avvenuta nel 1869, la partitura passò, tramite un'asta del suo lascito, alla Biblioteca di Stato di Berlino.[16]

Ludwig von Köchel, nella prima edizione del Catalogo Köchel del 1862, numerò la composizione di Mozart come n. 9 nell'appendice I delle composizioni perdute.[17] Con la sesta edizione, nel 1964, la copia berlinese fu inserita sotto la nuova numerazione Anh. C 14.01 nell'appendice C («Opere dubbie e spurie»). La perduta sinfonia concertante composta da Mozart a Parigi è catalogata KV 297B, mentre la partitura proveniente dall'eredità di Otto Jahn è catalogata KV 297b.[18] Fra i musicologi esiste un considerevole dibattito sulla relazione fra la sinfonia KV 297b e la sinfonia KV 297B: alcuni considerano la partitura di Jahn come l'originale sinfonia perduta di Mozart, benché presenti una formazione di solisti leggermente diversa rispetto all'originale; altri, invece, evidenziano diversi errori di copiatura e di composizione.

Dibattito sull'autenticità

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Il musicista e impresario musicale Joseph Legros

Grazie alla corrispondenza e ad annunci di concerti,[19] è noto che Mozart compose una sinfonia concertante per flauto, oboe, corno, fagotto e orchestra, della quale la partitura originale è andata perduta. Sull'autenticità del brano proveniente dall'eredità di Otto Jahn, e sulla sua eventuale relazione con la sinfonia perduta di Mozart, esiste un ampio dibattito. I musicologi esprimono pareri contrastanti: alcuni ritengono che la partitura di Jahn non abbia legami con la composizione di Mozart, mentre altri sostengono che si tratti della stessa sinfonia, pervenuta però con alcune modifiche rispetto all'originale.[1]

Altri ancora affermano che Mozart, in realtà, non abbia scritto alcuna sinfonia concertante e che la storia del "manoscritto perduto" sia solo un'invenzione per placare suo padre Leopold, che gli chiedeva insistentemente aggiornamenti sulle sue composizioni. Secondo Wolfgang Plath, infatti, il racconto di Mozart sarebbe improbabile, illogico e incoerente.[20]

Inizialmente, la partitura di Otto Jahn fu accettata senza riserve come una versione leggermente diversa della sinfonia concertante perduta di Mozart. Intorno al 1930, tuttavia, Donald Tovey iniziò a esprimere dei dubbi sulla sua autenticità, mentre Alfred Einstein la considerò autentica.[21] Quest'ultimo, infatti, la ritenne un arrangiamento che conservava l'essenza dell'originale e individuò alcuni passaggi ricorrenti in stile mozartiano nel movimento lento.[22] Stanley Sadie si mostrò invece molto critico, evidenziando che la parte del clarinetto solista non può essere trascritta in una parte per oboe.[23] Martin Staehelin trovò inconcepibile che Mozart avesse composto un concerto in cui tutti i movimenti sono nella stessa tonalità (in questo caso, Mi bemolle maggiore). Nessun altro concerto autentico di Mozart è omotonale, sebbene lo siano alcune sue sinfonie e divertimenti.[24]

All'epoca di Mozart il corno non disponeva di valvole e, perciò, poteva produrre solo gli armonici naturali. Per superare questo limite vennero realizzati canneggi intercambiabili di diverse lunghezze, da montare sul corno, allo scopo di poter suonare nelle diverse tonalità. Sadie ipotizzò che la scelta di comporre l'intera opera nella stessa tonalità dipendesse dal desiderio di evitare, per il suonatore del corno, di dover cambiare i canneggi fra un movimento e l'altro. Richard Maunder, però, fece notare che tutti i concerti per corno autentici di Mozart presentano una diversa tonalità per il movimento lento, senza che ciò richieda un cambio del canneggio.[25] Staehelin scrisse un intero volume sull'opera, sostenendo che non potesse essere di Mozart.[26] Anche il Mozart Project considera il brano "spurio o dubbio" e non lo include nel catalogo delle composizioni.[27]

L'archeologo, filologo e studioso Otto Jahn

Robert Levin, insieme a Daniel N. Leeson, analizzò la sinfonia concertante confrontandone la struttura con quella dei concerti mozartiani autentici. Da questa analisi concluse che, sebbene la parte orchestrale e la cadenza del primo movimento non fossero autentiche, i ruoli dei solisti derivano da originali di Mozart, poi modificati da una mano ignota - forse da Alexandre Boëly (1785-1858) secondo Levin - che sostituì l'oboe con il clarinetto e il flauto con un altro oboe. Questo processo avrebbe richiesto una redistribuzione delle parti dei fiati per adattarle alla nuova strumentazione. Levin ipotizzò che l'arrangiatore anonimo disponesse soltanto delle quattro parti solistiche originali di Mozart e che le avesse quindi assemblate ex-novo.[28] Levin pubblicò un libro sull'argomento e successivamente, basandosi sulle proprie ricerche, realizzò una ricostruzione dell'opera originaria perduta.[29] La sua versione è stata registrata dall'Academy of Saint Martin-in-the-Fields, diretta da Neville Marriner.

Contro la teoria di Levin, Richard Maunder obiettò che i criteri strutturali da lui adottati non bastano a distinguere il lavoro di Mozart da quello di altri compositori, portando come prova il confronto fra la sinfonia concertante e due opere di Johann Christian Bach. Maunder notò inoltre che la scrittura per gli strumenti non corrisponde alle estensioni note dei musicisti per cui l'opera sarebbe stata composta: ad esempio, la parte del fagotto si ferma al Sol4, mentre è noto che il fagottista Georg Wenzl Ritter arrivasse fino al Sib4. La parte del corno, invece, è scritta nello stile del cor alto, sebbene Giovanni Punto suonasse il cor basse. Maunder concluse quindi che la sinfonia concertante fosse un falso di epoca successiva, risalente al periodo 1820-1830. A sostegno di questa tesi citò lo stesso Levin, che aveva osservato come la parte del clarinetto presenti uno stile tipico del XIX secolo, pur con un'estensione nel soprano insolitamente ridotta. Maunder interpretò questo dettaglio come il tentativo di un falsario di non destare sospetti, limitando le parti strumentali a ciò che credeva fossero le estensioni tipiche del Settecento, sebbene in realtà non lo fossero. Levin, al contrario, ritenne che ciò indicasse un arrangiamento ottocentesco dell'originale settecentesco mozartiano.[25]

Il cornista Giovanni Punto

Mozart ebbe sempre una particolare predilezione per gli strumenti a fiato, ai quali riservò passaggi di rilievo nelle sue composizioni. Ad esempio, notevoli passaggi per fiati si trovano nel concerto per pianoforte e orchestra n. 15 e nel concerto per pianoforte e orchestra n. 17, entrambi composti nel 1784. Nelle opere teatrali ci sono molti passaggi simili, come nell'aria Per pietà, ben mio, perdona del Così fan tutte. L'aria Se il padre perdei, dall'opera Idomeneo del 1780, impiega gli stessi quattro strumenti a fiato della sinfonia concertante perduta del 1778, è in Mi bemolle maggiore e fu scritta per gli stessi solisti di Mannheim. Anche altre composizioni, coeve alla sinfonia concertante, condividono la stessa tonalità, come il concerto per pianoforte e orchestra n. 9 Jeunehomme, composto nel 1776-1777, e la sinfonia concertante per violino, viola e orchestra KV 364, scritta nel 1779.[1] Inoltre, un passaggio del primo movimento del quartetto per violino, viola, violoncello e oboe KV 370, composto per l'oboista Friedrich Ramm nel 1781, richiama un motivo presente nella sinfonia concertante.[30]

Hugh Macdonald, tuttavia, sostenne che Mozart avrebbe fornito una «scusa piuttosto debole» (il manoscritto andato perduto) per non aver riportato da Parigi la sinfonia concertante e ipotizzò che, forse, non l'avesse mai composta, cercando di nascondere a suo padre Leopold il fatto. Macdonald, inoltre, dubita che la sinfonia concertante oggi conosciuta possa derivare da un'opera mozartiana perduta perché la parte del clarinetto appare troppo caratteristica per quello strumento per essere stata semplicemente adattata da una parte per flauto.[31] Il Grove Dictionary of Music and Musicians, nel 1982, parlando della sinfonia concertante concluse che «la sua autenticità è dubbia e qualsiasi musica di Mozart che possa contenere non può che essere in forma alterata».[1] Roger Dettmer la ritiene autentica, benché sia pervenuta con alcune modifiche rispetto all'originale, riconoscendo lo stile di Mozart ed evidenziando che una qualità delle parti solistiche così elevata non si ritroverebbe fino alla serenata per fiati n. 10 Gran Partita KV 361 del 1781.[1]

Pubblicazione

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La prima edizione a stampa fu pubblicata nel 1886 da Breitkopf & Härtel a Lipsia, che la stampò con il titolo Concertantes Quartett, für Oboe, Clarinette, Horn und Fagott, mit Begleitung von 2 Violinen, Viola, 2 Oboen, 2 Hörnern und Bass. L'opera faceva parte del volume XXIV della Alte Mozart-Ausgabe, dedicato alle Wiederaufgefundene, unbeglaubigte und unvollendete Werke ("Lavori ritrovati, non autentici e incompiuti"), a cura di Paul von Waldersee.[32]

Strumentazione

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La sinfonia perduta di Mozart, catalogata K 297B, era scritta per un'orchestra composta da:[32]

La sinfonia K 297b, invece, è composta per:

  • Archi: violino 1º e 2º, viola, violoncello/contrabbasso.
  • Fiati: due oboi.
  • Ottoni: due corni.
  • Solisti: un oboe, un corno, un clarinetto e un fagotto

La partitura non prevede espressamente il clavicembalo ma, nelle orchestre dell'epoca, era prassi comune utilizzare questo strumento, se presente, come basso continuo, anche senza notazione separata.[33]

Struttura e analisi

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La sinfonia è formata da tre movimenti:[32]

  1. Allegro, in Mi bemolle maggiore, tempo C.
  2. Adagio, in Mi bemolle maggiore, tempo C.
  3. Andantino con variazioni, in Mi bemolle maggiore, tempo 2/4.

L'esecuzione integrale dura circa 30 minuti.

Il primo movimento, Allegro, è composto in Mi bemolle maggiore ed è in tempo C.[1] Si tratta di un pezzo in forma-sonata di grandi dimensioni - 420 misure - e presenta tre esposizioni di materiale tematico invece delle consuete due: la prima eseguita dall'orchestra e le altre due dagli strumenti solisti. Seguono sviluppo e ripresa e, prima della coda conclusiva, è presente una cadenza scritta.[1][2] Di seguito, l'incipit del movimento:

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Il secondo movimento, Adagio, è composto in Mi bemolle maggiore ed è in tempo C.[1] Sebbene la copia ottocentesca di Otto Jahn indichi il tempo come Adagio, è più probabile che l'originale di Mozart fosse Andante. In questo movimento il musicologo Alfred Einstein individuò alcuni passaggi melodici tipici, ricorrenti in altre composizioni mozartiane autentiche.[22] Si tratta di un brano contraddistinto da grande lirismo, dolcezza e cantabilità, con delicati scambi di materiale tematico fra le parti.[1][2] Di seguito, l'incipit del movimento:

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Andantino con variazioni

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Il terzo e ultimo movimento, Andantino con variazioni, è composto in Mi bemolle maggiore ed è in tempo 2/4.[1] Il clima introverso e riflessivo del pezzo precedente lascia completamente spazio a un'atmosfera serena e giocosa. Il movimento è costituito da un tema seguito da dieci variazioni, ciascuna della durata di quindici o sedici misure, intervallate da ritornelli dell'orchestra ripetuti uguali. La coda conclusiva, dopo l'ultima variazione, è preceduta da un breve adagio in tempo C che conduce al finale in allegro con tempo 6/8.[1][2] Di seguito, l'incipit del movimento:

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  1. ^ a b c d e f g h i j k Sinfonia concertante for oboe, clarinet, horn, bassoon & orchestra in E flat major, K(3) 297b (K. Anh. C 14.01) (spurious), su allmusic.com. URL consultato il 27 ottobre 2025.
  2. ^ a b c d e f Sinfonia concertante in mi bemolle maggiore per fiati e orchestra, K1 A9 (K6 297B), su flaminioonline.it. URL consultato il 27 ottobre 2025.
  3. ^ Symphony No. 1 in E-flat major, K. 16, su allmusic.com. URL consultato il 1º maggio 2024.
  4. ^ Brown, pp. 347-348.
  5. ^ Symphony No. 7 in D major, K. 45, su allmusic.com. URL consultato il 1º maggio 2024.
  6. ^ Halliwell, pp. 145-146.
  7. ^ Symphony No. 25 in G minor, K. 183 (K. 173dB), su allmusic.com. URL consultato il 1º maggio 2024.
  8. ^ Symphony No. 12 in G major, K. 110 (K. 75b), su allmusic.com. URL consultato il 1º maggio 2024.
  9. ^ Brown, pp. 359-360.
  10. ^ Symphony No. 29 in A major, K. 201 (K. 186a), su allmusic.com. URL consultato il 22 dicembre 2024.
  11. ^ Solomon, p. 142.
  12. ^ Hohl, p. 154.
  13. ^ Lettera di Wolfgang Amadeus Mozart a suo padre Leopold del 1º maggio 1778 (PDF), su dme.mozarteum.at. URL consultato il 28 ottobre 2025.
  14. ^ Deutsch, pp. 174-176.
  15. ^ Die Berliner Konzertanten-Abschrift B und ihre Vorlage, su rep.adw-goe.de. URL consultato il 27 ottobre 2025.
  16. ^ Mozart, Wolfgang Amadeus: Konzertante Sinfonien; ob, cl, cor, fag, orch; Es-Dur; KV 297b, su digital.staatsbibliothek-berlin.de. URL consultato il 27 ottobre 2025.
  17. ^ Köchel, 1862, p. 499.
  18. ^ Giegling, Weinmann e Sievers, pp. 309, 811.
  19. ^ Sadie, 1989, pp. 521-530.
  20. ^ Wolfgang Plath, Vorwort, in Wolfgang Amadeus Mozart. Neue Ausgabe sämtlicher Werke. Serie X: Supplement, Werkgruppe 29: Werke zweifelhafter Echtheit, Band 1 (= BA 4587), di Christoph-Hellmuth Mahling, a cura di Wolfgang Plath, Bärenreiter, Kassel, 1980.
  21. ^ Part Eight of Eight Anhang C Instrumental Works, su mozartforum.com. URL consultato il 28 ottobre 2025 (archiviato dall'url originale il 14 luglio 2011).
  22. ^ a b Einstein, pp. 275-276.
  23. ^ Sadie, 1982, p. 57.
  24. ^ Sinfonia Concertante in E flat major, K297b, su archive.ph. URL consultato il 28 ottobre 2025.
  25. ^ a b Maunder, pp. 136-139.
  26. ^ Martin Staehelin, Ist die sogenannte Mozartsche Bläserkonzertante KV 297b/Anh. I,9 echt?, Walter de Gruyter editore, ISBN 978-3-11-030464-0.
  27. ^ Mozart Compositions, su mozartproject.org. URL consultato il 28 ottobre 2025.
  28. ^ Levin, pp. 267-292.
  29. ^ Levin, pp. 335-342.
  30. ^ Sadie, 1982, p. 105.
  31. ^ Sinfonia concertante for Winds, K. 297b, su hollywoodbowl.com. URL consultato il 28 ottobre 2025.
  32. ^ a b c Sinfonia concertante in E-flat major, K.297b/Anh.C 14.01 (Mozart, Wolfgang Amadeus), su imslp.org. URL consultato il 26 ottobre 2025.
  33. ^ Neal Zaslaw, «Mozart's Early Symphonies», libretto del CD Wolfgang Amadeus Mozart: Early Symphonies 1764-1771, Academy of Ancient Music, Jaap Schröder, Christopher Hogwood. Decca Records, 1986.
  • A. Peter Brown, The Symphonic Repertoire, Vol. II: The First Golden Age of the Viennese Symphony, Indiana University Press, 2024, ISBN 978-0-253-07209-2.
  • Otto Erich Deutsch, Mozart: A Documentary Biography, Stanford, Stanford University Press, 1965.
  • Alfred Einstein, Mozart - His Character and Work, Oxford University Press, 1962, ISBN 0-19-500538-4.
  • Franz Giegling, Alexander Weinmann, Gerd Sievers, Chronologisch-thematisches Verzeichnis sämtlicher Tonwerke Wolfgang Amade Mozarts. Nebst Angabe der verlorengegangenen, angefangenen, übertragenen zweifelhaften und unterschobenen Kompositionen von Dr. Ludwig Ritter von Köchel, sesta edizione, Breitkopf & Härtel, Wiesbaden, 1964.
  • Ludwig Hohl, Wolfgang Amadé Mozart an Leopold Mozart in Salzburg, Paris, 1. Mai 1778, in Mozarts Briefe. Mayrische Buchhandlung, Salisburgo, 1865.
  • Ludwig Ritter von Köchel, Chronologisch-thematisches Verzeichnis sämtlicher Tonwerke Wolfgang Amade Mozarts. Nebst Angabe der verlorengegangenen, angefangenen, übertragenen zweifelhaften und unterschobenen Kompositionen von Dr. Ludwig Ritter von Köchel, terza edizione, a cura di Alfred Einstein, Breitkopf & Härtel, Lipsia, 1937.
  • Wolfgang Hildesheimer, Mozart. Verlag Volk und Welt, Berlino, 1988.
  • Ludwig Ritter von Köchel, Chronologisch-thematisches Verzeichniss sämmtlicher Tonwerke Wolfgang Amade Mozarts, Breitkopf & Härtel, Leipzig, 1862.
  • Ludwig Ritter von Köchel, Chronologisch-thematisches Verzeichnis sämtlicher Tonwerke Wolfgang Amade Mozarts, seconda edizione, a cura di Paul von WalderseeLipsia, Breitkopf & Härtel, 1905.
  • Ludwig Ritter von Köchel Chronologisch-thematisches Verzeichnis sämtlicher Tonwerke Wolfgang Amadé Mozarts. Siebente unveränderte Auflage, a cura di Franz Giegling, Alexander Weinmann, Gerd Sievers, Breitkopf & Härtel, Wiesbaden, 1965.
  • Robert Levin, Who Wrote the Mozart Four-Wind Concertante?, Stuyvesant, New York, 1988, Pendragon Press. ISBN 0-918728-33-9.
  • Richard Maunder, Reviews, in Journal of the Royal Musical Association, 116 (1).
  • Stanley Sadie, The New Grove Mozart, Macmillan, 1982, ISBN 978-0-333-34199-5.
  • Stanley Sadie, The Letters of Mozart and His Family, Palgrave Macmillan 1989, ISBN 978-0-333-48545-3.
  • Volker Scherliess, Die Sinfonien, in: Silke Leopold, Mozart-Handbuch, Bärenreiter-Verlag, Kassel, 2005, ISBN 3-7618-2021-6.
  • Neal Zaslaw, Mozart's symphonies: context, performance, practice, reception, Oxford, Oxford University Press, 1989.

Collegamenti esterni

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