Sindrome amotivazionale

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La sindrome amotivazionale è un disordine psichiatrico cronico di origine iatrogena caratterizzato da una riduzione delle attività sociali nell'individuo, senso di distacco ed alienazione, apatia e mancanza di volizione, ottundimento e distacco emotivo, problemi cognitivi come difficoltà mnemoniche e deficit di attenzione.

Sebbene tale quadro sintomatologico sia condiviso da diversi disordini psichiatrici (come la schizofrenia e alcune forme depressive), la sindrome amotivazionale non deriva da patologie psichiatriche ma è causata dall'assunzione prolungata di alcune sostanze psicoattive come gli psicofarmaci (ad esempio gli antidepressivi SSRI) o sostanze d'abuso (come i derivati della cannabis). Questa condizione, descritta con precisione solo recentemente nella letteratura medica, può essere confusa con altre patologie psichiatriche e quindi trattata inadeguatamente.[1]

Segni e sintomi[modifica | modifica wikitesto]

La sindrome amotivazionale è un disordine iatrogeno che ha ricevuto una descrizione sistematica e condivisa in ambito scientifico solo recentemente, anche a causa della difficoltà di distinguerne i sintomi da quelli di eventuali patologie psichiatriche e ad identificare le alterazioni a livello cerebrale causate dall'utilizzo delle sostanze psicoattive. A causa di ciò non è ancora diffusamente riconosciuta dalle autorità sanitarie e quindi dai medici.

La sindrome prese inizialmente questo nome per descrivere i sintomi di perdita di volizione e apatia sperimentata da alcuni assuntori cronici di derivati della cannabis. Da allora sono stati intrapresi vari studi che hanno permesso di descrivere altri sintomi come ad esempio i deficit cognitivi (deficit della memoria a breve e lungo termine, deficit di attenzione, confusione mentale), l'appiattimento emotivo e apatia, la perdita di interesse per la sfera sociale e la propria persona (che si può manifestare come mancanza di cura di sé), la passività agli eventi e la riluttanza a prendere parte ad attività che richiedono attenzione prolungata e tenacia.[2] Sono state inoltre identificate altre classi di sostanze psicoattive in grado di generare la sindrome, sia d'abuso che psicofarmaci come ad esempio gli antidepressivi Inibitori del Reuptake della Serotonina (SSRI).[3] [4]

Si sospetta che alla base della sindrome ci sia una compromissione della funzionalità della corteccia frontale (che monitora le funzioni e le abilità cognitive che ruotano attorno all'espressione emotiva, al processo decisionale, alla definizione delle priorità e all'azione mentale interna e mirata) e della neurotrasmissione dopaminergica.[4]

Sindrome amotivazionale e cannabis[modifica | modifica wikitesto]

La sindrome amotivazionale sembra essere uno dei maggiori effetti collaterali dovuti all'esposizione cronica di derivati della cannabis in quanto determina frequentemente deficit cognitivi e disfunzioni emotive non dissimili da quelle identificate in patologie psichiatriche come schizofrenia e depressione. La maggior parte degli studi è stata svolta su giovani adulti e il loro rapporto con l'ambiente scolastico dove spesso mostrano basso rendimento, incapacità a concentrarsi e svolgere i compiti assegnati, scarsa volontà a partecipare alle attività educative che possono portare a problemi comportamentali e ad entrare in conflitto con le autorità scolastiche.[1] Un altro dominio psicologico spesso influenzato è l'autoefficacia, una forma di valutazione delle proprie capacità a cui è legata motivazione e fiducia in sé stessi.

Sindrome amotivazionale e antidepressivi[modifica | modifica wikitesto]

Fin dai primi tempi, gli studi avevano dimostrato che gli antidepressivi serotoninergici come gli SSRI e gli SNRI sono in grado di determinare nella maggior parte dei pazienti trattati ottundimento emotivo, espresso come apatia e una minore capacità di provare empatia ed emozioni positive in genere, patia, scarsa motivazione e deficit di attenzione. A causa del fatto che anche le forme depressive possono causare sintomi simili, la sindrome amotivazionale causata dagli antidepressivi è di difficile identificazione e viene spesso confusa con un sintomi della patologia psichiatrica e quindi trattata inadeguatamente. Tuttavia i pazienti sarebbero in grado di distinguere tra i deficit emozionali causati dal trattamento e quelli dovuti alla loro patologia depressiva.[5][6] La sindrome amotivazionale talvolta può persistere anche dopo la sospensione dando origine alla sindrome post-SSRI.

Trattamento[modifica | modifica wikitesto]

Non esiste un trattamento specifico per la sindrome amotivazionale. Dato che la causa più frequente è l’assunzione di una sostanza psicotropa, il trattamento consiste nella sospensione dell’assunzione della sostanza.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Luca Rovai, Angelo Giovanni Icro Maremmani e Matteo Pacini, Negative dimension in psychiatry. Amotivational syndrome as a paradigm of negative symptoms in substance abuse, in Rivista di Psichiatria, vol. 48, n. 1, 1º gennaio 2013, pp. 1–9. URL consultato il 27 gennaio 2023.
  2. ^ Andrew Lac e Jeremy W. Luk, Testing the Amotivational Syndrome: Marijuana Use Longitudinally Predicts Lower Self-Efficacy Even After Controlling for Demographics, Personality, and Alcohol and Cigarette Use, in Prevention Science: The Official Journal of the Society for Prevention Research, vol. 19, n. 2, 2018-02, pp. 117–126, DOI:10.1007/s11121-017-0811-3. URL consultato il 23 gennaio 2023.
  3. ^ SSRI-Induced Indifference., su Read by QxMD. URL consultato il 27 gennaio 2023.
  4. ^ a b 尾崎 茂 e 和田 清, 有機溶剤乱用による動因喪失症候群とその治療, in 日本薬理学雑誌, vol. 117, n. 1, 2001, pp. 42–48, DOI:10.1254/fpj.117.42. URL consultato il 27 gennaio 2023.
  5. ^ Jonathan Price, Victoria Cole e Guy M. Goodwin, Emotional side-effects of selective serotonin reuptake inhibitors: qualitative study, in The British Journal of Psychiatry: The Journal of Mental Science, vol. 195, n. 3, 2009-09, pp. 211–217, DOI:10.1192/bjp.bp.108.051110. URL consultato il 27 gennaio 2023.
  6. ^ W. Jason Barnhart, Eugene H. Makela e Melissa J. Latocha, SSRI-induced apathy syndrome: a clinical review, in Journal of Psychiatric Practice, vol. 10, n. 3, 2004-05, pp. 196–199, DOI:10.1097/00131746-200405000-00010. URL consultato il 27 gennaio 2023.

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