Giudecca di Bivona

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Giudecca di Bivona
Resti di antiche costruzioni nel cuore della giudecca bivonese
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneBandiera della Sicilia Sicilia
CittàBivona
Mappa di localizzazione: Bivona
Giudecca di Bivona
Giudecca di Bivona
Giudecca di Bivona (Bivona)
Coordinate: 37°37′02″N 13°26′23″E / 37.617222°N 13.439722°E37.617222; 13.439722

La giudecca di Bivona (o Judaica) fu l'antico quartiere ebraico posto all'interno del centro abitato di Bivona, città feudale del val di Mazara, nell'area dei Sicani, in Sicilia.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il più antico documento in cui si parla della giudecca bivonese risale al 18 agosto 1494: si tratta del testamento di un certo Nicola Mataffo, in cui si fa riferimento alla «contrata della iudeca»[1].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Ubicazione[modifica | modifica wikitesto]

L'attuale piazza Giovanni Cinà, tra la chiesa di Santa Maria di Loreto e la chiesa madre, corrisponde grosso modo al centro dell'antica giudecca di Bivona

La giudecca di Bivona era posta in una zona centrale del centro abitato: era ubicata, infatti, tra la chiesa di Santa Maria di Loreto e la chiesa della Maddalena (poi divenuta la nuova chiesa madre cittadina)[2]. Ciò viene confermato da due atti notarili.

Nel primo, risalente al 1559, si afferma che mastro Nicola Greco[3]

«expresse inde et super uno tenimento domorum cum una apoteca coniuncta et contigua sito et posito in civitate Bisbone in quarterio della Judeca seu Sancte Marie dello Rito[4] secus domum mr Francisco Valenti et secus tenimentum domorum nob. Sebastiani Seracusa quod olim erat quondam mr Leonardini Sebastiani Carusio et alios confines.»

Nel secondo, del 1721, si annoverano i beni del patrimonio ecclesiastico del clerico Carlo Gianchino, tra cui[5]

«quattro corpi di case solerate con suo riposto posti in questa città nel quartero della Maddalena, seu iudeca, vicino il magazzino di donna Giacinta Pisano, vicino il casaleno delli eredi del quondam don Antonino Giambertone e altri confini.»

Risultano erronee, pertanto, le ipotesi avanzate da alcuni studiosi, tra cui il bivonese Giovan Battista Sedita, il quale ipotizzò che gli ebrei di Bivona abitarono nei quartieri Garrano e Fontana Pazza[6][7]:

«Che i due quartieri di Garitani[8] e Fontana Pazza siano di origine omogenea, diversa dagli altri quartieri, ce lo provano tuttoggi gli usi, i costumi, lo accento comune fra loro due, e diverso dagli altri quartieri del paese. Non è quindi improbabile che la secolare tradizione ci dica il vero.»

Sinagoga[modifica | modifica wikitesto]

Ingresso al cortile Canzeri, in cui era localizzata la sinagoga bivonese

Nonostante la certezza dell'esistenza di una sinagoga a Bivona, tuttora non se ne conosce l'esatta ubicazione. Qualche cenno alla sinagoga bivonese si ritrova nelle disposizioni testamentarie di don Vincenzo La Vecchia del 1º dicembre 1614, in cui si afferma[9]:

«Di più, che delle rendite di esso testatore se n'habbiano d'assignare onze 1 al SS. Sacramento di Sant'Agata e di più un casaleno edificato vicino alla Moschea.»

Moschea (o, con termine arabo, moschita[10]) era la voce siciliana con cui si denominava la sinagoga ebraica[11].

Altri edifici[modifica | modifica wikitesto]

Molto verosimilmente, all'interno della giudecca si trovavano anche il locale per la purificazione delle donne e la sede per la riunione della aljama, la comunità giudaica del posto[12]. Sono assenti anche le indicazioni topografiche di altri locali abitualmente presenti nei quartieri ebraici, come la scuola, i bagni per la purificazione rituale, il forno, il macello e l'ospedale.

Per quanto riguarda quest'ultimo, a Bivona esisteva e godeva di un proprio bilancio e di proprie rendite. Ad occuparsi professionalmente dell'ospedale nell'ultimo periodo di esistenza della comunità ebraica bivonese fu il medico Salomone Bas, incaricato di esigere i crediti dell'ospedale stesso col nuovo nome di Gabriele Zavatteri.

Si ignora anche l'ubicazione del cimitero ebraico, solitamente affidato a una chaboria (una confraternita) e sito fuori le mura, nei pressi di quella porta di città più vicina alla giudecca[13].

Tipologia delle abitazioni[modifica | modifica wikitesto]

Documenti posteriori al 1492, anno dell'espulsione degli ebrei dalla Sicilia, offrono alcune informazioni sulla tipologia delle abitazioni della giudecca. Il quartiere ebraico di Bivona era ricco di tenimenti di case, ovvero abitazioni, terrane e solerate, formate da più stanze. Di uguale tipologia erano le case degli ebrei poste nella piazza principale del paese, contigua e quasi confusa alla giudecca stessa[14].

La proprietà edilizia degli ebrei era ovviamente diversificata: vi era chi possedeva diverse tenute di case, botteghe e catoi, e vi era chi abitava in case in affitto[15].

Superficie[modifica | modifica wikitesto]

La giudecca di Bivona doveva raggiungere l'estensione di circa 5000 . Il calcolo approssimativo è stato effettuato moltiplicando il numero delle famiglie ebree presenti a Bivona (circa 70) per 36 m², che è la superficie media di un'abitazione terrana di quel periodo. Il risultato ottenuto è stato infine raddoppiato, per includere anche le strade ed altri spazi pubblici del quartiere[14].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Marrone 2000, 31, nota 79.
  2. ^ Marrone 2000, 31.
  3. ^ Atto notarile del 17 novembre 1559.
  4. ^ Santa Maria di Loreto.
  5. ^ Atto notarile dell'11 marzo 1721.
  6. ^ Sedita, 23.
  7. ^ Altrettanto errate furono le ipotesi di Antonino Pizzo (cfr. La Franca, 203-204) e quelle avanzate in un primo momento da Antonino Marrone (cfr. Marrone, 1987, 124-125), che accettò come verosimile l'ipotesi relativa all'ubicazione del quartiere ebraico di Bivona presso Fontana Pazza, quartiere settentrionale del paese: ciononostante, rifiutò l'ipotesi del Sedita secondo la quale gli ebrei occuparono

    «due quartieri diversi e relativamente distanti, anche perché nei documenti si parla della «contrada della iudecca» senza alcun'altra specificazione, lasciando così ritenere che fosse unico il quartiere.»

  8. ^ Nome degli abitanti dell'antico quartiere Garrano e della contrada detta Garizia.
  9. ^ Marrone, 1987, 124, nota 163.
  10. ^ Moschita o meschita; cfr. Marrone 2000, 35.
  11. ^ Marrone, 1987, 124.
  12. ^ Marrone, 1997, 404.
  13. ^ Marrone 2000, 36.
  14. ^ a b Marrone 2000, 34.
  15. ^ Marrone 2000, 34-35.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Rosalia La Franca, Architettura judaica in Italia: ebraismo, sito, memoria dei luoghi, Palermo, Flaccovio editore, 1994.
  • Antonino Marrone, Bivona città feudale voll. I-II (PDF), Caltanissetta-Roma, Salvatore Sciascia Editore, 1987.
  • Antonino Marrone, Storia delle Comunità Religiose e degli edifici sacri di Bivona, Bivona, Comune di Bivona, 1997.
  • Antonino Marrone, Ebrei e Giudaismo a Bivona (1428-1547), Bivona, Circolo Leonardo da Vinci - Bivona, 2000.
  • Giovan Battista Sedita, Cenno storico-politico-etnografico di Bivona, Bivona, 1909.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  • Sicilia Ebraica, su siciliaebraica.it. URL consultato il 17 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 6 febbraio 2012).