Shinjū

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Shinjū (心中? parola composta dai caratteri 心, mente, e 中, centro) è un vocabolo giapponese che significa "doppio suicidio". Nel linguaggio comune, il vocabolo è usato per indicare qualsiasi tipo di suicidio che avviene simultaneamente fra persone legate da vincoli affettivi, di solito amanti, o coniugi, o genitori e figli, o anche intere famiglie.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Gli amanti che commettono shinjū credono che saranno uniti di nuovo in cielo; questa credenza è sorta in Giappone durante il periodo Edo, allorché si sostenne che il legame tra l'uomo e la donna proseguisse anche nell'altro mondo[1]- Nell'Amidismo buddista si ritiene che attraverso il doppio suicidio ci si può avvicinare alla paradisiaca Sukhavati (Terra Pura)[2].

I doppi suicidi sono abbastanza comuni nella storia del Giappone e costituiscono un tema importante del repertorio del teatro di marionette (Bunraku). Noto è il suicidio commesso, dopo numerosi e infruttuosi tentativi, dallo scrittore Osamu Dazai e dalla sua amante Tomie Yamazaki nel 1948. Nel teatro e nella tradizione letteraria giapponese, i doppi suicidi avvengono fra due amanti, laddove il ninjo ("sentimento personale" o amore per l'altro) è in contraddizione con il giri (le "convenzioni sociali" o gli obblighi familiari); l'esito tragico, generalmente noto al pubblico, è preceduto da un michiyuki, un breve viaggio durante il quale gli amanti rievocano i momenti più felici della loro vita e del loro amore[3]. Il drammaturgo Chikamatsu Monzaemon (1653 – 1724), per esempio, lo ha affrontato nei drammi Shinjū ten no Amijima (Doppio suicidio d'amore ad Amijima) del 1720 e Sonezaki shinjū (Gli amanti suicidi di Sonezaki) terminato nel 1703; il soggetto è stato affrontato anche nel film La donna che voleva morire diretto da Kōji Wakamatsu (1971).

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Mitsuya Mori, «Double Suicide at Rosmersholm» (pdf) Archiviato il 4 marzo 2016 in Internet Archive.
  2. ^ Carl B. Becker, Buddhist Views of Suicide and Euthanasia, Philosophy East and West, Vol. 40 N. 4 (ottobre 1990), pp. 543-555, University of Hawaii Press (on-line Archiviato il 16 gennaio 2013 in Internet Archive.)
  3. ^ Donald Keene, Bunraku: the art of the Japanese puppet theatr; photographs by Kaneko Hiroshi; with an introduction by Tanizaki Junichiro, Tokyo; New York; San Francisco: Kodansha International, 1965, ISBN 0870110152

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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