Semiramide riconosciuta

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Semiramide riconosciuta
Frontespizio del libretto
Titolo originaleSemiramide riconosciuta
Lingua originaleitaliano
Genereopera seria
MusicaLeonardo Vinci
LibrettoPietro Metastasio (Testo online)
Attitre
Epoca di composizione1729
Prima rappr.6 febbraio 1729
TeatroRoma, Teatro delle Dame
Personaggi
  • Semiramide
  • Mirteo
  • Ircano
  • Scitalce
  • Tamiri
  • Sibari

Semiramide riconosciuta è un libretto d'opera seria di Pietro Metastasio, messo in scena per la prima volta nel 1729 con la musica di Leonardo Vinci.

Lungo tutto il Settecento, il libretto godette di ampia fortuna, ridotto sulle scene operistiche da molti compositori. Alla fine del secolo, però, le trasposizioni musicali abbandonarono il testo metastasiano per prediligere la Semiramide di Voltaire, nella traduzione del 1771 di Melchiorre Cesarotti.[1] La morte di Semiramide (Padova, 1790) di Antonio Simeone Sografi segnò questo passaggio, che raggiunse il risultato più significativo con la Semiramide rossiniana.[2]

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Atto primo[modifica | modifica wikitesto]

A Babilonia, Nino siede sul trono assiro ma cela un gran segreto: altri non è infatti che Semiramide, fuggita quindici anni prima dall'Egitto con Idreno, il quale, convinto di un suo tradimento, aveva cercato di ucciderla gettandola nel Nilo, e la crede morta. A Sibari, vecchio amico che aveva favorito la fuga e che ora la ravvisa sotto mentite spoglie, Semiramide racconta di essersi salvata, convolando poi a nozze con il re assiro. Dopo la morte del sovrano regna in vece del figlio Nino (educato da lei « effeminato e molle », vive « in femminili spoglie nella reggia racchiuso » e non desidera il trono), forte della somiglianza tra i due.

Intanto, l'erede al trono di Battria Tamiri deve scegliere il proprio sposo tra i tre che si presentano: il sensibile Mirteo, il rozzo Ircano e il misterioso Scitalce. La sua preferenza cade su quest'ultimo, rimasto però sconvolto nel riconoscere Semiramide.

Il finto re ha riconosciuto a sua volta Idreno, vecchio e falso nome di Scitalce. Questi confida a Sibari la sua scoperta, e insieme ricordano di quando Sibari aveva favorito la fuga degli amanti dall'Egitto. Scitalce però non sa che l'amico, facendogli recapitare un biglietto con la notizia del tradimento della donna, aveva anche disposto alcuni uomini per sbarrargli la strada senza essere riconosciuto. Scitalce aveva così colpito Semiramide, ma il tradimento era fittizio, perché a tramare era il solo Sibari, intenzionato a impossessarsi dell'amata Semiramide.

Sentendo rinascere in sé l'antica fiamma, Semiramide (col pretesto di intercedere per Tamiri) fa venire Scitalce il quale, ancora pieno dell'antico rancore, dice di voler sposare Tamiri, cosicché la donna sprona Mirteo e Ircano a far valere i loro diritti. Mentre Ircano è disposto a liberarsi del rivale prescelto con la violenza, Mirteo non accetta di uccidere Scitalce a tradimento.

Atto secondo[modifica | modifica wikitesto]

Sibari incontra Ircano il quale, furente, è determinato a uccidere Scitalce. Per placarlo e al tempo stesso dar corpo ai suoi disegni, Sibari lo prega di lasciarlo fare: metterà infatti del veleno nella tazza in cui Scitalce dovrà bere durante l'imminente giuramento. Davanti a Semiramide e Tamiri, Scitalce non osa però vuotare la tazza, ancora innamorato della prima. Indignata, Tamiri consegna la tazza a Ircano, che la getta a terra. Scitalce viene prudentemente arrestato dagli uomini di Semiramide, la quale si scopre ancora amata.

Ircano vorrebbe rivelare la verità a Tamiri, preferendola all'idea che abbia voluto rifiutare il matrimonio con la fanciulla. Per farlo tacere Sibari ordisce allora un nuovo piano: di notte, con l'aiuto dei soldati di Ircano, rapiranno Tamiri e il principe potrà fuggire assieme a lei. Tamiri intanto si promette a chi ucciderà Scitalce, ma quando Semiramide finge di volerlo liberare affinché possa essere brutalmente smembrato, si ridesta nella giovane la pietà.

Fatto condurre alla presenza del "re", Scitalce non accetta il ricongiungimento con una traditrice (i due non cercano più di nascondere la loro identità), convinta a sua volta di essere stata tradita.

Atto terzo[modifica | modifica wikitesto]

Il piano di Sibari fallisce e Ircano viene sconfitto in un duello da Mirteo. Questi è determinato a trafiggere Scitalce; vanamente Semiramide tenta di proporre all'amato un matrimonio che plachi le acque. Scitalce si promette nuovamente a Tamiri, ma Mirteo lo sfida a duello.

Nell'anfiteatro, alla presenza del popolo e di tutti i personaggi, Ircano rivela che la tazza del giuramento era stata avvelenata da Sibari, le cui trame vengono infine scoperte. Semiramide può mostrare la sua vera identità, giustificare il suo regno e sposare Scitalce, Mirteo scopre di trovarsi di fronte la sorella da cui è cresciuto lontano e convolerà a nozze con Tamiri.

Messe in musica[modifica | modifica wikitesto]

Tra le numerose opere che si basarono sul libretto metastasiano figurano, oltre a quella di Leonardo Vinci:

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ P. Ranzini, Verso la poetica del sublime. L'estetica « tragica » di Melchiorre Cesarotti, Ospedaletto, Pacini, 1998, p. 216.
  2. ^ G. Pizzamiglio, Cesarotti: teoria e « pratica » della tragedia tra Voltaire e Alfieri, in Le Théâtre italien et l'Europe, a c. di C. Bec e I. Mamczarz, Firenze, Olschki, 1985, pp. 46-51.

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