Patriarcato di Costantinopoli dei Latini

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Costantinopoli
Sede patriarcale titolare soppressa
Patriarchatus Constantinopolitanus Latinorum
Chiesa latina
Sede titolare di Costantinopoli
Mosaico del Cristo pantocratore all'interno della basilica di Santa Sofia.
Istituita1470
Soppressa1964
StatoTurchia
Patriarcato soppresso di Costantinopoli
Eretta1205
Soppressa1470
Dati dall'annuario pontificio
Sedi titolari cattoliche

Il patriarcato di Costantinopoli dei Latini (in latino Patriarchatus Constantinopolitanus Latinorum) è una sede titolare soppressa della Chiesa cattolica.

Il patriarcato latino fu eretto nel 1205 in seguito alla presa veneziana della capitale bizantina (Quarta crociata) che portò alla nascita dell'Impero Latino. Ridotto a patriarcato titolare dal 1470, venne soppresso nel 1964, anno in cui la Chiesa cattolica, per volere di papa Paolo VI, abolì il titolo patriarcale latino, riconoscendo il titolo unicamente al Patriarca ortodosso di Costantinopoli, cioè al vertice della locale Chiesa ortodossa.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

In conseguenza dello Scisma d'Oriente del 1054, la Chiesa latina e quella orientale, si erano separate lanciandosi reciproci anatemi e scomuniche e ritenendosi ciascuna depositaria dell'ortodossia cristiana. La contrapposizione, non solo religiosa, aveva portato a sempre più frequenti scontri tra i due mondi contrapposti: il sempre più aggressivo mondo feudale d'occidente e il declinante Impero Bizantino.

Indicatore del progressivo deterioramento di questi rapporti era la particolare relazione che legava Bisanzio a Venezia, sua antica provincia, che divenuta indipendente aveva a più riprese fornito sostegno militare con la sua poderosa flotta contro sino a guadagnarsi, con la Crisobolla di Alessio I Comneno del 1082 importanti privilegi commerciali che l'avevano fatta assurgere al rango di principale soggetto mercantile nell'Impero: era il premio per aver difeso la Grecia dall'assalto dei Normanni di Roberto il Guiscardo. Le iniziali concessioni erano state in seguito confermate e ampliate dai successivi imperatori, con nuovi monopoli, privilegi ed esenzioni sempre più vasti, che avevano reso sempre più dipendente il mercato greco da Venezia ed alla fine erano divenuti così insopportabili da provocare la violenta reazione di Manuele I Comneno, che nel 1171 aveva fatto arrestare i 10000 veneziani della colonia di Costantinopoli e tutti gli altri residenti nell'impero sequestrandone beni ed innescando un conflitto che si risolse a favore dell'Impero e costrinse Venezia a venire a patti.

Nel 1204, la Quarta crociata, deviata su Costantinopoli inizialmente per sostenere le pretese dinastiche di Alessio IV Angelo, di fronte alla reazione greca invase e saccheggiò la città, stabilendovi un Impero Latino. Nell'organizzazione del nuovo stato venne istituita la carica di Patriarca latino di Costantinopoli, riservata ad un veneziano, per guidare il numeroso clero cattolico affluito al seguito dei conquistatori e sostituire il vecchio patriarcato ortodosso, sopravvissuto nei residui territori bizantini.

Il debole stato latino venne cancellato nel 1261, con la riconquista della città in mani bizantine, e il patriarca fuggì prima a Creta e poi, nel 1314, a Negroponte; nei due periodi la sede patriarcale fu unita prima all'arcidiocesi di Candia (1302-1314) e poi alla diocesi di Negroponte. Tuttavia molto spesso il patriarca risiedeva altrove e guidava la diocesi tramite un procuratore.[1] Dopo la caduta dell'isola di Eubea in mano turca nel 1470 il patriarcato perse la territorialità e divenne sede titolare; molti patriarchi successivi vennero scelti tra le file delle famiglie nobili veneziane, e mantennero la loro sede a Venezia fino alla caduta della Serenissima.

Per il territorio di Costantinopoli, il patriarca titolare conservò fino al 1652 il diritto di nominare un vicario patriarcale ivi residente. Nel 1623 Propaganda Fide, per ridurre sempre di più i poteri del patriarca titolare, decise di nominare un vescovo ausiliare per la sede di Costantinopoli. Due furono i vescovi nominati: Livio Lilio il 19 agosto 1625 e Giacinto Subiano il 14 novembre 1644. Inevitabili furono però i conflitti di giurisdizione tra i vescovi ausiliari ed i vicari patriarcali. Così il 5 marzo 1652 papa Innocenzo X approvò il decreto di Propaganda fide « super unione vicariatus constantinopolitani cum suffraganeatu eiusdem ».[2] Il 15 aprile dello stesso anno fu comunicata la decisione al vicario patriarcale Severoli ed al vescovo ausiliare Subiano, che contestualmente divenne il primo vicario apostolico. Così la Santa Sede avocò sotto la propria autorità il vicariato di Costantinopoli, che assunse da questo momento dignità episcopale.

Il titolo patriarcale sopravvisse nominalmente in Occidente sino al 1964, quando venne definitivamente abolito.

Cronotassi[modifica | modifica wikitesto]

Patriarchi residenziali[modifica | modifica wikitesto]

Patriarchi titolari[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Eleftherios Despotakis, Il patriarcato latino di Costantinopoli e le conflittualità ecclesiastiche a Negroponte (15o sec.), Revue des études byzantines, 71 (2013), pp. 187-208.
  2. ^ Lemmens, op. cit., p. 271.
  3. ^ Filip Van Tricht, The Latin Renovatio of Byzantium: The Empire of Constantinople (1204-1228), Leiden, 2011, p.222.
  4. ^ Giorgio Fedalto, Pietro Correr, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 29, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1983.
  5. ^ Raymond-J. Loenertz, Cardinale Morosini et Paul Paléologue Tagaris, patriarches, et Antoine Ballester, vicaire du Papae, dans le patriarcat de Constantinople (1332-34 et 1380-87), Revue des études byzantines, 24 (1966), pp. 224-256.
  6. ^ Zelina Zafarana, BATTAGLI, Gozio, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 7, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1970.
  7. ^ Lo stesso papa detenne per sé in amministrazione la sede di Costantinopoli fino al 1409.
  8. ^ Patriarca greco-ortodosso di Costantinopoli dal 1443, fu sostenitore della comunione con la Chiesa cattolica, attirandosi le ostilità del clero bizantino; lasciò l'incarico nel 1451 e si rifugiò a Roma, dove fu confermato nell'ufficio patriarcale dal papa; gli unionisti nelle aree della Grecia occupate dai latini continuarono a considerarlo il legittimo patriarca greco di Costantinopoli.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]