Saverio Mammoliti

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Saverio Mammoliti (Oppido Mamertina, 13 gennaio 1942) è un mafioso italiano capobastone della 'Ndrangheta calabrese. Conosciuto come Saro, e soprannominato il Playboy di Castellace, è un capobastone dell'omonima famiglia.

Gli inizi - La faida con i Barbaro e la latitanza[modifica | modifica wikitesto]

Saverio è figlio di Francesco Mammoliti, potente capobastone ucciso ad ottobre del 1954 durante la faida con i Barbaro. Alla morte prese il comando della 'ndrina il fratello Vincenzo Mammoliti. Quando Vincenzo muore nell'agosto 1988, Saverio diventa il nuovo capo[1].

Già nel 1972 scappò dalla custodia cautelare per fuggire dalla faida con i Barbaro e visse per i successivi 20 anni senza la paura di essere ripreso.

Nel 1976, quando era ufficialmente un latitante, si sposò con la quindicenne Maria Caterina Nava alla chiesa di Castellace, alla vicina stazione di polizia, e fece visita in ospedale alla nascita di suo figlio.[1]

Sequestro e affari nella Piana di Gioia Tauro[modifica | modifica wikitesto]

Saverio Mammoliti il 10 luglio 1973 prese parte al sequestro di John Paul Getty III insieme a esponenti dei Piromalli, ma nel processo verrà assolto[2][3].

Nel 1974 investì il ricavo del sequestro in camion con i quali la 'Ndrangheta vince l'appalto per i trasporti per i container del porto di Gioia Tauro. Persuasero infine i proprietari terrieri locali a vendergli i terreni.

Traffico di droga[modifica | modifica wikitesto]

Saverio fu coinvolto anche nel traffico di cocaina e eroina. Sempre nel 1973 è stato incriminato di traffico di eroina quando in un'operazione sotto copertura della FBN statunitense stava fornendo eroina e cocaina[4]. Mammoliti spiegò anche che prima che un accordo venisse stipulato c'era il bisogno del consenso di 3 persone, Antonio Macrì, Girolamo Piromalli in Calabria e Paolo Violi in Canada[1]. Fu visto anche a Tangeri in Marocco e ad Amsterdam nei Paesi Bassi, nodi internazionali per il traffico di droga e presumibilmente reinvestì il capitale nella costruzione di Hotel sulla costa calabrese[1].

Basilischi[modifica | modifica wikitesto]

L'organizzazione criminale della Basilicata dei Basilischi venne formata da Don Saru che nominò come capo-società Renato Martorano[5][6][7].

Condanne e arresti[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1982 fu condannato a 33 anni di carcere nel maxiprocesso contro la 'Ndrangheta[3]. Fu arrestato il 9 giugno 1984, accusato di omicidio, ma presto rilasciato[8]. Il 1º giugno 1992, insieme a sua moglie e ad altre 3 persone viene nuovamente arrestato[9]. Allora veniva considerato la seconda persona più importante dopo Giuseppe Piromalli figlio in seno alla mafia calabrese. Fu rilasciato per insufficienza di prove.

Viene arrestato nuovamente il 31 agosto 1992. A casa sua furono trovati numerosi volantini del politico Riccardo Misasi[10][1][3]. L'accusa include anche il presunto omicidio del barone Antonio Cordopatri, le cui terre furono espropriate dai Mammoliti, sei attacchi-bomba, 19 incendi dolosi, la distruzione di 1100 uliveti, limonare e alberi di kiwi in 15 differenti incursioni, e furto di materiale agricolo[1][3].

Fu condannato a 22 anni per estorsione e per associazione mafiosa.

Nel 1995 viene condannato anche all'ergastolo nel processo Mafia delle 3 province.

Dissociazione[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2003, si dissocia dalla 'ndrangheta[11]. Nonostante ciò, ricevette un'altra condanna a 20 anni per il suo ruolo nella faida di Oppido Mamertina scoppiata nel 1992.

Fuga[modifica | modifica wikitesto]

Il 29 gennaio 2014 fugge dagli arresti domiciliari che stava scontando a Tivoli[7][12]. Il 18 febbraio si costituisce ai carabinieri della frazione Castellace di Oppido Mamertina, in Provincia di Reggio Calabria.[13][14][15]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f STORIA DI DON SARO, BOSS PLAY BOY, in Repubblica.it.
  2. ^ Duri colpi alle ‘ndrine, in Antimafia duemila (archiviato dall'url originale l'8 gennaio 2011).
  3. ^ a b c d Mammoliti, nella cupola calabrese con i volantini del ministro, in Corriere.it (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2016).
  4. ^ Nicola Gratteri, Fratelli di sangue, Luigi Pellegrini Editore, 2007, pp. p210, ISBN 88-8101-373-8.
  5. ^ Nicola Gratteri, Fratelli di sangue, Luigi Pellegrini Editore, 2007, pp. p157, ISBN 88-8101-373-8.
  6. ^ https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/home/381700/ndrangheta-in-basilicata-pentito-svela-segreti.html
  7. ^ a b 'Ndrangheta, il boss pentito Saro Mammoliti evade dai domiciliari, in Repubblica.it.
  8. ^ TORNA IN CELLA SARO MAMMOLITI IL PLAY-BOY DELLA ' NDRANGHETA, in Repubblica.it.
  9. ^ https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/06/02/gioia-tauro-arrestato-il-capocosca-mammoliti.html
  10. ^ https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/09/01/in-manette-il-clan-dei-mammoliti.html
  11. ^ Si dissocia Saro Mammoliti padrino della 'ndrangheta, in Corrierie.it (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2016).
  12. ^ Mammoliti, il boss playboy di Gioia Tauro fuggito dagli arresti domiciliari, in Corriere.it.
  13. ^ https://www.ansa.it/calabria/notizie/2014/02/18/Si-e-costituito-il-boss-Saro-Mammoliti_480c6610-991f-11e3-9836-00505695d1bc.html
  14. ^ https://www.adnkronos.com/ndrangheta-si-e-costituito-il-boss-mammoliti-era-evaso-da-localita-protetta_2iimscFMZCxVz4YJaW5t5Z/amp.html
  15. ^ http://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/calabria/2014/notizia/si-costituisce-il-boss-mammoliti_2027686.shtml

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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