Viticoltura in Sardegna

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Voce principale: Viticoltura in Italia.
Vernaccia di Oristano
Viticoltura in Sardegna
Superficie vitata26 955 ettari (2024)[1]
Imbottigliamenti313 261 ettolitri (2024)[1]
Produzione533 303 ettolitri (2024)[1]
Vini DOCG1
Vini DOC17
Vini IGT15

La viticoltura in Sardegna è l'insieme delle attività di coltivazione di uva e produzione di vino svolte nella regione. La Sardegna vanta una tradizione vitivinicola millenaria e tutt'oggi la viticoltura rappresenta la principale coltura arborea isolana.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Fino a pochi anni fa sull'origine della cultura della vite nell'Isola si avevano notizie molto frammentate: alcune fonti ritenevano che si fosse sviluppata autonomamente, altre invece, che fosse stata introdotta dai Fenici o dai Cartaginesi, altre ancora sostenevano che pure durante il periodo romano tale coltura era ben conosciuta.

Arvesiniadu è un vitigno tipico del Goceano

Periodo nuragico[modifica | modifica wikitesto]

Le più recenti scoperte evidenziano che già in epoca nuragica i Sardi coltivavano la vite e producevano vino[2], ed il Cannonau, secondo gli studiosi, sarebbe uno dei vino più antichi del Mar Mediterraneo[3].

Periodo romano[modifica | modifica wikitesto]

Il nome di un altro celebre vino sardo, la Vernaccia, sembra che derivi dal latino vite vernacula, quindi originaria del luogo, come scriveva lo storiografo romano Lucio Giunio Moderato Columella, ed esisterebbero riscontri storici sull'esistenza del celebre vino già nella città Tharros, l'antico centro punico-romano di cui oggi restano le vestigia.


Periodo bizantino[modifica | modifica wikitesto]

Dopo il periodo romano e le invasioni vandaliche, seguì una ripresa dell'attività vitivinicola ad opera dei bizantini ed in particolare i monaci basiliani di rito greco che introdussero nell'Isola nuovi vitigni e rilanciarono la coltura della vite impiantando nuove vigne vicino ai monasteri.

Periodo giudicale[modifica | modifica wikitesto]

Dopo il periodo del Medioevo la coltura della vite in Sardegna conobbe un forte sviluppo, principalmente nella zona di Oristano e soprattutto grazie all'opera di Eleonora d'Arborea, la famosa giudicessa autrice di una raccolta di leggi conosciute come la Carta de Logu che prevedeva tra l'altro il divieto di tenere vigneti mal coltivati.

Periodo contemporaneo[modifica | modifica wikitesto]

Le tenute Sella&Mosca presso Alghero

Negli anni del dopoguerra la viticoltura sarda continuò a prosperare, rimanendo comunque sempre confinata ad un consumo locale. Un grosso incremento, con conseguente diffusione al di fuori dell'Isola, si ebbe grazie all'impegno di un'importante azienda privata, la Sella e Mosca, i cui fondatori erano di origine piemontese.

Esempio di eccellenza vitivinicola, oggi è il territorio dell'Ogliastra, nella località Corru Trabutzu i terreni fertili di origine granitica creati dal disfacimento della roccia madre, ben soleggiati è ventilati dal vicino mare che bagna la costa centro orientale della Sardegna. Qui si coltivano dei tradizionali vitigni a bacca nera, come il Cannonau, la Monica e il Pascale, per la produzione di vini sardi eccellenti, grazie alla composizione dei terreni, la breve distanza dal mare e al clima sempre mite in tutto l'arco dell'anno. In questo territorio nascono i vini che possono vantare le prestigiose denominazioni come "Cannonau di Sardegna DOC", "I.G.T. Isola dei Nuraghi" e "I.G.T. Ogliastra".

Vitigni[modifica | modifica wikitesto]

Autoctoni[modifica | modifica wikitesto]

Sono numerosi i vitigni autoctoni e negli ultimi decenni i principali produttori di vino isolani si sono adoperati a rivalorizzarli. Questi vitigni hanno trovato nell'Isola il loro habitat naturale e utilizzati in particolari uvaggi hanno dato origine a vini di qualità elevata. Ecco i principali:

Vitigno Bacca Descrizione Immagine
Alicante Bouschet Nera
Albaranzeuli Nera vitigno a bacca bianca, di lontana provenienza spagnola, è diffuso in alcuni comuni dell'oristanese e del nuorese dove viene chiamato Lacconargiu o Lacconarzu. Attualmente è in via di estinzione;
Arvisionadu Bianca vitigno autoctono del Goceano, che rischiava di scomparire;
Bovale Nera esistono due varianti di Bovale, il "Bovale Sardo" e il "Bovale di Spagna" quest'ultimo nell'entroterra Cagliaritano è chiamato anche "axina 'e Spagna" (uva di Spagna). Dagli ultimi studi condotti dal ricercartore Gianni Lovicu dell'Agris (ente Regionale di ricerca in Agricoltura) in concerto con la facoltà di agraria dell'Università di Milano, risulta che i due vitigni siano completamente diversi. Il primo, il Bovale Sardo, pare proveniente dalla vite selvatica, ancora molto presente in Sardegna, e che nel corso dei secoli sia stata "addomesticata" soprattutto nella zona del Terralbese, territorio a sud della provincia di Oristano al confine con Cagliari e ai piedi del Monte Arci. In quest'area sono presenti entrambi i vitigni in maniera preponderante rispetto alle altre varietà sarde. Sinonimo del Bovale Sardo è il Muristellu o Muristeni, a seconda dell'area geografica di coltivazione ma comunque soprattutto ai piedi del Monte Arci o dei massicci immediatamente vicini. Il Bovale di Spagna può essere accomunato al Carignano per caratteristiche e per produttività, pare infatti sia una variante dello stesso. Nella misura minima dell'85% i due vitigni da soli o insieme concorrono alla produzione del vino a D.O.C. Terralba o Campidano di Terralba. In altre aree il Bovale Sardo o Muristellu o Muristeni, viene utilizzato come migliorativo, grazie al suo potere colorante, ai tannini e all'alta acidità, soprattutto nelle aree pedemontane o montane, e concorre quasi sempre in vigna alla produzione del vino Cannonau. Altra D.O.C. in cui rappresenta parte preponderante è il vino Mandrolisai. Il Bovale è prodotto nella tipologia D.O.C. dalle aziende del Terralbese (Cantina Sociale di Mogoro, Cantina Sociale di Marrubiu, Melis Vini), viene prodotto in purezza nel Cagliaritano anche dall'azienda Pala di Serdiana, ma sempre da vigneti nel Terralbese. Il vino a D.O.C. Mandrolisai è prodotto dall'omonima Cantina Sociale e da qualche piccolo produttore nel comune di Atzara.
Caddiu Nera
Cagnulari Nera vitigno tipico del sassarese;
Cannonau Nera è il vitigno simbolo dell'enocultura sarda. Di origini molto antiche, probabilmente nuragiche[4], viene coltivato principalmente nella Provincia di Nuoro (70% della superficie coltivata));
Caricagiola Nera
Carignan (Cariñena) Nera
Carignano Nera
Girò Nera vitigno introdotto in epoca spagnola. Nel 1972 un suo vino, il Girò di Cagliari, ha ottenuto la Denominazione d'Origine Controllata;
Grenache (Garnacha) Nera
Malvasia di Sardegna Bianca vitigno con molta probabilità arrivato nell'isola in epoca bizantina;
Monica Nera è un vitigno considerato tra i più antichi introdotti in Sardegna. È presente su tutto il territorio regionale;
Moscato Bianca
Nasco Bianca vitigno a bacca bianca conosciuto già in epoca romana. Il suo nome deriva dal latino muscus ossia muschio probabilmente a causa del suo caratteristico aroma;
Nieddera Nera
Nuragus Bianca
Pascale Nera
Retagliado Bianca
Semidano Bianca
Torbato Bianca
Vermentino Bianca vitigno dalle origini incerte;
Vernaccia di Oristano Bianca

Alloctoni[modifica | modifica wikitesto]

Vini[modifica | modifica wikitesto]

DOCG[modifica | modifica wikitesto]

  • Vermentino di Gallura DOCG
    • Vermentino di Gallura
    • Vermentino di Gallura superiore
    • Vermentino di Gallura frizzante
    • Vermentino di Gallura spumante
    • Vermentino di Gallura passito
    • Vermentino di Gallura vendemmia tardiva

DOC[modifica | modifica wikitesto]

IGT[modifica | modifica wikitesto]

  • Arvesiniadu, (colore del topazio, del rubino, del brillante) prodotto a Bono e nel Goceano.
  • Barbagia (Bianco nelle tipologie normale e Frizzante; Rosato nelle tipologie normale e Frizzante; Rosso nelle tipologie normale, Frizzante e Novello) prodotto nella provincia di Nuoro.
  • Colli del Limbara (Bianco nelle tipologie normale e Frizzante; Rosato nelle tipologie normale e Frizzante; Rosso nelle tipologie normale, Frizzante e Novello) prodotto nelle province di Sassari e Nuoro.
  • Lajcheddu (Giallo paglierino carico con riflessi dorati) prodotto a Calangianus.[5]
  • Isola dei Nuraghi (Bianco nelle tipologie normale e Frizzante; Rosato nelle tipologie normale e Frizzante; Rosso nelle tipologie normale, Frizzante e Novello) prodotto nell'intero territorio della regione Sardegna
  • Karabadis (Rosso rubino con riflessi granati) prodotto a Luras.[6]
  • Marmilla (Bianco nelle tipologie normale e Frizzante; Rosato nelle tipologie normale e Frizzante; Rosso nelle tipologie normale, Frizzante e Novello) prodotto nelle province di Cagliari e Oristano.
  • Nurra (Bianco nelle tipologie normale e Frizzante; Rosato nelle tipologie normale e Frizzante; Rosso nelle tipologie normale, Frizzante e Novello) prodotto nella provincia di Sassari.
  • Ogliastra (Bianco nelle tipologie normale e Frizzante; Rosato nelle tipologie normale e Frizzante; Rosso nelle tipologie normale, Frizzante e Novello) prodotto nelle province di Cagliari e Nuoro.
  • Parteolla (Bianco nelle tipologie normale e Frizzante; Rosato nelle tipologie normale e Frizzante; Rosso nelle tipologie normale, Frizzante e Novello) prodotto nella provincia di Cagliari.
  • Planargia (Bianco nelle tipologie normale e Frizzante; Rosato nelle tipologie normale e Frizzante; Rosso nelle tipologie normale, Frizzante e Novello) prodotto nelle province di Nuoro e Oristano.
  • Provincia di Nuoro (Bianco nelle tipologie normale e Frizzante; Rosato nelle tipologie normale e Frizzante; Rosso nelle tipologie normale, Frizzante e Novello) prodotto nella provincia di Nuoro.
  • Romangia (Bianco nelle tipologie normale e Frizzante; Rosato nelle tipologie normale e Frizzante; Rosso nelle tipologie normale, Frizzante e Novello) prodotto nella provincia di Sassari.
  • Ruinas (Giallo paglierino con riflessi verdognoli) prodotto a Luras.[7]
  • Sibiola (Bianco nelle tipologie normale e Frizzante; Rosato nelle tipologie normale e Frizzante; Rosso nelle tipologie normale, Frizzante e Novello) prodotto nella provincia di Cagliari.
  • Siddaju (Rosso rubino intenso con riflessi violacei) prodotto a Calangianus.[8]
  • Taroni (Rosso rubino carico) prodotto a Calangianus.[9]
  • Tharros (Bianco nelle tipologie normale e Frizzante; Rosato nelle tipologie normale e Frizzante; Rosso nelle tipologie normale, Frizzante e Novello) prodotto nella provincia di Oristano.
  • Tiu Paolo (Rosso rubino con riflessi granati) prodotto a Luras.[10]
  • Trexenta (Bianco nelle tipologie normale e Frizzante; Rosato nelle tipologie normale e Frizzante; Rosso nelle tipologie normale, Frizzante e Novello) prodotto nella provincia di Cagliari.
  • Valle del Tirso (Bianco nelle tipologie normale e Frizzante; Rosato nelle tipologie normale e Frizzante; Rosso nelle tipologie normale, Frizzante e Novello) prodotto nella provincia di Oristano.
  • Valli di Porto Pino (Bianco nelle tipologie normale e Frizzante; Rosato nelle tipologie normale e Frizzante; Rosso nelle tipologie normale, Frizzante e Novello) prodotto nella provincia di Cagliari.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Nel cuore del vino, supplemento di La Repubblica, 15 aprile 2024, p. 25.
  2. ^ Consorzio Uno, La Città del Vino nuragica scoperta nella Valle del Tirso [collegamento interrotto], su www.consorziouno.it, Consorzio Uno. URL consultato il 5 giugno 2011.
  3. ^ Marco Gasperetti, Il Cannonau è il vino più antico del Mediterraneo, su archiviostorico.corriere.it, Corriere della Sera. URL consultato il 5 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 14 novembre 2010).
  4. ^ Alessandra Binazzi, Il vino più antico del Mediterraneo, su www.aiol.it, Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestal. URL consultato il 5 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 20 giugno 2013).
  5. ^ Lajcheddu Vitigni Isola dei Nuraghi | Cantina Tondini Calangianus, su Cantina Tondini. URL consultato il 3 giugno 2019.
  6. ^ Karabadis I.G.T. Colli del Limbara - Vini Cantina Depperu, su Azienda Agricola Paolo Depperu & Figli SS. URL consultato il 3 giugno 2019 (archiviato dall'url originale il 3 giugno 2019).
  7. ^ Ruinas I.G.T Colli del Limbara - Vini Cantina Depperu, su Azienda Agricola Paolo Depperu & Figli SS. URL consultato il 3 giugno 2019 (archiviato dall'url originale il 3 giugno 2019).
  8. ^ Siddaju Colli del Limbara | Cantina Tondini Calangianus, su Cantina Tondini. URL consultato il 3 giugno 2019.
  9. ^ Taroni Isola dei Nuraghi | Cantina Tondini Calangianus, su Cantina Tondini. URL consultato il 3 giugno 2019.
  10. ^ Tiu Paolo I.G.T. Colli del Limbara - Vini Cantina Depperu, su Azienda Agricola Paolo Depperu & Figli SS. URL consultato il 3 giugno 2019 (archiviato dall'url originale il 3 giugno 2019).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Antonello Mattone, Maria Luisa Di Felice, A. Argiolas, Storia della vite e del vino in Sardegna, Roma, Laterza, 2000, ISBN 978-88-420-5938-7.;
  • Giuliano Lenzini, Sulle strade del vino. Alla Scoperta di un continente Sardegna, Enoturismo in Sardegna, 2000.;
  • Antonella Casu, Renzo Peretto, Vini della Sardegna, Cagliari, Agenzia LAORE Sardegna, 2005.(in PDF).

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]