Chiesa di Nostra Signora del Suffragio e Santa Zita

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Chiesa di Nostra Signora
del Suffragio
Santa Zita
Facciata e campanile della chiesa.
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegionePiemonte
LocalitàTorino
IndirizzoVia S. Donato, 33, 10122 Torino TO, Italie
Coordinate45°04′48″N 7°39′52.92″E / 45.08°N 7.6647°E45.08; 7.6647
Religionecattolica
TitolareMaria, madre di Gesù e Santa Zita
Arcidiocesi Torino
ArchitettoEdoardo Arborio Mella
Francesco Faà di Bruno
Stile architettoniconeoromanico
Inizio costruzione1866

La chiesa di Nostra Signora del Suffragio e Santa Zita è una chiesa particolarmente importante della città di Torino e situata nel quartiere San Donato, in via San Donato 33.

Si tratta di una costruzione neoromanica, realizzata nel 1866 per iniziativa di Francesco Faà di Bruno. Rappresenta il coronamento dell'attività misericordiosa del beato Francesco Faà di Bruno che fondò l'Opera di Santa Zita nel 1859[1]; la congregazione delle suore minime di Nostra Signora del Suffragio, fondata dallo stesso Faà di Bruno nel 1881, trasse il suo nome dal titolo della chiesa.[2]

Il campanile (1881)[modifica | modifica wikitesto]

Il campanile della chiesa di Santa Zita, all'interno del cortile dell'Istituto Suore Minime di Nostra Signora del Suffragio.

Il suo campanile, con i suoi 83 metri, è una delle costruzioni più alte della città di Torino. La sua progettazione fu inizialmente assegnata all'architetto vercellese Edoardo Arborio Mella da Francesco Faà di Bruno che, successivamente, decise invece di occuparsi personalmente della realizzazione della chiesa e del campanile nel suo complesso. I lavori al campanile cominciarono nel 1876 e terminarono nel 1881, realizzati in condizioni abbastanza difficili per l'epoca, poiché la sua particolarità è l'ampiezza della base di appena cinque metri, oltre che all'utilizzo di tecniche miste di costruzione. La prima parte infatti, è a base quadrata, realizzata in muratura a mattoni pieni, mentre a metà della struttura è collocata la cella campanaria riportante delle bifore per ciascun lato, realizzata con 32 colonnine di ghisa per favorire il propagarsi del suono, nonché agevolare l'elasticità strutturale e contrastare la resistenza all'aria; la parte superiore è a base ottagonale, riprendendo il prospetto della cupola ed è realizzata con mattoni forati più leggeri. I prospetti sono scanditi da monofore a tutto sesto, due cornici marcapiano e dai quattro quadranti dell'orologio il cui meccanismo è ivi collocato. La guglia è nuovamente realizzata in ghisa ed è sormontata da un angelo dell'Apocalisse intento a suonare una tromba.
La proverbiale elasticità della struttura fu messa alla prova dal rovinoso uragano che colpì la città di Torino il 23 maggio 1953 (che spezzò la guglia della Mole Antonelliana), dal quale, però, il campanile uscì assolutamente indenne.[3]

Interno della chiesa, pulpito ed altar maggiore

Secondo una leggenda, l'altezza significativa dell'edificio è dovuta ad un motivo curioso e prettamente sociale.[4] Il Faà di Bruno voleva evitare che le lavoratrici e i lavoratori della città venissero ingannati sull'orario di lavoro. Calcolò così che un orologio di due metri di diametro collocato sulle quattro facce del campanile a circa 70 metri di altezza, sarebbe stato visibile in gran parte della città e liberamente consultabile da tutti[5][6].[manca una fonte primaria, sembra che questa sia una leggenda]

Nel corso del 2010, il campanile è stato oggetto di un accurato restauro, al fine di rendere possibile la sua apertura al pubblico. Inoltre in alcuni periodi dell'anno beneficia di una suggestiva illuminazione notturna, che lo rende visibile da distanze notevoli.

Interno[modifica | modifica wikitesto]

L'interno è a tre navate. Le due navate laterali sono sormontate da un matroneo. Attorno all'ultimo pilastro della navata destra vi è il pulpito, in marmo bianco. La crociera del transetto è sormontata da una cupola. Dietro l'altare della navata centrale vi è la statua della Nostra Signora del Suffragio Universale, realizzata in un unico blocco di marmo di Carrara e firmata da Antonio Tortone.

Entrando a destra si apre una cappella contenente l'urna con i resti del fondatore, il beato Francesco Faà di Bruno, e un affresco che lo raffigura.

Immagini della chiesa[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Di qui chiaramente deriva anche il nome popolare di chiesa di Santa Zita.
  2. ^ A.M. Galuzzi, DIP, vol. V, col. 1352.
  3. ^ Il Mistero di Torino, Vittorio Messori e Aldo Cazzullo, Mondadori (pp. 40-41).
  4. ^ Il campanile più alto di Torino, la leggenda dei suoi orologi e della sua utilità, su TorinoToday. URL consultato il 17 gennaio 2021.
  5. ^ Torna a stupire l'ardito campanile degli operai, su lastampa.it. URL consultato il 17 gennaio 2021.
  6. ^ Prossima l’apertura del campanile di S. Zita, per salire più in alto della Mole, su comune.torino.it. URL consultato il 17 gennaio 2021.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Valentina Ridente e Lucia Nuti (relatrice), La Chiesa di Nostra Signora del suffragio a Torino, Università degli Studi di Pisa, Facoltà di lettere e filosofia, a.a. 2003-2004, IX, 252, OCLC 886742342.

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