Teresa di Lisieux

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Santa Teresa di Lisieux
Suor Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo in una fotografia del 1896
 

Religiosa, Vergine e Dottore della Chiesa

 
NascitaAlençon, 2 gennaio 1873
MorteLisieux, 30 settembre 1897 (24 anni)
Venerata daChiesa cattolica
BeatificazioneBasilica Vaticana, 29 aprile 1923 da papa Pio XI
CanonizzazioneBasilica Vaticana, 17 maggio 1925 da papa Pio XI
Santuario principaleBasilica di Santa Teresa, Lisieux
Ricorrenza1º ottobre, 3 ottobre (messa tridentina)
Attributirose
Patrona diFrancia, missioni

Suor Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo, detta di Lisieux, al secolo Marie-Françoise Thérèse Martin (Alençon, 2 gennaio 1873Lisieux, 30 settembre 1897), è stata una carmelitana francese. Beatificata il 29 aprile 1923 da papa Pio XI, fu proclamata santa dallo stesso pontefice il 17 maggio 1925.

È patrona dei missionari dal 1927 assieme a san Francesco Saverio e, dal 1944, assieme a Sant'Anna, madre della Beata Vergine Maria, e a Giovanna d'Arco, patrona di Francia. La sua festa liturgica ricorre il 1º ottobre o il 3 ottobre (data originariamente stabilita e ancora rispettata da chi segue la messa tridentina del Rito romano). Il 19 ottobre 1997, nel centenario della sua morte, fu proclamata dottore della Chiesa, terza donna, a quella data, a ricevere tale titolo dopo Caterina da Siena e Teresa d'Avila[N 1].

L'impatto delle sue pubblicazioni postume, tra cui Storia di un'anima, pubblicata poco tempo dopo la sua morte, è stato rilevantissimo. La novità della sua spiritualità, chiamata anche teologia della "piccola via", o della "infanzia spirituale", ha ispirato moltitudini di credenti e profondamente colpito anche molti non credenti.

Nel 2023 è ricorso il 150º anniversario della nascita di santa Teresa e il 100º della sua beatificazione. Per l'occasione, il 15 ottobre 2023 è stata pubblicata da papa Francesco l'esortazione apostolica C'est la confiance ("È la fiducia").[1].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

La famiglia[modifica | modifica wikitesto]

A sinistra, Louis Martin, padre di Teresa; a destra, Zélie Guérin Martin, madre di Teresa, in questa foto già colpita dal male che ne causerà la morte.
Teresa a tre anni (luglio 1876)

Il padre di Teresa, Louis Martin (Bordeaux, 1823 - Lisieux, 1894), era un orologiaio; la madre, Marie-Azélie Guérin Martin (Gandelain, 1831 - Alençon, 1877), chiamata anche Zélie, era rinomata fin dal 1850 come merlettaia esperta del noto "punto di Alençon", e creò una piccola impresa a conduzione familiare, che occupava una ventina di operaie.[2].

Louis avrebbe voluto far parte dei canonici regolari della Congregazione ospedaliera del Gran San Bernardo (Canton Vallese), ma per la sua insufficiente conoscenza del latino fu invitato a ripresentarsi dopo aver sopperito alle sue lacune: dopo un anno e mezzo di lezioni private, però, dovette abbandonare il progetto.[3].

Anche Zélie avrebbe voluto entrare in convento, nelle Figlie della carità di San Vincenzo de' Paoli, ma una sua richiesta in tal senso, verso il 1850, venne scoraggiata, forse in relazione a problemi di salute (Zélie soffrì per tutta l'età giovanile di forti mal di testa e di disturbi respiratori).[4]. Così ella promise a sé stessa che, se si fosse sposata, avrebbe donato, nei limiti del possibile, i propri figli alla Chiesa.

Louis e Zélie si conobbero nel 1858 sul ponte Saint-Léonard d'Alençon, sul fiume Sarthe. Dopo un breve fidanzamento, si sposarono il 13 luglio 1858, nella Basilica di Notre-Dame di Alençon. Ebbero nove figli, dei quali quattro morirono entro la prima infanzia.[5]. Cinque figli raggiunsero l'età adulta, tutte femmine e tutte poi divenute suore.

  • Marie (22 febbraio 1860 — 19 gennaio 1940), carmelitana a Lisieux (1886) con il nome di suor Marie du Sacré-Cœur;
  • Pauline (7 settembre 1861 — 28 luglio 1951), carmelitana a Lisieux (1882), suora e poi madre Agnès de Jésus;
  • Léonie (3 giugno 1863 — 16 giugno 1941), nell'ordine religioso delle clarisse (1886), poi visitandina a Caen (1894), come suor Françoise-Thérèse;
  • Marie-Hélène (13 ottobre 1864 — 22 febbraio 1870);
  • Marie-Joseph-Louis (20 settembre 1866 — 14 febbraio 1867);
  • Marie-Joseph-Jean-Baptiste (19 dicembre 1867 — 24 agosto 1868);[6]
  • Céline (28 aprile 1869 — 25 febbraio 1959), carmelitana a Lisieux (1894) come suor Geneviève de la Sainte-Face;
  • Marie-Mélanie-Thérèse (16 agosto 1870 — 8 ottobre 1870);
  • Thérèse (2 gennaio 1873 — 30 settembre 1897), carmelitana a Lisieux (1888) come suor Thérèse de l'Enfant-Jésus et de la Sainte-Face, canonizzata nel 1925.

Louis Martin e Marie-Azélie Guérin sono stati beatificati congiuntamente il 19 ottobre 2008 e poi canonizzati il 18 ottobre 2015.

La prima infanzia ad Alençon (1873-1877)[modifica | modifica wikitesto]

La casa natale di Teresa ad Alençon (rue saint-Blaise 50)

Teresa nacque il 2 gennaio 1873 ad Alençon[N 2], in Normandia, da Louis Martin e Marie-Azélie Guérin Martin (detta Zélie).[N 3] Battezzata due giorni dopo nella basilica di Notre-Dame ad Alençon, ebbe per padrino Paul Boul, figlio di un amico di famiglia, e per madrina la propria sorella maggiore Marie, entrambi tredicenni.[7]. All'età di due mesi, Teresa soffrì di una forma di gastroenterite, più probabilmente una forma di intolleranza alimentare, e si temette per la sua vita: venne allora chiamata, su consiglio del medico, una nutrice, Rose Taillé[N 4], che si era già occupata dei due figli maschi. La nutrice pose come condizione di occuparsi della bimba al proprio domicilio, nella fattoria di Semallé, distante 8 chilometri da Alençon. Teresa vi resterà un anno, riprendendosi completamente.[8].

La casa d’infanzia di Teresa presso la nutrice a Semallé

Tornata a casa, era già capace di camminare da sola. Vivace ed espansiva, era però anche piuttosto emotiva e soggetta a frequenti crisi di pianto.[9]. La madre dirà in seguito di Teresa: «è di una intelligenza superiore a quella di Céline, ma molto meno dolce, e soprattutto di una testardaggine quasi invincibile. Quando dice no, niente la può far cedere».[10].

Teresa crebbe in una famiglia di devoti cattolici (i genitori assistevano ogni mattina alla messa delle cinque e mezza e si attenevano scrupolosamente ai digiuni e alle preghiere secondo i tempi dell'anno liturgico). I coniugi Martin si erano costruiti una situazione economica molto florida, ma trovavano il tempo di dedicarsi anche ad opere caritatevoli, accogliendo senzatetto e assistendo malati e anziani.[11] Anche se non era la bambina modello descritta più tardi dalle sorelle, Thérèse era sensibile a questa educazione cristiana: si atteggiava a suora, spesso cercando di piacere a Gesù e preoccupandosi di sapere che fosse felice con lei.[12]. Un giorno giunse ad augurare la morte alla madre; sgridata, spiegò che auspicava per la madre che potesse così raggiungere al più presto la felicità del Paradiso.[13] Una sera, osservando nel cielo stellato la costellazione di Orione, Teresa notò alcune stelle che formavano una lettera T e asserì, con gioia infantile, che il suo nome era scritto in cielo.[14].

Nel 1865 (otto anni prima della nascita di Teresa), Zélie scoprì un nodulo dolente al seno: se ne preoccupò[N 5][15] e considerò l'ipotesi di sottoporsi ad un intervento chirurgico. Erano forse già i primi segni del tumore al seno che l'avrebbe portata alla morte 12 anni dopo. Solo nel dicembre 1876 un medico le rivelò la gravità del male, quando era troppo tardi per tentare un'operazione.[16][N 6] Il 24 febbraio 1877 Zélie perse la sorella maggiore, Marie-Louise, morta di tubercolosi al convento della Visitazione di Le Mans, dove aveva preso il nome di suor Marie-Dosithée.[16].

Nel giugno 1877, Zélie partì per Lourdes in pellegrinaggio, nella speranza di ottenere la guarigione o comunque un aiuto per affrontare le difficoltà della sua condizione.[17]. Morì il 28 agosto dello stesso anno, dopo lunga agonia.

Rimasta così orfana a quattro anni e mezzo, Teresa dirà in seguito che la prima parte della sua vita era finita proprio quel giorno.[18]. La piccola vide nella sorella Pauline, di 16 anni, la figura sostitutiva della mamma.[19].

A Lisieux (1877-1887)[modifica | modifica wikitesto]

La casa di famiglia presso i Buissonnets a Lisieux

Nel 1877, Louis e le sue cinque figlie si trasferirono a Lisieux, per essere più vicini a Isidore Guérin, fratello di Zélie, e alla sua famiglia, conformemente al desiderio manifestato da Zélie prima di morire. Questi in precedenza[N 7] era stato nominato co-tutore delle nipoti.[20]. Per accogliere la famiglia Martin, Isidore e la moglie trovarono una casa borghese circondata da un parco, Les Buissonnets.[21]. Lo zio Isidore, farmacista a Lisieux, era politicamente attivo: monarchico convinto,[22] difendeva papa Leone XIII e gli sviluppi della dottrina sociale della Chiesa, connessi all'enciclica Rerum Novarum.[23] Louis, invece, che aveva ceduto l'attività commerciale di Alençon, potendo così vivere delle proprie rendite, si dedicava totalmente alle figlie, in particolare a Teresa, portandola spesso con sé a passeggiare nel grande giardino che circondava la casa familiare.[24].

Marie, ormai diciassettenne, si occupava della casa con l'aiuto di una domestica, mentre Pauline, che ne aveva sedici, seguiva l'educazione e l'istruzione, anche religiosa, delle tre più piccole, Léonie, Céline e Teresa.[24] Quest'ultima risentiva profondamente dei cambiamenti: all'animazione della bottega di Alençon, sempre piena di clienti e lavoranti, succedette l'atmosfera raccolta della grande casa dove, a parte i parenti e in particolare le cugine, figlie di Isidore Guérin, si vedevano poche persone.[N 8].

Nonostante l'amore che le prodigavano il padre e Pauline, la nuova situazione familiare lasciò tracce di malinconia nell'animo di Teresa, che più tardi ebbe a indicare il periodo dell'infanzia, seguito alla morte della madre, come il più doloroso.[25].

A scuola dalle monache benedettine[modifica | modifica wikitesto]

Teresa a otto anni (1881)

A otto anni e mezzo, il 3 ottobre 1881, Teresa entrò all'abbazia di Notre-Dame du Pré, nella scuola animata dai Benedettini a Lisieux[26]. Ogni sera faceva ritorno a casa, essendo il collegio vicino al domicilio familiare. Le lezioni di Pauline e di Marie le avevano dato delle buone basi e fu presto tra le prime della classe.[27].

Con questa nuova esperienza scoprì la vita comunitaria, alla quale non era preparata. Non riusciva a fare amicizia con le compagne più grandi, che si erano ingelosite per il suo buon rendimento scolastico; piangeva spesso, anche se si imponeva di non lamentarsi.[27] La sua insegnante la descrive come una bambina obbediente, calma e silenziosa, a volte malinconica. Teresa affermerà più tardi che quei cinque anni furono i più tristi della sua vita e che in quel periodo non trovava conforto se non nella presenza della sua «cara Céline».[27] Teresa viveva con sollievo il ritorno a casa, dopo la scuola. I giovedì e le domeniche erano da lei attesi con impazienza: con la cugina Marie inventò un nuovo gioco, vivere come degli eremiti in un angolo nascosto del giardino.[27].

Le piaceva anche leggere, cosa che soddisfaceva il suo bisogno di tranquillità[28]. Appassionata di letteratura cavalleresca, nutriva una grande ammirazione per Giovanna d'Arco. Pensava di essere anche lei nata per la gloria, ma una gloria nascosta.[29].[N 9].

La partenza di Pauline per il Carmelo e il viaggio a Parigi[modifica | modifica wikitesto]

Antico manoscritto dell'«Imitazione di Cristo» un testo capitale fin dall'infanzia per la formazione mistico-teologica di Teresa

Nel corso dell'estate 1882, Teresa venne improvvisamente a conoscenza del fatto che la sorella Pauline stava per entrare al Carmelo.[30][31]. La prospettiva di perdere la sua «seconda mamma» la condusse alla disperazione: « [...] avendolo appreso per caso, questo fu come se una spada avesse trafitto il mio cuore».[31] Pauline, cercando di consolarla, le descrisse la vita di una monaca carmelitana: a quelle parole, anche Teresa si sentì chiamata alla vita del Carmelo.[N 10].[31]

Durante le vacanze di Pasqua del 1883, Louis Martin organizzò un viaggio a Parigi con Marie e Léonie, mentre lo zio Isidore Guérin accolse a casa propria Céline e Teresa. Il 25 marzo, sera di Pasqua, durante la cena, si ricordò Zélie e Teresa si abbandonò ad un pianto incontenibile: passò una notte molto agitata, al punto che lo zio, l'indomani, fece chiamare un medico. Davanti alla complessità dei disturbi di Teresa, mandò un telegramma al padre, che fece ritorno da Parigi.[32]. Teresa continuò per alcune settimane a manifestare diversi sintomi (tremori, convulsioni, allucinazioni, deliri e fobie. Il padre e le sorelle temettero che Teresa stesse per impazzire o rischiasse addirittura la vita.[33].

La famiglia pregò la Madonna e anche Teresa lo fece, rivolgendosi a Lei con fiducia. La Vergine, annoterà Teresa nei suoi scritti, le diede un giorno la risposta, facendole vedere "il suo incantevole sorriso"[34]. e guarendola da tutti i suoi disturbi.[35].

Per prudenza, si prolungò la convalescenza di Teresa fino alle vacanze estive, che furono l'occasione per lei di lasciare Lisieux e di fare il proprio «ingresso nel mondo». Dopo molto tempo si ritrovò ad Alençon e nei luoghi della prima infanzia, ma rivedendo anche la tomba della madre. Ovunque i Martin vennero ricevuti dagli amici e Teresa, riconquistata la serenità, apprezzò particolarmente questo "mondo", nuovo per lei.[36].[37].

Dopo la guarigione e dopo una lunga e accurata preparazione sotto la guida della sorella Marie, Teresa fece la prima comunione nel maggio del 1884: durante la messa della prima comunione, Teresa pianse a dirotto: lacrime di gioia e non di dolore. Descrisse tutta l'intensità di questo primo incontro mistico. Fu per lei un giorno di felicità piena, nel quale ella si offrì completamente a Gesù, per appartenere a Lui per sempre.[38]. Nel mese successivo fece la cresima: sua madrina fu la sorella Léonie. La giovane cresimanda rimase stupita da questo "sacramento dell'Amore" che, ne era sicura, le avrebbe dato la "forza di soffrire".[39].

I dubbi[modifica | modifica wikitesto]

Nel maggio 1885, Teresa si preparava all'Eucarestia (a quei tempi detta "seconda comunione"). Durante il ritiro, l'abate Victor-Louis Domin,[40] insegnante di religione presso l'abbazia delle monache benedettine, insisté in modo particolare sul divieto di peccare e sulla gravità dei peccati mortali, che nel Giudizio universale costano la morte dell'anima.[41][42] Le «pene dell'anima», che avevano tanto tormentato Teresa e che sembravano essere scomparse, si risvegliarono bruscamente. La ragazza si incupì, credendosi in stato di peccato, e sviluppò un forte e generalizzato senso di colpa. Si confidò con Marie, la sua «ultima madre», ed era a lei che ormai raccontava tutto, compresi i pensieri più «strani» che le passavano per la mente. Marie l'aiutò a preparare le sue confessioni, mettendo da parte tutte le sue paure. Docile, Teresa le obbedì.[43] In tal modo, pensò e scrisse successivamente, nascose il proprio disagio ai confessori, privandosi, probabilmente, dei loro utili consigli.[42]

Le vacanze estive rappresentarono un momento di distensione per Teresa: con la sorella Céline trascorse quindici giorni dalla zia, a Trouville-sur-Mer.[44] Nel 1886, Teresa iniziò a soffrire di continue cefalee; il padre decise di allontanarla dall'abbazia, dove la ragazza, nel frattempo, era rimasta senza compagne: la sorella Céline terminò gli studi e la cugina Marié si ritirò per motivi di salute.[45] Teresa iniziò a prendere lezioni private da madame Papineau.[46]

Nell'ottobre 1886, anche la sorella maggiore Marié entrò nel Carmelo di Lisieux e divenne Suor Maria del Sacro Cuore[47], mentre Léonie venne ammessa tra le Clarisse. Louis Martin aveva con sé, a Les Buissonnets, solo le sue due figlie più piccole. Dopo la partenza della sua "terza madre", Thérèse attraversò un periodo di depressione[48]. I suoi scrupoli si moltiplicarono, ma non sapeva con chi confidarsi, ora che Marie era entrata al Carmelo.[49] Preoccupata, pregava i suoi quattro fratelli e sorelle morti in tenera età, chiedendo loro di intercedere affinché potesse riconquistare la pace perduta.[49] La risposta non si fece attendere: si sentì subito tranquillizzata.[50][N 11][49]

Nonostante la riacquistata serenità, Teresa si sentiva ancora eccessivamente emotiva,[N 12] L'adolescente, che stava per compiere quattordici anni, lottava per allontanarsi dall'infanzia ed entrare nel mondo degli adulti.[51]

La Conversione del Natale 1886[modifica | modifica wikitesto]

Alla vigilia di Natale, come ogni anno, Teresa mise le calze davanti al camino per ricevere lì i suoi regali. Il padre, infastidito da questo infantilismo, confidò a Céline: «Per fortuna è l'ultimo anno!» Teresa si dispiacque molto, ma poi, all'improvviso, si tranquillizzò e apre i regali davanti ad una Céline incredula.[52] Ella spiegò il mistero di questa conversione nei suoi scritti, parlando della figura del Salvatore: «quella notte in cui si fece debole e sofferente per amore mio, mi rese forte e coraggiosa»[53] Scoprì poi la gioia nel dedicarsi agli altri e aggiunse: «Ho sentito, in una parola, la carità entrare nel mio cuore, il bisogno di dimenticarmi per compiacere, e da allora divenni felice».[54] All'improvviso, si sentì libera dalle colpe e dalle imperfezioni della propria infanzia: questa grazia, ricevuta la vigilia di Natale, la fece sentire adulta e le permise di ritrovare la forza d'animo persa alla morte della madre.[30]

Molte cose cambiarono dopo quella notte di Natale del 1886, che segnò l'inizio della terza parte della sua vita. La chiamò la "notte della conversione".[N 13][N 14][53]

Il processo Pranzini[modifica | modifica wikitesto]

Nei primi mesi del 1887, Teresa sentì particolarmente il richiamo alla preghiera per la conversione delle anime peccatrici. Proprio in quei mesi, la storia del pluriomicida Enrico Pranzini[N 15] colpì molto Teresa, che seguì le vicende del processo sul quotidiano La Croix.[55] L'esecuzione doveva aver luogo nell'estate del 1887.[56] Teresa, in una sorta di sfida personale contro il male e quasi per provare la solidità della propria fede, decise di convertire il "grande criminale", coinvolgendo in quest'azione di preghiera anche la sorella Céline. Fece sacrifici e pregò ancora più intensamente. Fiduciosa nella misericordia di Dio, chiese un semplice segno di conversione per essere incoraggiata nella preghiera.[56] Durante la sua esecuzione, Pranzini si rifiutò di vedere il sacerdote, ma all'ultimo momento prima di morire, si girò e baciò il Crocifisso per due volte.[56] La storia della morte di Pranzini, che leggeva nel giornale del padre[N 16][57], segnò Teresa e rafforzò la sua vocazione: si convinse di dover dedicare la propria vita al Carmelo e diventare suora, per pregare per tutti i peccatori.[56] Continuò a pregare per Pranzini e chiese che fossero celebrate messe per colui che lei chiamava il suo "primo figlio"[58].

Questo episodio mise in luce un aspetto fondamentale della teologia teresiana, quello della misericordia divina: si convinse che Dio avesse perdonato Pranzini. Questa visione era tanto più radicale, in quanto l'opinione pubblica e i giornali dell'epoca manifestarono ben poca indulgenza nei confronti dei criminali.[59]

Verso il monastero[modifica | modifica wikitesto]

Teresa si sentiva ormai pronta ad entrare al Carmelo di Lisieux, immaginando anche la data d'ingresso, il 25 dicembre 1887, anniversario della conversione. Sapeva di dover superare numerosi ostacoli e, pensando forse a Giovanna d'Arco, si dichiarò decisa a «conquistare la fortezza del Carmelo con le armi».[60]

Sapeva però di dover ottenere il consenso del padre. Rimanderà questo momento, perché Louis Martin aveva problemi di salute. Il 29 maggio 1887[61], giorno della Pentecoste, Teresa mise il padre a parte delle sue intenzioni. La giovane età della figlia suscitava in questi qualche dubbio, ma egli si lasciò presto convincere.[N 17][60] Così fece lo zio Isidore, tutore di Teresa, inizialmente contrario e poi convinto, anche su sollecitazione di Pauline, che percepiva il disagio di Teresa. Il giudizio negativo espresso dal canonico Jean-Baptiste Delatroëtte indusse Teresa a rivolgersi al vescovo della diocesi di Bayeux, Flavien-Abel-Antoine Hugonin, ma anche costui le negò il consenso.[62]

Teresa riponeva le sue speranze su papa Leone XIII, che Louis Martin doveva incontrare durante un pellegrinaggio a Roma, organizzato dalla diocesi di Coutances. Al viaggio parteciperanno anche Teresa e Céline.[63]

Il pellegrinaggio a Roma[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1887, per il giubileo indetto per i 50 anni di sacerdozio di Leone XIII, le diocesi di Coutances e di Bayeux e Lisieux organizzarono un pellegrinaggio a Roma, dal 7 novembre al 2 dicembre. Il pellegrinaggio fu guidato dal vescovo di Coutances e Avranches, Abel Anastase Germain;[64] in rappresentanza del vescovo di Bayeux e Lisieux c'era l'abate Maurice-Joseph Révérony, suo vicario generale.[65]

Teresa nel 1887 poco prima del viaggio in Italia

La partenza era fissata da Parigi: il padre approfittò dell'occasione per far visitare la capitale alle ragazze. Durante la messa alla basilica di Nostra Signora delle Vittorie, Teresa si liberò dall'ultimo dei suoi dubbi: riconobbe la Vergine che le aveva sorriso e l'aveva guarita cinque anni prima. Teresa le affidò allora il viaggio e la sua vocazione.[66]

Un treno speciale li condusse in Italia, dopo aver attraversato la Svizzera. La giovane, ammirando i paesaggi che si dispiegavano lungo il viaggio,[67] si rendeva vieppiù consapevole di ciò a cui doveva rinunciare.[N 18]

La mattina del 20 novembre 1887 giunse il momento dell'udienza da Leone XIII. Dopo la messa celebrata dal papa nella cappella pontificia, il vicario generale del vescovo di Bayeux e Lisieux presentò i componenti del gruppo al pontefice, facendo loro espresso divieto di parlargli. Nonostante ciò, Teresa, venuto il suo turno, si inginocchiò piangendo davanti al pontefice, chiedendo il permesso di entrare in convento. Questi la esortò ad avere pazienza e a seguire i consigli dei superiori.[68]

Sulla via del ritorno, a Nizza, il vicario generale Révérony promise a Teresa di appoggiare la sua richiesta.[69] Qualche mese dopo, il 9 aprile 1888, nel giorno dell'Annunciazione[N 19], a poco più di quindici anni, Teresa assunse il nome di "Teresa del Bambin Gesù" (in seguito integrato dalle parole "del Volto Santo").[70]

La vita in monastero (aprile 1888-1896)[modifica | modifica wikitesto]

Il periodo del postulato[modifica | modifica wikitesto]

Il postulato di Teresa cominciò con la sua entrata al Carmelo di Lisieux (9 aprile 1888)[71], tanto osteggiata dal canonico Delatroëtte, ma auspicata dalle suore lì presenti, tra cui la madre superiora Marie de Gonzague. Teresa dovette abituarsi ad uno stile di vita più austero, pur accompagnata dalle sorelle che l'avevano preceduta in convento, suor Agnès de Jésus (Pauline) e suor Marie du Sacré Coeur (Marie).[72]

In monastero la accolse madre Marie de Gonzague, che resterà in tale carica fino al 20 febbraio 1893, quando le subentrò madre Agnès de Jésus (al secolo Pauline, la sorella di Teresa).[N 20] Dal suo ingresso in poi, cercò di conformarsi alle regole del Carmelo, che imparò di giorno in giorno, insieme ad altre quattro novizie. Successivamente, divenuta assistente della maestra delle novizie, sottolineò quanto fosse importante il rispetto delle regole, facendo della sua esperienza una massima: «Se tutti non seguissero la Regola, non sarebbe questo un motivo per giustificarci. Tutti devono comportarsi come se dalla propria condotta personale dipendesse la perfezione dell'Ordine»[73] Teresa ebbe anche modo di conoscere quella che era considerata la fondatrice del Carmelo di Lisieux, madre Geneviève de Sainte Thérèse, al secolo Claire Bertrand (1805-1891).[N 21]

Il postulato di Teresa finì il 10 gennaio 1889, con la sua vestizione e la emissione dei voti temporanei, che segnò il suo ingresso nel noviziato.[74] La cerimonia è presieduta dal vescovo Flavien Hugonin. Partecipò anche il padre, che si era temporaneamente ripreso da un recente problema neurologico di cui soffriva.[75] Finalmente poté indossare l'abito delle Carmelitane: scelse il nome di "Suor Teresa del Bambino Gesù e del Volto Santo".[76]

Il noviziato e la malattia del padre[modifica | modifica wikitesto]

Un mese dopo la sua vestizione, il 10 febbraio, il padre ebbe una ricaduta della sua malattia (gli fu fatta diagnosi di aterosclerosi cerebrale[75]): lo trovarono in stato confusionale con una pistola in mano. Fu chiamato il cognato, Isidore Guérin, che riuscì a disarmarlo, ma due giorni dopo, il medico constatata la gravità della situazione, decise l'internamento di Louis nell'ospedale psichiatrico del Bon Sauveur a Caen, dove vi resterà tre anni,[77]

Teresa restò in silenzio, appoggiandosi alla preghiera e alla lettura della Bibbia. Analisi grafologiche delle sue lettere, effettuate molti anni dopo, mostrarono uno stato di grande tensione.[78] Si immerse nella lettura dell'opera di Giovanni della Croce, lettura spirituale insolita per l'epoca, soprattutto per una suora così giovane.[79].

Cartolina postale che raffigura il Carmelo di Lisieux

Teresa trovò conforto nell'amicizia spirituale che mantenne con la fondatrice del Carmelo di Lisieux, Madre Geneviève, che l'aiutò e la guidò in più occasioni. La giovane la loderà: […] Non vi ho ancora detto nulla della mia felicità per aver conosciuto la nostra santa madre Geneviève. Questa è una grazia inestimabile; ebbene, il Buon Dio che già mi aveva concesso tanto, ha voluto che vivessi con un "Santo", non inimitabile, ma santificato da virtù nascoste e ordinarie"[80]

La professione dei voti[modifica | modifica wikitesto]

L'8 settembre 1890, a diciassette anni e mezzo, pronunciò i voti per la professione solenne. Questa cerimonia si svolse all'interno del monastero del Carmelo. La giovane carmelitana ebbe modo di ricordare il motivo per cui risposte alla chiamata di Dio: «Sono venuta per salvare le anime e soprattutto per pregare per i sacerdoti»[81] Il 24 settembre ebbe luogo la cerimonia pubblica. Il padre non poté partecipare, il che rattristò molto la giovane Teresa. Tuttavia, secondo Madre Marie de Gonzague, era una "suora esperta e perfetta".[82] Questo giorno di gioia e di realizzazione per la giovane fu però "interamente velato di lacrime", tanto si dispiacque per l'assenza del padre.[83]

Il 10 maggio 1892, il padre di Teresa fu dimesso dall'Istituto di Caen dov'era ricoverato. Il vecchio Louis poté incontrare, dopo lungo tempo, le tre figlie nel parlatorio del Carmelo. Fu ospitato dai Guérin, dove Céline e Léonie, si occuparono di lui, ormai allettato.[84]

Gli anni che seguirono furono quelli della maturazione della sua vocazione. Teresa evitò di lasciarsi coinvolgere nelle discussioni che talvolta disturbavano la vita comunitaria: era solo dedita alla preghiera continua. Accettò silenziosamente le critiche, anche quelle che ritenne ingiuste.[85]. Pregò molto per i sacerdoti, e in particolare per padre Hyacinthe Loyson, un famoso predicatore che fu scomunicato nel 1869 e poi abbandonò la Chiesa cattolica.[86]

L'elezione di suor Agnès a priora[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1893, madre Marie de Gonzague giunse al termine del suo secondo mandato consecutivo di priorato. Non potendo ripresentarsi, le succedette suor Agnès de Jésus (Pauline), eletta il 20 febbraio 1893, priora del Carmelo per i successivi tre anni.[87] Questa situazione non era delle più facili per Pauline e per le sue sorelle, poiché madre Marie de Gonzague intendeva comunque esercitare la propria influenza.[87] Lo stesso canonico Delatroëtte, superiore del Carmelo di Lisieux, esortava pubblicamente madre Agnès a lasciarsi consigliare dall'ex priora.[88] Pauline dovette quindi mostrarsi particolarmente diplomatica ed evitò comportamenti non conformi alla sua carica, nei confronti delle due sorelle.[87][89] Madre Marie de Gonzague fu, in quel periodo, maestra delle novizie[87] e la nuova priora, madre Agnès, affidò a Teresa l'incarico di coadiuvarla. La giovane si trovò in una situazione delicata: obbedire sia alla sorella, che alla Madre Maria di Gonzague, ma la sua idea radicata di obbedienza, fece di lei un'assistente docile.[90]

Nel 1894, Teresa scrisse le sue prime "Pie Ricreazioni". Si trattava di piccole rappresentazioni teatrali, messe in scena da alcune suore per il resto della comunità, in occasione di alcune feste[91]. La sua prima opera fu dedicata a Giovanna d'Arco, per la quale manifestò grande ammirazione e di cui era appena stata introdotta la causa di beatificazione.[92]

All'inizio di quello stesso anno cominciò a soffrire di mal di gola e dolori al petto.[92]. Il 29 luglio 1894, Louis Martin morì, assistito dalla figlia Céline, che da diversi anni pensava di seguire la vita monastica delle sorelle. Alla fine, entrò al Carmelo di Lisieux nel 1894.[93] Nell'agosto del 1895, alle quattro sorelle Martin si unì la loro cugina, Marie Guérin.[94]

Centenario del martirio delle carmelitane di Compiègne[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1894 fu celebrato il centenario del martirio delle carmelitane di Compiègne, all'epoca non ancora beate.[N 22]. Le sedici monache carmelitane scalze furono giustiziate il 17 luglio 1794 per aver rifiutato di rinunciare al voto monastico, nel contesto della Rivoluzione francese. Questo avvenimento ebbe una grande ripercussione in tutta la Francia e ancor più nel Carmelo di Lisieux. Le religiose del Carmelo di Compiègne chiesero alle consorelle di Lisieux di contribuire all'abbellimento della loro cappella, in occasione della ricorrenza: Teresa di Gesù Bambino e Teresa di Sant'Agostino ricamarono degli stendardi. Quest'ultima testimonierà, al processo di beatificazione di Teresa, la dedizione che la giovane dimostrò in questa circostanza e la profonda ammirazione che le fece scrivere: «Che felicità se avessimo la stessa sorte! Che grazia!»[N 23].

La "piccola via" e l'ascensore alla santità[modifica | modifica wikitesto]

Teresa entrò al Carmelo con il desiderio di diventare una santa. Già alla fine del 1894, dopo sei anni di vita carmelitana, riconobbe che questo obiettivo era quasi impossibile da raggiungere: si vedeva con numerose imperfezioni e non si riconosceva il carisma di Teresa d'Avila, Paolo di Tarso o altri grandi santi. Soprattutto, vide i propri limiti, che la fecero sentire insignificante e ancora lontana da quell'amore senza difetti che intendeva praticare. Comprese allora che era su questa piccolezza che avrebbe dovuto contare per domandare l'aiuto di Dio. Nella Bibbia, il versetto «Se qualcuno è piccolo, venga a me!» (Libro dei Proverbi, cap.9, versetto 4[95]) fu per Teresa motivo di incoraggiamento, così come un passaggio del Libro di Isaia che recita «Come una madre accarezza i suoi bambini, così io vi consolerò, io vi porterò sul mio seno e vi cullerò sulle mie ginocchia» (Isaia 66, 12-13[96]).

Teresa giunse alla conclusione che sarebbe stato lo stesso Gesù ad innalzarla alla santità,[97]: «L'ascensore che mi porterà al cielo sono le tue braccia, o Gesù! Per questo non ho bisogno di crescere, anzi, devo rimanere piccolo, diventarlo sempre di più»[98]. La piccolezza e i limiti di Teresa divennero ai suoi occhi motivo di gioia: era nei suoi limiti, che si esercitava l'amore misericordioso di Dio per lei.[97] Nei suoi manoscritti Teresa diede a questa intuizione teologica il nome di «piccola via»[99]. e a partire dal febbraio 1895 iniziò a firmare regolarmente le sue lettere aggiungendovi «piccolissima» prima del suo nome.[97][100].

Fino a quel momento, Teresa impiegò il termine "piccolezza" per ricordare il suo desiderio di vita nascosta e discreta. D'ora in poi, lo utilizzò anche per manifestare la sua speranza: quanto più sarà piccola davanti a Dio, tanto più potrà contare su di Lui.[101]. In questo stesso periodo Teresa cominciò, su richiesta di madre Agnese, a scrivere i propri ricordi.[102] Continuò anche nella composizione di brevi opere teatrali e di cantici, di cui il più conosciuto è Vivere d'amore.[103] .

All'interno della chiesa cattolica, la via teresiniana dell'abbandono a Dio è nota come uno stato d'infanzia spirituale.[104] Questa cosiddetta "via dell'infanzia spirituale"[105][106][107] (piccola via,[108] petite voie[109]) è stata considerata dal Martirologio Romano come suo specifico insegnamento nella santità.[110] È lei stessa a spiegarla nei seguenti termini:

(FR)

«je veux chercher le moyen d'aller au Ciel par une petite voie bien droite, bien courte, une petite voie toute nouvelle. Nous sommes dans un siècle d'inventions, maintenant ce n'est plus la peine de gravir les marches d'un escalier, chez le riches un ascenseur le remplace avantageusement. Moi je voudrais aussi trouver un ascenseur pour m'élever jusqu'à Jésus, car je suis trop petite pour monter le rude escalier de la perfection.»

(IT)

«voglio cercare il mezzo di andare in Cielo per una via ben diritta, molto breve, una piccola via tutta nuova. Siamo in un secolo d'invenzioni, non vale più la pena di salire gli scalini, nelle case dei ricchi un ascensore li sostituisce vantaggiosamente. Vorrei anch'io trovare un ascensore per innalzarmi fino a Gesù, perché sono troppo piccola per salire la dura scala della perfezione.»

Nel Manoscritto C, al capito X, riprendeva e approfondiva il paragone:[106]

(FR)

«l'ascenseur qui doit m'élever jusqu'au Ciel, ce sont vos bras, ô Jésus ! Pour cela je n'ai pas besoin de grandir, au contraire il faut que je reste petite, que je le devienne de plus en plus.»

(IT)

«le tue braccia, o Gesù, sono l'ascensore che mi deve innalzare fino al cielo! Per questo io non ho affatto bisogno di diventare grande; bisogna anzi che rimanga piccola, che lo diventi sempre di più.»

La "piccola via" intende porre l'esercizio eroico delle virtù cristiane praticato nella vita quotidiana accanto alla più tradizionale spiritualità epicamente appariscente (cf. Manoscritto B, 3v).[104]

L'offerta all'amore misericordioso[modifica | modifica wikitesto]

Il 9 giugno 1895, in occasione della festa della Santissima Trinità, Teresa ebbe l'improvvisa ispirazione di offrirsi vittima «all'amore misericordioso».[103]. In quell'epoca era infatti d'uso, presso alcune religiose, di offrirsi vittime alla giustizia di Dio.[103] Loro intenzione era di soffrire a immagine del Cristo, in unione con Lui, per supplire alle penitenze cui si sottraevano i peccatori.[111]. Diverse di loro furono, in realtà, affette da patologie molto dolorose, cosa che le spinse a offrirle al Signore,[111] e infatti in occasione del racconto delle sofferenze e dell'agonia terribile di una di loro, suor Marie de Jésus, carmelitana di Luçon,[112]. Teresa trovò la sua ispirazione, offrendo se stessa all'amore e alla misericordia di Dio.[113]

In ottobre, un giovane seminarista, padre Maurice Bellière[114], chiese al Carmelo di Lisieux che una suora sostenesse, con la preghiera e il sacrificio, la sua vocazione missionaria. Madre Agnès gli indicò Teresa, che, avendo sempre sognato di avere un fratello prete, ne fu felicissima. Moltiplicò i suoi piccoli sacrifici, che offrì per la missione del futuro sacerdote e lo incoraggiò attraverso le sue lettere.[115].

Nel marzo 1896 ebbe luogo l'elezione della priora. Dopo gli ultimi tre anni, Madre Maria di Gonzague sperava di ritornare al suo ruolo,[116] e così fu. Decise di mantenere la funzione di maestra delle novizie e scelse Teresa come sua vice, pur non avendo ufficialmente il titolo per la giovane età.[116]. Teresa visse questa delicata missione cercando di andare incontro alle sorelle, pur senza fare troppe concessioni, cosa che la fece apparire, talvolta, troppo severa.[117].

Teresa rimase nella più grande obbedienza, nei confronti della priora, adempiendo alla lettera alla moltitudine di piccole regole che Madre Maria di Gonzague stabilì e che non furono sempre ben accette dalla comunità di Lisieux.[118].

La malattia mortale e la notte della fede (1896-1897)[modifica | modifica wikitesto]

Il padre Adolphe Roulland, fratello spirituale di Teresa

Nell'aprile del 1896 Teresa contrasse la tubercolosi, che nel giro di 18 mesi la portò alla morte. Nella notte tra il Giovedì santo e il Venerdì santo fu vittima di una prima emottisi. Lo segnalò a madre Marie de Gonzague, insistendo tuttavia sul fatto di non soffrire. Una seconda crisi si ripeté la notte seguente.[119] Questa volta la priora si preoccupò seriamente e autorizzò il dottor Francisque-Lucien-Sulpice La Néele, marito della cugina di Teresa, Marie-Elisa-Jeanne Guérin, a visitarla. Questi ipotizzò che il sanguinamento fosse stato causato dalla rottura di vasi capillari della gola.[119] Teresa non si fece illusioni sul suo stato di salute, ma non ebbe paura, tutt'altro, perché vide la morte come la sua possibilità di ascendere al cielo e di ritrovare Colui che fu il motivo dell'ingresso al Carmelo: si sentì finalmente realizzata.[119]

In questo periodo subì una crisi profonda, da lei stessa chiamata la "notte della fede". Le sue tribolazioni non riguardavano l'esistenza di Dio, ma la fede in una vita eterna.[120] In lei, in quel periodo, si fece strada un'impressione profonda: sarebbe morta giovane e per niente.[121] Questa prova non le impedì tuttavia di proseguire nella sua vita di monaca carmelitana, continuando a comporre cantici e poesie su richiesta delle consorelle.[121]

Quest'oscurità non la lascerà più e persisterà fino alla morte, che avverrà un anno più tardi. Tuttavia, percepì quella "notte" come la battaglia finale, l'opportunità di dimostrare, nonostante tutto, la sua incrollabile fiducia in Dio[121]. Si rifiutò di cedere a questa paura del "nulla" e moltiplicò i suoi atti di fede. Nonostante i suoi dubbi, continuò a credere con gran fervore[120]. Questa lotta interiore risultò tanto più dolorosa, quanto più Teresa sperava di fare del bene dopo la morte[120].

A partire dal maggio 1896, su richiesta di madre Marie de Gonzague, Teresa divenne madrina di un secondo missionario, padre Adolphe Roulland.[122][123] La sua corrispondenza epistolare con i fratelli spirituali fu l'occasione per Teresa di sviluppare la sua concezione della santità:

«Ah! Fratello mio, come la bontà, l'amore misericordioso di Gesù sono così poco conosciuti!... È anche vero che per gioire di questi tesori occorre umiliarsi, riconoscere il proprio nulla ed è proprio questo che molte anime non vogliono fare.»

Nel settembre 1896, Teresa manifestò interesse a perseguire la propria vocazione attraverso percorsi assai diversi: volle provare a essere nello stesso tempo missionaria, martire, prete, dottore della Chiesa.[124]. Rilesse allora gli scritti di Paolo di Tarso. Nella Prima lettera ai Corinzi, l'inno alla carità, al capitolo 13, la illuminò profondamente.[125]. Il senso profondo della sua vocazione gli apparve d'improvviso:

«La mia vocazione infine l'ho trovata, la mia vocazione è l'amore!...»

In effetti, la vocazione alla carità ingloba tutte le altre; è dunque la carità che risponde a tutti i desideri di Teresa.

«Compresi che l'amore comprendeva tutte le vocazioni, che l'amore era tutto, che abbracciava tutti i tempi e tutti i luoghi. In una parola che era eterno.»

Padre Roulland la presentò al presbitero e missionario francese Théophane Vénard. Teresa scoprì i suoi scritti nel novembre 1896, ci si riconobbe così tanto che riprenderà, nel suo testamento, più passaggi delle sue opere.[126] Trovò molti punti in comune con il proprio pensiero, tanto da scriverne: «Questi sono i miei pensieri; la mia anima somiglia alla sua».[127]

L'ultimo calvario e la morte[modifica | modifica wikitesto]

Nel gennaio 1897 Teresa scrisse: «Credo che la mia corsa ormai non sarà più molto lunga». Tuttavia, nonostante l'aggravarsi della malattia, Teresa rimase all'interno della comunità, ma con l'arrivo della primavera, gli attacchi di emesi e i forti dolori al petto aumentarono.[128]. Nell'aprile 1897 subì i contraccolpi del caso Diana Vaughan, che nel 1895 pubblicò un volume di memorie, in cui raccontò frequentazioni di ambienti satanisti, seguito poi dalla conversione dell'autrice, conversione attribuita dalla stessa a Giovanna d'Arco. Teresa, colpita da questa testimonianza, le scrisse ed espresse la propria ammirazione con una preghiera composta appositamente per lei.[129][130] Madre Agnese aggiunse alla lettera, anche una foto di Teresa che la raffigurava mentre recitava nel ruolo di Giovanna d'Arco.[130] Diana Vaughan, che sostenne di vivere nascosta, si fece rappresentare, presso la stampa, da un certo Léo Taxil, già noto anticlericale, che si definì, anch'esso, convertito alla fede cattolica.

Tuttavia, già a partire dal 1896 la gente cominciò a dubitare dell'autenticità delle memorie. Léo Taxil, infine, annunciò nell'aprile 1897, una conferenza stampa insieme alla misteriosa giovane autrice. Nel corso di questa conferenza pubblica, egli però rivelò che Diana Vaughan non era mai esistita e che l'intera vicenda era stata montata per irridere alla credulità dei cattolici.[130] Lo scandalo dilagò: quando Teresa scoprì che la sua foto fu proiettata nel corso della conferenza, si sentì umiliata e derisa, ma visse l'episodio come una prova ulteriore, in questo periodo ancora pieno di dubbi e incertezze.[130][131].

In giugno, madre Marie de Gonzague le chiese di proseguire nella redazione delle sue memorie.[N 24][132]. Nel luglio 1897 Teresa lasciò definitivamente la propria cella per l'infermeria del monastero e lì resterà fino alla morte. Il 17 luglio scrisse:[N 25].

(FR)

«Je sens que je vais entrer dans le repos... Mais je sens surtout que ma mission va commencer, ma mission de faire aimer le bon Dieu comme je l'aime, de donner ma petite voie aux âmes. Si le bon Dieu exauce mes désirs, mon Ciel se passera sur la terre jusqu'à la fin du monde. Oui, je veux passer mon Ciel à faire du bien sur la terre.»

(IT)

«Sento che sto per entrare nel riposo... Ma sento soprattutto che la mia missione sta per incominciare, la mia missione di far amare il buon Dio come io l'amo, di donare la mia piccola via alle anime. Se il buon Dio esaudisce i miei desideri, il mio Cielo si svolgerà sulla terra fino alla fine del mondo. Sì, voglio passare il mio Cielo a fare del bene sulla terra.»

Il 17 agosto il dottor La Néele visitò Teresa. Le fu diagnosticata una tubercolosi in stadio terminale. Le sue sofferenze giunsero all' apice: «C'è da perdere la ragione», disse.[133]. Dopo un breve periodo di remissione, in cui Teresa riprese un po' le forze, a settembre la sua malattia riprese il sopravvento. La sua ultima notte fu molto difficile, vegliata dalle sorelle. Non poté essere trattata con la morfina, in quanto vietata dalla priora, che ritenne la terapia inadatta ad una carmelitana, abituata ad accettare la sofferenza con eroismo[134]. Al mattino confidò loro: «È agonia allo stato puro, senza neppure un minimo di consolazione». Domandò quindi di essere preparata spiritualmente, ma Madre Marie de Gonzague la rassicurò, dicendole che era già pronta, poiché ella non mancò mai di praticare l'umiltà. Teresa rifletté per un istante e poi rispose:[N 26] .

(FR)

«Oui, il me semble que je n'ai jamais cherché que la vérité; oui, j'ai compris l'humilité du cœur...»

(IT)

«Sì, mi sembra che io non abbia mai cercato che la verità; sì, ho compreso l'umiltà del cuore...»

Teresa morì il 30 settembre 1897, alle diciannove e venti.[135]. In una delle sue ultime lettere scrisse: «Non muoio, entro nella vita»[136].

Fu sepolta il 4 ottobre nel cimitero di Lisieux, in una nuova concessione acquistata per il Carmelo. Le carmelitane non poterono uscire dal convento, per tale motivo, la salma fu accompagnata alla sepoltura da pochi intimi. [137].

Il culto[modifica | modifica wikitesto]

Dopo la morte: la fama di santità[modifica | modifica wikitesto]

Il 1º ottobre il corpo di Teresa venne esposto nel Coro del Carmelo, dietro le grate. Davanti alla salma sfilarono fino alla domenica sera parenti, amici e fedeli. La mattina del 4 ottobre, il corpo venne trasferito nel nuovo cimitero delle Carmelitane. I funerali di Teresa furono celebrati il 4 ottobre 1897 in forma privata.[137]

Era usanza nei Carmeli redigere una "circolare" sulle suore decedute che delineava brevemente la loro vita:[N 27] Teresa sapeva che i suoi scritti sarebbero stati diffusi, almeno nei Carmeli, sotto forma, appunto, di circolare e poco prima della morte, affida alla sorella Pauline, madre Agnese, il compito di correggerli, consapevole del necessario lavoro di revisione[138]. Sotto la responsabilità della priora, madre Marie de Gonzague, madre Agnès preparò un libretto, intitolato Storia di un'anima, che raccoglieva numerosi scritti di Teresa. Monsignor Hugonin ne autorizzò la pubblicazione nel 1898. Il libretto, stampato in 2000 copie, fu diffuso tra i Carmeli e in altre sedi religiose: a questa edizione, esaurita a Pasqua 1899, ne succederanno numerose altre: nel 1915 furono distribuiti 211 000 volumi e 710 000 copie di una versione ridotta[139].

La beatificazione[modifica | modifica wikitesto]

Fedeli di tutto il mondo, colpiti dal numero di testimonianze di preghiere esaudite da Teresa del Bambino Gesù, chiesero che fosse riconosciuta santa.[140]. Nel marzo 1907, anche papa Pio X ne sostenne la beatificazione. Nello stesso anno monsignor Lemonnier, vescovo di Bayeux, domandò alle Carmelitane di annotare i loro ricordi su suor Teresa. Nel 1909 fu avviata la causa di beatificazione; il processo ordinario cominciò nell'agosto del 1910.[N 28][141]

Il fascicolo diocesano, chiuso solennemente da monsignor Lemonnier il 12 dicembre 1911, fu a questo punto preso in carico a Roma dalla Congregazione dei riti. L'esame degli scritti si concluse con un nulla osta (11 dicembre 1912). L'8 marzo 1913, i postulatori romani presentarono la positio, con il summarium del fascicolo, alle determinazioni della Congregazione, che nel gennaio 1914, autorizzò la prosecuzione del processo senza attendere il decorso del termine ordinario di dieci anni. Monsignor Verde, Promotore della Fede, formulò i suoi rilievi (animadversiones), ai quali risposero gli avvocati. La Congregazione dei riti non accolse le obiezioni. Il 10 giugno 1914, papa Pio X firmò l'introduzione ufficiale della causa.[142]

La Congregazione, nell'agosto dello stesso anno, chiese al vescovo di Bayeux l'apertura del processo apostolico. Questo nuovo processo fu avviato nell'aprile 1915, per concludersi nel 1917, ritardato dalla guerra in corso. Da quel momento in poi, la causa si svolse esclusivamente in Vaticano. Secondo il diritto canonico, essa di regola può essere trattata solo dopo cinquant'anni dalla morte, ma papa Papa Benedetto XV, con un'eccezione, fece proseguire il processo su Teresa. Il 14 agosto 1921, la Congregazione dei riti riconobbe l'eroicità delle virtù, nonostante le obiezioni del nuovo promotore della fede, e la presenza dei due miracoli.[142][143][144]

All'epoca erano necessari due miracoli per la beatificazione[145]. Nel caso della venerabile Teresa di Lisieux, la Chiesa cattolica approvò nel 1923 due guarigioni spontanee, inspiegabili dal punto di vista scientifico:

  • La prima riguardava suor Luisa di San Germano, guarita da ulcera gastrica di cui aveva sofferto fra il 1913 e il 1916.[146].
  • La seconda riguardava Charles Anne, un seminarista di 23 anni che, in fin di vita a causa di una tubercolosi polmonare, aveva chiesto l'intercessione di Teresa. In seguito, il medico che lo seguiva testimoniò: "I polmoni distrutti e danneggiati sono stati rimpiazzati da nuovi polmoni, che esplicano le loro normali funzioni e stanno facendo rivivere l'intero organismo".[147][148]

Il 19 marzo 1923 il decreto de tuto permise di avviare la beatificazione.[149] A Lisieux, nei giorni seguenti, il corpo di Teresa fu trasferito alla cappella del Carmelo.[148] Il 29 aprile 1923 Teresa fu proclamata beata.[150].

La canonizzazione[modifica | modifica wikitesto]

La basilica di Lisieux: 4500 m² di superficie e 95 m di lunghezza, innalzata in suo onore nel 1937 e scampata ai bombardamenti anglo-americani del 1944

Il 17 maggio 1925, Pio XI procedette alla canonizzazione di Teresa. Fra i 500 000 fedeli giunti a Roma, soltanto 5 000 poterono entrare nella Basilica. Una volta conclusi gli accertamenti sul carattere miracoloso degli eventi addotti e sulla loro ascrivibilità all'intercessione della beata Teresa, la canonizzazione poté essere proclamata dal Papa, che la definì «La stella del sua pontificato»[150]. Durante la canonizzazione Pio XI disse di Teresa di Lisieux:[151]

«Lo Spirito della verità gli si aprì e gli fece conoscere ciò che era abituato a nascondere ai sapienti e imparò a rivelarlo ai piccoli. Quindi, secondo la testimonianza del nostro immediato predecessore, possedeva una tale conoscenza delle realtà superiori da poter indicare alle anime una via sicura verso la salvezza»

Il 30 settembre 1925, per la prima volta, la Chiesa universale celebrò "Santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo", più comunemente conosciuta come "Santa Teresa di Lisieux". In questa occasione Papa Pio XI offrì alla santa la Rosa d'Oro che, tradizionalmente, onora i capi di Stato o le loro spose. Fu anche la prima volta che questo dono pontificio venne offerto a una persona defunta.[152]

In onore della santa, si decise di erigere a Lisieux una grande basilica (la basilica di Santa Teresa). I lavori iniziarono il 30 settembre 1929; l'11 luglio 1937 ebbe luogo la cerimonia di benedizione, presieduta dal cardinale Eugenio Pacelli, futuro papa Pio XII. Dopo la lunga sospensione dovuta alla guerra, i lavori ripresero e si conclusero, con gli allestimenti di vetrate e mosaici, all'inizio degli anni cinquanta. La basilica fu consacrata l'11 luglio 1954 dall'arcivescovo di Rouen e primate della Normandia, Joseph-Marie-Eugène Martin, in presenza dell'arcivescovo di Parigi Maurice Feltin, legato pontificio.[153]

La prima chiesa in Italia dedicata a santa Teresa di Lisieux sorse a Bologna. La cerimonia per la posa della prima pietra fu compiuta domenica 21 giugno 1925; l'arcivescovo di Bologna, cardinale Giovanni Battista Nasalli Rocca di Corneliano, che aveva dato la propria piena adesione al progetto, espresse il desiderio che la nuova chiesa fosse dedicata a santa Teresa del Bambino Gesù. Inaugurata nel 1926 come chiesa sussidiale di Santa Maria Lacrimosa degli Alemanni, divenne parrocchia nel 1940.[154]

I due miracoli necessari per la canonizzazione riguardarono:[145]

  • Gabriella Trimusi, una giovane suora appartenente alle Piccole figlie dei Sacri Cuori di Gesù e Maria, affetta da anni da una forma tubercolare ossea. Il 24 giugno 1923 si era recata nella chiesetta del Carmelo, a Parma, per pregare davanti al quadro di Teresa. Rientrando nella propria cella, sentì di togliersi il busto rigido senza il quale le era impossibile sorreggersi, e si accorse, non avvertendo più alcun dolore, di essere guarita.[155][148]
  • Maria Pellemans di Schaerbeck, in Belgio, che soffriva dal 1919 di una tubercolosi polmonare diffusasi poi all'intestino. Pellemans chiese l'intercessione di Teresa pregando sulla sua tomba. Il dottor Van den Steene, suo medico curante, dopo averla visitata al suo ritorno, rilasciò questa testimonianza: "Trovai la signorina Pellemans letteralmente trasformata. Questa giovane donna, che rimaneva senza fiato per il minimo movimento, ora si muove senza fatica; mangia di buon appetito tutto ciò che le viene offerto. L'addome non presenta punti dolenti, mentre in precedenza la minima pressione produceva dolori severi. Tutti i sintomi di ulcerazioni tubercolari dell'intestino sono scomparsi".[148]

Due anni dopo la sua canonizzazione, il 14 dicembre 1927, con decreto della Congregazione dei riti, Teresa fu dichiarata, sempre da Pio XI, congiuntamente a san Francesco Saverio, "patrona delle missioni".[156]

Dottore della Chiesa[modifica | modifica wikitesto]

Iscrizione commemorativa del conferimento del titolo di Dottore della Chiesa nella basilica di Lisieux

Nel 1980, Giovanni Paolo II, durante la sua visita in Francia, decise di recarsi alla Basilica di Santa Teresa, a Lisieux[157].

Il 19 ottobre 1997, Teresa fu dichiarata dottore della Chiesa da papa Giovanni Paolo II. Al 29 novembre 2023, sono 37 i santi che ebbero tale riconoscimento e tra essi Teresa è la più giovane.[158] Il Papa, nella sua lettera apostolica, spiega:[151]

«Negli scritti di Teresa di Lisieux non troviamo indubbiamente, come in altri medici, una presentazione scientificamente organizzata delle cose di Dio, ma possiamo scoprirvi una testimonianza illuminata della fede che, accogliendo con l'amore fiducioso, la condiscendenza misericordiosa di Dio e la salvezza in Cristo, rivela il mistero e la santità della Chiesa.»

In tutto il mondo, più di 1 700 chiese sono dedicate a Teresa di Lisieux. Anche molte scuole e cappelle cattoliche portano il suo nome[159].

L'opera[modifica | modifica wikitesto]

L'opera di Teresa consta di tre scritti autobiografici (noti con il nome complessivo di Storia di un'anima), 54 poesie, 8 opere teatrali, 21 preghiere e 266 lettere.

Storia di un'anima[modifica | modifica wikitesto]

Una delle prime edizioni di Storia di un'anima precedenti la nuova edizione critica che ha ripristinato i testi originali

Alla morte di Teresa, madre Agnese (la sorella Pauline) si trovò a disporre di differenti scritti autobiografici della santa, e li organizzò sotto i titoli "Manoscritto A", "Manoscritto B", "Manoscritto C".

Il "Manoscritto A" era stato redatto da Teresa nel corso del 1895 a seguito dell’esortazione rivoltale dalla stessa madre Agnese, in quel periodo superiora del Carmelo di Lisieux, affinché raccogliesse per iscritto tutti i suoi ricordi d’infanzia. Teresa scrive su dei quaderni scolastici, generalmente dopo l'ufficio di compieta, quello che sarebbe diventato il compendio della sua dottrina della piccola via.[N 29]. Tale scritto fu completato prima che fosse iniziata la prova della fede. In seguito, nel settembre 1896 e poi in giugno 1897, redasse gli altri due manoscritti, catalogati come B e C. Alcune edizioni pubblicano i manoscritti A [Agnese], da taluni chiamato dall'incipit anche Storia primaverile di un piccolo fiore bianco, e C rinominato G [Gonzaga] come costituenti uno il seguito dell'altro. Il manoscritto B, rinominato M [Maria], viene talvolta pubblicato autonomamente come Poema di settembre, perché composto in settembre e perché è il più poetico dei tre.

Opere per il teatro[modifica | modifica wikitesto]

Teresa di Lisieux si cimentò anche con l'arte dello spettacolo: il teatro[N 30]. Compose 8 lavori teatrali che mise in scena nel teatro del Carmelo, curandone anche scenografia e costumi. Tali lavori ebbero come nome Récréations Pieuses (Ricreazioni Pie). Questi otto quadri scenici furono redatti tra il 1894 e il 1897:

  1. La missione di Giovanna D'Arco - La pastorella di Domrémy in ascolto delle proprie voci (21 gennaio 1894)
  2. Gli angeli alla culla di Gesù (25 dicembre 1894)
  3. Il martirio di Giovanna D'Arco (21 gennaio 1895)[N 31]
  4. Gesù a Betania (29 luglio 1895)
  5. Il divino piccolo mendicante di Natale (25 dicembre 1895)
  6. La fuga in Egitto (21 gennaio 1896)
  7. Il trionfo dell'umiltà (21 giugno 1896)
  8. Santo Stanislao Kostka (8 febbraio 1897)

Composizioni poetiche[modifica | modifica wikitesto]

Vivere d'amore[modifica | modifica wikitesto]

Il 26 febbraio 1895 compose la poesia Vivere d'amore che, secondo la sorella Céline, era la regina delle sue composizioni poetiche. In essa Teresa canta le ragioni dell'amore, ragioni di cui lei è consapevole, ma che agli occhi del mondo appaiono una follia. È un viver d'amore conseguente, radicale, estremista, il cui significato è, quindi, inevitabilmente anche "morir d'amore". Questa poesia è stata musicata dal compositore Frei Hermano Da Camara all'interno della sua Missa Portuguesa.

Nel 2013, dodici delle poesie di Teresa compongono l'album intitolato significativamente Vivere d'amore e sono interpretate dalla cantante canadese Natasha St-Pier e dalla cantante indonesiana Anggun (quest'ultima di religione musulmana).

Le mie armi[modifica | modifica wikitesto]

La cugina e amica d'infanzia Marie Guérin, una delle novizie, diviene suor Maria dell'Eucaristia. Questo evento ispirerebbe a Teresa una delle sue poesie più fervorose: Mes armes (Le mie armi) Ritenuto il testamento di Teresa, venne cantato nel coro della comunità. Tuttavia, nello stesso periodo, uno dei suoi due "fratelli preti", l'ancora seminarista Maurice Bellière, stava facendo il servizio militare, così Teresa decise di inviare Le mie armi anche a lui.

Derniers entretiens[modifica | modifica wikitesto]

A partire dal 6 aprile 1897 madre Agnese di Gesù aveva cominciato a raccogliere le ultime parole di Teresa nel famoso Cahier Jaune, e presto, dal luglio 1897, era stata imitata dalle altre due sorelle, incoraggiate in questo progetto, del resto, anche dall'unica sorella che si trovava ancora nello stato laicale, Léonie, che venne regolarmente al parlatorio per chiedere notizie della sorella malata. A Céline, infatti Léonie scrive il 18 luglio 1897:

«Quanto ella deve coprirti col profumo delle sue virtù! Se tu potessi mettere tutto ciò per iscritto, sarebbe molto consolante per me, perché io non ho come voi, piccole sorelle amate, la fortuna di essere vicina alla mia sorella cara.»

Alla morte di Teresa, e dopo la pubblicazione e fortuna di Storia di un'anima, l'insieme di questi scritti, più altre testimonianze, prenderà il nome di Derniers entretiens ('ultimi colloqui'), che susciteranno contestazioni, soprattutto da parte di quei lettori e studiosi della carmelitana che non condivideranno la chiave di lettura conformista e riduttiva della vita e delle opere di Teresa che, pur avendo avuto tanta fortuna tra i devoti meno esigenti, non riscuote assolutamente credito tra i lettori più smaliziati di Teresa che dal loro punto di vista la vedono, in tali schemi interpretativi, sminuita e ridotta, falsificandone, anche se quasi sempre in buona fede, la vera identità. Tale critica trova ulteriore giustificazione nel fatto che i Derniers entretiens non sono propriamente le parole che Teresa ha scritto in prima persona come gli altri scritti a lei attribuiti, ma sono gli appunti delle ultime conversazioni che lei ha avuto, tra il luglio e il settembre 1897, in particolare con la sorella Pauline (suor Agnese di Gesù). Le parole che in questi appunti vengono a lei attribuite non danno la certezza che furono proprio quelle, come invece per gli altri scritti di cui si hanno gli originali autografi. Occorre poi tener presente la disinvoltura con cui - a parere di alcuni storici - le sue consorelle e, in primo luogo, Pauline, corressero i suoi scritti originali prima che fossero pubblicati.

I Derniers entretiens sono, ovviamente, un'interessante e utile documentazione che si aggiunge ad altri scritti per comprendere più profondamente il vero senso della vicenda di Teresa, ma il rispetto per la verità di questa storia, con le sue luci e anche con le sue ombre, esige, comunque, che ogni affermazione che viene a lei attribuita vada per lo meno presa con le pinze. Uno studioso di questa vicenda, oltre che carmelitano, Jean François Six, riteneva che tale insieme di scritti non andassero nemmeno inseriti nell'edizione delle Opere Complete di Thérèse Martin ma che dovessero essere, semmai, pubblicati a parte.

«Quando si accetta il disgusto di essere stati cattivi, il buon Dio ritorna subito»

Edizioni[modifica | modifica wikitesto]

Edizione critica delle Opere complete (1992) ISBN 2-204-04303-6, comprende:

  • Manoscritto autobiografico A (1895)
  • Manoscritto autobiografico B (1896)
  • Manoscritto autobiografico C (1897)
  • 54 "Poesie" (1893-1897)
  • 21 "Preghiere" (1884-1897)
  • 266 "Lettere" (1877-1897)
  • Récréations Pieuses, otto quadri scenici (1894-1897):
    • 1 - La missione di Giovanna D'Arco - La pastorella di Domrémy in ascolto delle proprie voci (21 gennaio 1894)
    • 2 - Gli angeli alla culla di Gesù (25 dicembre 1894)
    • 3 - Il martirio di Giovanna D'Arco (21 gennaio 1895)
    • 4 - Gesù a Betania (29 luglio 1895)
    • 5 - Il divino piccolo mendicante di natale (25 dicembre 1895)
    • 6 - La fuga in Egitto (21 gennaio 1896)
    • 7 - Il trionfo dell'umiltà (21 giugno 1896)
    • 8 - San Stanislas Kostka (8 febbraio 1897)
  • Derniers Entretiens o Ultimi Colloqui (6 aprile 1897 - 30 settembre 1897):
    • 1 - Carnet Jaune (di madre Agnese di Gesù / Pauline Martin)
    • 2 - Derniers Entretiens (di suor Genoveffa / Céline Martin)
    • 3 - Derniers Entretiens (di suor Maria del Sacro Cuore / Marie Martin)
    • 4 - Lettere di testimoni
    • 5 - Parole di Teresa di Lisieux riportate da diversi testimoni
Traduzioni
  • Teresa Martin, Storia di un'anima ossia vita della Serva di Dio Suor Teresa del Bambino Gesù e del Volto Santo, morta in concetto di Santa nel Carmelo di Lisieux il 30 settembre 1897 all'età di 24 anni / scritta da lei medesima, traduzione di Adelaide Sardi, prima edizione, Firenze, Tipografia Barbera, 1910.

La prima traduzione italiana completa della Storia di un'anima, autorizzata dal Carmelo di Lisieux e seguita da Madre Agnese (Martin), sorella della Santa, fu fatta da una carmelitana del Monastero di Santa Maria Maddalena dei Pazzi in Firenze, suor Gesualda Maddalena Eletta dello Spirito Santo, nata Adelaide Sardi. Numerose furono le riedizioni, dal 1911 al 1943, che fecero conoscere la giovane Teresa Martin all'intera Italia.

Omaggi nella letteratura e nel cinema[modifica | modifica wikitesto]

Opere teatrali e romanzi

Opere cinematografiche e documentari

Opere multimediali

  • Io sarò l'amore CD-ROM - Autore: Don Carlo Sacchetti (Multimedia San Paolo Edizioni: Contiene un filmato di 30 minuti, 200 foto e tutti gli scritti di Teresa di Lisieux).

Note[modifica | modifica wikitesto]

Note esplicative
  1. ^ Il 7 ottobre 2012, papa Benedetto XVI ha dichiarato dottore della Chiesa santa Ildegarda di Bingen, per cui le donne presenti in tale elenco sono ora quattro.
  2. ^ In rue saint-Blaise 50.
  3. ^ Alla nascita di Teresa il padre ha 50 anni e la madre 41.
  4. ^ Rosalie-Euphrasie Cosnard (Taillé era il cognome del marito).
  5. ^ Lettera nº13, del 23 aprile 1865, dalla Correspondance familiale, 1863-1877, Ed. Carmel de Lisieux, 1958.
  6. ^ Lettera nº177, del 17 dicembre 1876, dalla Correspondance familiale, 1863-1877, Ed. Carmel de Lisieux, 1958.
  7. ^ Il 19 settembre 1877: così Raymond Raveaux, Isidore Guérin, in Bulletin de la Societé historique de Lisieux, n. 66 (2008).
  8. ^ Scriverà Teresa: «A partire dalla morte di mamma, il mio felice carattere cambiò completamente; io così viva, così espansiva, divenni timida e dolce, sensibile fino all'eccesso».
  9. ^ Scrisse più tardi: «Il Buon Dio mi ha fatto comprendere che la mia gloria non sarebbe apparsa agli occhi mortali e che sarebbe consistita nel diventare una grande santa».
  10. ^ «Sentivo che il Carmelo era il deserto dove il Buon Dio voleva che io andassi a nascondermi… Sentivo questo con così tanta forza da non avere il minimo dubbio nel mio cuore: non si trattava di un sogno di qualcuno, ancora in età infantile, che si lasci trasportar,e ma era proprio la certezza di una chiamata divina; volevo andare al Carmelo non per Pauline, ma per Gesù solo...».
  11. ^ Infatti scrisse «Ho capito che se ero amata sulla terra, ero anche nel cielo».
  12. ^ «Ero davvero insopportabile a causa della mia eccessiva emotività».
  13. ^ "La notte di Natale del 1886 fu, è vero, decisiva per la mia vocazione, ma, per dirla più chiaramente, devo chiamarla: la notte della mia conversione. In questa notte benedetta che sta scritto illumina le delizie di Dio stesso, Gesù, divenuto bambino per amore mio, si è degnato di tirarmi fuori dalle fasce e dalle imperfezioni dell'infanzia. Mi ha trasformato in modo tale che non mi riconoscevo più. Sarei potuta restare al mondo ancora per molti anni, senza questo cambiamento" da Teresa di Lisieux, Oeuvres complètes (1992), p.559, lettera 201, novembre 1896.
  14. ^ "Poiché questa notte benedetta, non fui sconfitta in nessun combattimento, ma al contrario marciai di vittoria in vittoria e cominciai, per così dire, una corsa da gigante".
  15. ^ Nato in Egitto, uccise e sgozzò tre persone dal 19 al 20 marzo 1887, rue Montaigne a Parigi; il processo si svolse dal 9 al 13 luglio e fu condannato a morte.
  16. ^ È La Croix del 1 settembre 1887: "Ma prima che avvenisse questo movimento, forse un lampo di pentimento attraversò la sua coscienza. Chiese al cappellano il suo crocifisso. Lo baciò due volte».
  17. ^ Ha modo di aggiungere «Dio mi fa un grande onore nel chiedermi di offrirgli le mie figlie».
  18. ^ «mi dicevo: più tardi, nell'ora della prova, quando prigioniera al Carmelo non potrò contemplare che una piccola porzione di cielo, mi ricorderò di ciò che sto vedendo oggi».
  19. ^ Nella liturgia cattolica, la ricorrenza dell'Annunciazione è una solennità ed è una delle Feste del Signore (e non della Beata Vergine Maria). Secondo il calendario liturgico cattolico occidentale, il 25 marzo cade spesso nel tempo di Quaresima; in alcuni anni, invece cade nella Settimana santa o nell'Ottava di Pasqua. Succede quindi non di rado che la solennità dell'Annunciazione sia rinviata, o perché deve cedere il posto a una domenica di Quaresima (e in tal caso, è spostata al giorno successivo, lunedì 26 marzo, come è accaduto nel 2007 e nel 2012), o perché, dato che la Settimana Santa e l'Ottava di Pasqua prevalgono sull'Annunciazione, la solennità viene rimandata al lunedì dopo la domenica in albis (come nel 2008, spostata a lunedì 31 marzo, o nel 2002 e 2013, spostata a lunedì 8 aprile; o nel 2016, spostata al 4 aprile, e nel 2018 spostata al 9 aprile).
  20. ^ Elenco dei mandati delle madri priore succedutesi al Carmelo di Lisieux durante la permanenza di Teresa (9 aprile 1888-30 settembre 1897), dati estratti dal sito carmeldelisieux.fr: Madre Marie de Gonzague (3 febbraio 1886-13 febbraio 1889); Madre Marie de Gonzague (13 febbraio 1889-13 febbraio 1892, prorogato di un anno dal vescovo di Bayeux e Lisieux, Flavien-Abel-Antoine Hugonin); Madre Agnès de Jésus (20 febbraio 1893-21 marzo 1896); Madre Marie de Gonzague (21 marzo 1896-22 marzo 1899).
  21. ^ Così sul sito carmeldelisieux.fr (traduzione dal testo originale in francese): "(...) si finirà per chiamarla la fondatrice tanto il suo ruolo nell'istituzione e nella vita del Carmelo di Lisieux (e poi in quella di Teresa) fu rilevante". Fu priora del Carmelo di Lisieux dal 28 gennaio 1883 al 3 febbraio 1886.
  22. ^ Document B34-23.pdf Guy Gaucher, “Teresa di Lisieux. Le sedici Carmelitane di Compiègne e Bernanos”, Conferenza del 7 maggio e 8 maggio 1994. Morte e rinascita del Carmelo di Francia, Indice, Société historique de Compiègne, pp.145-149.
  23. ^ A quella data le leggi anticlericali avevano già causato la chiusura dei conventi e l'espulsione dei religiosi all'estero. La violenza inaspettata non era impossibile.
  24. ^ Nel manoscritto C diStoria di una anima.
  25. ^ Derniers entretiens, Carnet Jaune, 17 luglio 1897, p.1050.
  26. ^ Derniers entretiens, Carnet Jaune, 30 settembre 1897, pp.1144-1145.
  27. ^ Una circolare è una lettera inviata a tutti i Carmeli, in cui si racconta la vita di un suora defunta.
  28. ^ Padre de Teil venne nominato vice-postulatore della causa; in precedenza fu già incaricato nel processo sulle Carmelitane di Compiègne e Luisa di Borbone-Francia.
  29. ^ La carmelitana ha precisato:

    «Mi ha chiesto di scrivere spontaneamente ciò che mi si presentasse al "pensiero"; non è dunque la mia vita propriamente detta che mi accingo a scrivere, ma i miei "pensieri" sulle grazie che il buon Dio s'è degnato accordarmi.»

  30. ^ Su questo aspetto particolare della poliedrica personalità di Teresa: Giuseppe Fasoli, Santa Teresa di Lisieux, autrice, regista, attrice (Studi cattolici nº 40, 1996)
  31. ^ Durante le prove di questa rappresentazione teatrale, Teresa, nei panni della protagonista, rischiò di farne la stessa fine: per fortuna le fiamme vennero ben presto domate.
Fonti
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  5. ^ Sito ufficiale del santuario di Lisieux
  6. ^ La vita interiore della coppia nell'archivio del Carmelo di Lisieux.
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  8. ^ Thérèse, p. 79, Manoscritto A
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  14. ^ Il mio nome è scritto in cielo, su fabiociardi.blogspot.com. URL consultato il 28 ottobre 2023.
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Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Testi utilizzati in voce

Studi biografici

Repertori bibliografici

Riviste di studi teresiani

  • Vie thérésienne, supplemento trimestrale della rivista mensile Thérèse de Lisieux, originariamente intitolata Les Annales.
  • Santa Teresa del Bambino Gesù e la sua pioggia di rose, rivista mensile pubblicata a Verona dai padri Carmelitani Scalzi.

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