Sangiaccato di Vučitrn

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Sangiaccato di Vučitrn
Vulçitrin sancağı
Sanxhaku i Vuçitërnit
Вучитрнски санџак
Informazioni generali
CapoluogoVučitrn
Dipendente daBandiera dell'Impero ottomano Impero ottomano
Amministrazione
Forma amministrativaSangiaccato
Evoluzione storica
Inizio1459
CausaIstituzione
Fine1864
CausaAbolizione
Preceduto da Succeduto da
Despotato di Serbia Bandiera dell'Impero ottomano Sangiaccato di Pristina

Il sangiaccato di Vučitrn[1][2] (in turco Vulçitrin sancağı; in albanese Sanxhaku i Vuçiternës/Vushtrrisë; in serbo Вучитрнски санџак?, Vučitrnski sandžak), noto anche come pascialato di Pristina (in serbo Приштински пашалук?/Prištinski pašaluk), era un sangiaccato dell'Impero ottomano in Rumelia (Balcani), nell'attuale Kosovo. Prende il nome dal suo centro amministrativo, Vučitrn.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Vučitrn fu conquistata dagli ottomani nel 1455, e rimase sotto il controllo del governatore del Skopsko Krajište (terra di confine di Skopje) fino alla definitiva annessione del Despotato serbo nel 1459.[3] I primi documenti ottomani includono il territorio del sangiaccato come Vilayet-i Vlk (Vilayet di Vuk), in riferimento a Vuk Branković.

Secondo i defter ottomani del 1525-1561 il sangiaccato di Vučitrn comprendeva le seguenti città: Vučitrn, Priština, Janjevo, Novo Brdo, Belasica, Belo Brdo, Koporići, Trepča e Donja Trepča.[4] Nel 1459-1826 fece parte dell'Eyalet di Rumelia, tranne per un breve periodo dopo il 1541 quando fu inclusa nel Eyalet di Budin di nuova costituzione.[5] Per un breve tempo fece anche parte dell'Eyalet di Temeșvar prima di ripassare all'Eyalet di Rumelia.

I documenti contemporanei come il defter del 1566-1567 del sangiaccato mostrano che circa 1000 villaggi della regione erano per lo più abitati da cristiani, con i musulmani che comprendevano quarantasei famiglie in comunità non compatte ma sparse in trenta villaggi.[6] Come nella vicina Pristina, il tasso di conversione degli slavi ortodossi all'Islam era basso. Il viaggiatore ottomano Evliya Çelebi visitò la capitale del sangiaccato nel 1660 e osservò che la popolazione parlava "albanese e turco, ma non bosniaco".[7] Secondo fonti ottomane, il sangiaccato era abitato da albanesi, valacchi, slavi, turchi, zingari e altre popoli di confessione musulmana, ortodossa e cattolica.[8] Tra i cristiani esisteva anche una comunità cattolica, come testimonia un punto di riferimento locale noto come "cimitero latino" (in albanese varrezat latine).[9]

Nel 1717, durante la guerra austro-turca, scoppiò una rivolta sollevata dalla rayah serba che fu brutalmente soppressa.[10]

Nel 1864, durante le riforme amministrative dell'epoca, fu retrocessa a kaza del nuovo sangiaccato di Pristina.[11]

Economia[modifica | modifica wikitesto]

A questo sangiaccato apparteneva un gruppo di miniere sul monte Kopaonik insieme a quelle di Novo Brdo e Janjevo.[12]

Governatori[modifica | modifica wikitesto]

  • Hussein Bey
  • Malik Pasha fl. 1807-1820s)
  • Yashar Pascià (fl. 1830-1836)

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Luciano Vaccaro, Storia religiosa dell'Islam nei Balcani, Centro ambrosiano, 2008, p. 114, ISBN 978-88-8025-668-7. URL consultato il 18 settembre 2021.
  2. ^ Studi veneziani, L.S. Olschki, 1982, p. 322. URL consultato il 18 settembre 2021.
  3. ^ (SR) Istorijski Glasnik, Društvo istoričara SR Srbije, 1955, p. 61.
    «...док је подручје Вучитрна остало и даље под влашћу скопског крајишника све до оснивања засебног Вучитрнског или Приштинског санџака. Када је пало Смедерево онда је Призренско-Крушевачки санџак, тзв. "Лазарева Србија" подељен на два санџака. Вучитрн и Приштина су издвојени из Скопског санџака у посебан Вучитрнски санџак»
  4. ^ (SR) Dimitrije Bogdanović e Radovan Samardžić, Knjiga o Kosovu: razgovori o Kosovu, Književne novine, 1990, p. 208.
    «Вучитрнски санџак обухватао је места: Вучитрн, Приштину, Јањево, Ново Брдо, Беласицу, Бело Брдо, Копори- ће, Трепчу и Доњу Трепчу)»
  5. ^ Godišnjak, Volume 4, Istorisko društvo Bosne i Hercegovine, 1954.
  6. ^ Noel Malcolm, Kosovo: a short history, Macmillan, 1998, p. 106, ISBN 9780333666128.
  7. ^ Noel Malcolm, The "Great Migration" of the Serbs from Kosovo (1690): History, Myth and Ideology, a cura di Eva Frantz, collana Albanische Geschichte: Stand und Perspektiven der Forschung, Oldenbourg Verlag, 2009, p. 230, ISBN 9783486589801.
  8. ^ Isuf Ahmeti; (2018) The Administrative System of Cities in Kosovo during the XVI-XVIII centuries p. 79; AAB College. N.1, Vol. 7, Pristina
  9. ^ Gaspër Gjini, Ipeshkvia Shkup-Prizren nëpër shekuj (PDF), Diocese of Skopje-Prizren, p. 83.
  10. ^ Dušan T. Bataković, Kosovo i Metohija u srpsko-arbanaškim odnosima, Priština, Jedinstvo, 1991, p. 25, ISBN 86-7019-071-0.
  11. ^ (SQ) Stefanaq Pollo; Kristaq Prifti (2002), Historia e popullit shqiptar në katër vëllime (in Albanian), II, Tiranë
  12. ^ Precious metals in the age of expansion: papers of the XIVth International Congress of the Historical Sciences, Klett-Cotta, 1981.
    «As for Serbia, we have data only on Novo Brdo, Janjevo and group of mines on Mount Kopaonik which, all together, belonged to the sanjak of Vucitrn»
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