Samira Kitman

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Samira Kitman (Kabul, 26 novembre 1990[1]) è un'artista afghana, calligrafa e miniaturista che risiede attualmente a Lancaster, nell'Inghilterra settentrionale[2].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

All'età di 8 anni, due anni dopo la caduta di Kabul, si è rifugiata in Pakistan insieme ai genitori. La famiglia è ritornata a Kabul solo nel 2003, alla liberazione del paese dai talebani.[3]

Ha studiato alla Turquoise Mountain, diplomandosi nel 2010,[1] per poi eseguire miniature afghane, lavori in ceramica e legno per la catena dei nuovi hotel a 5 stelle Anjum Hotel a La Mecca, frequentato da pellegrini benestanti. La commessa, del valore di 175.000 £, prevedeva la realizzazione di decorazioni per l'hotel: 6.000 versi coranici illuminati, 600 pezzi originali di calligrafia dipinti a mano e 8.000 stampe per le 1.700 camere. Kitman ho impiegato 15 donne calligrafe[4] (oppure 30 secondo altri fonti[3]) e 11 settimane per completare l'intricata scritta a inchiostro, con vortici di acquerello verde e oro[5].

Nel 2015 Kitman è stata eletta imprenditrice afghana dell'anno,[3], elogiata dal Principe Carlo. Alcune delle sue opere sono state esposte al Victoria and Albert Museum di Londra e allo Smithsonian a Washington[6].

Ha fondato Maftah-e Hunar, ente di beneficenza artistica che si era occupata dell'istruzione di ottanta giovani donne svantaggiate affinché diventassero artiste e potessero guadagnarsi da vivere. Nel 2016 è stata una donne afghane la cui biografia è stata inserita in We Are Afghan Women, un libro dell'ex first lady americana Laura Bush.[2]

Richiesta d'asilo[modifica | modifica wikitesto]

L'attività di Kitman ha attirato l'attenzione dei militanti del suo paese che, prendendola di mira, l'hanno obbligata a rifugiarsi all'estero, precisamente nel Regno Unito.[2] La sua domanda di asilo, presentata il 18 marzo 2017 è stata respinta dal Ministero dell'Interno, ma la decisione iniziale è stata annullata successivamente, una volta eletta imprenditrice afghana dell'anno e prima che lei presentasse ricorso. "Loro [il Ministero dell'Interno] hanno informato che, dopo aver esaminato la decisione che avevano preso, non si erano resi conto della portata del profilo di Samira, in Afghanistan e a livello internazionale, e che a causa di questo suo profilo sarebbe stata a rischio" è stata la dichiarazione rilasciata davanti ai media dal suo legale.[2]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Laura Bush, We Are Afghan Women: Voices of Hope, Simon and Schuster, 2016, ISBN 9781501120503.
  2. ^ a b c d Helen Pidd, From businesswoman of the year to £5 a day in a shared house, in The Guardian, 21 marzo 2017. URL consultato il 22 marzo 2017.
  3. ^ a b c 24yr-old Afghan woman wins the Best Woman Entrepreneur Award, in Wadsam, 15 marzo 2015. URL consultato il 22 marzo 2017.
  4. ^ Afghan Artisans win a prestigious commission in Mecca, su afghanistanembassy.org.uk, The embassy of the Islamic Republic of Afghanistan in London, 15 aprile 2014. URL consultato il 22 marzo 2017 (archiviato dall'url originale il 16 maggio 2017).
  5. ^ (EN) Rob Crilly, Afghanistan reclaims its heritage with some British help, in Telegraph.co.uk, Telegraph.co.uk, 23 febbraio 2014. URL consultato il 22 marzo 2017.
  6. ^ (EN) Helen Pidd, From businesswoman of the year to £5 a day in a shared house, in The Guardian, 21 marzo 2017.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]