Salghuridi
| Salghuridi | |
|---|---|
| Dati amministrativi | |
| Lingue ufficiali | persiano (letteraria)[1], lingue turche[2] |
| Capitale | Shiraz |
| Dipendente da | Impero selgiuchide, Dinastia anushtiginide, Ilkhanato |
| Politica | |
| Forma di Stato | Monarchia |
| Atabeg del Fars |
|
| Nascita | 1148 con Sunqur ibn Mawdud |
| Fine | 1282 con Abish Khatun |
| Territorio e popolazione | |
| Bacino geografico | Fars |
| Religione e società | |
| Religione di Stato | Islam sunnita |
| Evoluzione storica | |
| Succeduto da | Ilkhanato |
| Ora parte di | Iran |
I Salguridi (in persiano سلغُریان), conosciuti anche come Atabeg del Fars (in persiano اتابکان فارس), sono stati una dinastia persiana[3] di origine turcomanna appartenenti alla tribù dei salur.[4][5] Nel XIII secolo governarono la provincia iraniana del Fars, prima come vassalli dei Selgiuchidi e poi per conto dei re di Corasmia.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]La dinastia salghuride venne fondata da Sunqur nel 1148, il quale aveva fatto fortuna durante le ribellioni nel regno del sultano selgiuchide Mas'ud ibn Muhammad. In seguito i Salghuridi riuscirono a consolidare il loro potere nella Persia meridionale al punto di condurre una campagna contro i curdi e di entrare a far parte della successione dei selgiuchidi di Kerman,[6] considerando il figlio del sultano selgiuchide Malik-Shah III, Mahmud, come possibile pretendente al trono.[7] Occuparono brevemente Esfahan nel 1203-1204 e poi[5] sottrassero il Bahrein alla dinastia uyunide nel 1235.[8]
Sotto Sa'd I ibn Zangi, i Salghuridi vissero un momento di significativa prosperità, interrotta dal riconoscimento degli Scià di Corasmia come sovrani. Il poeta Saʿdi Shirazi dedicò i suoi Bustan e Il roseto a Sa'd I e Sa'd II.[6] Dopo la morte di Sa'd I, suo fratello Zangi ibn Mawdud prese il potere nel 1161. Tekele succedette a suo padre Zangi solo dopo aver sconfitto il figlio di Sunqur, Toghril.[5]
Durante gli ultimi anni di regno di Abu Bakr ibn Sa'd e Sa'd II, il Fars cadde sotto il dominio prima dei mongoli e in seguito dell'Ilkhanato di Hulegu. I mongoli concessero ad Abu Bakr il titolo di Qutlugh Khan. In seguito i Salghuridi non ebbero grande considerazione, finché alla figlia di Sa'd II, Abish Khatun, non fu conferito il titolo di Atabegate del Fars. Per un solo anno Abish fu l'unica donna a governare il Fars, dopodiché sposò Möngke Temür, undicesimo figlio di Hulegu.[5] Dopo la loro morte il Fars fu governato direttamente dall'Ilkhanato.[6]
Cultura
[modifica | modifica wikitesto]Durante il XIII secolo i Salghuridi si fecero promotori di artisti e intellettuali come Qadi al-Baydawi, Quṭb al-Dīn Shīrāzī, Saʿdi Shirazi e lo storico Wassaf.[5] I membri della dinastia rivendicavano le loro identità persiana e islamica, in parte attraverso i loro legami con ciò che restava dell'Impero achemenide preislamico (550-330 a.C.).[9] Sotto di loro Shiraz divenne un rinomato centro per la cultura persiana.[10]
Lista degli Atabeg del Fars
[modifica | modifica wikitesto]- Sunqur ibn Mawdud (1148–1161)
- Zangi ibn Mawdud (1161–1178)
- Tekele ibn Zangi (1178–1198)
- Sa'd I ibn Zangi (1198-1226)
- Abu Bakr ibn Sa'd (1226-1260)
- Sa'd II (1260–1260)
- Muhammad I ibn Sa'd (1260-1262)
- Muhammad II ibn Salghur (1263)
- Saljuk Shah ibn Salghur (1263)
- Abish Khatun (1263–1282)
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Katouzian, p. 128.
- ^ Khanbaghi, p. 205.
- ^ de Nicola 2020, p. 281.
- ^ (EN) B. Spuler, ATĀBAKĀN-E FĀRS, su Encyclopaedia Iranica, 5 ottobre 2016. URL consultato il 22 settembre 2025.
- ^ a b c d e (EN) Bosworth, C.E., Salg̲h̲urids, su Encyclopaedia of Islam New Edition Online, 2012. URL consultato il 22 settembre 2025.
- ^ a b c Bosworth 1996, p. 207.
- ^ Bosworth 1968, p. 169.
- ^ Larsen, p. 66.
- ^ Kamola 2019, p. 69.
- ^ Darling 2013, p. 101.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) C. E. Bosworth, The Cambridge History of Iran, Volume 5: The Saljuq and Mongol periods, Cambridge University Press, 1968, pp. 1–202, ISBN 978-0-521-06936-6.
- (EN) C. E. Bosworth, The New Islamic Dynasties: A Chronological and Genealogical Manual, Columbia University Press, 1996, ISBN 0-231-10714-5.
- (EN) Stefan Kamola, Making Mongol History Rashid al-Din and the Jamiʿ al-Tawarikh, Edinburgh University Press, 2019, ISBN 978-1474421423.
- (EN) Linda T. Darling, A History of Social Justice and Political Power in the Middle East: The Circle of Justice from Mesopotamia to Globalization, Routledge, 2013, ISBN 978-0415503624.
- (EN) Curtis E. Larsen, Life and Land Use on the Bahrain Islands: The Geoarchaeology of an Ancient Society, University of Chicago Press, 1984.
- (EN) Bruno de Nicola, Along the Silk Roads in Mongol Eurasia: Generals, Merchants, and Intellectuals, University of California Press, 2020, pp. 270–289, ISBN 978-0520298743.
- (EN) Homa Katouzian, Iranian History and Politics: The Dialectic of State and Society, Routledge, 2007, ISBN 978-0415297547.
- (EN) Aptin Khanbaghi, The Mongols' Middle East: Continuity and Transformation in Ilkhanid Iran, Brill, 2016, pp. 193–215, ISBN 978-9004311992.
Altri progetti
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Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Salghuridi, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- (EN) Salghuridi, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- (EN) Salghuridi, in Encyclopædia Iranica, Ehsan Yarshater Center, Columbia University.
