Sa'ud bin Faysal bin Abd al-Aziz Al Sa'ud

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Saʿūd bin Faysal bin ʿAbd al-ʿAzīz Āl Saʿūd
Principe dell'Arabia Saudita
Stemma
Stemma
Nome completoSaʿūd bin Faysal bin ʿAbd al-ʿAzīz Āl Saʿūd
NascitaTa'if, 2 gennaio 1940
MorteLos Angeles, 9 luglio 2015 (75 anni)
SepolturaCimitero al-Adl, 12 luglio 2015
DinastiaDinastia Saudita
PadreFaysal dell'Arabia Saudita
MadreIffat Al-Thunayan
ConsorteJawhara bint Abd Allah bin Abd al-Rahman Al Sa'ud
FigliPrincipe Muhammad
Principe Khalid
Principe Fahd
Principessa Haifa
Principessa Lina
Principessa Rim
ReligioneIslam sunnita
Saʿūd bin Faysal bin ʿAbd al-ʿAzīz Āl Saʿūd

Ministro degli Affari Esteri
Durata mandato13 ottobre 1975 –
29 aprile 2015
MonarcaRe Khālid
Re Fahd
Re ʿAbd Allāh
Re Salman
ViceʿAbd al-ʿAzīz bin ʿAbd Allāh Āl Saʿūd
PredecessoreFayṣal bin ʿAbd al-ʿAzīz Āl Saʿūd
SuccessoreAdel al-Jubeir

Ministro del Petrolio e delle Risorse Minerarie
Durata mandato1971 –
13 ottobre 1975
MonarcaRe Fayṣal
Re Khālid
Predecessore?
Successore?

Dati generali
UniversitàHun School of Princeton
Università di Princeton

Saʿūd b. Faysal bin ʿAbd al-ʿAzīz (in arabo سعود بن فيصل بن عبد العزيز آل سعود?; Ta'if, 2 gennaio 1940Los Angeles, 9 luglio 2015) è stato un principe e politico saudita.

Primi anni vita, formazione e carriera iniziale[modifica | modifica wikitesto]

Sa'ud bin Faysal è nato a Ta'if il 2 gennaio 1940.[1][2] Era il secondo figlio di re Faysal e Iffat Al-Thunayan[3][4] e fratello germano dei principi Mohammed e Turki e delle principesse Lolowah, Sara e Haifa.[5] Ha frequentato la Hun School di Princeton[6] e nel 1964 o nel 1965 ha conseguito un Bachelor of Arts in economia presso l'Università di Princeton.[7][8]

Tornato in patria è diventato consulente economico del ministero del petrolio.[7] Nel 1966, è trasferito nell'ufficio di organizzazione generale per le risorse petrolifere e minerarie (Petromin).[7] Nel febbraio del 1970, è diventato vice-governatore di Petromin per gli affari di pianificazione.[7] Ha fatto parte anche dell'Alto comitato di coordinamento.[7] Nel 1971, è diventato vice ministro del petrolio.[7][9]

Ministro degli Affari Esteri[modifica | modifica wikitesto]

Il 13 ottobre 1975 è stato nominato ministro degli affari esteri.[9] Lascia l'incarico il 29 aprile 2015 per motivi di salute e viene sostituito da Adel al-Jubeir, ambasciatore negli Stati Uniti. Fino alla morte, avvenuta pochi mesi dopo, è rimasto Ministro di Stato, membro del Gabinetto, consigliere ed inviato speciale del re e supervisore per gli affari esteri.[10]

Cronologia[modifica | modifica wikitesto]

Attualmente detiene il record di essere stato il ministro degli esteri rimasto in carica più a lungo nel mondo.[9] Egli era ben considerato nella comunità diplomatica[11] e parlava sette lingue.[11]

Nel maggio 1985, ha ufficialmente visitato l'Iran concentrando le discussioni sul pellegrinaggio annuale dei cittadini iraniani a La Mecca.[12] Lo stesso anno ha cercato di sensibilizzare il Regno Unito sulle attività sovietiche nel Corno d'Africa.[3]

Il principe Saʿūd con la Condoleezza Rice il 23 settembre 2007.

Ha chiesto a Condoleezza Rice di concentrarsi su "questioni chiave e sostanziali" del conflitto israelo-palestinese.[13]

Nel 2004, ha dichiarato che l'Arabia Saudita vorrebbe ridurre la sua dipendenza dagli accordi di sicurezza e difesa dominati dagli Stati Uniti.[14] Nel luglio dello stesso anno, ha sostenuto che la vera fonte dei problemi in Medio Oriente non erano i musulmani, ma "l'ingiustizia e la privazione inflitte alla regione".[15] Nel mese di agosto 2007, ha respinto le accuse che affermavano che gruppi di terroristi sauditi si stavano trasferendo in Iraq dicendo che semmai avveniva l'esatto contrario.[16][17]

Il 10 marzo 2006, si è incontrato con i leader di Hamas a Riyad[18] e nel luglio dello stesso anno, ha esortato il presidente statunitense George W. Bush a chiedere un cessate il fuoco dei bombardamenti in Libano.[19]

Nel gennaio 2008, ha sostenuto le elezioni parlamentari in Pakistan, indicando che il paese non ha bisogno di "palesi interferenze esterne" per risolvere i problemi di divisione politica. Ha lodato Nawaz Sharif come candidato bipartisan stabile.[20]

Nel febbraio 2010, dopo un incontro con il generale Jones, ha affermato che era necessario fare una distinzione tra amici e nemici in Pakistan, piuttosto che usare un'azione militare indiscriminata. Ha anche insistito sul fatto che l'esercito del Pakistan dovrebbe mantenere la sua credibilità.[21] Nel novembre del 2010, ha guidato la delegazione saudita al vertice del G20.[22]

Nel gennaio 2011, ha lasciato il gruppo di mediazione che mirava a reintegrare un governo stabile in Libano.[23] Nel marzo dello stesso anno, si è recato in Europa per cercare sostegno all'intervento dell'Arabia Saudita in Bahrein.[24]

Il principe nel 2012.

Dopo un forum del Consiglio di cooperazione del Golfo con gli Stati Uniti, avvenuto presso la segreteria del consiglio a Riyad il 31 marzo 2012, ha affermato che era un "dovere" armare l'opposizione siriana e aiutarli a difendersi contro la sanguinosa repressione delle forze fedeli al presidente Bashar al-Assad.[25] Commentando la fragile situazione della sicurezza, il principe Sa'ud ha osservato: "Una delle cause più importanti è la continuazione del conflitto irrisolto, nonché il proseguimento della politica di aggressione israeliana contro i palestinesi. Abbiamo discusso, nell'incontro, di molti problemi, in particolare dell'atroce massacro contro il popolo siriano. Abbiamo anche discusso degli ultimi sviluppi nello Yemen e passato in rassegna gli sviluppi complessivi e la situazione politica nella regione del Golfo, del Medio Oriente e del Nord Africa, così come le loro ripercussioni sulla sicurezza e la stabilità nella regione e nel mondo".[26]

Rapporti con Iran e Libano[modifica | modifica wikitesto]

Il principe Sa'ud ha affermato che piuttosto che un'azione militare contro l'Iran, fossero necessarie sanzioni più severe, come divieti di viaggio e ulteriori restrizioni sui prestiti bancari.[27] Egli ha dichiarato che la politica estera e la diplomazia hanno inclinato il potere dell'Iran.[28] Ha anche paragonato l'influenza iraniana sull'Iraq con l'influenza dello stesso paese sul Libano.[13] Ha lodato gli sviluppi positivi dell'Iran sugli Hezbollah nel porre fine alle proteste di piazza.[13]

All'inizio del 2011, ha espresso il timore circa la pericolosa instabilità in Libano dopo la caduta del governo di Saad Hariri. Egli ha anche affermato che la capacità del Libano di stabilire una convivenza pacifica con tanti gruppi differenti può essere una perdita significativa nel mondo arabo, se la nazione non fosse riuscita a creare un governo.[23]

Il principe Sa'ud (a sinistra) si incontra con il presidente russo Vladimir Putin il 14 febbraio 2008.

Nel maggio 2014 è stato riferito che il principe Sa'ud aveva invitato il ministro degli esteri iraniano Mohammad Javad Zarif a visitare Riyad, rompendo il ghiaccio in uno dei rapporti più ostili del Medio Oriente e in vista dei colloqui chiave sul programma nucleare iraniano a Vienna. Parlando ai giornalisti nella capitale saudita, il principe ha detto che il regno è pronto ad ospitare il ministro iraniano, "ogni volta che lo ritiene opportuno", e ha indicato che Riyad era disposta ad avviare negoziati con la sua nemesi sulle molte questioni dei combustibili che li dividono.[29]

Altre attività governative[modifica | modifica wikitesto]

A partire dal 1998, sotto il regno di re Fahd, il principe Sa'ud e il principe ereditario Abd Allah hanno gestito il settore energetico attraverso un comitato di tecnocrati e principi.[30] Più in particolare, il principe Sa'ud nel settembre 1999 è stato nominato presidente del comitato di progettazione della Saudi Aramco.[31]

Il 20 novembre del 2009, re Abd Allah ha nominato Sa'ud presidente dell'influente Consiglio economico supremo dell'Arabia Saudita.[32][33] È stato anche membro del consiglio militare.[34]

Influenza[modifica | modifica wikitesto]

La politica estera saudita è progettata dal sovrano, non dal ministro degli affari esteri.[3] Il principe Sa'ud ha lavorato in stretto contatto con tutti i regnanti della sua lunga carriera.

Il principe era fermamente anti-sovietico e nazionalista arabo.[3] È stato più resistente sulle proposte di re Fahd riguardo ai rapporti con Israele.[3] Ha deplorato il fatto che taluni hanno affermato che la sua eredità potrebbe essere caratterizzata "più da profonda delusione che dal successo". Si è pentito per il fatto di appartenere ad una generazione di leader che non sono riusciti a creare uno Stato palestinese.[11] Ha incoraggiato gli iracheni a difendere la sovranità del loro paese.[35]

Se i suoi rapporti con re Fahd erano tesi,[3] quelli con re Abd Allah erano molto buoni, era infatti uno dei più stretti alleati del sovrano.[36] È stato uno dei funzionari sauditi che hanno lavorato per migliorare l'immagine internazionale del regno e per mantenere il suo forte legame con il Stati Uniti dopo gli attacchi dell'11 settembre.[37][38]

Poco dopo la morte di re Abd Allah, è stato sostituito nel ruolo ministeriale con un cittadino comune più giovane, Adel al-Jubeir, fino a quel momento ambasciatore negli Stati Uniti.[36][39]

Vita personale[modifica | modifica wikitesto]

Il principe Sa'ud era sposato con la cugina Jawhara bint Abd Allah bin Abdul-Rahman,[8] e insieme hanno avuto tre figli e tre figlie.[1][3][40] Una di esse, Haifa è sposata con il principe Sultan bin Salman,[41] primo astronauta di sangue reale e primo astronauta arabo. Il principe Sa'ud risiedeva a Gedda.[13] A differenza di altri membri della casa reale, ha spesso parlato pubblicamente e interagito con i giornalisti.[42] Il principe Sa'ud parlava un ottimo inglese e amava giocare a tennis.[3]

Ruolo sociale[modifica | modifica wikitesto]

Il principe era molto coinvolto nella filantropia. È stato uno dei membri fondatori della Fondazione Re Faysal e presidente dei consigli di amministrazione della Scuola Re Faysal e dell'Università Alfaisal. È stato membro della Società per i bambini disabili e della Società di Medina per il welfare e i servizi sociali.[43]

Malattia, morte e funerale[modifica | modifica wikitesto]

Il principe Sa'ud soffriva di gravi problemi alla schiena causati dalla malattia di Parkinson.[42] Ha subito un primo intervento chirurgico negli Stati Uniti.[42] Il suo aspetto fisico col passare del tempo ha mostrato segni di deterioramento, in particolare nella difficoltà di stare in piedi.[42] In data 11 agosto 2012, ha subito un intervento chirurgico per rimuovere un blocco "semplice" nell'intestino causato da un intervento chirurgico precedente.[44] L'operazione è stata effettuata presso l'Ospedale Specialistico di Gedda.[45] Il principe è andato a Los Angeles dopo aver lasciato l'ospedale il 6 settembre 2012. Il ministero ha annunciato che sarebbe rimasto lì per un po'.[46] Il 25 gennaio 2015, negli Stati Uniti, ha subito un intervento alla colonna vertebrale conclusosi con successo.[47] Nel marzo 2015 è stato fotografato con un deambulatore.[48] Con l'età, Sa'ud ha affrontato molti problemi di salute, in particolare un mal di schiena cronico a cui ha cercato di rimediare con vari interventi chirurgici.[49]

Il principe Sa'ud è morto a Los Angeles il 9 luglio 2015 all'età di 75 anni.[50][51]

Le preghiere funebri, guidate da re Salman, si sono tenute il 12 luglio nella Grande Moschea di La Mecca dopo la preghiera della sera. Il suo corpo è stato poi sepolto nel cimitero al-Adl della città.[52]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Onorificenze straniere[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine di Isabella la Cattolica (Spagna) - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine al Merito Civile (Spagna) - nastrino per uniforme ordinaria
Commendatore dell'Ordine del Difensore del Reame (Malesia) - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Saudi Arabia King Fahd bin Abdulaziz[collegamento interrotto], Int'l Business Publications, 1º gennaio 2005, p. 94, ISBN 978-0-7397-2740-9. URL consultato il 10 marzo 2013.
  2. ^ Prince Saud bin Faisal bin Abdulaziz, su saudalfaisal.com, Saud Al Faisal. URL consultato il 21 luglio 2013.
  3. ^ a b c d e f g h Briefing (PDF), in The Guardian, 25 settembre 1985. URL consultato il 13 ottobre 2012.
  4. ^ Winberg Chai, Saudi Arabia: A Modern Reader, University Press, 22 settembre 2005, p. 193, ISBN 978-0-88093-859-4. URL consultato il 26 febbraio 2013.
  5. ^ Bahgat Korany e Ali E. Hillal Dessouki, The Foreign Policies of Arab States: The Challenge of Globalization, American Univ in Cairo Press, 1º gennaio 2010, p. 369, ISBN 978-977-416-360-9. URL consultato il 14 settembre 2013.
  6. ^ Thomas, Katrina. "America as Alma Mater" Archiviato il 5 novembre 2013 in Internet Archive., Saudi Aramco World, May/June 1979. Retrieved 27 January 2011. "Prince Sa'ud, the fourth son, also went to Hun School and Princeton."
  7. ^ a b c d e f Saudi-European Relations: Towards a Reliable Partnership (PDF), su saudiembassy.net, European Policy Centre. URL consultato il 31 dicembre 2012 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  8. ^ a b Nick Luddington, King Faisal's eight sons, in Lewiston Evening Journal, Jeddah, AP, 5 aprile 1975. URL consultato il 26 febbraio 2013.
  9. ^ a b c New Saudi Arabia King Picks Deputy Premiers, in Sarasota Herald-Tribune, UPI, 30 marzo 1975. URL consultato il 3 agosto 2012.
  10. ^ Saudi king replaces crown prince in cabinet reshuffle, in Al Jazeera, 29 aprile 2015. URL consultato il 29 aprile 2015.
  11. ^ a b c Michael Slackman, A Legacy of Regret for a Saudi Diplomat, in The New York Times, 17 dicembre 2009.
  12. ^ Gary G. Sick, Iran's Quest for Superpower Status, in Foreign Affairs, Spring 1987. URL consultato il 28 luglio 2013.
  13. ^ a b c d James C. Oberwetter, APHSCT Townsend February 6 meeting with foreign minister Prince Saud Al Faisal, in WikiLeaks, 24 febbraio 2007, Template:Cablegate. URL consultato il 2 gennaio 2011 (archiviato dall'url originale il 2 gennaio 2011).
  14. ^ Wenran Jiang, China's Growing Energy Relations (PDF), in Chine Brief, vol. 12, n. 14, 11 luglio 2007, pp. 12–15. URL consultato il 15 aprile 2012.
  15. ^ Prince Saud Al Faisal e Peter G. Peterson, The United States and Saudi Arabia: A Relationship Threatened by Misconceptions, su Council on Foreign Relations. URL consultato il 25 maggio 2011.
  16. ^ Iraq: Regional Perspectives and U.S. Policy (PDF), su fpc.state.gov. URL consultato il 25 maggio 2011.
  17. ^ Saudi Arabia slams UN double standard, su Coastal Digest, 28 settembre 2010. URL consultato il 25 maggio 2011.
  18. ^ Mahjoob Zweiri, The Hamas Victory: shifting sands or major earthquake? (PDF), in Third World Quarterly, vol. 27, n. 4, 2006, pp. 675–687, DOI:10.1080/01436590600720876. URL consultato il 14 dicembre 2012.
  19. ^ Abramowitz, Michael, and Robin Wright.Saudi Arabia Asks U.S. to Intervene in Lebanon. The Washington Post, 24 July 2006. Retrieved 29 May 2011.
  20. ^ Ford Fraker, Saudi Foreign Minister on the situation in Pakistan, in WikiLeaks, 2 gennaio 2008, Template:Cablegate. URL consultato il 2 gennaio 2011 (archiviato dall'url originale il 2 gennaio 2011).
  21. ^ Scenesetter for special representative Ambassador Holbrooke's February 15–16 visit to Riyadh, in WikiLeaks, 12 febbraio 2010, Template:Cablegate. URL consultato il 2 gennaio 2011 (archiviato dall'url originale il 2 gennaio 2011).
  22. ^ Prince Saud leads Saudi delegation to G-20 Summit, su Saudi Embassy, 11 novembre 2010. URL consultato il 25 maggio 2011.
  23. ^ a b Saudis give up on Lebanon mediation talks, in CNN, 19 gennaio 2011.
  24. ^ Matthew Rosenberg, Jay Solomon e Margaret Coker, Saudi Bid to Curb Iran Worries U.S., in The Wall Street Journal, 27 maggio 2011. URL consultato il 31 dicembre 2012.
  25. ^ Saudi foreign minister says supporting Syrian opposition is a 'duty', in Al Arabiya, 31 marzo 2012. URL consultato il 31 marzo 2012 (archiviato dall'url originale il 31 marzo 2012).
  26. ^ Arming Syrian opposition is a duty, says Prince Saud, in Saudi Gazette, 1º aprile 2012. URL consultato il 2 agosto 2012 (archiviato dall'url originale il 7 aprile 2012).
  27. ^ Mike Vilensky, WikiLeaks: Saudi King Abdullah Encouraged U.S. to Attack Iran; Chinese Politburo Hacked Into Google – Daily Intel, su NY Mag. URL consultato il 25 maggio 2011.
  28. ^ James Smith, Scenesetter for Secretary Clinton's Feb 15–16 visit to Saudi Arabia, in WikiLeaks, 11 febbraio 2010, Template:Cablegate. URL consultato il 2 gennaio 2011 (archiviato dall'url originale il 2 gennaio 2011).
  29. ^ In thaw, Saudi Arabia extends invitation to Iran, su Washington Post. URL consultato il 5 marzo 2015.
  30. ^ J. F. Seznec, Stirrings in Saudi Arabia (PDF), in Journal of Democracy, vol. 13, n. 4, October 2002, pp. 33–40, DOI:10.1353/jod.2002.0080. URL consultato l'8 aprile 2012.
  31. ^ David G. Victor, David R. Hults e Mark C. Thurber, Oil and Governance: State-Owned Enterprises and the World Energy Supply, Cambridge University Press, 8 dicembre 2011, p. 184, ISBN 978-1-107-00442-9. URL consultato il 31 dicembre 2012.
  32. ^ Anne-Beatrice Clasmann, Discreetly, Saudis speculate about the throne succession, in M&C News, 20 novembre 2009. URL consultato il 29 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 21 settembre 2013).
  33. ^ Royal Decree to add Prince Saud Al Faisal, Prince Mohammed bin Naif, su Kingdom of Saudi Arabia Supreme Economic Council, 16 novembre 2009. URL consultato il 29 aprile 2012.
  34. ^ Saudi Authority to monitor audiovisual media, in MEFAFN, Arab News, 4 settembre 2012. URL consultato il 4 settembre 2012 (archiviato dall'url originale il 14 agosto 2014).
  35. ^ No politics for Ben Ali in Kingdom, in Arab News, 19 gennaio 2011. URL consultato il 23 luglio 2013.
  36. ^ a b Angus MacDowall, NEWSMAKER-Saudi veteran foreign minister Prince Saud al-Faisal, Reuters, 29 aprile 2015. URL consultato il 10 luglio 2015 (archiviato dall'url originale l'11 luglio 2015).
  37. ^ Saudi Arabia's veteran foreign minister Prince Saud al-Faisal dies, Al-Araby, 10 luglio 2015. URL consultato il 10 luglio 2015.
  38. ^ Saudi Arabia in the Balance: Political Economy, Society, Foreign Affairs (2006), ed. by Paul Aarts and Gerd Nonneman
  39. ^ Ed Adamczyk, Saudi king shakes up ministries, line of succession, United Press International, 29 aprile 2015. URL consultato il 10 luglio 2015.
  40. ^ About Ministry, su mofa.gov.sa, Ministry of Foreign Affairs. URL consultato il 3 novembre 2012.
  41. ^ Family Tree of Saud bin Faisal, su Datarabia. URL consultato il 30 marzo 2012.
  42. ^ a b c d Simon Henderson, Foreign Policy: A Prince's Mysterious Disappearance, su NPR. URL consultato il 25 maggio 2011.
  43. ^ Saudi Arabia: HRH Prince Saud Al Faisal bin Abdulaziz Al Saud, su American Bedu. URL consultato il 31 marzo 2012.
  44. ^ Sara Anablawi, Saudi's foreign minister undergoes abdominal surgery, in Arabian Business, 12 agosto 2012. URL consultato il 5 settembre 2012.
  45. ^ King Visits Prince Saud Al Faisal, in Saudi Press Agency, 19 agosto 2012. URL consultato il 20 agosto 2012 (archiviato dall'url originale il 5 febbraio 2015).
  46. ^ Saudi Arabia: Foreign minister recovering from abdominal surgery in his Los Angeles home, in The Washington Post, AP, 10 settembre 2012. URL consultato il 10 settembre 2012 (archiviato dall'url originale il 15 dicembre 2018).
  47. ^ الديوان الملكي: نجاح عملية أجراها سعود الفيصل, in Al Arabiya, 25 gennaio 2015. URL consultato il 25 gennaio 2015.
  48. ^ Saudi FM urges coalition to face ISIS challenge on the ground, su The Daily Star, 5 marzo 2015. URL consultato il 5 marzo 2015 (archiviato dall'url originale il 7 marzo 2015).
  49. ^ Former Saudi FM Prince Saud al-Faisal dies, in Al Jazeera, 9 luglio 2015. URL consultato il 10 luglio 2015.
  50. ^ Former Saudi Foreign Minister Prince Saud Al Faisal Dies, su Wall Street Journal. URL consultato il 9 luglio 2015.
  51. ^ Breaking: Saudi ex-Foreign Minister Saud Al Faisal dead at 75, in Gulf News, Reuters, AFP, 9 luglio 2015. URL consultato il 9 luglio 2015.
  52. ^ Teary farewell to Prince Saud, in Susris, 12 luglio 2014. URL consultato il 14 luglio 2015.
  53. ^ Bollettino Ufficiale di Stato
  54. ^ Bollettino Ufficiale di Stato
  55. ^ Elenco degli insigniti dell'anno 1982.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN298812721 · ISNI (EN0000 0004 0280 2293 · LCCN (ENn78059822 · GND (DE1053395841 · J9U (ENHE987007267543805171 · WorldCat Identities (ENlccn-n78059822