Ruffo di Calabria

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Ruffo di Calabria
OMNIA BENE
troncato: inchiavato d'argento e di nero, a tre conchiglie di rosso ordinate nel primo
Stato Regno di Napoli
Regno delle Due Sicilie
Regno d'Italia
Bandiera dell'Italia Italia
Titoli
FondatorePietro I, conte di Catanzaro
Fabrizio, VIII conte di Sinopoli, I principe di Scilla
Data di fondazioneX secolo
1578
Etniaitaliana
Rami cadetti
  • Ruffo di Catanzaro
  • Ruffo di Montalto
  • Ruffo di Sinopoli
    • Ruffo di Bagnara (estinto)
      • Ruffo della Scaletta
      • Ruffo di Castelcicala (estinto)
    • Ruffo de Laric o de La Ric (estinto)
      • Roux de Lamanon
      • Roux de Beauvezet (estinto)
    • Ruffo de Bonneval de La Fare
Stemma in pietra dei Ruffo di Calabria: castello Ruffo di Scilla (Reggio Calabria)
Motto: Omnia bene.
Blasonatura: Troncato, cuneato d'argento e di nero, il capo caricato di tre conchiglie al naturale

I Ruffo di Calabria[1] sono una delle famiglie della nobiltà italiana più antiche e blasonate, già annoverata tra le sette più grandi casate del Regno di Napoli[2].

Una discendente della famiglia è Paola, sesta regina dei Belgi, figlia di Fulco Ruffo di Calabria e consorte del sovrano Alberto II del Belgio.

Le origini[modifica | modifica wikitesto]

L'antichità delle origini della Magna Domus[3] dei Ruffo di Calabria è stata per lungo tempo argomento degli scritti di agiografi e genealogisti. Simone da Lentini, vescovo di Siracusa, nella seconda metà del XIII secolo così ne scriveva: «Rufa nobilissima et vetustissima familia, tempore romanae reipublicae magnopere vixit et usque ad meum tempus potentissime vivit»[4]. Giovanni Fiore, trattandone nel XVII, più compiutamente annotava: «ai Ruffo di Calabria si attribuiscono origini remote, come se il loro nome derivasse dal latino Rufo. I cronachisti narravano che i Ruffo e i Giuliani, sarebbero stati signori di vasti territori, tanto che circa il Mille "l'imperador di Costantinopoli, con esso loro collegatosi, ricuperò la Puglia e la Calabria". Altri li stimano di origine normanna: Filippo ed Errigo Ruffo, al servizio del Guiscardo, occuparono Terra d'Otranto e Basilicata»[5].

Per certo le fonti storiche attestano unanimemente il fatto che i Ruffo fossero già fiorenti in Calabria prima dell'anno Mille. Quanto alla presunta origine romana e alle fantasiose ricostruzioni genealogiche proposte, queste non possono che essere lette se non come una sorta di mito fondativo, una leggenda politicamente legittimante alla cui costruzione la famiglia non dovette essere, menandone gran vanto nel corso dei secoli successivi, del tutto estranea. Meno implausibile, come si vedrà, appare l'ipotesi dell'origine bizantina, per cui tuttavia valgono le stesse considerazioni espresse per la romana; quella dell'origine normanna, pur sempre su base congetturale, appare invece la più attendibile.

Ipotesi romana[modifica | modifica wikitesto]

Busto di Lucio Cornelio Silla.

Secondo questa suggestiva quanto fantasiosa ipotesi, basata esclusivamente sull'assonanza del nome e che rivendicava nientemeno che la parentela con Silla, i Ruffo sarebbero discesi dalla Gens Cornelia, e, in particolare, da un loro ramo, quello consolare dei Rufi, il cui capostipite eponimo sarebbe stato quel Cornelio Rufo che secondo i libri Sibillini propose l'istituzione dei ludi apollinares[6]. In questo senso, un non meglio identificato "Tamusio Tinga"[7] si spinse addirittura oltre, scrivendo che la famiglia aveva avuto principio in Ascanio Silvio, figlio di Enea, e precisamente dal suo terzogenito Rufus[8].

Certamente non può essere presa per prova dell'origine romana, né di un'antichissima conversione al cristianesimo, la vantata "parentela" e la particolare venerazione tributata dalla famiglia a san Rufo martire, terzo vescovo di Capua, vissuto nel I secolo[9].

Ipotesi bizantina[modifica | modifica wikitesto]

Alla pari della precedente, anche questa ipotesi genealogica non è suffragata da documentazione storica e può considerarsi nient'altro che una vulgata familiare. La presenza presso la corte imperiale di Bisanzio di personalità di rilievo, consoli e generali, dal cognome Rufus è però storicamente attestata. Gli antichi agiografi di Casa Ruffo, non particolarmente attendibili, ricordavano tra gli altri ascendenti:

  • Marcus Antonius Rufus I, vissuto nel IV secolo, probabilmente convertito al cristianesimo, già generale di Costanzo Cloro, combatté contro Massenzio alla Battaglia di Ponte Milvio a fianco di Costantino I che in segno di gratitudine avrebbe fatto della sua famiglia una delle più cospicue della rifondata Costantinopoli;
  • Lucius Rufus (figlio del precedente), vissuto nel IV secolo, fu ufficiale di Costantino II nella sfortunata campagna contro Costante I trovandovi la morte intorno al 340.
  • Lucius Antonius Rufus, vissuto nel V secolo, generale di Valentiniano III combatté contro il vandalo Genserico, l'armata romana di cui forse era comandante venne sconfitta nel 431.
  • Marcus Antonius Rufus II, vissuto nella seconda metà del VII secolo, generale distintosi in Macedonia, fedele all'imperatore Giustiniano II Rinotmeto venne rimosso dall'usurpatore al trono imperiale Leonzio e quindi assassinato intorno al 695.

Sempre in accordo alla tradizione familiare, nel corso dei secoli i Ruffo si sarebbero legati alle dinastie imperiali bizantine degli eracliani, degli isaurici e dei macedoni, che avrebbero loro affidato il governo della Calabria[10].

Ipotesi normanna[modifica | modifica wikitesto]

È certamente l'ipotesi più plausibile[11]; infatti, personaggi dal cognome Ruffus, o Rufus si trovano nell'XI e nel XII secolo, cioè nel periodo durante il quale i Ruffo sono per la prima volta storicamente attestati in Calabria, sia in Inghilterra che in Sicilia e nell'Italia meridionale. Va comunque notato che questa teoria potrebbe coesistere con la precedente, senza escluderla, ipotizzando un'origine normanno-bizantina della famiglia, mercenari vareghi e normanni sono infatti presenti a Costantinopoli fin dal IX secolo[12].

Attestazione storica[modifica | modifica wikitesto]

Le prime notizie storiche riguardanti la famiglia dei Ruffo di Calabria risalgono all'anno Mille, nella Chronica Monasterii Casinensis di Leone Ostiense si legge infatti della già menzionata alleanza tra l'imperatore d'Oriente e le famiglie Ruffo e Giuliani per recuperare la Calabria e la Puglia ai bizantini[13]. Circa un secolo più tardi figura un Pietro Ruffo, la cui nascita si fa risalire al 1118, creato cardinale da Papa Gelasio II, e si ha notizia di un Gervasio Ruffo, nominato nel 1125 strategoto di Messina[14] ed elevato da Ruggero II di Sicilia nel 1146 al rango di signore di Mizzillicar e Chabucas[15]. Un probabile discendente di quest'ultimo, ricordato come Ruggero de Gervasio, è nominato da Federico II vallectus camerae nel 1223[16], nello stesso periodo si ricorda un Serio Ruffo, gran maresciallo del regno, che prese parte alla scorta della salma dell'imperatore a Taranto.

Ruffo di Calabria conti di Catanzaro[modifica | modifica wikitesto]

La grande fortuna della famiglia iniziò certamente con il conte di Catanzaro, Pietro I[17][18] (m.1257), che fu cortigiano dell'imperatore Federico II e da questi nominato giustiziere, gran maresciallo del regno di Sicilia e balio[19] del figlio Corrado. Prive di fondamento, se non addirittura false ed atte solo a sminuirne la figura, appaiono le notizie contenute nella Historia de rebus gestis Frederici II imperatoris del cosiddetto Pseudo-Jamsilla, secondo cui Pietro I era di povere ed umili origini[20]. Nominato vicario in Sicilia e Calabria da Corrado IV, venne riconfermato in questi incarichi da Corradino, ma schieratosi apertamente contro Manfredi fu privato di tutti i suoi beni e costretto all'esilio, morendo assassinato dai partigiani dell'Hohenstaufen a Terracina.

La stessa parabola politica seguì Giordano[21], nipote di Pietro I; anch'egli funzionario del Regno di Sicilia sotto Federico II, dapprima castellano e poi maniscalco imperiale[22], abbandonò successivamente gli svevi per schierarsi dalla parte di papa Alessandro IV, ma caduto prigioniero della parte ghibellina venne prima accecato e quindi giustiziato.

Pietro II[23] (1230-1310), dopo aver trovato rifugio in Francia con parte della famiglia, si schierò con Carlo I d'Angiò riottenendone l'investitura della contea di Catanzaro[24] come compenso per aver tolto Amantea ai seguaci di Corradino di Svevia (1268), si distinse in seguito nella difesa di Catanzaro (1280-1281) durante la guerra del Vespro.

L'adesione al partito angioino procurò ai vari rami della famiglia Ruffo una grande potenza economica e notevole peso politico. Le interminabili guerre di successione che seguirono, prima tra angioini e durazzeschi e poi tra durazzeschi e aragonesi, videro ancora i Ruffo protagonisti, ma divisi tra i vari contendenti a seconda della convenienza del momento.

Esemplare in questo senso la figura dell'ultimo conte di Catanzaro, Niccolò (1359-1434)[25] che, come partigiano degli Angiò-Durazzo, si schierò con Carlo III di Napoli contro Luigi I d'Angiò. Nominato nel 1384 viceré delle Calabrie[26] dalla regina Margherita e amministratore vicario dei beni ecclesiastici in Calabria da papa Urbano VI, ottenne nel 1390 da Ladislao I di Napoli anche la corona di marchese di Crotone insieme a molti altri benefici. Nel 1399, perdonatagli una breve defezione a fianco di Luigi II d'Angiò, Ladislao confermerà Niccolò anche come viceré di Calabria, ciò nonostante questi prenderà di nuovo le parti degli Angiò-Valois ribellandosi, ma sul finire del 1404, dopo essersi asserragliato nella città di Crotone, verrà costretto all'esilio in Francia e spodestato di tutti i suoi beni[27]. Niccolò farà rientro in Calabria solo nel 1420 insieme a Luigi III d'Angiò riacquistando titoli e proprietà e venendo riconfermato marchese di Crotone. Durante la guerra tra angioini ed aragonesi, Niccolò consolidò e ampliò il proprio potere ora a scapito della parte avversa, ora a scapito della chiesa, ora a scapito degli stessi Angiò. Morì nel 1435 senza lasciare eredi maschi, di lui si ricordano due figlie: Giovannella, che sposò Antonio Colonna principe di Salerno e nipote di papa Martino V[28], ed Enrichetta, avventurosamente sposata ad Antonio Centelles conte di Calisano.

Ruffo di Calabria conti di Montalto e di Corigliano[modifica | modifica wikitesto]

Ramo collaterale iniziato con Giordano (+1345)[29] conte di Montalto, prozio del summenzionato Niccolò, continuato con il figlio Carlo (1311-1375), conte di Corigliano per parte di madre, proseguito fino a un secondo Carlo (+1414) che ebbe solo due figlie: Polissena, sposata in seconde nozze a Francesco Sforza duca di Milano, e Covella[30], moglie di Giovanni Antonio Marzano, duca di Sessa, da cui Marino, e successivamente di Carlo IV d'Angiò[31][32][33].

Ruffo di Calabria conti di Sinopoli e principi di Scilla[modifica | modifica wikitesto]

I Ruffo di Calabria si perpetuarono, tuttavia nel ramo dei signori di Sinopoli[34] di cui fu capostipite Fulco[35], anch'egli esponente di spicco della corte sveva e rimatore della scuola siciliana[36]. Suo nipote Guglielmo fu preferito da Roberto d'Angiò al fratello maggiore e insignito per primo del titolo comitale su Sinopoli nel 1333-1334.

Partigiani della casa di Angiò, i Ruffo parteciparono successivamente alla congiura dei baroni, pur senza tenervi una parte di rilievo, venendo perciò spodestati dagli aragonesi di buona parte dei loro averi che riottennero solo con la riduzione del Regno di Napoli a vicereame spagnolo. In questo periodo Paolo, settimo conte di Sinopoli, acquisì la signoria di Scilla, ma fu il suo successore Fabrizio ad ottenerne per primo l'investitura a principe nel 1578.

I successori furono nel tempo insigniti anche dei titoli di marchesi di Licodia, principi di Palazzolo, duchi di Guardia Lombardi, conti di Nicotera, marchesi di Panaghia, oltreché di feudi e signorie minori. Nel corso del Seicento si assiste però ad un arresto dell'impetuoso sviluppo del casato che aveva caratterizzato i secoli precedenti; l'interesse dei Ruffo in questo periodo sembra infatti focalizzato principalmente alla gestione dei possedimenti fondiari calabresi e siciliani, piuttosto che al conseguimento di un effettivo potere politico presso la corte.

Nel Settecento con l'introduzione del catasto onciario e i primi tentativi di eversione della feudalità da parte di Carlo di Borbone, il patrimonio dei Ruffo subirà un forte ridimensionamento. Sul finire del secolo spiccherà tuttavia la figura di Fulco Giordano Antonio[37] (1773-1852), consigliere di Stato e ministro degli affari esteri del Regno delle Due Sicilie, che come ambasciatore presso la corte dì Spagna trattò il matrimonio di Maria Cristina di Borbone, figlia di Francesco I, con il re Ferdinando VII, che lo insignì dell'Ordine del Toson d'Oro e lo nominò duca di Santa Cristina elevandolo al rango ereditario di Grande di Spagna di prima classe; nel 1832 ebbe inoltre l'incarico di scortare a Napoli la principessa Maria Cristina di Savoia che andava sposa a Ferdinando II delle Due Sicilie venendo per questo decorato del collare della Santissima Annunziata.

Fulco Ruffo di Calabria in divisa da pilota, con a fianco le insegne personali di combattimento

Fulco Salvatore[38] (1837-1875), non ebbe discendenza maschile, la figlia Eleonora Margherita (1861-1959), già titolare, per non lasciare estinguere la nobiltà dei Ruffo di Calabria, fece refuta[39] prima del matrimonio (1878) a favore di due zii paterni di una parte dei titoli mantenendo per sé quello dei principi di Scilla[40]: a Fulco Francesco di Paola[41], cui passava la linea primogenita, andarono i predicati nobiliari di principe di Palazzolo e marchese di Licodia; a Fulco Beniamino (1848-1901), sindaco di Napoli, il cui figlio Fulco sarà un asso dell'aviazione della prima guerra mondiale, quelli di duca di Guardia Lombarda e conte di Sinopoli. Il figlio Fulco, il 15 marzo 1928, ottenne il titolo di Principe Ruffo di Calabria ereditabile solo in linea maschile. Nel 1934 ,lo stesso Folco divenne Senatore del Regno.

Successivamente Umberto sposerà la cugina Isabella dei Marchesi Torrigiani e dei Principi di Scilla acquisendone, maritali nomine, i titoli e riacquistando alla linea primogenita quello dei principi di Scilla[42]; i due ebbero un solo figlio maschio, Francesco di Paola (1907-1975), che non ebbe discendenza maschile, alla sua morte quindi la linea primogenita passò a Fabrizio Beniamino[43] (1922-2005), in capo al quale si riunirono i titoli familiari che da lui furono trasmessi al figlio Fulco[44].

La regina Paola del Belgio nel 1967

Rami collaterali[modifica | modifica wikitesto]

  • Ruffo della Scaletta, ramo originato da quello di Bagnara nel XVII secolo da Antonio Ruffo (1610-1678), principi della Scaletta, principi della Floresta, baroni di Guidomandri, baroni di Monaco, Luponaro, San Giorgio, Cucco, Randé e Castellana e del Fegotto, signori di Giampilieri, Molino e Altolia, nobili patrizi di Messina.
  • Ruffo di Bagnara[45][46] ramo oggi estinto originato da quello di Sinopoli alla fine del XV secolo da Esaù Ruffo, baroni di San Lucido, duchi di Bagnara, duchi di Baranello, principi di Sant'Antimo, principi di Fiumara di Muro, principi di Motta San Giovanni, marchesi di Guardia, patrizi napoletani.
  • Ruffo di Castelcicala[47], ramo oggi estinto originato da quello di Bagnara nel XVII secolo da Fabrizio (1648-1720), baroni e poi principi di Castelcicala, patrizi napoletani.
  • Ruffo de Laric o de La Ric (già Roux de Laric), ramo francese oggi estinto originato da quello di Sinopoli nel XIV secolo da Carlo Ruffo[48], conti di Laric, marchesi di Courbons, baroni di Oze, patrizi napoletani.
  • Roux de Lamanon, ramo francese originato nel XV da quello di de Laric, cosignori di Lamanon e di Aurons.
  • Roux de Beauvezet, ramo francese oggi estinto originato nel XV da quello di de Laric, signori di Beauvezet.
  • Ruffo de Bonneval de La Fare (già Roux de Bonneval)[49], ramo francese, oggi belga, originato da quello di Sinopoli da Ruggero Ruffo[50] nel XIV secolo, signori di Bonneval, marchesi de La Fare, patrizi napoletani.

Castelli, Palazzi e Ville[modifica | modifica wikitesto]

Immagine Struttura Località Costruzione Appaltatore Note
Castello Ruffo di Scilla
Scilla, Calabria
XI secolo Roberto il Guiscardo Il castello costituisce il genius loci della cittadina di Scilla, circa 20 km a nord di Reggio Calabria, e sicuramente uno degli elementi più caratteristici e tipici del paesaggio dello Stretto e del circondario reggino. Il castello ospita inoltre uno dei fari della Marina Militare, il faro di Scilla.
Castello Ruffo di Amendolea
Amendolea, Calabria
XI secolo Il castello, oggi rudere, costituiva in epoca storica il confine tra Locri e Reggio.
Castello Santapau
Licodia Eubea, Sicilia
Medioevo Del castello fondato in epoca medievale, non rimangono che alcuni ruderi, a seguito del terremoto del 1693.
Castello di Scaletta Zanclea
Scaletta Zanclea, Sicilia
XIII secolo Federico II di Svevia Il castello è noto per alcune leggende su di essa riguardano Macalda di Scaletta.[51]
Castello ducale dei Ruffo
Bagnara Calabra, Calabria
XII secolo Ruggero II di Sicilia Al castello si perviene anche solcando il famoso Ponte di Caravilla, l'unico ponte in pietra al mondo ad essere attraversato per tre volte.
Castello Ruffo di Nicotera
Nicotera, Calabria
1764 Fulco Antonio Ruffo Il castello è sede del "Civico museo archeologico" e del "Centro per lo studio e la conservazione della civiltà contadina del Poro".
Palazzo Ruffo della Scaletta
Napoli, Campania
XVII/XIX secolo Tiberio Carafa/Ruffo della Scaletta Il palazzo è stato fino al 2012 sede del Goethe-Institut.
Palazzo Ruffo di Castelcicala
Napoli, Campania
XVII secolo Il palazzo è stata la casa del professor Gennaro Bellavista, il personaggio interpretato da Luciano De Crescenzo nei suoi due film Così parlò Bellavista e Il mistero di Bellavista.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Famiglia Ruffo di Calabria, su www.nobili-napoletani.it. URL consultato il 28 novembre 2021.
  2. ^ Le "Serenissime Sette Grandi Case del Regno di Napoli" comprendevano: Acquaviva, Celano, Evoli, Marzano, Molise, Ruffo, Sanseverino; estintesi le famiglie d'Evoli, Marzano e Molise, queste furono sostituite da quelle dei d'Aquino, del Balzo e Piccolomini (in merito si vedano: Archivio di Stato di Napoli scheda famiglia Sanseverino Archiviato il 24 dicembre 2013 in Internet Archive.; B. Filangieri di Candida Gonzaga, op.cit, ad voces; Spreti, op.cit, ad voces).
  3. ^ Ovvero "La Gran Casa", termine encomiastico adottato probabilmente in età spagnola con cui si era soliti riferirsi alla famiglia Ruffo (Imhoff, op.cit., p. 283).
  4. ^ Ovvero, "La nobilissima e antichissima famiglia Ruffo visse grandiosamente al tempo della repubblica romana e ancor oggi (fino al mio tempo) maestosamente vive" (riportato da Imhoff, op. cit., p. 283).
  5. ^ Fiore, op. cit, p. 603.
  6. ^ E che per tale ragione fu soprannominato Sibilla e fu il primo in seguito ad essere chiamato Silla per alterazione del nome (Sara Fattor, Scrittura Sibillina, I libri fatales della storia romana, Tesi di laurea, Trieste 2007, pp. 121-122, nota 326. Archiviato il 6 marzo 2016 in Internet Archive.)
  7. ^ Potrebbe, forse, trattarsi di Tanusius Geminus, storico citato da Svetonio di cui non ci è pervenuta l'opera; oppure, più probabilmente, di una falsa fonte citata in qualche testo antico alla maniera di Alfonso Ceccarelli.
  8. ^ Giovanni Ruffo, op. cit.
  9. ^ L'altare della cappella del palazzo Ruffo di Bagnara è a lui dedicato ed è pure ricordato nella chiesa di San Giuseppe dei Ruffi dove la Famiglia Ruffo di Bagnara deteneva un altare di patronato.
  10. ^ Non si dà conto, se non in nota, dei due matrimoni che, sempre secondo i genealogisti citati in bibliografia, avrebbero imparentato i Ruffo bizantini con due imperatori: nel IX secolo, Basilio I avrebbe sposato una tal Berenice Rufa e, nel XII, Andronico I Comneno una certa Yole, o Giovanna, figlia di un Giovanni Fulcono Ruffo governatore di Macedonia.
  11. ^ Di questa opinione è ad esempio Ernesto Pontieri (op. cit.); sulle origini normanne del casato scrisse anche il prelato Angelo Braschi, il futuro papa Pio VI, quand'era segretario del cardinale Tommaso Ruffo.
  12. ^ Tramontana, op. cit., p.91, nota 25.
  13. ^ Il MS. 276 (f. 310) della Biblioteca Angelica di Roma attesta inoltre un Ademaro Ruffo nel 1046.
  14. ^ Arena, op. cit., tav. XXVII; Giovanni Ruffo (op. cit.) considera il titolo affine di stratiota con cui Gervasio è altrove qualificato, come prova dell'origine bizantina della famiglia, Cfr. vedi oltre.
  15. ^ Il documento è conservato presso l'Archivio di Stato di Napoli ( Fondo Ruffo di Scilla, su patrimonio.archiviodistatonapoli.it. URL consultato il 16 ottobre 2022 (archiviato dall'url originale il 13 aprile 2013).); i due toponimi Mizzillicar e Chabucas, probabilmente di origine araba, siti nel territorio di Sciacca non sono identificati; stando a Giovanni Ruffo (Op.cit.) qui Gervasio è indicato col titolo di "stratiota".
  16. ^ Il privilegio, tradotto dal greco, è pubblicato da Paolucci (Op.cit p.38).
  17. ^ Così detto per distinguerlo da un suo omonimo discendente.
  18. ^ L'investitura a conte di Pietro I è tradizionalmente fatta risalire a Federico II, Pontieri (Op.cit.) la data invece al 1253 attribuendola a Corrado IV; l'appellativo "di Calabria" ed il diritto quasi sovrano di intitolare i propri atti con la formula Dei gratia Comes Catanzaris è attestato in una Bolla di papa Innocenzo IV dell'ottobre 1254 nella quale, riconferrnando a Pietro I Ruffo la concessione della contea di Catanzaro, si legge tra l'altro: «Tu ed i tuoi eredi terrete in perpetuo queste concessioni immediatamente dalla Chiesa Romana, non riconoscendo d'ora innanzi alcun signore superiore a voi al di fuori di essa» (Dal Reg..Vaticano 23 - CCCCXXXMIIII, 198 v. e 199 r.); è probabile che altri Ruffo avessero precedentemente ottenuto la corona comitale di Catanzaro, ma Pietro I resta il primo di cui si conservi memoria documentata, in ogni caso è certo che la famiglia detenesse da tempo sulla città una qualche forma di signoria.
  19. ^ Probabilmente nel significato di tutore piuttosto che di Balivo.
  20. ^ «Curiam ipsius Imperatoris federici pauper ingressus» (Nicolò Jamsilla, Op.cit. col. 547) ovvero «Pietro I entrò che era povero alla corte dell'imperator Federico»; l'Amari (Op.cit., p. 15), che altrove confonde Pietro I con Pietro II, rifacendosi all'anonimo autore dell'Historia ne diede questo ritratto: «Sedea viceré in Sicilia da molti anni, e governava sì le Calabrie, Pietro Rosso o Ruffo. L'Imperator Federigo, da vil familiare l'avea levato a' sommi gradi, com'avviene in corte ai più temerari e procaccianti»; è oggi acclarato che l'anonimo, forse identificabile nel notaio Goffredo da Cosenza giustiziato dagli angioini nel 1269, fosse un partigiano di Manfredi, il suo intento era innanzi tutto quello di fornire un resoconto ufficiale e legittimante quest'ultimo, motivo per cui Pietro I viene dipinto come un opportunista successivamente macchiatosi di fellonia ed alto tradimento.
  21. ^ Giordano è noto soprattutto per una pionieristica opera di mascalcia, la prima nell'occidente latino (Antonino De Stefano, Op.cit., p. 84), che fa di lui una sorta di proto-veterinario
  22. ^ Si noti come Il termine "maniscalco" sia etimologicamente legato alla parola maresciallo e come l'incarico ricoperto da Giordano seppur di grado inferiore possa confondersi con quello assunto da Pietro I.
  23. ^ Un nipote, o pronipote ex avo di Pietro I.
  24. ^ Per sé e per i propri eredi.
  25. ^ Altrimenti noto come Nicola.
  26. ^ Ovvero utriusque Calabriae, la Calabria Citeriore e la Calabria Ulteriore, le due unità amministrative in cui per lungo tempo fu suddivisa la regione moderna.
  27. ^ In parte incamerati dall'erario reale e in parte concessi ai fedeli di Ladislao, il marchesato di Crotone sarà dato in ricompensa a Pietro Paolo da Viterbo.
  28. ^ Questo matrimonio, visto il loro rango i R. non potevano sposare senza autorizzazione regia, servì a rinsaldare l'alleanza tra papa Martino V e la regina Giovanna II di Napoli.
  29. ^ Da non confondere con l'omonimo poeta contemporaneo di Pietro I.
  30. ^ Covella, cugina della regina Giovanna II che la teneva «cara quanto una figlia» (Fiore, Op.cit, p. 371), è ricordata dagli storici soprattutto per la parte avuta nell'uccisione di Sergianni Caracciolo (Fiore,Op.cit. p.559).
  31. ^ (FR) Godefroy de Montgrand, Nicolas Ruffo, marquis de Cotrone, comte de Catanzaro, quatorzième baron de Berre, en Provence: notice historique, Parigi, J. B. Dumounlin, 1878, p. 10, ISBN non esistente.
  32. ^ (FR) Louis Chasot de Nantigny, Suite des généalogies historiques des maisons souveraines, ecc., 1736, p. 296 (albero genealogico), ISBN non esistente.
  33. ^ (FR) Père Anselme de Sainte-Marie e Honoré Caille du Fourny, Histoire genealogique et chronologique de la maison royale de France, des grands officiers de la couronne et de la maison du roy, Parigi, Compagnie des Libraires, 1712, p. 117, ISBN non esistente.
  34. ^ Archivio di Stato di Napoli Scheda Storica sulla famiglia Ruffo di Calabria di Sinopoli e di Scilla, su patrimonio.archiviodistatonapoli.it. URL consultato il 16 ottobre 2022 (archiviato dall'url originale il 13 aprile 2013).
  35. ^ Altrimenti noto come Folco o Fulcone, figlio di Ruggero, uno dei figli di Pietro I oppure nipote ex avo di quest'ultimo, fratello o cugino di Giordano, ebbe Sinopoli in dote dalla moglie Margherita, figlia di un tal Carnelevario di Pavia.
  36. ^ Di Fulco ci è pervenuta una sola canzone, conservata nel Codice Vaticano 3793.
  37. ^ Tredicesimo conte di Sinopoli e sesto principe di Scilla.
  38. ^ Sedicesimo conte di Sinopoli, nono principe di Scilla.
  39. ^ Per refuta si intende il trasferimento o l'alienazione ad altri dei titoli nativi, concessi, riconosciuti, rinnovati o nei quali si è succeduti, fuori dell'ordine della successione diretta.
  40. ^ Titolo che maritali nomine passerà al marchese Raffaello Torriggiani, cfr. vedi oltre.
  41. ^ 1842-1906, contrammiraglio, Medaglia d'oro al valor militare, aiutante di campo di re Umberto I di Savoia.
  42. ^ Lui era figlio di Fulco Francesco di Paola, lei era figlia di Eleonora Margherita. Altri titoli, già dei Ruffo, rimasero ai Torrigiani tra cui principe di Sepino
  43. ^ Figlio di Fulco Ruffo di Calabria.
  44. ^ Vivente, si tratta dell'ex marito di Melba Ruffo, noto per aver preso brevemente parte alla terza edizione de L'isola dei famosi.
  45. ^ Archivio di Stato di Napoli Scheda Storica sulla famiglia Ruffo di Bagnara Archiviato il 14 luglio 2014 in Internet Archive.
  46. ^ Famiglia Ruffo, su www.nobili-napoletani.it. URL consultato il 12 ottobre 2022.
  47. ^ Famiglia Ruffo-Castelcicala, su www.nobili-napoletani.it. URL consultato il 12 ottobre 2022.
  48. ^ Fu implicato nell'omicidio di Andrea d'Ungheria e insieme al fratello Ruggero ripiegò in Provenza al seguito della regina Giovanna I di Napoli. I discendenti vennero naturalizzati francesi e il cognome modificato in Roux ma vennero autorizzati nel 1775 a riprendere quello italiano.
  49. ^ Nel 1814 ottengono con regio permesso di riportare il cognome dal francese Roux all'originale italiano; riconosciuti dalla nobiltà belga nel 1902, con lettere patenti di Leopoldo II, modificano il cognome in Ruffo de Bonneval de La Fare des Comtes de Sinopoli de Calabre.
  50. ^ In Provenza assieme al fratello Carlo verso il 1347, fu ciambellano della Regina Giovanna I di Napoli.
  51. ^ Pagina 135, Tommaso Fazello, "Della Storia di Sicilia - Deche Due" [1], Volume uno, Palermo, Giuseppe Assenzio - Traduzione in lingua toscana, 1817.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  • Genealogie dei Ruffo, su bibliotelematica.org. URL consultato l'11 agosto 2012 (archiviato dall'url originale il 19 settembre 2007).
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