Coordinate: 44°15′57″N 12°02′41″E

Roncadello (Forlì)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Roncadello
frazione
Localizzazione
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione Emilia-Romagna
Provincia Forlì-Cesena
Comune Forlì
Territorio
Coordinate44°15′57″N 12°02′41″E
Altitudine20 m s.l.m.
Abitanti1 310 (2014)
Altre informazioni
Cod. postale47122
Prefisso0543
Fuso orarioUTC+1
Nome abitantiRoncadellesi
PatronoMadonna del Fuoco
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Roncadello
Roncadello

Roncadello è una frazione del comune di Forlì. Si sviluppa sull'argine sinistro del canale di Ravaldino, nella prima campagna a nord di Forlì, dalla quale dista 4,8 km. Attualmente conta una popolazione di circa 1 310 abitanti.

Il complesso sportivo principale è il Polisportivo Comunale "V. Cimatti".

La squadra di calcio della frazione è l'F.C.D Deportivo Roncadello, nata nel 2019, attualmente[non chiaro] in Seconda Categoria e nota per avere in rosa il celebre Gatto Melos, secondo portiere.

Origine del nome

[modifica | modifica wikitesto]

Esistono diverse ipotesi sull'origine del toponimo Roncadello. La prima prende forza da una testimonianza dello storico forlivese Sigismondo Marchesi, secondo cui Roncadello deriverebbe dalla presenza di una rocca fortificata, posta come avamposto a protezione della città e della pieve di Barisano; essendo di piccole dimensioni, veniva comunemente chiamata Roccadella[1]. Su questa ricostruzione si è appoggiata anche l'attuale toponomastica che pone nel centro del paese proprio Largo Roccatella.

Secondo altri il toponimo risulta essere semplicemente l'unione di due termini distinti, uniti in un'unica parola con effetto di contrazione o di crasi. La prima è ronco, nome molto utilizzato per indicare zone attraversate da corsi d'acqua. Risulta più complesso dare un significato al secondo segmento dello. In diversi documenti notarili il nome di questo paese appare composto da due parole, scritte anche in diversi modi, ma tutti riconducibili per assonanza al toponimo attuale, come Ronco Taudoli, Ronchotaudoli, Ronchotauduli[2]. La parola ronca potrebbe avere un altro significato: in molti luoghi della Romagna esiste il nome ronco o ronca unito ad altre parole, soprattutto in zona collinare, che deriva da roncare, tagliare i rami di un albero con la roncola, o roncà in antico, e per esteso afferito a zone disboscate o dove si è effettuato un taglio di qualcosa, in genere per mettere a coltivazione un terreno.

Storia antica

[modifica | modifica wikitesto]

La scarsità di reperti storici fa sì che non si abbiano tracce di Roncadello all'epoca romana, si ritiene facesse parte del pagus che si estendeva a nord dell'attuale Forlì, fondata secondo la tradizione nel 188 a.C. con il nome di Forum Livii. Come per gran parte delle terre di Romagna, anche qui è ancora visibile la centuriazione romana, delimitata a nord da via Minarda e a sud da via Trentola, nome che appunto rimanda alla denominazione numerale delle strade nell'età Romana, da cui derivano anche altri nomi di vie o zone del forlivese come: via Quarantola, Pievequinta, Pievesistina.

Storia medievale

[modifica | modifica wikitesto]

I primi segni documentati del manso che ora è chiamato Roncadello risalgono all'incirca agli anni mille, con un passaggio di proprietà della chiese e del circondario. Secondo una memoria del 1318 la chiesa dipendeva dall'ordine religioso dei frati benedettini, presenza testimoniata anche dal ricordo del nome di una strada del paese, via dei Benedettini. Più tardi subentrarono i canonici regolari del Santissimo Salvatore. Da quanto descritto si deduce che la chiesa era una semplice chiesa curata, cioè adibita alla cura dei sacramenti, e faceva parte dell'ampio controllo dalla Pieve di San Martino in Barisano, dell'attuale frazione forlivese di Barisano.

Le tracce più importanti del Basso Medioevo di Roncadello si hanno grazie agli scritti del cardinale Anglico de Grimoard, in carica come legato pontificio della Provincia Romandiolæ. Egli nel 1371 consegnò al suo successore il Descriptio provinciæ Romandiolæ, contenente una minuziosa descrizione topografica e amministrativa del territorio romagnolo e dei suoi abitati[3]. Vi si trova la descrizione di Villa Ronchadelli e l'indicazione della presenza di 15 focolari, che indica circa 70 abitanti.

Non si hanno molti altri documenti che raccontano la vita o la composizione del paese nel Basso Medioevo. Gli unici a comparire nei documenti notarili sono i padroni delle terre, ma non gli effettivi abitanti, che sono solo mezzadri o affittuari dei grossi signori della città o di enti ecclesiastici.

Degno di nota è un episodio raccontato da un antico cronista faentino, il Tolosano, poi ripreso e romanzato da tutti gli eruditi nei secoli successivi. La vicenda si inserisce nelle numerose guerre che si susseguirono tra la guelfa Faenza e la ghibellina Forlì. Il cronista riporta, dal punto di vista faentino, un'incursione nel 1234 nella campagna forlivese, dove "i faentini, avvistate le bandiere forlivesi, con grande e mirabile gesto attraversamento del fiume Roncadello e un altro fossato vicino alla riva dello stesso fiume e aggredirono virilmente il nemico, sconfiggendolo, e inseguendolo fino a villa Barisano. Bruciarono poi e distrussero la villa di Roncadello, la villa di San Giovanni sopra il fiume, la villa di Malmissole, la villa di Bandifore, di Boara, di Poggio, di Barisano e stesero nella pianura il suo campanile".

Storia Moderna

[modifica | modifica wikitesto]

Sulla metà del XVI secolo, nell'anno 1558, un altro documento di censimento consente di valutare la situazione delle zone di Roncadello. Sono indicati i seguenti insediamenti che, con ampia probabilità, possono essere attribuiti al territorio attuale: Roncadello con 17 focolari, Castelletto con 6 focolari, Tombe con 11 focolari, Fiume Morto con 14 focolari, Casa Franca con 10 focolari[4]. Quindi un totale stimato di 290 abitanti.

Sempre in questo secolo avviene un'importante modifica strutturale dei rapporti tra le comunità del vicinato. Si registra il passaggio di Roncadello dalla circoscrizione plebana di San Martino in Barisano, che rimane l'unica parrocchia del suo plebato (o vicariato), a quella di Villafranca, com'è ancora oggi.

In seguito al generale riordino delle attività ecclesiastiche avvenuto dopo il Concilio di Trento, si ha la decisiva regolarizzazione dei rapporti tra la parrocchia e gli antichi padroni: i canonici regolari del Santissimo Salvatore di San Giovanni di Ravenna (subentrati ai monaci). Dopo alcuni anni di giudizio fu dichiarato decaduto il diritto dei canonici regolari ravennati e la parrocchia acquistò piena e totale autonomia riguardo all'assetto proprietario.

La coltivazione della canapa, e i maceri per la sua lavorazione, sono stati una caratteristica principale della Roncadello contadina nel XIX secolo. Visto che per la macerazione della canapa era necessario disporre di molta acqua, la presenza del canale di Ravaldino consentì un forte sviluppo di questa coltivazione. La coltivazione della canapa era uno degli elementi principali dell'economia familiare del tempo, assieme al grano, al mais ed ai formaggi. Osservando la planimetria dalle carte del catasto napoleonico[5] del 1815 di Roncadello si possono notare chiaramente una decina di maceri lungo la riva del canale fino a Barisano. C'erano maceri grandi ad uso pubblico, oppure maceri più piccoli ad uso familiare. Tutti avevano un ponticello sul canale e la relativa chiusa che veniva azionata per mettere acqua nel macero una volta stipato di canapa, e per farla defluire a maturazione ultimata. La coltivazione della canapa e l'utilizzo dei maceri fu consistente fino ai primi decenni del XX secolo, per poi tramontare definitivamente nel primo dopoguerra.

Nell'Ottocento cominciarono a delinearsi alcuni punti caratteristici del paese. Alla fine dell'Ottocento fu realizzato il cimitero parrocchiale, nella posizione che occupa tuttora, per volere del parroco don Malmesi. Fino a prima le salme erano sepolte alla meglio lungo il lato soleggiato della chiesa, posizionata esattamente dove sorge quella attuale, e solo pochi potevano permettersi una lapide appesa alla parete. Con la realizzazione del nuovo cimitero, protetto da un muro di cinta, furono riesumate tutte le salme attorno alla chiesa e deposte nell'ossario di fronte alla nuova chiesina costruita al centro del cimitero. La croce di ferro che attualmente è appesa alla parete di fondo di tale chiesina, è ciò che resta della lapide a ricordo di don Malmesi, morto nel 1924. Da segnalare la lapide posta sulla facciata della chiesina, che ricorda Alessandro Pasqualini, figura molto importante di Roncadello, la quale porta scritto:

«Al D. Cav. Uff. Alessandro Pasqualini da Turidda di Udine che la cultura, l’ingegno, l’opera, consacrò per molti anni quale insegnante di chimica nel R. Istituto Tecnico di Forlì e Direttore della Stazione Agricola. La vedova ed il figlio posero a ricordo del marito, del padre affettuosissimo, dell’uomo buono equanime con tutti. 1841-1907.»

La famiglia Pasqualini, roncadellese di adozione, di origina friulana, si insediò a Roncadello nel 1902, comprando una proprietà situata in fondo ad uno stradino sterrato che parte dall'attuale via Trentola verso il canale di Ravaldino. Da allora fu chiamata Villa Livia in onore della nonna di Alessandro, ma molti la conoscono come Villa Pasqualini. Ad Alessandro Pasqualini è dedicata una delle strade centrali del paese. Insegnante di chimica nell'Istituto Tecnico di Forlì, diede impulso agli organi di propaganda e di studio della nuova agricoltura, in qualità di fondatore e direttore della Sezione Agraria Sperimentale, di cui pubblicò gli annali.

Inizio Novecento

[modifica | modifica wikitesto]

I primi insediamenti dell'attuale agglomerato storico urbano del centro di Roncadello risalgono al 1918, quando un terreno delimitato da quattro strade, che faceva parte del podere Calzetta (Ricci), venne comprato dalla Cooperativa Repubblicana Contadina. Nel 1922 la cooperativa inaugurò la sede del Circolo Repubblicano "Maurizio Quadrio", nell'angolo ad est. Nell'angolo adiacente a sud la cooperativa costruì un grande casone, dove insediò la propria bottega della Cooperativa di Consumo. Queste due realtà furono da stimolo e trainarono lo sviluppo del paese. La cooperativa successivamente vendette i rimanenti lotti di terra un po' alla volta a privati che vi costruirono le proprie abitazioni. Da ricordare le numerose iniziative promosse dai membri del Partito Repubblicano, molto seguiti in questo territorio rurale, come la deposizione il 27 dicembre 1919 di una lapide in memoria dei caduti nella prima guerra mondiale. Successivamente anche i membri del Partito Socialista aprirono la propria sede del Circolo Socialista.

Le attività del due circoli però durarono solo qualche anno. Con l'avvento del Fascismo non potevano più esistere altri ritrovi politici, a parte la Casa del Fascio. Così le camicie nere durante il Ventennio utilizzarono il circolo dell'Edera come loro sede, sfrattando i precedenti inquilini. La facciata esterna dell'edificio però non fu modificata come avvenne per molte altre strutture.

Nel 1940 vengono realizzati due profondi pozzi artesiani per fornire acqua pubblica agli abitanti, uno nel centro nel paese, nell'attuale Largo Roccatella, e uno presso il Casone, in via del Canale. Il Casone era un agglomerato confusionario di case, diviso in stanze dove risiedevano i braccianti più poveri delle campagne, era già presente nelle carte del catasto Napoleonico dell'Ottocento. Negli anni trenta nelle stanze adiacenti alla strada aprì una piccola osteria e una bottega con rivendita di sale e tabacchi. Situata in via del Canale, al numero 45, l'osteria con abbinata il 'Sali e Tabacchi', chiuse definitivamente nel 1986.

Seconda guerra mondiale

[modifica | modifica wikitesto]

Il circolo al centro del paese, divenuto Casa del Fascio, continuò a funzionare anche durante tutta la guerra, non più come luogo ricreativo, ma come ufficio di decentramento di Forlì, dove si smistava la posta e da dove partiva il Sergente Moscardini in sella ad una Motoguzzi per segnalare l'inizio del coprifuoco alle ore 20:00.

La seconda guerra mondiale colpì duramente la frazione di Roncadello, come tutta la zona del forlivese in prossimità della linea Gotica. A Roncadello il grande dispiegamento di forze militari ci fu nel giugno del 1944. Le truppe tedesche cominciavano a lasciare il centro della città di Forlì per posizionarsi nella prima periferia. Nel periodo precedente erano però ugualmente presenti forze tedesche che compivano rappresaglie e rastrellamenti di persone e di bestiame.

Da ricordare il terribile episodio dell'eccidio di San Tomé, lungo via Minarda vicino a Roncadello, il 9 settembre 1944. Come rappresaglia per l'uccisione di un sergente della Wehrmacht furono uccisi sei partigiani carcerati a Forlì. Tedeschi e militi repubblichini attuarono un rastrellamento di circa duecento uomini, dai 15 anni in su, e li costrinsero ad assistere all'impiccagione di sei ostaggi[partigiani. La maggior parte di questo involontario pubblico era composto da abitanti o sfollati di Roncadello, mentre le donne rimaste nelle case temevano per la loro sorte. Solo due giorni dopo fu concessa la sepoltura dei martiri, in fosse scavate dagli stessi abitanti di queste frazioni, obbligati alla triste incombenza.

Ai primi di novembre il grosso delle forze tedesche cominciò a mobilitarsi per prendere posizione sul fiume Senio, dove i tedeschi stavano preparando una linea difensiva detta linea dei tre fiumi, Senio, Santerno e Sillaro. Solo pochi militari tedeschi rimasero a presidiare il centro di Roncadello con una mitragliatrice, certi che la presenza del canale di Ravaldino, sul quale erano stati fatti saltare quasi tutti i ponti, avrebbe rallentato l'arrivo delle truppe alleate.

Il 2 novembre 1944 i soldati tedeschi posizionarono delle mine attorno alla chiesa e fecero saltare tutto: la chiesa, la canonica, il campanile ed il vecchio ponte sul canale di Ravaldino. Tutto fu raso al suolo, si salvarono solo le quattro campane del campanile. Per assicurarsi la fuga minarono anche l'altro ponte sul canale, quello che collega l'attuale via Due Ponti con Largo Roccatella ed il centro del paese, ma non lo fecero esplodere. Solo durante i lavori di rifacimento del ponte nei primi anni del duemila (ora c'è una rotatoria) furono ritrovati questi ordigni inesplosi.

La liberazione dal nazifascismo in queste zone avvenne il 13 novembre 1944, dopo la liberazione di Forlì, avvenuta il 9 novembre 1944 per mano delle truppe alleate britanniche ed indiane che entrarono in città, provenienti da Cesena, con l'appoggio delle brigate partigiane. Ma la liberazione non fu semplice e indolore, neanche per i piccoli paesi come Roncadello.

Le truppe alleate avevano allestito un punto d'appoggio nel podere Ca' Busa in via del Canale. Da lì bombardavano verso il centro abitato di Roncadello, dov'erano asserragliati gli ultimi soldati tedeschi. Questi furono i giorni più difficili per la comunità. I bombardamenti più intensi furono nel centro del paese, Largo Roccatella e nell'incrocio di via dei Benedettini. Negli anni novanta in seguito a scavi per lavori edili in prossimità dell'attuale polisportivo, sono stati trovati numerosi ordigni inesplosi. Durante questi bombardamenti una granata colpì la parte sud dell'edificio del circolo, facendo crollare parte di un muro e del tetto.

La mattina del 13 novembre ci fu la ritirata dei tedeschi e l'abbandono della linea di resistenza. I primi inglesi si videro la durante la stessa giornata. Si posizionarono nell'aia della casa di una famiglia del paese, e vi restarono fino a pochi giorni prima di Natale. Prima di partire, per ringraziare dell'ospitalità della famiglia, portarono un piccolo regalo a tutti.

A ricordare il passaggio del fronte c'è il nome di una delle strade principali della zona, via XIII Novembre 1944, che collega Roncadello con la frazione di Villafranca.

  1. ^ La descrizione della toponimo Roncadello è tratta dai passaggi descrittivi del libro dello storico Marchesi,Supplemento istorico dell'antica città di Forlì, del 1678.
  2. ^ Questa documentazione è stata estratta dal Libro Biscia che raccoglie gli antichi documenti dell'abbazia di San Mercuriale, l'opera di studio della toponomastica su Roncadello è stata svolta da don Franco Zaghini all'interno della sua trattazione della storia di Roncadello (vedi Bibliografia).
  3. ^ Il manoscritto originale della Descriptio, datato 9 ottobre 1371, è conservato nell'Archivio Segreto Vaticano.
  4. ^ Si pensa che questi insediamenti, di cui ora non vi è traccia, facciano parte dell'attuale territorio di Roncadello. Anche i toponimi sono di interesse ed inseriti nel territorio. Il nome Castelletto, che torna molte volte nei vari documenti, sembra avvalorare la presenza di una rocca nel territorio.
  5. ^ Catasto Napoleonico (1810 - 1818), Archivio di Stato di Roma: catasto geometrico particellare, ossia misurati e disegnati mentre quelli precedenti erano realizzati per stima dichiarata.
  • Don Varo Mingozzi, Roncadello. La sua storia, la sua gente, nella cronaca di ieri e di oggi, Forlì, 1996.
  • Franco Zaghini, Storia di Roncadello, Forlì, 1996.
  • Sigismondo Marchesi, Supplemento istorico dell'antica città di Forlì, Forlì, 1678.
  • F. L. Ravaglia, Ritratti della Città di Forlì, suo contado e distretto, nel 1558, in Nuovo Momento, Novembre 1951.
  • Chiara Mazza, Fuori dalle mura: vita sociale, tradizioni, memorie delle frazioni rurali di Forlì, dall'unità d'Italia alla repubblica, illustrazioni di Sauro Rocchi, Spi-Cgil, Forlì, 2003.
  • Quaderni di cronaca dell'archivio parrocchiale di Roncadello, fino al 2006.

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
  Portale Romagna: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di Romagna