Roberto Bettega

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Versione del 19 feb 2022 alle 18:16 di Danyele (discussione | contributi) (ripristino a versione stabile, in primis per WP:DANNEGGIARE. La questione è già stata affrontata (vedi crono): quando la Juventus giocò le finali di Coppa Italia '82-83, Bettega aveva già esordito ufficialmente come tesserato del Blizzard... questi sono i fatti, e Wikipedia si attiene ad essi)
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Roberto Bettega
Bettega in nazionale nel 1979
Nazionalità Bandiera dell'Italia Italia
Altezza 184 cm
Peso 78 kg
Calcio
Ruolo Attaccante
Termine carriera 1984
Carriera
Giovanili
1961-1969Juventus
Squadre di club1
1969-1970Varese30 (13)
1970-1983Juventus326 (129)
1983-1984Toronto Blizzard48 (11)
Nazionale
1975-1983Bandiera dell'Italia Italia42 (19)
1 I due numeri indicano le presenze e le reti segnate, per le sole partite di campionato.
Il simbolo → indica un trasferimento in prestito.
 

Roberto Bettega (Torino, 27 dicembre 1950) è un dirigente sportivo ed ex calciatore italiano, di ruolo attaccante.

Da sempre alla Juventus, società nelle cui giovanili entrò agli inizi degli anni 1960,[1] con essa trascorse tredici stagioni da professionista vincendo sette campionati nazionali, una Coppa UEFA e una Coppa Italia. In nazionale fu impiegato per 42 volte tra il 1975 e il 1983, con 19 gol all'attivo, facendo parte delle rappresentative che si classificarono al quarto posto al campionato del mondo 1978 e al campionato d'Europa 1980.

Durante l'attività agonistica è stato soprannominato Bobby gol per la prolificità sotto rete, e Penna bianca per la precoce canizie che caratterizzava la sua chioma.[1] Dopo il ritiro divenne opinionista televisivo e dirigente sportivo: fu, dal 1994 al 2006, vicepresidente e, tra il 2009 e il 2010, vicedirettore generale della Juventus. Per volontà di Francisco Ocampo, presidente del Tacuary, a Bettega è stato intitolato, dal 2002[2] alla dismissione del 2015,[3] l'Estadio Roberto Bettega di Asunción, in Paraguay.

Caratteristiche tecniche

Uno dei gol più famosi di Bettega, il colpo di tacco al Milan nella sfida di San Siro dell'annata 1971-1972: «una prodezza rara per quegli anni».[4]

Era considerato un attaccante molto moderno per la sua generazione oltreché un trascinatore della squadra, in grado sia di concludere sia di suggerire. Ambidestro[5] dotato di fisico atletico, intuito, tecnica individuale e visione di gioco, era uno specialista nel colpo di testa:[6] in questo ultimo caso, rimane memorabile il suo gol in tuffo all'Inghilterra nella sfida di Roma del 17 novembre 1976, che fissò il 2-0 e contribuì alla qualificazione dell'Italia al campionato del mondo 1978 a spese degli inglesi.

È stato definito uno dei più completi attaccanti italiani di sempre, grazie anche alla determinazione e alla professionalità che l'hanno contraddistinto.[5]

L'acrobatico gol di Bettega che fissò la vittoria 2-0 dell'Italia sull'Inghilterra, nelle qualificazioni al campionato del mondo 1978: il colpo di testa fu tra le principali abilità dell'attaccante.

Affermatosi come attaccante puro, la sua ascesa fu frenata da un principio di tubercolosi che lo colpì nella stagione 1971-1972;[6] Giampiero Mughini scrisse di lui che fu tale malattia a impedirgli di diventare il più grande calciatore dell'era moderna.[7] In seguito arretrò la propria posizione in campo, agendo dapprima da centravanti di manovra[6] e a fine carriera anche da centrocampista offensivo.[8]

Da rimarcare la sua capacità di assurgere ad alti livelli realizzativi pur senza l'apporto dei calci di rigore: rimangono appena 6 le massime punizioni tirate in carriera, tutte trasformate.[9]

Carriera

Giocatore

Club

Juventus e Varese
Un giovane Bettega (in piedi, secondo da destra) al debutto da professionista nel Varese vincitore della Serie B 1969-1970.

Nato a Torino da una famiglia veneta emigrata da Villabruna,[10] con il padre operaio alla FIAT, Bettega entrò da bambino nella Juventus compiendo tutta la trafila delle squadre giovanili.[11][12] Qui crebbe sotto la guida dello storico tecnico del vivaio bianconero del tempo, Mario Pedrale,[13] il quale lo paragonò agli esordi a John Charles.[14]

In vista della sua prima stagione da calciatore professionista, nell'estate 1969 il club piemontese decise di mandare il promettente attaccante, anche per evitare che potesse "bruciarsi" con un precoce salto nella prima squadra juventina, in prestito in Serie B nel Varese:[14] venne infatti richiesto dall'allenatore dei lombardi, Nils Liedholm, dopo essere stato da questi notato durante una sfida tra le formazioni giovanili dei due club.[14] Lanciato subito titolare, nella sua unica annata in maglia biancorossa il poco più che diciottenne Bettega emerse come la maggiore rivelazione di quel campionato cadetto, contribuendo al primo posto e annessa promozione in Serie A dei bosini, risultati a cui concorse segnando 13 gol che ne fecero, in coabitazione col compagno di squadra Ariedo Braida e col catanese Aquilino Bonfanti, il capocannoniere del torneo.[14]

Ritorno alla Juventus
1970-1976
Da destra: Anastasi e Bettega, coppia d'attacco della Juventus per gran parte degli anni 1970, insieme ai compagni di squadra durante il ritiro di Villar Perosa dell'estate 1971.

Ritornò alla Juventus nella stagione 1970-1971, rimanendovi per tredici stagioni consecutive fino al 1983. Giocò in totale 481 partite con la maglia bianconera (326 in Serie A, 73 in Coppa Italia, 31 in Coppa dei Campioni, 8 in Coppa delle Coppe e 42 in Coppa UEFA), segnando 178 gol (129 in Serie A, 22 in Coppa Italia, 7 in Coppa dei Campioni, 1 in Coppa delle Coppe e 19 in Coppa UEFA, terzo dietro ad Alessandro Del Piero e Giampiero Boniperti nella classifica dei maggiori cannonieri della storia del club. Curiosamente, Bettega fece ritorno alla Juventus come unico giocatore torinese e cresciuto nel vivaio, proprio mentre la squadra già annoverava o stava per ingaggiare una leva di giovani originari del Mezzogiorno;[15] tra questi anche colui che diventerà il suo partner d'attacco di riferimento, il catanese Pietro Anastasi, con cui nelle sei stagioni seguenti andrà a comporre uno dei migliori tandem offensivi che la storia bianconera ricordi.[16][17]

Debuttò in Serie A il 27 settembre 1970 in trasferta contro il Catania, segnando il gol decisivo. Giocò 42 partite (28 in Serie A, 11 in Coppa delle Fiere e 3 in Coppa Italia) e segnò 21 gol (rispettivamente 13, 6 e 2). Per la seconda volta, la Juventus raggiunse la finale in una competizione continentale, venendo sconfitta dagli inglesi del Leeds Utd nell'ultima edizione della Coppa delle Fiere: dopo il 2-2 casalingo, nel quale Bettega segnò la rete dell'1-0, la gara di ritorno si concluse 1-1 e il trofeo fu vinto dagli inglesi per la regola dei gol fuori casa.

Bettega in azione nel campionato 1975-1976, mentre trova la rete sul terreno della Roma.

Ebbe un ottimo avvio nel campionato 1971-1972, in cui spiccò la doppietta contro il Milan alla quarta giornata, segnando prima di testa e poi, su assist di Anastasi, con un pregevole colpo di tacco — un gesto tecnico all'epoca ancora raro a vedersi[4] — rimasto negli annali.[6][18] Tuttavia dopo 10 reti in 14 partite, l'ultima il 16 gennaio 1972 contro la Fiorentina, fu costretto a un lungo stop per un principio di tubercolosi:[6] il disturbo lo affliggeva da inizio carriera, costringendolo a respirare con fatica e limitandone il rendimento.[7] Rientrò in squadra solamente all'inizio del campionato successivo, aiutando la Juventus a vincere il secondo scudetto consecutivo e contribuendo al percorso che portò i bianconeri alla loro prima finale di Coppa dei Campioni, persa il 30 maggio 1973 contro l'Ajax.

Malgrado che nei due anni successivi avesse segnato con minore frequenza, fu fatto esordire in nazionale dal CT Fulvio Bernardini nel giugno 1975, giocando l'intera gara esterna vinta contro la Finlandia. Superò di nuovo la soglia dei dieci gol nella stagione 1975-1976, annata in cui la Juventus perse lo scudetto a vantaggio dei concittadini e rivali del Torino, dopo aver dilapidato un vantaggio di 5 punti alla 21ª giornata. Contemporaneamente, in nazionale dovette accontentarsi di alcuni spezzoni di partita nella nuova gestione tecnica affidata al tandem Bernardini-Bearzot.

1976-1983
Bettega esulta dopo il suo gol-scudetto alla Sampdoria nell'ultima giornata del campionato 1976-1977.

Nell'estate 1976, con l'arrivo di Giovanni Trapattoni sulla panchina bianconera, cominciò un ciclo vincente destinato a durare un decennio. La Juventus vinse lo scudetto per una lunghezza sui campioni uscenti del Torino, totalizzando il punteggio record di 51 punti sui 60 disponibili (la Fiorentina, terza, giunse a 16 lunghezze di distacco). Bettega non saltò alcuna partita e mise a segno 17 gol, aggiungendone altri 5 nella Coppa UEFA vinta nella stessa stagione. Fu il primo trofeo internazionale conquistato dalla squadra, che ebbe la meglio nella doppia finale sui baschi dell'Athletic Bilbao: nel ritorno perso 2-1 in Spagna, nell'arena infuocata del San Mamés, fu la decisiva marcatura di testa di Bettega, su traversone di Marco Tardelli, a consegnare alla Juventus il trofeo grazie al maggior numero di gol segnati in trasferta.[19]

La Juventus bissò il titolo italiano nel 1977-1978, precedendo stavolta, assieme al Torino, anche il sorprendente L.R. Vicenza. Fu il preludio del grande mondiale che Bettega e l'Italia disputarono in Argentina nell'estate 1978. Affermatosi anche in campo internazionale, sia nel 1977 che nel 1978 Bettega giunse quarto nella classifica del Pallone d'oro di France Football.[6]

Bettega svetta sulla difesa del Cesena nel corso del campionato 1981-1982.

Nelle due stagioni successive, la Juventus perse il titolo italiano prima a favore del Milan e poi dell'Inter, ma conquistò la Coppa Italia 1978-1979 sconfiggendo 2-1 ai tempi supplementari il Palermo nella finale di Napoli, durante la quale Bettega fu costretto a uscire per un infortunio alle costole.[20] Nella stagione successiva realizzò 16 gol che gli valsero la conquista, per l'unica volta in carriera, del titolo di capocannoniere della Serie A; ciò anche aiutato dal fatto di avere derogato a una sua consuetudine, accettando di diventare, per lo spazio del finale di campionato, il rigorista della squadra.[9] In quella stessa annata, la Juventus affrontò in semifinale di Coppa delle Coppe gli inglesi dell'Arsenal: nella gara di andata a Highbury un'autorete di Bettega fece terminare la partita 1-1 dopo il vantaggio dei bianconeri, che furono poi eliminati nel retour match di Torino.

Nel 1980-1981 vinse nuovamente lo scudetto segnando 5 reti. Nella Coppa UEFA di quella stagione, le sue tre reti non consentirono alla Juventus di superare il secondo turno, eliminata dal Widzew Łódź: i polacchi si imposero all'andata in casa per 3-1 (con Bettega a rete per la Juventus), mentre al ritorno i supplementari finirono 3-1 per i bianconeri, che cedettero poi ai tiri di rigore per 5-4. Il 4 novembre 1981, dopo aver perso per 3-1 all'andata negli ottavi di finale della Coppa dei Campioni 1981-1982 contro l'Anderlecht a Bruxelles, uno scontro con il portiere belga Jacky Munaron nella gara di ritorno costò a Bettega un grave infortunio ai legamenti del ginocchio. La Juventus fu eliminata e Bettega perse l'intera stagione, dovendo rinunciare anche alla convocazione al campionato del mondo 1982.

Nella stagione 1982-1983 cominciò a non essere più titolare inamovibile, alternandosi in campo con il giovane Domenico Marocchino; nel corso dell'annata non fu neanche particolarmente fortunato sottorete, colpendo undici legni tra pali e traverse. Nella semifinale di andata di Coppa dei Campioni contro il Widzew Łódź, Bettega segnò il gol del 2-0; la Juventus perse poi la coppa nella finale di Atene contro l'Amburgo, l'ultima partita di Bettega con la maglia bianconera che svestì anticipatamente a stagione ancora in corso, sul finire del maggio 1983.[21]

Toronto Blizzard
Bettega (in piedi, primo da sinistra) al Toronto Blizzard nel 1984

Dopo aver dato l'addio alla Juventus, si trasferì nel giugno 1983 nella North American Soccer League (NASL) per militare nelle file della squadra canadese del Toronto Blizzard. Debuttò in maglia biancorossoblù il 6 dello stesso mese, in una sconfitta agli shootout contro il Vancouver Whitecaps nella regular season di campionato.[22][23] Rimase a Toronto per due stagioni, raggiungendo in entrambe la finale play-off del campionato, il cosiddetto Soccer Bowl, perso dal Blizzard contro i Tulsa Roughnecks nel 1983 e il Chicago Sting nel 1984.

Con voci sempre più insistenti circa un prossimo fallimento della NASL — che si concretizzeranno di lì a breve —, Bettega rientrò temporaneamente in Italia nell'autunno 1984.[24] Qui in novembre rimase vittima di un grave incidente automobilistico sull'autostrada Torino-Milano e ricoverato per alcuni giorni in rianimazione:[25] l'episodio de facto pose fine alla sua carriera agonistica.

Nazionale

Debuttò nella nazionale italiana nel 1975 contro la Finlandia, raggiungendo poi l'apice della propria carriera azzurra al campionato del mondo 1978 in Argentina, in cui fu schierato titolare dal CT Enzo Bearzot. Fu l'attaccante azzurro più prolifico dai tempi di Gigi Riva: nel triennio che si chiuse con la rassegna iridata del 1978, Bettega disputò 19 gare e segnò 16 volte. Siglò una quaterna che servì per superare la Finlandia 6-1[26] e, soprattutto, mettere al sicuro la differenza reti nei confronto dell'Inghilterra nel girone di qualificazione per i mondiali argentini.

Da destra: Bettega in nazionale nel 1976, mentre festeggia con Tardelli e il commissario tecnico Bearzot la vittoria di Roma contro gli inglesi.

In Sudamerica segnò una rete contro l'Ungheria e colse per tre volte la traversa della porta avversaria.[27] Successivamente, nella partita che costò l'unica sconfitta ai futuri campioni del mondo, fu l'autore della marcatura con cui l'Italia batté i padroni di casa di César Luis Menotti. L'Italia arrivò quarta dopo la sconfitta nella finale per il terzo posto contro il Brasile, in cui gli azzurri colpirono tre pali, l'ultimo a opera di Bettega con un colpo di testa nei minuti finali.[28] In virtù delle ottime prestazioni fornite, fu inserito dalla FIFA nella formazione ideale di quel mondiale.[29]

Due anni dopo prese parte al campionato d'Europa 1980 che si disputò in Italia e che vide la nazionale padrona di casa piazzarsi al quarto posto. Bettega fece parte dell'undici titolare, dopo che si era laureato capocannoniere del campionato italiano. Segnò il gol del pareggio nella trasferta in Jugoslavia valida per il girone di qualificazione al campionato del mondo 1982, che avrebbero visto nell'estate di quell'anno il trionfo degli azzurri. Bettega dovette tuttavia rinunciare alla rassegna iridata, a causa del serio infortunio patito in Coppa dei Campioni nel novembre 1981.

Da sinistra: un duello aereo tra l'argentino Passarella e Bettega al campionato del mondo 1978; seguono l'azione Scirea e Cuccureddu.

Dopo un biennio di mancate convocazioni, il 16 aprile 1983 disputò a Bucarest la gara valida per il girone di qualificazione al campionato d'Europa 1984, persa 1-0 contro la Romania. Fu l'ultima partita in maglia azzurra per Bettega, che fu sostituito al 69' da Alessandro Altobelli. In nazionale vanta un totale di 42 presenze e 19 gol.

Dopo il ritiro

Già al termine dell'attività agonistica si ipotizzò un futuro dirigenziale per Bettega in seno alla Juventus, tuttavia non concretizzatosi nell'immediato a causa di dissidi con l'allora presidente bianconero Giampiero Boniperti.[12]

Fu solo all'inizio del 1994 che Umberto Agnelli, nel frattempo tornato a impegnarsi concretamente nella squadra di famiglia, lo richiamò a Torino, dapprima affiancandolo a Boniperti come amministratore delegato[30] ma ben presto affidandogli «pieni poteri» con la nomina a vicepresidente, facendone di fatto l'erede di Boniperti alla testa della società.[31] Insieme al direttore generale Luciano Moggi e all'amministratore delegato Antonio Giraudo, Bettega andò a formare la cosiddetta "Triade"[32] che a cavallo degli anni 1990 e 2000 diede vita a uno dei più vittoriosi cicli bianconeri;[32][33] in particolare, Bettega assunse una posizione operativamente più «defilata» rispetto ai due colleghi,[11] ricoprendo il ruolo di tramite tra la dirigenza e la squadra, e segnalandosi peraltro come uomo mercato sul calcio estero dove, tra gli altri, scoprì Zinédine Zidane.[12]

Bettega vicepresidente juventino nel 2001, tra il patron Gianni Agnelli (a sinistra) e il calciatore Zinédine Zidane (a destra).

Lo scoppio dello scandalo del calcio italiano del 2006 coinvolse la dirigenza juventina ma non Bettega, uscito indenne dall'indagine.[11][34] Pur costretto a lasciare la vicepresidenza nonché il posto nel consiglio di amministrazione,[35] onde rompere a livello d'immagine con la precedente gestione della "Triade",[34] nella stagione 2006-2007 rimase nella società bianconera (nel frattempo declassata d'ufficio in Serie B) come consulente di mercato.[12][36] Al termine dell'annata, con la squadra torinese ritornata nel frattempo in Serie A, il 22 giugno 2007 si dimise dall'incarico,[32][35] dopo che la procura torinese lo aveva nel frattempo iscritto tra gli indagati di un'inchiesta inerente all'ipotesi di falso in bilancio da parte della società bianconera.[11]

Una volta assolto con formula piena — «perché il fatto non sussiste» — dalla succitata accusa,[35] il 23 dicembre 2009 tornò a pieno titolo nei quadri della Juventus venendo nominato vicedirettore generale con responsabilità sull'intera area sportiva, di fatto numero due della società dopo il presidente Jean-Claude Blanc.[12] Tuttavia la sua seconda esperienza dirigenziale nel club terminò il 31 maggio 2010, dopo soli cinque mesi e senza conseguire risultati sportivi di rilievo, sostituito dal nuovo direttore generale Giuseppe Marotta nell'ambito del repulisti societario portato avanti dal neopresidente Andrea Agnelli.[36]

Al di fuori del calcio, dopo aver lasciato l'attività agonistica Bettega portò avanti alcune attività imprenditoriali, gestendo una fabbrica d'imballaggi e acquisendo un ristorante McDonald's in piazza Castello a Torino.[12]

Sul versante televisivo fu, negli anni 1980 e 1990, opinionista sportivo delle reti Fininvest. Nel 1985 commentò la finale della Coppa Intercontinentale tra Juventus e Argentinos Juniors affiancando il giornalista Giuseppe Albertini; quella fu la prima volta, per le telecronache italiane delle partite di calcio, in cui il telecronista era accompagnato da un ex calciatore o ex allenatore nelle vesti di commentatore tecnico. Successivamente affiancò Nando Martellini, al debutto sulla Fininvest dopo avere lasciato la Rai.[37] Condusse anche la trasmissione Caccia al 13 e collaborò con Tele Capodistria.[38] Negli anni 2010 fu opinionista per Controcampo e Speciale Champions League, programmi calcistici delle reti Mediaset, e per la syndication 7 Gold.

Statistiche

Presenze e reti nei club

Stagione Squadra Campionato Coppe nazionali Coppe continentali Altre coppe Totale
Comp Pres Reti Comp Pres Reti Comp Pres Reti Comp Pres Reti Pres Reti
1969-1970 Bandiera dell'Italia Varese B 30 13 CI 3 0 - - - - - - 33 13
1970-1971 Bandiera dell'Italia Juventus A 28 13 CI 3 2 CdF 11 6 TP 4 1 46 22
1971-1972 A 14 10 CI 4 1 CU 5 4 - - - 23 15
1972-1973 A 27 8 CI 9 1 CC 7 2 - - - 43 11
1973-1974 A 24 8 CI 5 2 CC 2 0 CInt 1 0 32 10
1974-1975 A 27 6 CI 10 3 CU 10 1 - - - 47 10
1975-1976 A 29 15 CI 3 2 CC 4 1 - - - 36 18
1976-1977 A 30 17 CI 4 1 CU 12 5 - - - 46 23
1977-1978 A 30 11 CI 4 2 CC 7 2 - - - 41 15
1978-1979 A 30 9 CI 9 2 CC 2 0 - - - 41 11
1979-1980 A 28 16 CI 4 0 CdC 8 1 - - - 40 17
1980-1981 A 25 5 CI 8 3 CU 4 3 TC 4 0 41 11
1981-1982 A 7 5 CI 4 2 CC 3 1 - - - 14 8
1982-1983 A 27 6 CI 7 1 CC 6 1 - - - 40 8
Totale Juventus 326 129 74 22 81 27 9 1 490 179
1983 Bandiera del Canada Toronto Blizzard NASL 21 2 - - - - - - - - - 21 2
1984 NASL 27 9 - - - - - - - - - 27 9
Totale Toronto Blizzard 48 11 - - - - - - 48 11
Totale carriera 404 153 77 22 81 27 9 1 571 203

Cronologia presenze e reti in nazionale

Cronologia completa delle presenze e delle reti in nazionale ― Italia
Data Città In casa Risultato Ospiti Competizione Reti Note
5-6-1975 Helsinki Finlandia Bandiera della Finlandia 0 – 1 Bandiera dell'Italia Italia Qual. Euro 1976 -
26-10-1975 Varsavia Polonia Bandiera della Polonia 0 – 0 Bandiera dell'Italia Italia Qual. Euro 1976 - Ingresso al 67’ 67’
23-5-1976 Washington Stati Uniti Bandiera degli Stati Uniti 0 – 4 Bandiera dell'Italia Italia Torneo del Bicentenario - Ingresso al 62’ 62’
31-5-1976 New Haven Brasile Bandiera del Brasile 4 – 1 Bandiera dell'Italia Italia Torneo del Bicentenario - Ingresso al 46’ 46’  66’
5-6-1976 Milano Italia Bandiera dell'Italia 4 – 2 Bandiera della Romania Romania Amichevole 2 Ingresso al 46’ 46’
25-9-1976 Roma Italia Bandiera dell'Italia 3 – 0 Bandiera della Jugoslavia Jugoslavia Amichevole 2
16-10-1976 Lussemburgo Lussemburgo Bandiera del Lussemburgo 1 – 4 Bandiera dell'Italia Italia Qual. Mondiali 1978 2
17-11-1976 Roma Italia Bandiera dell'Italia 2 – 0 Bandiera dell'Inghilterra Inghilterra Qual. Mondiali 1978 1
22-12-1976 Lisbona Portogallo Bandiera del Portogallo 2 – 1 Bandiera dell'Italia Italia Amichevole 1
8-6-1977 Helsinki Finlandia Bandiera della Finlandia 0 – 3 Bandiera dell'Italia Italia Qual. Mondiali 1978 1
8-10-1977 Berlino Ovest Germania Ovest Bandiera della Germania Ovest 2 – 1 Bandiera dell'Italia Italia Amichevole -
15-10-1977 Torino Italia Bandiera dell'Italia 6 – 1 Bandiera della Finlandia Finlandia Qual. Mondiali 1978 4
16-11-1977 Londra Inghilterra Bandiera dell'Inghilterra 2 – 0 Bandiera dell'Italia Italia Qual. Mondiali 1978 -
3-12-1977 Roma Italia Bandiera dell'Italia 3 – 0 Bandiera del Lussemburgo Lussemburgo Qual. Mondiali 1978 1
8-2-1978 Napoli Italia Bandiera dell'Italia 2 – 2 Bandiera della Francia Francia Amichevole - Uscita al 53’ 53’
18-5-1978 Roma Italia Bandiera dell'Italia 0 – 0 Bandiera della Jugoslavia Jugoslavia Amichevole -
2-6-1978 Mar del Plata Italia Bandiera dell'Italia 2 – 1 Bandiera della Francia Francia Mondiali 1978 - 1º turno -
6-6-1978 Mar del Plata Italia Bandiera dell'Italia 3 – 1 Bandiera dell'Ungheria Ungheria Mondiali 1978 - 1º turno 1 Uscita al 83’ 83’
10-6-1978 Buenos Aires Italia Bandiera dell'Italia 1 – 0 Bandiera dell'Argentina Argentina Mondiali 1978 - 1º turno 1
14-6-1978 Buenos Aires Germania Ovest Bandiera della Germania Ovest 0 – 0 Bandiera dell'Italia Italia Mondiali 1978 - 2º turno -
18-6-1978 Buenos Aires Italia Bandiera dell'Italia 1 – 0 Bandiera dell'Austria Austria Mondiali 1978 - 2º turno - Uscita al 71’ 71’
21-6-1978 Buenos Aires Paesi Bassi Bandiera dei Paesi Bassi 2 – 1 Bandiera dell'Italia Italia Mondiali 1978 - 2º turno -
24-6-1978 Buenos Aires Brasile Bandiera del Brasile 2 – 1 Bandiera dell'Italia Italia Mondiali 1978 - Finale 3º posto - [39]
20-9-1978 Torino Italia Bandiera dell'Italia 1 – 0 Bandiera della Bulgaria Bulgaria Amichevole -
8-11-1978 Bratislava Cecoslovacchia Bandiera della Cecoslovacchia 3 – 0 Bandiera dell'Italia Italia Amichevole - Uscita al 72’ 72’
24-2-1979 Milano Italia Bandiera dell'Italia 3 – 0 Bandiera dei Paesi Bassi Paesi Bassi Amichevole 1
26-5-1979 Roma Italia Bandiera dell'Italia 2 – 2 Bandiera dell'Argentina Argentina Amichevole -
26-9-1979 Firenze Italia Bandiera dell'Italia 1 – 0 Bandiera della Svezia Svezia Amichevole -
16-2-1980 Napoli Italia Bandiera dell'Italia 2 – 1 Bandiera della Romania Romania Amichevole -
19-4-1980 Torino Italia Bandiera dell'Italia 2 – 2 Bandiera della Polonia Polonia Amichevole -
12-6-1980 Milano Italia Bandiera dell'Italia 0 – 0 Bandiera della Spagna Spagna Euro 1980 - 1º turno -
15-6-1980 Torino Italia Bandiera dell'Italia 1 – 0 Bandiera dell'Inghilterra Inghilterra Euro 1980 - 1º turno -
18-6-1980 Roma Italia Bandiera dell'Italia 0 – 0 Bandiera del Belgio Belgio Euro 1980 - 1º turno -
21-6-1980 Napoli Cecoslovacchia Bandiera della Cecoslovacchia 1 – 1 dts
(9 – 8 dtr)
Bandiera dell'Italia Italia Euro 1980 - Finale 3º posto - Uscita al 85’ 85’ [39]
24-9-1980 Genova Italia Bandiera dell'Italia 3 – 1 Bandiera del Portogallo Portogallo Amichevole -
11-10-1980 Lussemburgo Lussemburgo Bandiera del Lussemburgo 0 – 2 Bandiera dell'Italia Italia Qual. Mondiali 1982 1
1-11-1980 Roma Italia Bandiera dell'Italia 2 – 0 Bandiera della Danimarca Danimarca Qual. Mondiali 1982 -
15-11-1980 Torino Italia Bandiera dell'Italia 2 – 0 Bandiera della Jugoslavia Jugoslavia Qual. Mondiali 1982 -
25-2-1981 Roma Italia Bandiera dell'Italia 0 – 3 Bandiera dell'Europa Europa Amichevole - Uscita al 74’ 74’
3-6-1981 Copenaghen Danimarca Bandiera della Danimarca 3 – 1 Bandiera dell'Italia Italia Qual. Mondiali 1982 - Uscita al 67’ 67’
17-10-1981 Belgrado Jugoslavia Bandiera della Jugoslavia 1 – 1 Bandiera dell'Italia Italia Qual. Mondiali 1982 1
16-4-1983 Bucarest Romania Bandiera della Romania 1 – 0 Bandiera dell'Italia Italia Qual. Euro 1984 - Uscita al 69’ 69’
Totale Presenze (63º posto) 42 Reti (13º posto) 19

Record

Bettega in azione in maglia azzurra durante Italia-Finlandia (6-1) del 15 ottobre 1977, sfida nella quale realizzò una storica quaterna.

Palmarès

Club

Competizioni nazionali

Varese: 1969-1970
Juventus: 1971-1972, 1972-1973, 1974-1975, 1976-1977, 1977-1978, 1980-1981, 1981-1982
Juventus: 1978-1979

Competizioni internazionali

Juventus: 1976-1977

Individuale

Bettega (al centro) premiato quale capocannoniere della Serie B 1969-1970
1969-1970 (13 gol)
Argentina 1978
1979-1980 (16 gol)

Onorificenze

Medaglia di bronzo al valore atletico - nastrino per uniforme ordinaria
«Campione italiano professionisti (brevetto n. 2263)»
— 1973

Note

  1. ^ a b Emanuele Gamba, Vizi e virtù di Bobby gol, in la Repubblica, 27 dicembre 2009.
  2. ^ Mario Salvini, Uno stadio chiamato Roberto Bettega, su chepalle.gazzetta.it, 27 dicembre 2011.
  3. ^ Stadi del passato: Paraguay, Estadio Roberto Bettega, su archistadia.it, 23 marzo 2017.
  4. ^ a b Massimo Perrone, E poi c'è Milan-Juve... Lo spettacolo è servito, in SportWeek, nº 45 (910), Milano, La Gazzetta dello Sport, 10 novembre 2018, p. 56.
  5. ^ a b Beccantini.
  6. ^ a b c d e f Giorgio Dell'Arti, Biografia di Roberto Bettega, su cinquantamila.it, Corriere della Sera (archiviato dall'url originale il 26 gennaio 2016).
  7. ^ a b Mughini, pp. 204-205.
  8. ^ Sasso, p. 40.
  9. ^ a b Stefano Olivari, Roberto Bettega senza rigori, su guerinsportivo.it, 10 maggio 2020.
  10. ^ Roberto Bettega ieri a Luxottica, in Corriere delle Alpi, 18 dicembre 2014.
  11. ^ a b c d Ettore Boffano, Lo chiamavano Bobby Gol, su repubblica.it, 21 dicembre 2009.
  12. ^ a b c d e f Timothy Ormezzano, Riecco Bettega-Juve: "Saremo subito grandi", su repubblica.it, 23 dicembre 2009.
  13. ^ Vizi e virtù di Bobby gol, in la Repubblica, 27 dicembre 2009.
  14. ^ a b c d Ritratti: Roberto Bettega, su ju29ro.com, 26 aprile 2008.
  15. ^ Giovanni De Luna, La Juve delle passioni e le anime di Torino, in Stampa Sera, 12 febbraio 1990, p. 17.
  16. ^ Romano, Saoncella, Film, 07 min 50 s.
  17. ^ Lazio-Juve, il match mai banale, su tuttosport.com, 16 gennaio 2009 (archiviato dall'url originale il 4 novembre 2015).
  18. ^ Salvatore Lo Presti, Quel "tacco" di Bettega che tutti ancora ricordano, in La Gazzetta dello Sport, 6 gennaio 1999.
  19. ^ Bruno Bernardi, Juventus, la Coppa Uefa finalmente!, in La Stampa, 19 maggio 1977, p. 18.
  20. ^ Benetti ha salutato la Juventus spingendola sull'ultima salita, in l'Unità, 22 giugno 1979, p. 12 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  21. ^ Bettega in Canada, in La Stampa, 29 maggio 1983, p. 22.
  22. ^ Bettega grande ma sconfitto, in La Stampa, 7 giugno 1983, p. 20.
  23. ^ Bruno Bernardi, «È calcio vero anche sulla moquette», in La Stampa, 8 giugno 1983, p. 23.
  24. ^ Bettega: «Se il soccer fallisce giocherò a calcetto a Toronto», in La Stampa, 23 ottobre 1984, p. 25.
  25. ^ Bettega quasi fuori pericolo, in Stampa Sera, 3 novembre 1984, p. 8.
  26. ^ a b È record come Pernigo, Sivori, Orlando e Riva, in La Stampa, 16 ottobre 1977, p. 17.
  27. ^ Valanga azzurra con Rossi-Bettega-Benetti, in La Stampa, 7 giugno 1978, p. 12.
  28. ^ Il Brasile conquista il terzo posto mondiale - Italia in vantaggio di nuovo scavalcata (1-2), in La Stampa, 25 giugno 1978, p. 14.
  29. ^ a b (EN) All-Star Team, su football.sporting99.com.
  30. ^ Maurizio Crosetti, "Bellissima: da rifare", in la Repubblica, 24 gennaio 1994.
  31. ^ Bettega prende tutto il potere, in la Repubblica, 17 febbraio 1994.
  32. ^ a b c Alessandro Franchetti, Bettega, addio alla Juve dopo 13 anni, su corriere.it, 22 giugno 2007.
  33. ^ Andrea Tabacco, Le squadre più forti di sempre in Serie A: la Juventus di Lippi, su it.sports.yahoo.com, 16 aprile 2015 (archiviato dall'url originale il 18 gennaio 2017).
  34. ^ a b Gianfrancesco Turano, Il futuro della Juve? Più nero che bianco, su espresso.repubblica.it, 23 dicembre 2009.
  35. ^ a b c Bilanci e doping amministrativo, assolti Giraudo, Moggi e Bettega, su corriere.it, 24 novembre 2009.
  36. ^ a b Timothy Ormezzano, Bettega-Juve, addio dopo cinque mesi, su repubblica.it, 31 maggio 2010.
  37. ^ Alberto Costa, Torna Martellini, signore del microfono, in Corriere della Sera, 30 settembre 1992, p. 36 (archiviato dall'url originale l'8 luglio 2012).
  38. ^ Beniamino Placido, Le allegre cronache, in la Repubblica, 22 giugno 1988.
  39. ^ a b 4º posto

Bibliografia

Videografia

  • Manuela Romano (a cura di), Roberto Saoncella (con la collaborazione di), La grande storia della Juventus (DVD-Video): 1966-1975 "Da Herrera a Parola", RCS Quotidiani, RAI Trade, LaPresse Group, 2005, a 40 min 36 s.

Altri progetti

Collegamenti esterni