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Robert Jay Lifton

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Robert Jay Lifton nel 2000

Robert Jay Lifton (New York, 16 maggio 1926Truro, 4 settembre 2025[1]) è stato uno psichiatra statunitense, conosciuto per gli studi sulle cause e sugli effetti psicologici della guerra e della violenza politica, nonché per la sua teoria della riforma del pensiero. Fu tra i primi proponenti della disciplina della psicostoria, discussa branca della scienza esplorante le cause psicologiche degli eventi storici.

Robert Lifton nacque il 16 maggio 1926 a Brooklyn da Harold A. Lifton, uomo d'affari, e Ciel Roth. Conclusi gli studi in Medicina alla Cornell University e al New York Medical College nel 1948, svolse il tirocinio presso l'Ospedale Ebraico di Brooklyn tra il 1948 ed il 1949, dopodiché tra il 1949 ed il 1951 approfondì lo studio della psicologia al Downstate Medical Centre di Brooklyn. Tra il 1951 ed il 1953 prestò servizio militare come psichiatra nell'aviazione militare americana in Giappone e in Corea. In seguito, Lifton attribuì il proprio interesse per la guerra e la politica al periodo trascorso al fronte.

Lifton insegnò alla Washington School of Psychiatry, all'Università Harvard e al John Jay College of Criminal Justice dove fondò il Centro di Studi della Violenza Umana (Center for the Study of Human Violence). Divenne inoltre membro del Collegium International, un'organizzazione per la promozione della sostenibilità ambientale, la giustizia sociale, la pace formata da leader con esperienze nei campi della politica, della scienza e dell'etica.

Sì sposò nel 1952 con la scrittrice Betty Jean Kirschner, dalla quale ebbe due figli. Dedicandosi nel tempo libero al disegno a fumetti, pubblicò due volumi di fumetti sugli uccelli.

Il Gruppo Wellfleet di psicostoria

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Negli anni Sessanta Lifton, insieme al suo mentore Erik Erikson e allo storico del MIT Bruce Mazlish, formò un gruppo per applicare le tecniche psicologiche e psicoanalitiche allo studio della storia. Il gruppo divenne poi noto come Gruppo Weelfleet, essendo i partecipanti soliti riunirsi presso la residenza di Lifton a Wellfleet, in Massachusetts. Le ricerche del gruppo si concentrarono sulle motivazioni psicologiche della guerra, del terrorismo e del genocidio nella storia moderna. Nel 1965 l'Accademia Americana delle Arti e delle Scienze (American Academy of Arts and Sciences) finanziò la creazione della psicostoria come disciplina autonoma e nel 1975 un volume collettaneo di lavori del gruppo fu pubblicato con il titolo "Explorations in Psychohistory: The Wellfleet Papers" (Esplorazioni psicostoriche: lavori di Wellfleet). Questo filone del lavoro di Lifton venne fortemente influenzato dagli studi di Erikson su Hitler e altre figure politiche, nonché dall'interesse di Sigmund Freud verso gli effetti di alcune pulsioni profonde, in particolare l'atteggiamento nei riguardi della morte, sulle masse.

Gli studi di Lifton

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Studi sulla guerra e sui sopravvissuti alle atrocità

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Fu questo il filone di ricerca per cui Lifton divenne maggiormente noto. Gli studi sulla guerra e sui sopravvissuti alle atrocità furono poi pubblicati nei libri Vita nella morte: I Sopravvissuti del Bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki (Death in Life: Survivors of Atomic bombings of Hiroshima and Nagasaki, 1967); Ritorno a casa: I Veterani del Vietnam. Né Vittime né Carnefici (Vietnam Veterans; Neither Victims nor Executioners 1973); e I Medici Nazisti. La Psicologia del Genocidio (The Nazi Doctors: Medical Killing and the Psychology of Genocide 1986).

Incentrò gli studi sull'adattamento mentale operato in ambienti estremi sia dai sopravvissuti alle atrocità che dai loro perpetratori. In ogni caso, Lifton ritenne che la frammentazione psichica subita dai soggetti fosse una forma estrema delle patologie espresse in tempi di pace, a causa delle pressioni e delle paure della società contemporanea.

Gli studi condotti sul comportamento degli autori di crimini di guerra, commessi sia individualmente che in gruppo, portarono alla conclusione che, se anche la natura umana non sia necessariamente cattiva e che se pur solo raramente uno psicopatico potrebbe prendere parte ad atrocità senza subire un durevole danno emotivo, la commissione di questi crimini non richiedesse una particolare cattiveria o l'esistenza di patologie mentali. Piuttosto, la realizzazione di simili crimini potrebbe verificarsi in presenza di alcune condizioni, sia fortuite che programmate. Tali condizioni furono chiamate da Lifton "situazioni produttive di atrocità".

I medici nazisti fu il primo libro in cui Lifton studiò come la partecipazione all'Olocausto, dai primi momenti dello Aktion T4 fino ai campi di sterminio, fu razionalizzata dai suoi esecutori. Negli studi su Hiroshima e il Vietnam Lifton concluse che il senso di disintegrazione personale sperimentato dopo aver assistito alla morte e alla distruzione di massa avesse indotto una nuova resistenza emotiva anche se, in assenza di assistenza psicologica, molti tra i sopravvissuti restarono imprigionati dai propri sentimenti di dissociazione e colpa. Nel suo lavoro con i veterani del Vietnam Lifton fu tra i primi ad organizzare sedute di terapia di gruppo, con l'incontro tra gli psichiatri e i veterani. Lifton fu inoltre un accesso sostenitore dell'inclusione del Disturbo post-traumatico da stress nel Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders.

Il modello del controllo del pensiero

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Il modello del controllo del pensiero fu il secondo contributo che contribuì maggiormente alla notorietà di Lifton. Tale modello nacque da una serie di 40 interviste che Lifton condusse ad Hong Kong su militari americani fatti prigionieri durante la Guerra di Corea, come parte della loro valutazione psichiatrica.[2] I risultati del suo studio furono pubblicati nel 1961 nel libro Riforma del Pensiero e Psicologia del Totalismo in Cina (Thought Reform and the Psychology of Totalism: A Study of "Brainwashing" in China). Il libro fu uno studio su tecniche di coercizione cui Lifton si riferì con il nome di riforma del pensiero, adottando il termine usato dai cinesi.[3], anziché come "lavaggio del cervello". La "riforma del pensiero" venne inquadrata come una tecnica più sottile del "lavaggio del cervello", essendo il nemico invisibile, ignoto.[4]

Lifton descrisse il processo di "riforma del pensiero" come un insieme di metodi utilizzati per cambiare gli atteggiamenti mentali delle persone senza il loro consenso, fondata sulla combinazione di una coercizione proveniente dall'esterno, e un'esortazione interiore che sfrutti i sensi di colpa e di vergogna, rinforzata dalla speranza in una guarigione terapeutica dell'ostaggio-malato.[3]

Lifton suddivise il processo di riforma del pensiero in otto fasi, a svolgimento contemporaneamente o in sequenza:

  • Controllo dell'ambiente e della comunicazione. Include il controllo delle informazioni che giungono al soggetto, e delle sue comunicazioni con l'ambiente esterno.
  • Manipolazione mistica. Si riferisce alla manipolazione di esperienze che sembrano essere spontanee, ma che in realtà sono state pianificate, orchestrate e dirette dai manipolatori.
  • Richiesta di purezza. I manipolatori forniscono una visione manichea della realtà, un'opposizione tra bianco e nero senza mezze misure. L'ideologia, la fede o le credenze del gruppo, sono rappresentate come l'unica fonte di purezza. I membri sono costantemente esortati a conformarvisi, e combattere per il raggiungimento della perfezione. L'ambiente esterno è considerato come impuro.
  • Confessione. I peccati quali sono definiti dal gruppo sono confessati ad un mentore oppure in pubblico, al resto dei membri del gruppo.
  • Scienza sacra. L'ideologia, la fede o le credenze del gruppo sono considerate la Verità Ultima, qualcosa da accettare acriticamente e in toto. L'esternazione di dubbi è vista come una mancanza di purezza.
  • Linguaggio caricato. Il gruppo interpreta espressioni o parole comuni in modi nuovi, elaborando un proprio gergo che non può essere compreso da quanti non ne fanno parte.
  • La dottrina prevale sull'individuo. Le esperienze personali sono subordinate alla scienza "sacra" del gruppo. Ogni esperienza che non si conforma a tale "scienza" deve essere rinnegata, oppure reinterpretata in modo da conformarsi alle credenze del gruppo.
  • Dispensazione dell'esistenza. Il gruppo gode della prerogativa di decidere chi gode del diritto all'esistenza. Inoltre, è in grado di influenzare l'esistenza dei suoi membri mediante il controllo delle loro finanze, del cibo che ricevono, delle pubblicazioni e dei mass media cui hanno accesso ecc.[3][4]

Contrariamente alle vedute popolari sul "lavaggio del cervello", Lifton dimostrò che gli effetti della coercizione sono temporanei, e anche se in grado di indurre una nevrosi, in genere reversibili. Storicamente, la tecnica fu usata dai Cinesi per porre rimedio alle deviazioni ideologiche, trovando in seguito la sua applicazione anche sui prigionieri di guerra americani. In tempi più recenti, essa potrebbe essere impiegata da nuovi movimenti religiosi aventi carattere settario. Gli autori di quest'applicazione del modello di Lifton furono gli psicologi Margaret Singer e Steven Hassan. Rispettivamente, Singer fu autrice del libro Le Sette tra Noi (Cults in our Midst)[5], mentre Hassan fu autore di Mentalmente Liberi (Combating Cult Mind Control).[6]

Teoria del totalismo ed identità protea

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Con totalismo, espressione che Lifton usò per la prima volta in Thought Reform (Riforma del Pensiero)[7], egli intese le caratteristiche delle organizzazioni e delle correnti ideologiche volenti esercitare il controllo totale sul comportamento e sul pensiero umano, sottolineando quindi il significato del termine diverso da quello di totalitarianismo. Intendendo per totalitarianismo la pressione esercitata da gruppi aventi del potere politico, l'autore denifì il totalismo come le ideologie di gruppi prive di potere politico. Secondo Lifton, i tentativi di acquisire il controllo totale sugli individui sono sempre destinati al fallimento, tuttavia si attuano secondo uno schema comune, ed i danni psicologici indotti negli individui e nelle società sono facilmente prevedibili.

Lifton individuò due componenti comuni ai movimenti totalisti: la paura della morte e la sua negazione. La paura della morte è sublimata nella violenza esercitata verso capri espiatori, i quali sono rappresentati come una metaforica minaccia alla sopravvivenza. Il secondo componente consiste in una paura reazionaria del cambiamento sociale.

Nel suoi lavori più recenti Lifton cercò di definire il tipo di cambiamento cui il totalismo si oppone, coniando il termine identità protea. Nell'omonimo libro,[8] Lifton riscontrò come lo sviluppo di una personalità fluida e dai molti lati fosse una tendenza positiva delle società moderne, e che la salute mentale richiede una continua esplorazione e sperimentazione personale, cui i movimenti totalisti e fondamentalisti si oppongono.

Critiche della guerra moderna e del terrorismo

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Dopo il suo lavoro sui sopravvissuti di Hiroshima, Lifton divenne un deciso oppositore delle armi nucleari, sostenendo che la strategia e la dottrina della guerra nucleare rendevano il genocidio come qualcosa di banale e di accettabile. Anche se Lifton non è strettamente parlando un pacifista, si è scagliato contro azioni militari americani quali la Guerra del Vietnam e la Guerra in Iraq, ritenendo che entrambe le azioni siano sorte dagli aspetti irrazionali ed aggressivi della politica americana, motivati dalla paura. Lifton ha inoltre criticato la Guerra al terrorismo come un maldiretto e pericoloso di distruggere ogni vulnerabilità. Lifton considera il terrorismo come una seria minaccia, resa peggiore dalla proliferazione di armi chimiche e nucleari, e dalle ideologie totaliste. Nel suo studio del 1999, Destroying the World to Save It (Distruggere il Mondo per Salvare il Mondo), Lifton descrive la setta millenarista Aum Shinrikyō come il prototipo dei movimenti terroristi globali.

In italiano
In inglese
  • Thought Reform and the Psychology of Totalism: A Study of "Brainwashing" in China, Norton (New York City), 1961. estratto gratuito del libro
  • Death in Life: Survivors of Hiroshima, Random House, New York City, 1968.
  • Revolutionary Immortality: Mao Tse-Tung and the Chinese Cultural Revolution, Random House, 1968.
  • Birds, Words, and Birds (libro a fumetti), Random House, 1969.
  • History and Human Survival: Essays on the Young and the Old, Survivors and the Dead, Peace and War, and on Contemporary Psychohistory, Random House, 1970.
  • Boundaries, Canadian Broadcasting Corporation (Toronto), 1969, pubblicato con il titolo di Boundaries: Psychological Man in Revolution, Random House, 1970.
  • Home from the War: Vietnam Veterans—Neither Victims nor Executioners, Simon & Schuster, New York City, 1973.
  • (con Eric Olson) Living and Dying, Praeger, 1974.
  • The Life of the Self: Toward a New Psychology, Simon & Schuster, 1976.
  • Psychobirds, Countryman Press, 1978.
  • (con Shuichi Kato e Michael Reich) Six Lives/Six Deaths: Portraits from Modern Japan (pubblicato in giapponese con il titolo di Nihonjin no shiseikan, 1977), Yale University Press, New Haven, CT, 1979.
  • The Broken Connection: On Death and the Continuity of Life, Simon & Schuster, 1979.
  • (con Richard A. Falk) Indefensible Weapons: The Political and Psychological Case against Nuclearism, Basic Books New York City, 1982.
  • The Future of Immortality and Other Essays for a Nuclear Age, Basic Books, 1987.
  • (con Eric Markusen) The Genocidal Mentality: Nazi Holocaust and Nuclear Threat, Basic Books, 1990.
  • The Protean Self: Human Resilience in an Age of Fragmentation, Basic Books, 1993.
  • (con Greg Mitchell) Hiroshima in America: Fifty Years of Denial, Putnam's, New York City, 1995.
  • Destroying the World to Save It: Aum Shinrikyo, Apocalyptic Violence, and the New Global Terrorism, Owl Books, 2000.
  • (con Greg Mitchell) Who Owns Death? Capital Punishment, the American Conscience, and the End of Executions, Morrow, 2000.
  • Superpower Syndrome: America's Apocalyptic Confrontation With the World, Nation Books, 2003.
  1. ^ (EN) Robert Jay Lifton, Psychiatrist Drawn to Humanity’s Horrors, Dies at 99, su www.nytimes.com, 4 settembre 2025. URL consultato il 4 settembre 2025.
  2. ^ A. L. Wilkes Knowledge in Minds, Psychology Press, 1997, p. 323. ISBN 978-0-86377-439-3
  3. ^ a b c Copia archiviata, su xenu.com-it.net. URL consultato il 24 agosto 2008 (archiviato dall'url originale il 19 luglio 2008).
  4. ^ a b Copia archiviata, su ilcounseling.it. URL consultato il 14 febbraio 2009 (archiviato dall'url originale l'11 marzo 2009).
  5. ^ Margaret Thaler Singer Le Sette tra Noi, disponibile gratuitamente, su xenu.freewinds.be. URL consultato il 6 febbraio 2010 (archiviato dall'url originale il 4 aprile 2010).
  6. ^ Steven Hassan, Mentalmente Liberi. Come uscire da una setta. Avverbi editore 1999.
  7. ^ Testo non ancora tradotto in lingua Italiana.
  8. ^ Robert J. Lifton, The Protean Self, New York: Basic Books, 1993.

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