Esquilino (rione di Roma)

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R. XV Esquilino
Stemma ufficiale
Stemma ufficiale
L'Esquilino dalla loggia di S. Maria Maggiore
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione  Lazio
Provincia  Roma
Città Roma Capitale
CircoscrizioneMunicipio Roma I
Data istituzione1874
Codice115
Superficie1,58 km²
Abitanti21 199 ab.
Densità13 411,15 ab./km²
Mappa dei quartieri di {{{comuneMappa}}}
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Coordinate: 41°53′35″N 12°30′14″E / 41.893056°N 12.503889°E41.893056; 12.503889
Esquilino
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione  Lazio
Provincia  Roma
Città Roma Capitale
CircoscrizioneMunicipio Roma I
Data istituzione30 luglio 1977
Codice01E
Superficie3,09 km²
Abitanti33 017 ab.
Densità10 685,11 ab./km²
Mappa dei quartieri di {{{comuneMappa}}}
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Esquilino è il quindicesimo rione di Roma, indicato con R. XV.

Il toponimo indica anche la zona urbanistica 1E del Municipio Roma I di Roma Capitale.

Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]

Territorio[modifica | modifica wikitesto]

Si trova nell'area est del centro storico.

Il rione confina con:

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il nome "esquilino" deriva da quello del castrum degli Equites Singulares Augusti (guardia imperiale a cavallo) poiché sul Celio nei pressi dell'attuale via Tasso era la loro caserma (castra priora equitum singularium). L'imperatore Settimio Severo edificò un nuovo grande complesso denominato Castra Nova equitum singularium (Nuova Caserma dei cavalieri scelti) là dove oggi sorge la Basilica di San Giovanni in Laterano.

L'Esquilino è uno dei rioni del centro storico. Di antica urbanizzazione (con Palatina, Collina e Suburrana era una delle quattro regiones della Roma serviana), con i suoi tre colli (Cispius, Oppius e Fagutalis) comprendeva fino alla regionalizzazione di Augusto tutta l'area oggi attribuita al rione Monti.

Il territorio del rione attuale è tuttavia da sempre una sorta di territorio di confine della città, intesa come centro storico: inizialmente al margine delle Mura serviane, di cui conteneva l'agger, in età imperiale fu incluso nelle Mura aureliane, ma rimase sempre marginale alla città propriamente intesa, tanto che una delle etimologie del nome lo fa derivare dal termine latino esquiliae, che indicava i sobborghi.

Fino ad Augusto la zona oltre l'agger delle mura repubblicane era una sorta di vastissima discarica dei rifiuti della città, e sede anche di un cimitero, diviso in un'area per gli schiavi e una per i cittadini di modeste condizioni, che potevano però permettersi il posto in un colombarium. Rodolfo Lanciani descrive la scoperta e l'esplorazione di una settantina di questi puticoli, nelle vicinanze di quella che è oggi la stazione Termini.

Piazza dell'Esquilino in una foto del 1870

La riforma urbana voluta da Augusto, in tempi in cui la città si era enormemente estesa e nessuno pensava che avrebbe mai più avuto bisogno di mura, seppellì fra l'altro sotto una decina di metri di terra di riporto questi terreni inquinati e pestilenziali; il terrapieno delle antiche mura divenne una sorta di passeggiata pubblica e su quei terreni sorsero gli Orti di Mecenate, splendidi giardini che contenevano fra l'altro un'alta torre dalla quale Svetonio dice che Nerone assistette all'incendio di Roma. Qui è stato riportato alla luce, nel 1874, l'Auditorium di Mecenate. L'aula faceva parte di un complesso molto più ampio, che fu interamente demolito per rendere edificabile il terreno: la nuova capitale aveva bisogno di alloggi, e i suoi costruttori non andavano per il sottile[4].

Fino al tardo impero l'Esquilino fu sede di ville residenziali (Horti), piuttosto che di case popolari: nell'antichità il popolo continuava infatti ad ammassarsi nei rioni più in basso, come la Suburra.

Durante il medioevo la zona passò in possesso di vari ordini e conventi localizzati nei dintorni di Santa Maria Maggiore, e successivamente (dal Seicento) tornò ad essere sede di varie ville. In villa Palombara fu edificata nella seconda metà del Seicento la famosa Porta Alchemica, che si può ammirare oggi nei giardini di piazza Vittorio Emanuele II.

Le pur rilevanti persistenze antiche sono state completamente soffocate dalla parte residenziale del rione attuale, edificata ex novo dopo il 1870 come quartiere d'abitazione per la nuova borghesia impiegatizia (Nuovo Quartiere Esquilino). Ciò ne ha definito le caratteristiche edilizie ed urbanistiche.

Stemma[modifica | modifica wikitesto]

Spaccato; nel primo d'argento all'albero al naturale; nel secondo d'argento al monte di tre cime di verde.[5]

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Architetture civili[modifica | modifica wikitesto]

Il Palazzo della Zecca
Il prospetto della stazione Termini è uno dei pochissimi edifici pubblici costruiti a Roma nel secondo dopoguerra, su disegno degli architetti Montuori e Vitellozzi (1950). Del precedente progetto anni trenta di netta impronta futurista, dovuto all'ingegner Angiolo Mazzoni, furono realizzati solo gli edifici tecnici.
Gelateria attiva dal 1928 in una palazzina in stile liberty.
  • Acquario Romano, su piazza Manfredo Fanti. Edificio del XIX secolo (1885-1887).
Progetto di Ettore Bernich, dal 2002 è sede della Casa dell'Architettura.
La sede dell'Intelligence
Progetto dell'architetto Luigi Rolland. Già sede della Casse di Risparmio Postali, dal maggio 2019 è sede unitaria dei Servizi segreti italiani.[6]
  • Palazzo della Zecca di Stato, su via Principe Umberto. Edificio del XX secolo (1908-1911).
Progetto dell'ingegnere Carlo Mongini. Inaugurata da re Vittorio Emanuele III il 27 dicembre 1911 come prima Zecca di Stato del Regno d'Italia. Ha ospitato il Museo numismatico della Zecca Italiana fino al 1962, mentre la produzione di monete cessò nel 1999. Accoglie tuttora la Scuola dell'Arte della Medaglia.[7]
Residenza ufficiale dell'ambasciatore britannico in Italia.
  • Cabina idrica, su via Eleniana. Edificio del XX secolo (1934).
Progetto degli architetti Rodolfo Stoelcker e Raffaele De Vico.
Cabina per la distribuzione idrica di via Eleniana
  • Palazzo ENPAM, in Piazza Vittorio Emanuele 78, edificato nei primi anni 2000 in stile con i palazzi circostanti, recuperando il famoso "dente cariato"[8] di Roma. Ospita il prestigioso Museo Ninfeo, inaugurato nel 2021 in collaborazione con la Soprintendenza.

Architetture religiose[modifica | modifica wikitesto]

Architetture scolastiche[modifica | modifica wikitesto]

Progetto dell'architetto Marcello Piacentini.
Progetto dell'architetto Augusto Antonelli.[9]

Altro[modifica | modifica wikitesto]

Opera dello scultore Giuseppe Tonnini, inaugurata nel 1927.

Siti archeologici[modifica | modifica wikitesto]

I Trofei di Mario in piazza Vittorio Emanuele
La parte superiore dell'arco di Sisto V rivolto verso via Marsala
Tomba monumentale situata esternamente alla porta Maggiore, quasi a ridosso di essa, fu costruita ad imitazione di un forno da panettiere e dedicata ad un fornaio romano.
  • Porta Maggiore, fra piazzale Labicano e piazza di Porta Maggiore. Porta nelle mura aureliane del I secolo.
La grande struttura attuale a due fornici è quanto resta della mostra d'acque in cui convergevano otto degli acquedotti che alimentavano Roma, in particolare l'acquedotto Claudio. Incorporata nelle mura aureliane nel 272, fu rinominata Porta Praenestina (ancora oggi la via Prenestina esce da lì). Prese il nome di Porta Maggiore durante il medioevo, presumibilmente perché da lì si andava verso Santa Maria Maggiore.
Situata a poco più di 100 metri all'esterno delle mura aureliane[10], è una struttura scoperta nel 1917 di cui non è chiara la destinazione (sede di un culto pitagorico, monumento funerario?), ma che presenta importanti stucchi di carattere mitologico.

Punti salienti[modifica | modifica wikitesto]

Per la sua regolarità topografica, la zona si presenta come un quadrilatero molto allungato in corrispondenza dei terreni dedicati al traffico ferroviario. I punti salienti del rione sono:

  • Piazza Vittorio Emanuele II: comunemente abbreviata in Piazza Vittorio è una piazza completamente porticata secondo la moda piemontese, unica nel suo genere a Roma. Al centro c'è un grande giardino, oggetto negli anni novanta di un restauro che ha permesso di salvare i resti dei cosiddetti "Trofei di Mario": il nome deriva da due trofei marmorei spostati poi da Sisto V alla Cordonata al Campidoglio. Nella zona si stabilì fin dagli anni 1960 una piccola comunità cinese e oggi l'area è profondamente multietnica.

Cultura[modifica | modifica wikitesto]

Musei[modifica | modifica wikitesto]

Teatri[modifica | modifica wikitesto]

Infrastrutture e trasporti[modifica | modifica wikitesto]

È raggiungibile dalle stazioni Vittorio Emanuele e Manzoni.
 È raggiungibile dalle stazioni: Roma Laziali e Santa Bibiana.
È raggiungibile dalle fermate Termini, Napoleone III, P.za Vittorio Emanuele II, Principe Eugenio/Manzoni e Farini del tram 5
È raggiungibile dalle fermate Termini, Napoleone III, P.za Vittorio Emanuele II, Principe Eugenio/Manzoni e Farini del tram 14

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Separato dalle Mura aureliane (via Porta Tiburtina e via di Porta Tiburtina), da piazzale Sisto V a viale dello Scalo San Lorenzo.
  2. ^ Separato da piazzale Labicano (Porta Maggiore).
  3. ^ Separato dalle Mura aureliane, da piazzale Labicano (Porta Maggiore) a piazzale Appio (Porta San Giovanni).
  4. ^ Per la topografia antica del quartiere, in particolare nell'area di piazza Vittorio Emanuele, si veda Barrano, Colli, Martines, Roma. Piazza Vittorio Emanuele II. Un nuovo settore degli Horti Lamiani
  5. ^ Carlo Pietrangeli, p. 190.
  6. ^ La sede unitaria dell'Intelligence, su Sistema di Informazione per la Sicurezza della Repubblica, 6 maggio 2019. URL consultato il 2 gennaio 2020.
  7. ^ IPZS - Chi siamo, su Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato. URL consultato il 2 gennaio 2020.
  8. ^ Il dente cariato di Roma, su ilmessaggero.it.
  9. ^ Scuola in via Nino Bixio, su ArchiDiAP, 9 febbraio 2015.
  10. ^ Si trova nel quartiere Prenestino-Labicano.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Claudia Cerchiai, RIONE XV. ESQUILINO, in I Rioni e i Quartieri di Roma, vol. 5, Roma, Newton Compton Editori, 1990.
  • AA. VV., Esquilino Pigneto. Due sistemi urbani a confronto, Roma, EdUP, 2009, ISBN 978-88-8421-206-1.
  • Carlo Pietrangeli, Insegne e stemmi dei rioni di Roma (PDF), in Capitolium. Rassegna di attività municipali, anno XXVIII, n. 6, Roma, Tumminelli - Istituto Romano di Arti Grafiche, 1953.
  • Claudio Rendina e Donatella Paradisi, Le strade di Roma, vol. 1, Roma, Newton Compton Editori, 2004, ISBN 88-541-0208-3.
  • Carmelo G. Severino, Roma. Esquilino 1870-1911, Roma, Gangemi, 2019, ISBN 978-88-492-3801-3.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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