Renato Ricci

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Renato Ricci

Comandante generale della M.V.S.N.
dal 20 novembre 1943
Guardia Nazionale Repubblicana
Durata mandato18 settembre 1943 -
21 agosto 1944
PredecessoreBenito Mussolini
SuccessoreBenito Mussolini
CoalizioneGoverno Mussolini

Ministro delle corporazioni
Durata mandato31 ottobre 1939 -
6 febbraio 1943
Capo del governoBenito Mussolini
PredecessoreFerruccio Lantini
SuccessoreCarlo Tiengo

Sottosegretario di Stato al Ministero delle corporazioni
Durata mandato20 novembre 1937 -
31 ottobre 1939
Capo del governoBenito Mussolini

Sottosegretario di Stato al Ministero dell'Educazione nazionale
con delega all'Educazione fisica e giovanile
Durata mandato12 settembre 1929 -
12 novembre 1937
Capo del governoBenito Mussolini

Presidente dell'Opera Nazionale Balilla
Durata mandato1926 -
1937
Predecessorecarica creata
Successore(confluita nella Gioventù italiana del littorio)

Deputato del Regno d'Italia
LegislaturaXXVII, XXVIII, XXIX
Sito istituzionale

Consigliere nazionale del Regno d'Italia
Durata mandato23 marzo 1939 –
5 agosto 1943
LegislaturaXXX
Gruppo
parlamentare
Membri del Gran Consiglio del Fascismo

Dati generali
Partito politicoPartito Nazionale Fascista
(1921-1943)
Partito Fascista Repubblicano
(1943-1945)
Titolo di studioDiploma di Ragioneria
ProfessioneFunzionario e Ingegnere
Renato Ricci
26 gennaio 1929, Renato Ricci a cavallo nella cava "Carbonera"
NascitaCarrara, 1º giugno 1896
MorteRoma, 22 gennaio 1956 (59 anni)
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Bandiera della Repubblica Sociale Italiana Repubblica Sociale Italiana
Forza armata Regio esercito
MVSN
Guardia Nazionale Repubblicana
ArmaFanteria
SpecialitàBersaglieri
Polizia politica
Anni di servizio1915 - 1918
1943 - 1944
GradoTenente generale
GuerrePrima guerra mondiale
Seconda guerra mondiale
CampagneFronte italiano
Impresa di Fiume
Campagna d'Italia
Comandante diPattuglie di Arditi
Comandante della 14ª fanteria
Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale
Guardia Nazionale Repubblicana
Decorazioni2 Medaglie al valore militare
1 Croce al merito di guerra
Altre carichePolitico
Funzionario
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Renato Ricci (Carrara, 1º giugno 1896Roma, 22 gennaio 1956) è stato un politico e generale italiano, ministro delle corporazioni durante il Regno d'Italia dal 31 ottobre 1939 al 5 febbraio 1943, precedentemente Presidente dell'Opera Nazionale Balilla dal 1926 al 1937, Comandante generale della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale dal settembre 1943 e poi con l'avvento della Repubblica Sociale Italiana Comandante della Guardia Nazionale Repubblicana fino al 1944.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Renato Ricci con la sua squadra d'azione carrarese impegnata a San Terenzo nello sgombero delle macerie del forte di Falconara, 1922

Figlio di Ernesto ed Emma Checchi, dopo il diploma di ragioneria si arruolò volontario nel 1915 nei bersaglieri con il grado di tenente nella prima guerra mondiale, partecipando a tutta la guerra e meritandosi due Medaglie al Valore ed una Croce al merito di guerra, quale comandante di pattuglie di Arditi per azioni compiute in territorio nemico.

Finita la guerra partecipò all'Impresa di Fiume, capitanata da Gabriele D'Annunzio, tornando poi a Carrara ad occuparsi di politica.

Fu uno dei sansepolcristi che fece parte della Massoneria del Grande Oriente d'Italia[1].

Adesione al fascismo[modifica | modifica wikitesto]

Squadrista convinto, aderì al Partito Nazionale Fascista (PNF) nel maggio del 1921 ed un mese dopo fondò il Fascio della sua città. A maggio venne arrestato dalle forze dell'ordine a Sarzana come responsabile degli atti di violenza e degli omicidi che stavano compiendo nella zona gli squadristi sotto il suo comando, e nel luglio seguente una colonna fascista comandata da Amerigo Dumini, si recò a Sarzana per liberarlo dalla prigione. Da questo avvenimento ebbero luogo gli episodi di violenza che passarono alla storia come i fatti di Sarzana.[2]

Nel 1923 fu nominato commissario politico del fascismo per la Lunigiana e console generale della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (MVSN). Nell'anno seguente divenne deputato del Regno, eletto nel listone fascista[3] ed entrò nel consiglio direttivo del PNF.

La sua rapida scalata politica gli fece conseguire la nomina di Commissario per l'Ente Portuale di Carrara e la sovraintendenza all'attività dell'estrazione e del commercio dei marmi: questi incarichi lo porteranno ad essere un personaggio chiave per i rapporti tra il fascismo ed il potentato economico e imprenditoriale carrarese.

Vicesegretario del partito dal 1925 al 1929 (se si esclude una breve parentesi tra il giugno 1925 ed il marzo 1926), fu anche commissario straordinario del Fascio di Parma e di Trieste. Destinato a Parma nel dicembre 1925 chiuse il fascio di Parma ed espulse Luigi Lusignani e degli esponenti a lui legati[4]. Nell'aprile 1926 convocò il congresso del PNF parmense in cui il candidato proposto da Ricci, il console della MVSN Raul Forti, fu eletto con largo margine[5].

L'obelisco "Mussolini"[modifica | modifica wikitesto]

La colonna "Mussolini" dopo essere stata estratta

Per i suoi stretti legami con gli ambienti economici carraresi, Benito Mussolini lo nominò commissario governativo per l'Ente portuale di Carrara (1924), responsabile del Consorzio per l'industria e il commercio del marmo (1928).

Fin dal 1927 Ricci ipotizzò l'innalzamento di un enorme obelisco, fatto in un unico blocco di marmo di Carrara da collocare a Roma. La ricerca del blocco in marmo di Carrara adeguato fu lunga ma alla fine fu individuato in una cava denominata la "Carbonera". Il blocco trovato era alto 19 metri per due metri alla base con un peso di circa trecento tonnellate.[6]

Il 26 gennaio 1929, dopo che era stato estratto, alla presenza di Ricci iniziò la "lizzatura", ovvero il trasporto a valle del monolite. Per l'occasione furono impiegate trentasei coppie di buoi[7] e si impiegarono cinque mesi per raggiungere la costa. Qui, a fine giugno, fu imbarcato su uno speciale pontone appositamente realizzato a La Spezia e denominato l'"Apuano" con destinazione Fiumicino. Da qui risalì il Tevere sfruttando le piene giungendo a Roma il 6 maggio 1932. L'esecuzione delle opere su monolite e l'innalzamento dello stesso furono da Ricci affidate all'architetto Costantino Costantini. Fu infine inaugurato il 29 ottobre 1932 nel foro Mussolini per celebrare il decennale della marcia su Roma.

«L'obelisco è il più grande blocco marmoreo che mai sia venuto alla luce dalle viscere della Terra. È costato lire 2.343.792,60 oltre a mezzo milione per la cuspide di oro puro del peso di kg. 32, indispensabile a proteggerlo contro le insidie del tempo.»

La cuspide in oro fu rubata nei convulsi giorni che seguirono la caduta del fascismo in Italia il 25 luglio 1943.

L'Opera Nazionale Balilla[modifica | modifica wikitesto]

Nel dicembre 1925 Mussolini diede all'ex ardito la guida del movimento giovanile del PNF (l'Avanguardia giovanile fascista) con il compito di "riorganizzare la gioventù dal punto di vista morale e fisico". Poco dopo fu presidente dell'Opera nazionale balilla (ONB) fondata nel 1926.

Nei programmi di Benito Mussolini la figura di Renato Ricci occupava una posizione di rilievo: la sua fedeltà all'ideale dello Stato fascista e gli importanti ruoli ricoperti fecero di lui l'uomo indicato per l'attuazione di un vasto programma di coordinamento, formazione e controllo della gioventù italiana. Mussolini, che riteneva fondamentale la formazione politica e fisica del "cittadino-soldato", concepì a questo scopo l'Opera nazionale balilla (ONB), inquadrandovi ragazzi, anche giovanissimi, nel tentativo di ostacolare altre influenti organizzazioni giovanili in espansione come l'Azione Cattolica e gli scout.

Renato Ricci premia i Balilla dell'Urbe 8 dicembre 1933

Alla base del progetto era la volontà di alimentare la diffusione della logica marziale e cameratesca e la costituzione di un'organizzazione di stampo paramilitare, capillarmente diffusa sul territorio, capace di travasare e convogliare nelle nuove generazioni i caratteri dello squadrismo fascista, stemperandone il carattere spontaneista in una struttura organizzata, anche attraverso strumenti ludico-educativi, come gli sport e le adunate. Al tempo stesso l'organizzazione doveva rendersi capace di avvicinare progressivamente gli italiani al partito, in un continuo processo di creazione del consenso, dell'appartenenza e dell'identificazione nei valori e nei contenuti promossi dal regime. Un sistema che, strutturato nel tempo, potesse condurre a un affiancamento e a un vero e proprio ruolo di compendio rispetto al sistema educativo della nazione.

Dopo il breve mandato di Vincenzo Buronzo,[senza fonte] la presidenza dell'associazione, definita "la pupilla del regime", passò nel 1926 a Ricci, che scelse, per guidare l'ufficio tecnico dell'ente, prima l'affermato architetto Enrico Del Debbio e poi dal 1933 il giovane Luigi Moretti. Sotto la sua supervisione, i balilla e gli avanguardisti furono sottoposti al più ampio esperimento di educazione di Stato e di irreggimentazione che l'Italia abbia conosciuto. Questo esperimento portò nel giro di un decennio alla costruzione di centinaia di Case del balilla, investendo l'intero territorio nazionale ed arrivando a contare oltre tre milioni di giovani iscritti.

Nel 1929 fu rieletto deputato ed entrò anche nel governo Mussolini, come sottosegretario per l'Educazione fisica giovanile (1929-1935) e poi per l'Educazione nazionale (1935-1937).

L'esigenza con gli anni di una più forte militarizzazione dell'ente portò nel 1937 la ONB a trasformarsi nella GIL, passando sotto il diretto controllo del partito, anche sotto le pressioni di Achille Starace, allora presidente del Partito Nazionale Fascista, preoccupato da un'eccessiva autonomia e influenza politica del Ricci.

Ministro delle corporazioni[modifica | modifica wikitesto]

Confermato alla Camera nel 1934, fu nel novembre 1937 nominato sottosegretario al Ministero delle corporazioni. Nel 1939 diviene anche consigliere nazionale della Camera dei fasci e delle corporazioni[9].

Dal 31 ottobre 1939 divenne Ministro delle corporazioni, carica per cui nel dopoguerra fu coinvolto in presunti scandali finanziari connessi alla costruzione del Foro Mussolini, uscendone comunque assolto.[6] Come molti altri gerarchi facenti parti del governo, nel gennaio del 1941 venne mobilitato in vista della campagna di Grecia: Ricci, in particolare, fu l'unico che vi partecipò da vero volontario[10]. Restò ministro fino al febbraio 1943, quando venne sostituito da Carlo Tiengo.

Inizialmente contrario all'alleanza con il Terzo Reich, si allineò alle posizioni filotedesche di Mussolini solo quando l'entrata in guerra dell'Italia era già stata decisa. Durante la seconda guerra mondiale combatté con il grado di tenente colonnello nel 14º fanteria in Albania e divenne uno dei più importanti interlocutori dei gerarchi nazionalsocialisti, Heinrich Himmler in particolare.

Il ruolo nella RSI[modifica | modifica wikitesto]

Renato Ricci passa in rassegna le truppe della Guardia Nazionale Repubblicana (GNR).

Nella confusa fase politica che era seguita al 25 luglio 1943, Ricci, riparato in Germania, fu tra coloro che confermarono con convinzione la loro fedeltà a Mussolini. La notte fra l'8 ed il 9 settembre 1943 diffuse, dalla radio di Monaco, insieme con Alessandro Pavolini, Roberto Farinacci e Giovanni Preziosi, l'appello agli italiani e «ai valorosi soldati dell'esercito, della marina, dell'aeronautica e della milizia» nell'intento di sostenere l'appoggio a Mussolini. Nella dichiarazione si affermava: «il tradimento non si compirà».

Ritornato al fianco del Duce per sostenere la Repubblica Sociale Italiana, con la carica di Ministro di Stato, fu designato anche comandante generale della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (MVSN). L'annuncio della nomina venne reso pubblico il 15 settembre 1943 da un'agenzia germanica.

La vecchia MVSN confluì presto, su progetto di Ricci, influenzato anche dalle posizioni di Heinrich Himmler, nella Guardia Nazionale Repubblicana (GNR), istituita il 24 novembre 1943 « con compiti di polizia interna e militare ». Nel nuovo corpo, sempre sotto il suo comando, furono inquadrate anche altre armi e reparti: i Carabinieri, le milizie speciali (ferroviaria, portuale, etc.) e la Polizia dell'Africa Italiana.

Renato Ricci (al centro) nel 1944

L'operazione di accorpamento era caldeggiata dai nazisti e condivisa da Renato Ricci, che tentava di condurla a compimento (il reclutamento obbligatorio prevedeva quattro divisioni), con l'obiettivo di ottenere un esercito di partito, sul modello delle SS, con l'inquadramento di tutte le forze di terra sotto un comando unico. Questa posizione si scontrava con l'idea (non ritenuta credibile dai tedeschi), di un esercito nazionale apolitico, con quadri volontari e truppe prevalentemente volontarie (che includeva le forze internate in Germania), avanzata dal generale Rodolfo Graziani nel discorso del 1º ottobre 1943 al Teatro Adriano di Roma.

Nell'avallare il progetto di accentramento di Ricci, la posizione favorevole dell'occupante tedesco fu determinante, portando alla chiamata alle armi di classi giovani, da addestrare in Germania e da porre di fatto sotto comando tedesco, principalmente per disimpegnare le forze germaniche che ingaggiavano gli Alleati da compiti di sicurezza e polizia, primi fra tutti il contenimento dell'antifascismo e la repressione della resistenza insorgente.

Nell'agosto del 1944 Mussolini lo sollevò da tale incarico, a causa dei suoi forti dissapori con Graziani, per assumere personalmente il comando della GNR. Restò commissario della ricostituita ONB fino all'aprile 1945.

Il secondo dopoguerra[modifica | modifica wikitesto]

A guerra ormai ultimata, poté scampare all'arresto grazie alla notizia del suo suicidio, diffusasi tra i partigiani: catturato tra il 24 e il 26 giugno, fu condannato due volte a trenta anni di detenzione, ma nel 1950 uscì dal carcere grazie all'Amnistia Togliatti. Successivamente si occupò di affari con la Germania e, nel 1954, divenne vicepresidente dell'"Associazione ex Combattenti della RSI". Morì a Roma nel 1956 a causa di un tumore al fegato e venne sepolto nel Cimitero del Verano.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Squadrista della rivoluzione e gerarca del regime, all'appello della Patria in armi reclamava il suo posto di combattimento e sacrificio. Raggiunto il reggimento nell'infuriare di un accanito combattimento, infondeva nei reparti, lievito e fiamma di mordente furore, lo slancio della sua fede e l'ardore della sua passione. Caduto colpito a morte il comandante di un battaglione, accorreva, sotto il violento fuoco nemico, ad incitare i reparti e trascinarli al contrattacco in un impeto d'eroica riscossa. Qafa e Kiçokut 30 gennaio 1941
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Di notte, guidava una piccola pattuglia attraverso terreno impervio e, con difficile e audace operazione, scalate alcune rocce, balzava per primo in un posto avanzato nemico, costringendone alla resa i difensori. Val d'Assa 24 aprile 1918
Croce al merito di guerra - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Luca Irwin Fragale, La Massoneria nel Parlamento. Primo novecento e Fascismo, Morlacchi Editore, 2021, pp. 188-189.
  2. ^ Giuseppe Meneghini la Caporetto del Fascismo, Mursia, ISBN 978-88-425-4737-2
  3. ^ Renato Ricci: XXVII Legislatura del Regno d'Italia / Deputati / Camera dei deputati - Portale storico
  4. ^ Sicuri, p. 46.
  5. ^ Sicuri, p. 47.
  6. ^ a b Alberto Baini, Un obelisco per il Duce, su Storia illustrata n° 360, novembre 1987 pag. 34
  7. ^ Alberto Baini, Un obelisco per il Duce, su Storia illustrata n° 360, novembre 1987 pag. 36: "La colonna del duce, di paia ne richiese 36: e secondo altre fonti, certamente in errore 60"
  8. ^ Alberto Baini, Un obelisco per il Duce, su Storia illustrata n° 360, novembre 1987 pag. 36
  9. ^ Renato Ricci: XXX Legislatura del Regno d'Italia. Camera dei fasci e delle corporazioni / Deputati / Camera dei deputati - Portale storico
  10. ^ Giovanni Teodori, RICCI, Renato, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 87, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2016.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Ugoberto Alfassio Grimaldi, La Repubblica di Salò in. Storia Illustrata nº 200, luglio 1974, Arnoldo Mondadori Editore.
  • Sandro Setta, Renato Ricci: dallo squadrismo alla Repubblica sociale italiana, Il Mulino, 1986.
  • Giuseppe Zanzanaini, Renato Ricci, fascista integrale, Mursia, 2004.
  • Simone Caffaz, Renato Ricci, l'uomo che Hitler voleva al posto di Mussolini, Meiattini, 2006.
  • Fiorenzo Sicuri, Gli anni del littorio, il regime fascista a Parma dalle leggi eccezionali alla guerra d'Etiopia, Edizioni Mattioli 1885, 2014

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Comandante generale della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale
poi
Guardia Nazionale Repubblicana
Successore
Quirino Armellini settembre 1943 - agosto 1944 Benito Mussolini
Predecessore Ministro delle corporazioni Successore
Ferruccio Lantini 31 ottobre 1939 - 5 febbraio 1943 Carlo Tiengo
Predecessore Sottosegretario del Ministero delle corporazioni Successore
- 20 novembre 1937 - 31 ottobre 1939 -
Predecessore Presidente della Federazione Italiana dello Sci (poi Federazione Italiana Sport Invernali) Successore
Augusto Turati (commissario) 1930-1945 Luigi Flumiani, Vincenzo La Porta (commissari)
Predecessore Sottosegretario del Ministero dell'Educazione Nazionale Successore
- 12 settembre 1929 - 12 novembre 1937 -
Predecessore Presidente dell'Opera Nazionale Balilla Successore
carica creata 1926 - 1937 confluita nella Gioventù italiana del littorio
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