Raimondo Zanfogni

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San Palmerio

Laico

 
NascitaPiacenza, 1139/1140.
MortePiacenza, 26 o 27 luglio 1200
Venerato daChiesa cattolica
Canonizzazionepapa Clemente VIII, 1602
Ricorrenza27 luglio

Raimondo Zanfogni, detto Palmerio (Piacenza, 1139 o 1140Piacenza, 26 o 27 luglio 1200), fu un padre di famiglia che, rimasto vedovo, si prodigò interamente per i poveri; è venerato come santo dalla Chiesa cattolica.

Vita[modifica | modifica wikitesto]

Le notizie biografiche su Raimondo Zanfogni ci sono state riferite principalmente da un certo Rufino (Rufinus magister), che ne scrisse una Vita in latino[1].

Raimondo, avviato giovanissimo dai genitori al mestiere di ciabattino, dopo la morte del padre fu condotto dalla madre in pellegrinaggio a Gerusalemme. Sulla strada del ritorno, la madre si ammalò e morì; il figlio ancora adolescente (forse quindicenne) rientrò da solo a Piacenza, dove fu in qualche modo assistito dai parenti. Si sposò presto e si avviò al mestiere di ciabattino. Il biografo riferisce che era molto religioso e parlava spesso di questioni religiose, ma solo privatamente, mai pubblicamente.

I cinque figli di Raimondo morirono tutti, forse a causa di un'epidemia. Nacque poi un sesto figlio, Gerardo, dopo la nascita del quale morì anche la moglie di Raimondo. A questo punto, l'uomo lasciò la casa al figlioletto, che fu affidato ai parenti, e partì in pellegrinaggio verso San Giacomo di Compostella. Da qui, si recò poi in altri celebri santuari, finché, giunto a Roma, ebbe, secondo il suo biografo, una visione che lo spinse a ritornare a Piacenza.

A Piacenza si dedicò ai poveri e agli emarginati, con la vicinanza psicologica, con consigli spirituali, ma anche sollecitando i ricchi e le istituzioni cittadine a intervenire. Parlava alle prostitute, convincendone alcune a ravvedersi; si interessava anche dei bambini abbandonati e dei carcerati. Si adoperava inoltre contro le lotte tra fazioni e tra città vicine; per questo venne addirittura imprigionato dai cremonesi, i quali peraltro lo liberano quasi subito.

Morte e culto[modifica | modifica wikitesto]

Quando morì, a sessant'anni, già era considerato un santo. Dopo la morte gli furono attribuiti diversi miracoli e, in vario modo, fu consentito il suo culto (in particolare da papa Martino V con una bolla del 1422). La canonizzazione ufficiale, tuttavia, ebbe luogo solo nel 1602 ad opera di papa Clemente VIII.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ La Vita di Raimondo Palmerio, scritta da Rufino, è disponibile online nella sua traduzione inglese: The Life of Raymond "the Palmer", trad. di K.B.Wolf. (EN)

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]