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Quinto Sereno Sammonico

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Quinto Sammonico Sereno (in latino Quintus Sammonicus Serenus; ... – 212) è stato un erudito romano, tutore di Geta e Caracalla.

Sammonico era "un comune uomo di lettere in un'epoca di arcaismo[1] e un degno successore di Frontone e Aulo Gellio, uno la cui posizione e rango sociale è intimamente legata alla sua passione prevalente per la grammatica e alla padronanza delle antiche tradizioni".[2] Secondo Macrobio, il quale ne saccheggia l'opera per i suoi Saturnalia, egli era "l'uomo erudito della sua epoca".[3] Servio e Arnobio[4] entrambi sfruttarono la sua erudizione per i loro scopi.[5].

Secondo l'inaffidabile Historia Augusta[6] era medico e uomo universale; venne ucciso insieme ad altri amici di Geta, nel dicembre del 212, a un banchetto fatto imbandire da Caracalla al quale venne invitato, subito dopo l'assassinio di suo fratello.[5]

Il fatto che il figlio ereditasse la sua sterminata libreria (si pensava fosse Gordiano II) si dimostrò essere una delle fantasiose illazioni della Historia Augusta.[7]

La sua opera più citata era Res reconditae, in almeno cinque libri, di cui restano soltanto citazioni frammentarie.

A noi resta un poema didattico sulla medicina, il Liber Medicinalis[8] (diversamente conosciuto come De medicina praecepta saluberrima), probabilmente incompleto nella forma a noi pervenuta. Nei suoi 1107 esametri, contiene un numero di rimedi popolari, presi in prestito da Plinio e Dioscoride, e varie formule magiche, tra cui la famosa Abracadabra, per la cura della febbre, compresa quella malarica.

Fu un'opera molto in uso durante il Medioevo e di valore per la storia antica della medicina popolare. La sintassi e il metro sono notevolmente esatti.

La prima edizione data alle stampe dei De medicina praecepta venne curata da Giovanni Sulpizio da Veroli, prima del 1484.[9]

  1. ^ Per l'antiquaria, cfr. R. Marache, La critique littéraire de langue latine et le développement du goût archaïsant au IIe siècle de notre ère, Rennes, Plihon, 1952.
  2. ^ E. Champlin, Serenus Sammonicus, in "Harvard Studies in Classical Philology", n. 85 (1981), p. 193.
  3. ^ "vir saeculo suo doctus", citato da E. Champlin, Serenus Sammonicus, in "Harvard Studies in Classical Philology", n. 85 (1981), p. 189.
  4. ^ Arnobio non fa che ribadire la derivazione del toponimo Capitolium da una sua antica tomba di un certo Olus Vulcentanus, di cui venne rinvenuta la testa, come Caput Oli (annota E. Champlin, Serenus Sammonicus, in "Harvard Studies in Classical Philology", n. 85 (1981), il quale conferma, a p. 194, "Un'altra caratteristica distingue Sereno Sammonico: egli è eccezionalmente sciocco".).
  5. ^ a b E. Champlin, Serenus Sammonicus, in "Harvard Studies in Classical Philology", n. 85 (1981), p. 289.
  6. ^ "Una fonte che di primo acchito rende cauto il lettore", come sottolinea Champlin.
  7. ^ R. Syme, Emperors and Biography: Studies in the Historia Augusta, Oxford, OUP, 1971, p. 184).
  8. ^ Quinti Sereni Liber Medicinalis, ed. F. Vollmer, Leipzig, Teubner, 1916.
  9. ^ Ulteriori edizioni comprendono quelle di J.G. Ackermann (Leipzig, 1786), ed E. Behrens, in Poetae Latini minores, vol. III.
  • August Baur, Quaestiones Sammoniceae, Giessen 1886.
  • E. Champlin, Serenus Sammonicus, in "Harvard Studies in Classical Philology", n. 85 (1981).
  • Antonio Aste (a cura di), Quinti Sereni Liber Medicinalis, Libellula edizioni, 2018.

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