Quartiere Mac Mahon
Quartiere Mac Mahon | |
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Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Regione | Lombardia |
Località | Milano |
Coordinate | 45°29′40.81″N 9°09′20.88″E |
Informazioni generali | |
Condizioni | In uso |
Costruzione | 1908-1909 |
Uso | abitazioni |
Area calpestabile | 26 000 mq |
Realizzazione | |
Architetto | Giannino Ferrini |
Ingegnere | Arnaldo Scotti |
Committente | Comune di Milano |
Il quartiere Mac Mahon è un complesso di edilizia popolare di Milano, nella zona nord-occidentale della città. Prende il nome da via Mac Mahon, importante asse viario della zona.
Storia
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La costruzione del quartiere [1] venne decisa dal Comune di Milano nell'ambito di un piano di case popolari, elaborato nel 1906-07 per contribuire a lenire l'emergenza abitativa dettata dalla forte crescita demografica.[2]
Il piano prevedeva a costruzione di 3 800 locali divisi in quattro quartieri (oltre al Mac Mahon, il Lulli, lo Spaventa, il Tibaldi),[2] non in grado di incidere sull’espansione urbana complessiva, per la loro limitata estensione.[3]
Il quartiere Mac Mahon, in cui vennero sperimentate diverse tipologie edilizie, venne progettato dall'ingegnere dell'ufficio tecnico municipale, Giannino Ferrini (fratello di Contardo Ferrini), coadiuvato dall'ingegnere Arnaldo Scotti del medesimo ufficio, e costruito dal 1908 al 1909;[4][5] in seguito fu ceduto all'Istituto Case Popolari (ICP).[5]
Per il collegamento del quartiere al centro cittadino venne costruita una tranvia elettrica che si diramava dalla linea per il Cimitero Maggiore al Rondò della Cagnola;[6] il nuovo tronco venne attivato il 27 gennaio 1909.[7]
Caratteristiche
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Il quartiere occupa un'area rettangolare di 32 000 m², inserita nella maglia ortogonale del piano regolatore Pavia-Masera,[5] e delimitata sul lato nord-orientale da via Mac Mahon, da cui prende il nome. Al momento della costruzione il quartiere era costituito da 5 edifici abitativi a quattro piani compreso il terreno; 14 villini isolati a due piani e 2 corpi di fabbrica a due piani costituenti villini in serie con giardinetto.[8]
Gli edifici che compongono il quartiere appartengono a diverse tipologie (case a schiera, villini isolati, edifici a cortile chiuso con distribuzione a ballatoio), per consentire un facile confronto economico fra le diverse soluzioni;[5] gli appartamenti, complessivamente 477, sono di varia metratura e contano da uno a quattro locali, essendo destinati a locatari di diversi strati sociali.[5]
La struttura portante degli edifici è in muratura, con solai in calcestruzzo armato e tetti in legno; negli edifici maggiori sono inseriti locali di uso collettivo (asilo, biblioteca popolare, lavatoi) e negozi.[5]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Nel Comune di Milano, a differenza di quanto avviene per altre grandi città, (ad esempio Roma) il termine “quartiere” non ha attualmente un preciso significato amministrativo. Nel Medioevo e fino all’Ottocento, Milano, che ha una pianta circolare, prima delimitata dai Navigli, poi dalle Mura spagnole, era ufficialmente divisa in Sestieri, ciascuno a forma di spicchio, corrispondenti alla sei antiche porte che si aprivano nelle mura. Oggi, invece, a Milano il termine “quartiere” viene usato nel linguaggio comune per indicare - in modo approssimato - una zona cittadina, che solitamente ha confini non perimetrati ufficialmente e quindi fluttuanti, anche che nel tempo. Nel secondo dopoguerra il Comune ha suddiviso la città in venti zone, attualmente ridotte a nove, ciascuna delle quali è attualmente denominata “Municipio”. Recentemente, all'interno dei 9 Municipi, il Comune ha introdotto un’ulteriore suddivisione in 88 zone più piccole, perimetrate, dette “NIL” (Nuclei di Identità Locale), nel tentativo di definire/perimetrare/denominare/numerare le zone cittadine finora dette “quartieri”. È possibile che in futuro, nonostante l’infelice acronimo scelto (suona come “nulla”) queste suddivisioni e le rispettive denominazioni scritte nei documenti comunali prendano piede nella parlata dei milanesi. .
- ^ a b Grandi e Pracchi (1980), p. 117.
- ^ Grandi e Pracchi (1980), p. 118.
- ^ Grandi e Pracchi (1980), p. 132.
- ^ a b c d e f Pugliese (2005), p. 48.
- ^ Zanin (2007), p. 81.
- ^ Zanin (2007), p. 123.
- ^ L'Edilizia moderna, p. 13.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Case popolari comunali di via Mac-Mahon, in Milano, in L'Edilizia Moderna, Anno XVIII, fasc. II, Milano, 1909 Febbraio.
- Maurizio Grandi e Attilio Pracchi, Milano. Guida all'architettura moderna, Bologna, Zanichelli, 1998 [1980], ISBN 88-08-05210-9.
- Raffaele Pugliese (a cura di), La casa popolare in Lombardia. 1903-2003, Milano, Unicopli, 2005, ISBN 88-400-1068-8.
- Paolo Zanin, Primi tram a Milano, Salò, Editrice Trasporti su Rotaie, 2007, ISBN 978-88-85068-07-0.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul quartiere Mac Mahon
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Quartiere Mac Mahon, su ordinearchitetti.mi.it. URL consultato il 23 marzo 2015 (archiviato dall'url originale il 2 aprile 2015).