Publio Calvisio Rusone

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Publio Calvisio Rusone è il nome di diversi senatori romani del I e II sec. d.C., tra questi un console nel 109 sotto Traiano che è anche il nonno materno di Marco Aurelio.

La famiglia dei Calvisii Rusoles[modifica | modifica wikitesto]

Si tratta di una famiglia senatoria italiana[1], proveniente dal Nord Italia, dall'Etruria o addirittura dalla provincia della Gallia Narbonense[2].

Un Publio Calvisio Rusone è console suffetto nell'anno 53, un Calvisius Rusone è console suffetto nel 79[3], un Publius Calvisius Ruso Julius Frontinus è governatore in Cappadocia e Galazia sotto Traiano nel 103/104 e nel 108/109 e infine, un Publius Calvisius Ruso Tullus è console nell'anno 109 e console suffetto nel 110.

Per gli ultimi tre, non si hanno notizie certe circa la distinzione delle identità. Nel caso che siano più persone distinte, se il console del 79 e il governatore della Cappadocia non sono la stessa persona, probabilmente è possibile ipotizzare che siano fratellastri[4] o padre e figlio[5], e in tutti i casi il console dell'anno 79 è il figlio del console dell'anno 53. Se anche il console di 109 fosse distinto, è possibile ipotizzare si tratti del figlio del console dell'anno 79[4][6][7], o che sia il governatore.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Il console suffetto dell'anno 63[modifica | modifica wikitesto]

Non abbiamo notizie certe oltre il consolato alla fine del regno di Claudio. Publio Calvisio Rusone è il padre del console del 79 e il nonno del console del 109.

Il console suffetto dell'anno 79[modifica | modifica wikitesto]

Publio Calvisio Rusone, console suffetto nel 79, figlio di Publio Calvisius Rusone, secondo alcune ipotesi, fa parte della cerchia imperiale dell'imperatore Domiziano[8]. Sarebbe stato, quindi, una figura di spicco durante il suo regno e un grande amico dei fratelli Gnaeus Domizio Curvius (figli adottivi di Gneo Domizio Afro)[9].

Nel 92/93, diventerà proconsole della provincia di Asia[10][11].

Il governatore di Cappadocia e Galazia[modifica | modifica wikitesto]

Riassunto delle ipotesi
Carica Datazione bassa 1[6] Datazione bassa 2[4] Datazione alta[12]
Console del 53 Padre Nonno
Console del 79 Egli stesso Fratellastro Padre
Console del 109 Figlio o lui stesso Nipote o lui stesso
Nascita circa 40-50 circa 48-51 circa 71-72
Senatore 69/70 o 73/74 73/74 95/96
Curator viarum circa 80-82 circa 84-86 99
Console 79 84 102
Proconsole 92/93 97/98 -
Curator aedium sacrarum Domiziano Traiano
Governatore 103/104-107/108

La data del governatorato di Publio Calvisio Rusone Giulio Frontino sembra attestarsi tra il 104 e il 107; si tratta di un governatore imperiale delle province di Cappadocia e Galazia[13]. Se la presenza di Rusone in Cappadocia è attestata al 104/105, è possibile che il suo mandato sia iniziato nel 103, succedendo a Quintus Orfitasius Aufidius Umber[13]. Rimane in carica fino probabilmente al 107/108, quando è verosimile sia stato sostituito da Gaio Giulio Quadrato Basso[13]. Da notare che si tratta necessariamente di una posizione consolare.

I cognomi Julius Frontinus suggeriscono che sia imparentato con il triplice console Sesto Giulio Frontino, o che gli sia molto vicino e abbia beneficiato del suo sostegno[7][14].

Se l'attribuzione delle iscrizioni è corretta[14], conosciamo con quasi certezza la sua carriera, geniale e forse dovuta all'appoggio di Frontino[14] o di Lucio Licinio Sura, un altro triplo console[15].

È triumvir monetalis, cioè uno dei «tre incaricati di coniare moneta[16] », il più importante dei quattro posti del vigintivirat[16], che rappresenta il primo passo verso la carriera senatoriale[14][17]. In seguito comanda una turma di cavalieri, e quindi diventa tribuno militare in una legione[11][18].

Viene elevato a patrizio prima di entrare nel Senato grazie alla carica di questore sotto Vespasiano nel 69/70 o grazie alla carica di censore legato all'imperatore e a suo figlio Tito nel 73/74 secondo l'alta datazione[18], entra quindi in Senato solo nel 95 o 96 sotto Domiziano secondo la datazione bassa, ed è la sua famiglia che viene resa patrizia da Vespasiano[11].

La data del suo consolato non è nota, ma potrebbe essere nel 79 secondo la data più alta[18]. Ciò comporterebbe una differenza temporale breve e quasi senza precedenti tra la questura e il consolato[19], il che rende improbabile un'ipotesi del genere[11]. Un'altra ipotesi è un consolato suffetto nell'anno 84[4]. Secondo la datazione bassa, è console suffetto nel 102[20][21].

È quindi Curator viarum di una strada romana, un posto insolito per un console e riservato generalmente a un pretoriano[22], ma può essere un caso eccezionale o una disgrazia parziale sotto i nuovi imperatori Tito e Domiziano secondo la datazione bassa[23]. Secondo l'alta datazione, questa carica è databile nel 99, prima del consolato[5].

Secondo l'alta datazione, nel 92/93, sarebbe diventato proconsole della provincia di Asia[10][11], proconsolato che bisogna datare nel 97/98 per un consolato nell'anno 84[4]. Secondo la datazione bassa, se non è il proconsole, allora può essere il legato di un proconsole in Asia, e cioè di Lucio Licinio Sura verso il 100/101[15].

Integra il Sacris Faciundis e i Sodales Augustales, sia sotto Domiziano[23], sia sotto Traiano[24]. Verso la fine della sua carriera ha ricoperto l'incarico di Curator aedium sacrarum (responsabile della cura degli edifici sacri) e di Curator operum publicorum (curatore delle opere pubbliche)[5][25].

Sotto Traiano, infine, divenne governatore provinciale romano della Cappadocia e Galazia[26].

Ha sposato Dasumia, cugina di Marco Ulpio Traiano, padre dell'imperatore Traiano.

Il console dell'anno 109 e il console suffetto del 110[modifica | modifica wikitesto]

L'unico Publio Calvisio Rusone Tullo che diventerà console sposa Domizia Lucilla Maggiore (Domitia Lucilla Maior), figlia naturale di Gnaeus Domitius Curvius Lucanus e adottata dal fratello Gnaeus Domitius Curvius Tullus. Questa manovra mira a mantenere un'eredità. Lucanus morì intorno al 93/94 e Domizia Lucilla è una vedova di un primo matrimonio degli anni 80, dal quale matrimonio ha avuto diversi figli[27]. Questo secondo matrimonio di Domizia Lucilla è probabilmente avvenuto al più tardi nel 103[27].

La coppia ha almeno una figlia, Domizia Lucilla Minore, che eredita l'immensa fortuna dei suoi genitori. Intorno al 118 sposò Marco Annio Vero, figlio del console Marco Annio Vero. Sua cognata è quindi Faustina maggiore, moglie di Antonino Pio e divinizzata imperatrice romana[27]. Lucilla e Vero hanno due figli che stanno raggiungendo l'età adulta, il futuro imperatore Marco Aurelio e una figlia, Annia Cornificia Faustina. Vero muore nel 124 quando Marco Aurelio aveva solo tre anni. È quindi la nonna di Commodo e ha anche cresciuto nella sua stessa casa un altro futuro imperatore, Didio Giuliano[28].

Fu console nel 109 con il nome di Publio Calvisio Rusone Tullo, l'aggiunta di Tullo nel nome farà seguito all'eredità[29][30]. In effetti, nel 109, Gneo Domizio Curvius Tullus è appena morto e ha lasciato in eredità una grande fortuna alla figlia adottiva[27][31][32].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (FR) Françoise Des Boscs-Plateaux, Un parti hispanique à Rome ?, Casa de Velazquez, 2006, p. 162.
  2. ^ (FR) Rémy Bernard, Mélanges de l'Ecole française de Rome. Antiquité, p. 181.
  3. ^ (DE) Robert K. Sherk, « Roman Galatia » dans Aufstieg und Niedergang der römischen Welt: Geschichte und Kultur Roms im Spiegel der neueren Forschung, Berlin, Walter de Gruyter, 1980, p. 1020.
  4. ^ a b c d e Ronald Syme, P. Calvisius Ruso. One Person or Two ?, dans ZPE, 56, 1984, pp. 173-199.
  5. ^ a b c Ginette Di Vita-Évrard, Mélanges de l'Ecole française de Rome. Antiquité, p. 297.
  6. ^ a b Rémy Bernard, Mélanges de l'Ecole française de Rome. Antiquité
  7. ^ a b (FR) Ginette Di Vita-Évrard, Mélanges de l'Ecole française de Rome. Antiquité, p. 307.
  8. ^ (FR) Françoise Des Boscs-Plateaux, Un parti hispanique à Rome ?, Casa de Velazquez, 2006, p. 277.
  9. ^ (FR) Françoise Des Boscs-Plateaux, Un parti hispanique à Rome ?, Casa de Velazquez, 2006, p. 498.
  10. ^ a b Rémy Bernard, Mélanges de l'Ecole française de Rome. Antiquité, p. 178.
  11. ^ a b c d e Ginette Di Vita-Évrard, Mélanges de l'Ecole française de Rome. Antiquité, p. 285.
  12. ^ Ginette Di Vita-Évrard, Mélanges de l'Ecole française de Rome. Antiquité
  13. ^ a b c Rémy Bernard, Mélanges de l'Ecole française de Rome. Antiquité, p. 167.
  14. ^ a b c d (FR) Rémy Bernard, Mélanges de l'Ecole française de Rome. Antiquité, p. 171.
  15. ^ a b Ginette Di Vita-Évrard, Mélanges de l'Ecole française de Rome. Antiquité, p. 295.
  16. ^ a b Noctes Gallicanae; Épigraphie latine, « Le cursus honorum sénatorial sous l’Empire ».
  17. ^ Ginette Di Vita-Évrard, Mélanges de l'Ecole française de Rome. Antiquité, p 283.
  18. ^ a b c Rémy Bernard, Mélanges de l'Ecole française de Rome. Antiquité, p. 172.
  19. ^ Rémy Bernard, Mélanges de l'Ecole française de Rome. Antiquité, p. 173.
  20. ^ Ginette Di Vita-Évrard, Mélanges de l'Ecole française de Rome. Antiquité, p. 296.
  21. ^ Françoise Des Boscs-Plateaux, Un parti hispanique à Rome ?, Casa de Velazquez, 2006, p. 499.
  22. ^ Rémy Bernard, Mélanges de l'Ecole française de Rome. Antiquité, p. 175.
  23. ^ a b Rémy Bernard, Mélanges de l'Ecole française de Rome. Antiquité, p. 176.
  24. ^ Ginette Di Vita-Évrard, Mélanges de l'Ecole française de Rome. Antiquité, pp. 296-297.
  25. ^ Rémy Bernard, Mélanges de l'Ecole française de Rome. Antiquité, p. 179.
  26. ^ Rémy Bernard, Mélanges de l'Ecole française de Rome. Antiquité, pp. 179-180.
  27. ^ a b c d (EN) Jo-Ann Shelton, The Women of Pliny's Letters, Routledge, 2012, pp. 288-292, « Domitia Lucilla ».
  28. ^ (FR) Historia Augusta, Vie de Didius Julianus, 1.
  29. ^ (FR) Françoise Des Boscs-Plateaux, Un parti hispanique à Rome ?, Casa de Velazquez, 2006, p. 493.
  30. ^ (FR) Ginette Di Vita-Evrard, « Le testament dit “de Dasumius” : testateur et bénéficiaires », Actas del coloquio internacional AEIGL, Epigrafia Juridica Romana, Pamplona, 1987, Pampelune, 1989, pp. 159-174.
  31. ^ (FR) Françoise Des Boscs-Plateaux, Un parti hispanique à Rome ?, Casa de Velazquez, 2006, p. 177.
  32. ^ Plinio il Giovane, Lettere di Plinio, VIII, 18.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]